Gesù e il problema di una vita/Capitolo 15

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Cristo risorto, scultura in marmo di Germain Pilon (c.1570)

Capitolo 15: La risurrezione[modifica]

Secondo tutti i precedenti storici, e secondo tutte le note leggi della natura, la storia di Gesù avrebbe dovuto concludersi con la sua sepoltura. Non solo Gesù era morto, ma egli era stato ucciso così brutalmente e pubblicamente, in una maniera così umiliante, che sembrava chiaro a tutti che egli non era – e non lo era mai stato – il Messia di Dio. I suoi seguaci erano stati vilipesi e dispersi. Era, definitivamente, la fine della storia.

Ma non lo fu. Accadde qualcosa, qualcosa che trasformò i seguaci di Gesù e alla fine trasformò il mondo, qualcosa che rese gli eventi di quella Pasqua non la fine della storia ma il suo inizio. Che tale qualcosa fosse la risurrezione di Gesù dai morti è il fondamento della fede cristiana, passata e presente.

Il cristianesimo non esisterebbe senza la risurrezione. Verso il 53 e.v., Paolo scrisse ai cristiani di Corinto:

« Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. »
(1 Corinzi 15:12-18)

Paolo fa una dichiarazione audace che la fede cristiana poggia o cade sulla risurrezione di Gesù.

L'importanza della risurrezione è tuttora immensa. Se la risurrezione di Gesù avvenne, allora le implicazioni sono mozzafiato. Tutto ciò che dice la Bibbia su Gesù è vero: Dio Lo si può conoscere come Padre, il perdono è possibile, il cielo è raggiungibile e la morte è soltanto un breve sonno prima della gioia eterna. E se le risurrezione di Gesù non avvenne, allora le implicazioni sono ugualmente mozzafiato, ma nella maniera peggiore e più sconvolgente: la Bibbia non può esser creduta, Dio – se tale Dio esiste – è una divinità distante, non c'è certezza di perdono, nessuna speranza certa, nessuna fiducia davanti alla morte. Che la risurrezione sia o meno avvenuta non è solo un fattore storico; è un fatto che cambia il nostro futuro.

Pertanto, esaminando ora le questioni che circondano la risurrezione dobbiamo ricordarci che, come sempre finora, tutto dipende dal fatto che ciò che accadde sia vero.

I resoconti[modifica]

La Risurrezione di Piero della Francesca

La risurrezione di Gesù è l'evento centrale della narrazione dei vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento: secondo questi testi, il terzo giorno dalla sua morte in croce Gesù risorse lasciando il sepolcro vuoto e apparendo inizialmente ad alcune discepole e quindi anche ad altri apostoli e discepoli. Per il cristianesimo l'evento è il principio e fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua e settimanalmente nella domenica.

La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come evento miracoloso e fondamentale nella Storia.

Sinossi evangelica[modifica]

Secondo gli scritti dei vangeli, il terzo giorno dopo la deposizione nel sepolcro Gesù risorse (I giorno: venerdì, morte e deposizione; III giorno: domenica, risurrezione). I vangeli canonici non descrivono direttamente l'evento, che non ha avuto testimoni diretti, ma solo la testimonianza della scoperta della sua tomba vuota e le successive apparizioni di Gesù alle discepole e agli apostoli. La scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè domenica mattina, quando Maria Maddalena – sola o con altre donne, a seconda del resoconto evangelico[1] – si recò al sepolcro[2].

Matteo Marco Luca Giovanni Altri testi
Morte in croce e Deposizione nel sepolcro
Dopo il sabato all'alba[3] Maria Maddalena e l'altra Maria al sepolcro (28,1) Passato il sabato all'alba Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome al sepolcro (16,1-2) Passato il sabato di mattino presto Maria Maddalena, Giovanna, Maria di Giacomo e altre (v. 10) al sepolcro (24,1) Il primo giorno della settimana quand'era ancora buio Maria Maddalena (e altre)[4] al sepolcro (20,1) "Gesù Cristo... è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1 Corinzi 15,3-4)[5]

"Gesù Cristo... costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Romani 1,3-4)
"Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo" (2 Timoteo 2,8)
"Gesù di Nazaret... Dio lo ha risuscitato" (At2,22-24)
e passim

Terremoto, apparizione di un angelo che rotola la pietra del sepolcro, paura dei soldati (lett. "custodi") (28,2-4) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro e visione di un angelo (lett. "giovane"), paura delle donne (16,3-5) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro vuoto, apparizione di due angeli (lett. "uomini"), paura delle donne (24,2-5) Pietra rotolata via (20,1);
visione di due angeli nel sepolcro (20,11-13)
Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli (28,5-7) Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli e a Pietro (16,6-7) Annuncio alle donne della risurrezione (24,5-8) -
Partenza dal sepolcro, apparizione di Gesù alle donne (28,8-10) Fuga dal sepolcro (16,8); apparizione di Gesù a Maria Maddalena (16,9)[6] - Nel sepolcro apparizione di Gesù, noli me tangere (20,14-17)
- Le donne, spaventate, fuggono dal sepolcro e non dicono niente a nessuno (16,8) Le donne dagli apostoli, annuncio, incredulità, Pietro al sepolcro che vede vuoto (24,9-12) Maria Maddalena dagli apostoli, annuncio, Pietro e Giovanni al sepolcro, che vedono vuoto (20,2-10)
Altre apparizioni e Ascensione

Luogo e data[modifica]

Il luogo della risurrezione di Gesù, riportato dai vangeli, è il sepolcro nel quale era stato deposto, situato poco fuori le mura di Gerusalemme vicino al Golgota-Calvario, il piccolo monticello roccioso dove Gesù fu crocifisso. La tradizione cristiana avrebbe conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Santo Sepolcro.

I vangeli non indicano la data precisa della risurrezione, ma narrano che la scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè tre giorni dopo la sua morte e deposizione nel sepolcro. Metricamente valutando, i "tre giorni" sono poco più che una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica.

Anche la data della morte di Gesù non è indicata esplicitamente dai vangeli. L'ipotesi maggiormente diffusa tra gli studiosi è che sia venerdì 7 aprile del 30 (o meno probabilmente il 27 aprile 31 o il 3 aprile 33), che quindi rimanderebbe, come data della risurrezione, alla domenica 9 aprile del 30.

La risurrezione nei vangeli apocrifi[modifica]

La descrizione della risurrezione di Gesù, assente nei vangeli canonici, trova invece posto in alcuni vangeli apocrifi. Nel vangelo di Pietro, la tomba di Gesù era sorvegliata da alcuni soldati romani comandati dal centurione Petronio, con la presenza anche di alcuni religiosi ebrei. L'apocrifo racconta che durante la notte del sabato i soldati di guardia videro due uomini avvolti da un grande splendore, che scesero dal cielo e si avvicinarono al sepolcro; la pietra che lo chiudeva rotolò via da sola e i due entrarono nel sepolcro. I soldati svegliarono il centurione e i religiosi ebrei. Mentre discutevano tra loro, i presenti videro tre uomini uscire dalla tomba; due di loro sorreggevano il terzo ed erano seguiti da una croce. Quindi si sentì una voce proveniente dal cielo e la croce gli rispose. I soldati e i religiosi abbandonarono il sepolcro e corsero da Ponzio Pilato, svegliandolo e raccontandogli l'accaduto. Su richiesta dei religiosi ebrei, Pilato ordinò al centurione e ai soldati di non dire a nessuno ciò che avevano visto[7].

Storicità dell'evento[modifica]

La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come storico e fondamento della fede cristiana. Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che alla luce delle testimonianze contenute nei Vangeli "è impossibile interpretare la risurrezione di Gesù al di fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come avvenimento storico"[8]. Joseph Ratzinger ha affermato che la risurrezione di Gesù è un mistero che va oltre la scienza: Gesù non ritorna alla normale vita biologica (come Lazzaro e le altre persone risuscitate di cui si parla nei Vangeli), ma il suo corpo viene trasformato, per cui non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Per Ratzinger, la risurrezione di Gesù inaugura una nuova dimensione definita escatologica: l'evento avviene nella storia e vi lascia un'impronta, ma va al di là della storia[9]. Il teologo Franco Giulio Brambilla precisa che la risurrezione in sé non è un evento storico ma metastorico, tuttavia si manifesta storicamente presso i discepoli e per mezzo di essi.[10]
Secondo il teologo Hans Kessler, la risurrezione è comunque "una realtà accettabile e comprensibile solo nella fede"[11], piuttosto che un fatto indagabile e verificabile con i mezzi dello storico.

Gli studiosi non cristiani considerano l'evento come inspiegabile dato che le documentazioni non cristiane attestano la stessa cosa: il sepolcro era vuoto, ma era continuamente pattugliato da soldati romani e guardie del tempio che volevano evitare la notizia della risurrezione. I documenti non cristiani sono contemporanei e coerenti con quelli cristiani. Gli stessi ebrei, nemici degli apostoli, ammisero la natura vuota del sepolcro.

Argomenti a favore della storicità[modifica]

La risurrezione di Cristo, di Pieter Paul Rubens

I resoconti evangelici sono sostanzialmente concordi nell'evento della risurrezione, testimoniato dalla constatazione della tomba vuota e dalle apparizioni alle discepole prima e poi agli apostoli. La differenza fra le varie tradizioni, spiegabili con redazioni diverse quanto a cronologia e zona geografica nonché con i diversi destinatari a cui ciascun evangelista si rivolge (Matteo agli ebrei, Luca ai Greci e ai Romani), è un punto a favore della storicità: se i primi cristiani avessero voluto a posteriori inventare la risurrezione, sarebbero stati attenti a renderla credibile[12][13]. Alcune discordanze sono comunque dettagli secondari (come l'apparizione alle discepole di uno o di due angeli) mentre altre sono conciliabili, come i luoghi delle apparizioni agli Apostoli (è possibile che le prime siano avvenute a Gerusalemme e le successive in Galilea dove essi si sarebbero spostati)[14][15]. In merito ad altre differenze evangeliche, taluni rilevano come alcuni brani dei vangeli canonici – ad esempio il cosiddetto "finale lungo" (Marco 16:9-20)[16] del vangelo di Marco – siano da considerarsi aggiunte posteriori.

Alcuni sostengono inoltre che l'evento non possa essere stato inventato dai discepoli in base alla loro fede in Gesù Messia: nell'Antico Testamento non si trova scritto che il Messia doveva morire e risorgere. Il "compimento" dell'Antico Testamento rappresentato da Gesù si trova a un livello ulteriore, fuori dalle stesse categorie previste dalle Scritture: gli ebrei si aspettavano infatti la risurrezione di tutti alla fine dei tempi, e per le loro concezioni la risurrezione di Gesù è assolutamente imprevedibile[17] Alcuni passi dell'Antico Testamento (come il Salmo 22) sono stati successivamente riferiti alla morte di Gesù e altri (come il Salmo 15) sono stati riferiti alla sua risurrezione, ma per i maggiori studiosi non è stata la Scrittura a suscitare il racconto degli eventi della risurrezione, ma sono stati gli eventi della risurrezione che hanno condotto ad una nuova interpretazione della Scrittura[9].

La sepoltura di Gesù, messa in dubbio da alcuni studiosi, è un fatto storico attestato anche da Paolo (15,3-4), che essendo ebreo e cittadino romano conosceva bene le usanze di entrambi i popoli. In Giudea, i condannati a morte venivano di solito sepolti in una fossa comune, ma l'autorità romana poteva concedere a sua discrezione la restituzione dei corpi a familiari o parenti; è plausibile che una richiesta proveniente da un ebreo autorevole come Giuseppe di Arimatea (presentato dagli evangelisti come membro del Sinedrio o uomo facoltoso), sia stata accolta favorevolmente[18]. D'altra parte, non c'è alcuna prova storica che attesti che Gesù è stato sepolto in una fossa comune destinata ai delinquenti, come sostiene qualche studioso; non sono emerse, neanche da parte ebraica, storie o leggende che raccontino una diversa modalità di sepoltura rispetto alla narrazione dei Vangeli[19]. Il racconto della sepoltura presentato dagli Atti (13,27-30) appare differente, ma secondo il biblista Carlo Maria Martini ciò sembra frutto di un'abbreviazione e non è da considerarsi necessariamente in opposizione ai Vangeli[20]. Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi è invece da considerarsi sospetta la storicità della sorveglianza del sepolcro da parte delle guardie, riferita dal vangelo di Matteo (27,62-66); l'episodio ha un valore apologetico (dimostrare l'impossibilità del furto del cadavere da parte dei discepoli), pertanto va considerato con cautela, leggendolo soprattutto sotto il profilo teologico[21][22] (per il biblista Alberto Maggi le guardie rappresentano coloro che sono al servizio della morte e nulla possono contro la manifestazione del Dio della vita[23]).

Per quanto riguarda la questione della tomba vuota, alcuni studiosi fanno osservare che se la tomba di Gesù fosse rimasta intatta, quest'argomento sarebbe stato usato dagli ebrei contro i primi discepoli per confutare le affermazioni sulla risurrezione[24]; altri ammettono che la tomba vuota non è in sé una prova della risurrezione, dato che può avere spiegazioni di vario tipo, ma lo diventa insieme alle testimonianze delle successive apparizioni. D'altra parte, le apparizioni senza la tomba vuota non sarebbero neanche loro un elemento a favore della risurrezione, dato che non avrebbero avuto nulla di diverso dalle normali apparizioni di morti riferite in vari luoghi ed epoche: ma entrambi gli eventi si completano e rafforzano[25].

Un ulteriore argomento proposto a favore della risurrezione è quello della "causa proporzionata" (Martin Dibelius): secondo il racconto biblico prima della risurrezione gli apostoli e i discepoli se ne stavano nascosti impauriti, dopo le apparizioni di Gesù risorto diventano audaci. Una truffa volontaria non può aver spinto i primi cristiani a rischiare la vita e a morire per una menzogna. La risurrezione è stata la causa di questo radicale cambiamento, proporzionata all'effetto ottenuto.[26] Secondo lo studioso ebreo di religioni Pinchas Lapide, neanche l'ipotesi che si sia trattato di allucinazioni è sufficiente a spiegare la profonda trasformazione dei discepoli.[27]

La Risurrezione, di Carl Heinrich Bloch

Altri studiosi osservano, inoltre, come il resoconto della risurrezione di Gesù sia molto antico e abbia costituito fin dall'inizio il cuore della predicazione cristiana, come testimoniano le Lettere di Paolo e gli Atti degli Apostoli (es. 1 Corinzi 15,1-8 e Atti 2,32): una prossimità così forte ai fatti esclude quindi, a loro giudizio, la possibilità di distorsioni ed elaborazioni mitologiche[28].

È stato anche evidenziato che ci sono importanti differenze tra le risurrezioni delle divinità narrate nei miti pagani e la risurrezione di Gesù: mentre le prime hanno un contorno leggendario, la seconda è situata in un contesto storico determinato. Gesù è un uomo vissuto in un luogo preciso (la Palestina) e un periodo storico preciso (l'epoca di Augusto e Tiberio): la sua esistenza si colloca dentro la realtà concreta della storia e pertanto la sua risurrezione (legata al fatto storico della sua morte) non può essere ridotta a simbolo di una realtà della natura (come ad esempio la rinascita primaverile)[29].

John Paul Meier, docente di Nuovo Testamento alla Notre Dame University afferma, nella sua opera Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico:[30] "Benché sia un avvenimento reale avvenuto a Gesù Cristo», l'evento della risurrezione «non è avvenuto nel tempo e nello spazio e perciò non dovrebbe essere chiamato storico» (p. 186). E ancora: «la morte e la risurrezione di Gesù sono un evento unico, tra le antiche divinità del Vicino Oriente non si riscontra nulla di simile. Chiunque pensi che Gesù sia stato plasmato prendendo a modello tali divinità deve portare qualche prova -di qualunque genere- che gli ebrei palestinesi furono influenzati» da quei racconti. In ogni caso, «le differenze tra Gesù e gli dei di morte e rinascita dimostrano che Gesù non fu plasmato con le loro caratteristiche, persino nel caso che ai suoi tempi ci fossero persone che parlavano di quelle divinità» (p. 234,235).

Il teologo Hans Küng afferma: «non fu la fede dei discepoli a risuscitare Gesù ma fu il resuscitato a condurli alla fede»[31].

Argomenti a favore della non storicità[modifica]

Risurrezione di Gesù, di Francesco Buoneri (1619–20)

L'accuratezza storica dei vangeli canonici – in merito alla ricostruzione degli avvenimenti legati alla morte e risurrezione di Gesù – pone parecchie perplessità agli storici; in particolare, sulla risurrezione[32] gli stessi vangeli cadono in contraddizioni spesso non conciliabili[33], oltre a dissentire su quasi tutti i dettagli[34]. Il primo aspetto riguarda la scoperta della tomba vuota: la donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Giovanni, sono invece due secondo Matteo, tre secondo Marco e almeno cinque secondo Luca[35]; il momento in cui le donne si recano al sepolcro è prima dell'alba secondo Giovanni[36] e all'alba, secondo invece i sinottici; inoltre, secondo i Vangeli di Marco, Giovanni e Luca, le donne che arrivano al sepolcro trovano la pietra all'ingresso già rotolata, mentre secondo il Vangelo di Matteo trovano il sepolcro chiuso e un angelo che, dopo "un gran terremoto", scende dal cielo e fa rotolare la pietra dall'ingresso, per poi sedervisi sopra[37]. Anche in merito agli angeli che le donne trovano al sepolcro vi sono più divergenze: secondo i Vangeli di Matteo e Marco, l'angelo è uno solo, mentre secondo i Vangeli di Luca e Giovanni sono due; gli stessi angeli, peraltro, quando vengono visti sono fuori dal sepolcro per Matteo, ma dentro il sepolcro per Marco e Giovanni, mentre Luca non specifica se siano fuori o dentro. Il Vangelo secondo Giovanni – in merito al momento in cui il/gli angelo/i vengono visti e parlano alla/e donna/e – segue inoltre un diverso schema degli eventi rispetto agli altri tre Vangeli[38]: nei sinottici, infatti, il/gli angelo/i vengono visti dalle donne appena queste arrivano al sepolcro vuoto al mattino della domenica, mentre in Giovanni la donna che arriva la mattina al sepolcro vuoto non vi si ferma, ma corre ad avvisare i discepoli e, dopo esser tornata al sepolcro con due di loro, solo quando questi se ne saranno andati vedrà gli angeli dentro il sepolcro stesso. Secondo Matteo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un'altra donna, secondo Marco e Giovanni appare alla sola Maria Maddalena, mentre Luca non riporta apparizioni alle donne. Inoltre, secondo Matteo, Luca e Giovanni le donne dal sepolcro corrono ad avvisare i discepoli, mentre all'opposto secondo Marco non dicono niente a nessuno perché hanno paura[39]. Dopo l'informazione ricevuta dalle donne, per Matteo nessuno dei discepoli va al sepolcro per controllare, per Luca ci si reca solo un discepolo (Pietro), per Giovanni ci vanno due discepoli (Pietro e lo stesso Giovanni).
I resoconti evangelici non si conciliano neppure in merito al luogo della prima apparizione di Gesù agli apostoli[40], che in entrambi i casi seguivano le indicazioni precedentemente date loro: secondo i Vangeli di Giovanni e Luca avviene a Gerusalemme, mentre i Vangeli di Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea. Anche Raymond Brown[41] ammette come i vari resoconti evangelici si riferiscano alla stessa apparizione pur collocandola in modo contraddittorio: «Va quindi respinta la tesi che i Vangeli possano essere armonizzati mediante una risistemazione in virtù della quale Gesù appare varie volte ai Dodici, prima a Gerusalemme e poi in Galilea». Si consideri, altresì, che secondo il Vangelo di Luca[42] – creando ulteriori discrepanze tra le varie versioni – Gesù il giorno della Risurrezione proibisce agli apostoli di lasciare Gerusalemme fino a quando non avessero ricevuto la potenza dello Spirito, il che avverrà oltre 40 giorni dopo[43], successivamente anche alla sua Ascensione[44]; Gerusalemme è in Giudea e dista dalla Galilea circa duecento chilometri: per percorrere il tragitto da Gerusalemme a Cafarnao a piedi occorre almeno una settimana, tenendo anche presente che gli Ebrei il sabato non potevano viaggiare. All'interno degli stessi Vangeli vi sono poi ulteriori discordanze incrociate sulla prima apparizione di Gesù agli apostoli: Giovanni e Luca pongono entrambi l'episodio a Gerusalemme, ma Giovanni dice di fronte a 10 apostoli (mancando Tommaso) mentre Luca dice di fronte a tutti e 11 gli apostoli[45]; invece, Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea, ma Marco dice che avviene in una mensa e Matteo dice che avviene su un monte (ma secondo diversi esegeti l'apparizione riferita dal finale del vangelo di Marco si verifica invece a Gerusalemme[46]). Inoltre, in merito all'ordine dato agli apostoli di recarsi in Galilea dopo la risurrezione, secondo il Vangelo di Marco è un angelo che dà tale ordine, mentre secondo il Vangelo di Matteo è Gesù stesso a darlo.[47][33][48][49][50][51][52][53][54]
Infine, anche in merito all'Ascensione di Gesù i resoconti storici neotestamentari non concordano: per il Vangelo secondo Luca avviene nel giorno stesso della risurrezione[55], mentre invece, secondo gli Atti degli Apostoli[56], avviene dopo 40 giorni, durante i quali Gesù appare agli apostoli "con molte prove".[57][58][59][52][60][61][62][63]

Si ravvisano una serie di discrepanze storiche anche per quanto riguarda la deposizione dalla croce[64] e la sepoltura ad opera di Giuseppe di Arimatea, presentato nei Vangeli di Marco e Luca come un membro del Sinedrio e in quelli di Matteo e Giovanni come un discepolo di Gesù.[65] Gli Atti degli Apostoli, contraddicendo i Vangeli, fanno infatti riferimento a una diversa tradizione, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità ebraiche e cioè tutti i membri del Sinedrio[66]; neppure Paolo – così come gli Atti e gli autori delle altre lettere canoniche – parla mai di Giuseppe di Arimatea o del sepolcro vuoto in nessuno dei suoi scritti. Secondo alcuni studiosi, la figura di Giuseppe di Arimatea, verosimilmente, può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso – a differenza di una fossa comune – da cui proclamare la risurrezione di Gesù.[67][68][69][70][71][72][73] Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista Mauro Pesce sostiene – pur ritenendo possibile, come riportato in Atti 13,27-30, che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità ebraiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) – che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma – anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune – si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).[74] Alcuni autori fanno però notare che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso riportato dal Talmud babilonese, per cui ritengono che la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio sarebbe avvenuta in una fossa singola.[75]

Altri autori mettono invece in dubbio la storicità della presenza delle guardie alla tomba di Gesù riportata dal vangelo di Matteo, rilevando l'incongruenza dell’effetto che ha la loro testimonianza sui capi dei sacerdoti: essi credono al racconto delle guardie su eventi soprannaturali (terremoto, apparizione di un angelo, tomba vuota a seguito della risurrezione), ma di fronte ad eventi che manifestano la messianicità di Gesù pensano di opporsi al piano di Dio mettendo a tacere la storia mediante la corruzione delle guardie.[76] Inoltre, i soldati romani risultano disposti a testimoniare di essersi addormentati in servizio di guardia, nonostante fosse prevista nell'esercito romano la pena di morte per tale mancanza, come riportato da Matteo; gli altri tre evangelisti non si pongono neppure il problema di come le donne avrebbero potuto accedere al sepolcro, sapendo della presenza delle guardie romane con il compito di impedirlo. Secondo il teologo Rudolf Bultmann "Matteo (27,62-66) aggiunse la leggenda delle guardie al sepolcro per ragioni apologetiche"[77].

Secondo la grande maggioranza degli studiosi, i testi evangelici si sono formati gradualmente nel corso del tempo attraverso aggiunte e modifiche successive delle prime versioni scritte, che risalgono a 35-40 anni dopo la morte di Gesù: un lasso di tempo sufficiente a riadattare il racconto alle esigenze bibliche e spirituali dei cristiani dell'epoca.[78] Le contraddizioni interne ai Vangeli sono quindi la logica conseguenza della formazione degli stessi: secondo l'ipotesi storica maggiormente condivisa, l'autore (o gli autori) del Vangelo secondo Marco scrisse – al di fuori della Palestina e in greco, come avvenne anche per gli altri tre vangeli canonici – verso il 65-70 e.v., basandosi su tradizioni prevalentemente orali; i due Vangeli successivi di Matteo e Luca furono composti attorno all'80-85 e.v. e presero come fonte principale proprio il Vangelo di Marco, ma aggiunsero anche altre fonti – in comune e personali – e iniziarono quindi a distinguersi nelle versioni dei vari episodi narrati; per ultimo, verso la fine del I secolo e.v., fu composto il Vangelo di Giovanni, che si discosta ancor maggiormente dagli altri Vangeli canonici ed è considerato il meno storico.[79][80][81][82][83][84][85][86][87][88][89][90][91]
Oltre a ciò, in tutti gli scritti neotestamentari sono presenti errori e alterazioni, legati alle successive fasi di copiatura manuale degli scritti[92], variazioni che in alcuni casi sarebbero state introdotte consapevolmente per correggere delle incongruenze con altri brani biblici oppure per asseverare determinate posizioni teologiche, e avrebbero inciso pesantemente sull'affidabilità storica dei testi.[93][94][95][96][97][98][99][100][101][102] Si consideri, ad esempio, che nel Vangelo secondo Marco alcuni studiosi ritengono comunemente che i versetti finali (Marco 16:9-20), dal 9 al 20 del capitolo 16[103], sarebbero un'aggiunta successiva dei copisti e che il Vangelo quindi terminasse al versetto 8[104], senza citare alcuna apparizione di Gesù risorto e con le donne che non parlano a nessuno del sepolcro vuoto.[105][106][107][108][109][110][111][112][113][101][114]

Bisogna, inoltre, tener presente che nel cristianesimo delle origini era molto attesa la venuta imminente del Messia, a cui bisognava prepararsi con una condotta di vita basata sull'amore e la giustizia.[115] Il biblista Bart Ehrman[116][117][118][119] scrive: "da quasi un secolo, ormai, la maggior parte degli studiosi del settore sostiene che il modo migliore per comprendere la figura storica di Gesù sia collocarla nel contesto ebraico del suo tempo e considerarlo un profeta apocalittico. Questa opinione fu avanzata per la prima volta da Albert Schweitzer nel lontano 1906 e persiste da più di un secolo". Tali studiosi ritengono quindi che Gesù sia stato un predicatore apocalittico il quale credeva imminente la venuta di Dio nel mondo; anche il primo cristianesimo nacque come movimento apocalittico[120], prevedendo entro la generazione vivente il ritorno di Gesù - ovvero la sua seconda venuta, detta parusia - e l'avvento del regno di Dio; la fede in tale predizione iniziò, però, ad affievolirsi a mano a mano che i seguaci morivano senza che la stessa si avverasse[121], portando poi allo sviluppo della successiva teologia. Lo stesso Hans Küng ammette come questi brani neotestamentari[122], per quanto «molto scomodi» per la teologia cristiana, preannunciassero effettivamente l'avvento imminente del regno di Dio, anche per bocca dello stesso Gesù.[123][124][125][126][127][128][129][130][131][132][133]
Secondo alcuni autori, dopo la morte di Gesù è possibile che i discepoli attendessero il suo imminente ritorno e poi, delusi, si fossero auto-illusi che fosse ancora vivo e di averlo visto.[134]

Sono state poi avanzate spiegazioni di natura storico-antropologica, di storicizzazione del mito, che in particolare evidenziano le similarità tra la vicenda di Gesù ed eventi di risurrezione attribuiti ad altre divinità, come Mitra, Dioniso, Attis, Osiride, Tammuz. La risurrezione di Gesù farebbe quindi parte di miti ricorrenti sulla divinità che muore e risorge[135]: mitologie appartenenti alla stessa area Medio-Orientale, a volte contemporanee come quella di Mitra. L'ipotesi mitologica non è però condivisa da vari studiosi tra cui Bart Ehrman, biblista agnostico, che ha obiettato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come i Farisei) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per Ehrman, la credenza nella risurrezione di Gesù si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo[136].

Secondo alcuni studiosi, il racconto della tomba vuota e quello delle apparizioni di Gesù risorto sarebbero state due tradizioni indipendenti (tramandate rispettivamente dal Vangelo di Marco e dalle Lettere di Paolo), che gli altri evangelisti avrebbero successivamente messo insieme. In particolare, il racconto della tomba vuota sarebbe stato una tradizione successiva e sarebbe stato riportato per sottolineare non solo che Gesù era risorto, ma anche che era risorto fisicamente e non solo spiritualmente. Sulla tomba vuota sono state avanzate dagli studiosi scettici diverse spiegazioni alternative a quella di un evento soprannaturale[137].

Tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento, alcuni teologi razionalisti tedeschi hanno avanzato ipotesi su una morte apparente di Gesù. Secondo Karl Friedrich Bahrdt, a Gesù sarebbe stata somministrata mentre era in croce una pozione che avrebbe simulato la sua morte; una volta tolto dalla croce, sarebbe stato rianimato e fatto scappare[138]. Secondo Karl Heinrich Venturini e Heinrich Paulus, Gesù sarebbe svenuto o entrato in coma mentre era sulla croce; creduto morto, sarebbe stato messo nel sepolcro, dove si sarebbe risvegliato spontaneamente. Secondo Venturini, Gesù sarebbe stato aiutato ad uscire dal sepolcro e a scappare dai membri di una società segreta che aveva fondato all'insaputa degli Apostoli[139][140]. La maggior parte degli studiosi moderni considera queste ipotesi prive di supporti storici e scientifici[141].

Altri, soprattutto in passato (a partire da Hermann Samuel Reimarus), hanno ipotizzato la truffa volontaria: secondo questa tesi i discepoli (magari alcuni all'insaputa degli altri) rubarono il corpo di Gesù e ne sostennero falsamente e coscientemente la risurrezione. Questa tesi, in particolare, pare fosse sostenuta in epoca apostolica dagli Ebrei (Matteo 28,11-14). Altri ancora, salvando la buona fede dei discepoli, ritengono che il corpo di Gesù sia stato spostato da altri a loro insaputa. Secondo Robert Price, il corpo di Gesù sarebbe stato spostato dallo stesso Giuseppe di Arimatea, che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa.[142] Bart Ehrman ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia[143]. Un altro studioso, Charles Freeman, sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di Caifa allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea.[144] Secondo Richard Carrier, il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari.[145]

Secondo un'altra ipotesi, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali: in seguito al terremoto citato da Matteo (Matteo, 27,51-53), si sarebbe aperto un crepaccio nel suolo della tomba, dove sarebbe finito il corpo. Il crepaccio si sarebbe poi chiuso a causa delle scosse di assestamento, nascondendo il corpo in occasione della successiva visita delle donne. Quest’idea è stata proposta nel Settecento dal tedesco Johann Christian Edelmann e rilanciata in seguito da altri, tra cui Rudolf Steiner.[146][147]

Alcuni autori della scuola storico-critica, tra cui Alfred Loisy, hanno spiegato le apparizioni di Gesù come un'allucinazione collettiva dei discepoli e il ritrovamento della tomba vuota come un errore d'identificazione del sepolcro o una tradizione sviluppatasi tardivamente e portata come prova della risurrezione.[148]

Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario: secondo lo studioso britannico Maurice Casey, all'origine della tradizione riportata dagli evangelisti ci potrebbe essere stata la visione di una delle donne del seguito di Gesù, che successivamente sarebbe stata tramandata come un fatto realmente accaduto.[149]

Oltre alle testimonianze ed ai testi è da notare anche l'assenza totale di reperti inerenti alla vita ed alla morte di Gesù, inoltre che l'unico reperto tenuto attualmente in considerazione, nonostante la poca attendibilità dovuta ai rilevamenti, è la Sindone di Torino la quale dagli accertamenti risulta essere un falso gettando pertanto ulteriori dubbi, conseguentemente, sulla sua stessa esistenza storica.

Documenti storici non religiosi[modifica]

Al di fuori degli scritti del Nuovo Testamento, non vi sono altre testimonianze storiche sulla risurrezione di Gesù a parte il cosiddetto Testimonium Flavianum – un brano dello storico ebreo e cittadino romano Flavio Giuseppe, contenuto nella sua opera Antichità giudaiche, scritta nel 93 e.v. a Roma. Nella versione che ci è pervenuta, questo brano riporta: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani". L'attendibilità di questo brano è discussa: per alcuni studiosi sarebbe un argomento a favore della storicità della risurrezione, ma la maggioranza[150] degli storici e degli esperti di Giuseppe Flavio ritiene che tali frasi non siano state scritte da Giuseppe Flavio stesso, ma siano state inserite successivamente ad opera di copisti cristiani; il testo infatti non viene citato da alcun padre della Chiesa fino ad Eusebio di Cesarea nel IV secolo.[151][152]

Un altro reperto ritenuto collegato alla vicenda della risurrezione di Gesù è l'Iscrizione di Nazareth (o lapide di Nazareth), nome convenzionale attribuito a una lastra di marmo di 24 x 15 cm recante un'iscrizione greca in 22 righe, riportante la prescrizione della pena capitale per chi avesse asportato cadaveri dai sepolcri. Per alcuni studiosi sarebbe un'altra prova a favore della storicità dell'evento. Il teologo anglicano Michael Green ritiene che questa iscrizione sia la dimostrazione che, dopo la risurrezione di Cristo, la tomba vuota abbia creato una reazione da parte dell'autorità costituita: «È indicata con il nome di iscrizione di Nazareth, dalla cittadina dove venne ritrovata. Essa riporta un editto imperiale, redatto sotto Tiberio (14-37 e.v.) o Claudio (41-54). È una direttiva, con le relative sanzioni contro i profanatori di tombe e sepolcri. Sarebbe il risultato della reazione alla tomba vuota che un rapporto di Pilato all'imperatore potrebbe aver spiegato come un furto perpetrato dai suoi discepoli, l'editto sarebbe quindi la risposta dell'autorità a questo evento. »[153] Altri studiosi semplicemente ritengono che l'editto di Nazareth non sia necessariamente correlato alla vicenda di Gesù.[154]

Interpretazione nel cristianesimo[modifica]

Secondo la teologia cristiana la risurrezione di Gesù,[155] oltre a compartecipare con la sua morte al processo di giustificazione (Romani 4,25;6,4), permette all'umanità riscattata di poter ricevere la cosiddetta "adozione filiale", cioè di partecipare alla vita di natura divina propria del Figlio nella risurrezione futura (1 Corinzi 15,20-22).

Risurrezione come allegoria della fede[modifica]

Secondo il teologo evangelico Rudolf Bultmann la risurrezione è una verità di fede storicizzata. La fede dei primi cristiani vedeva in Gesù il salvatore atteso che liberava l'umanità dal male, dal peccato e dalla morte. Questa convinzione, secondo il teologo, è stata storicizzata nella credenza della risurrezione.

Risurrezione simbolica[modifica]

Secondo il teologo Roger Haight, il racconto della risurrezione del Vangelo secondo Marco si può leggere in chiave simbolica: la tomba aperta e vuota significa che Gesù ha superato e sconfitto la morte, mentre l'annuncio della risurrezione da parte di un angelo significa che quest'evento è stato rivelato da Dio e non si tratta di una verità dedotta dai discepoli. Le apparizioni agli Apostoli riuniti significano che l'annuncio della risurrezione è diretto alla comunità dei discepoli, che avrà la missione di diffondere il messaggio di Gesù. La realtà di questi eventi non può essere indagata con il metodo storico, ma rappresenta un aspetto della fede.[156] Le diverse versioni sui racconti della risurrezione fornite dai quattro Vangeli non vanno considerate come resoconti storici dettagliati di ciò che avvenne; bisogna perciò evitare sia un'interpretazione letterale di tipo fondamentalista (con il tentativo di conciliare a tutti i costi le varie versioni) sia un'interpretazione troppo critica che porti a negarne completamente l'attendibilità[156]. Le storie sulle apparizioni e sulla tomba vuota hanno lo scopo di comunicare verità di fede e bisogna perciò vedere il loro significato teologico.[157] Inoltre, al di là dei dettagli, tali racconti forniscono alcune indicazioni storiche generali sulle origini del cristianesimo, come una nuova sensibilità verso le donne (nella cultura ebraica la loro testimonianza valeva meno di quella degli uomini, ma ciò nonostante sono le prime a vedere Gesù) e il senso di comunità dei discepoli, che continuarono a riunirsi dopo la morte del maestro, per cui la fede nella risurrezione poté formarsi e consolidarsi all'interno della comunità, favorita dal ricordo della predicazione di Gesù, dalla riflessione sulla sua figura alla luce delle Scritture ebraiche e dalla pratica del pasto eucaristico appresa da Gesù[156].

Significato escatologico[modifica]

Per Vito Mancuso, la risurrezione di Gesù non è un fatto storico ma escatologico, avvenuto nella dimensione dell'eternità. Il corpo di Gesù risorto è un corpo spiritualizzato, non il suo cadavere ritornato in vita. Gesù risorto mantiene la sua individualità personale, non la sua materialità fisica. Secondo Mancuso non si può sapere esattamente che fine abbia fatto il corpo materiale di Gesù: Mancuso ipotizza che sia stato in qualche modo decomposto nella nostra dimensione temporale per venire ricomposto nella dimensione dell'eternità.[158] Per quanto riguarda le apparizioni di Gesù, esse hanno avuto luogo per rafforzare la fede dei discepoli, che già credevano in Lui; se il loro fine fosse stato quello di convincere gli scettici, Gesù sarebbe apparso a qualche testimone neutrale o avverso, come un soldato romano o un religioso ebreo.[159] Diversi teologi aggiungono al riguardo che Gesù apparve ai discepoli anche perché aveva da affidargli una missione e per questo motivo si manifesterà in seguito anche a Saulo di Tarso, che diventerà l'apostolo Paolo; non apparve invece ai membri del Sinedrio o a Pilato perché Dio si manifesta a chi lo cerca sinceramente, pertanto non avrebbe avuto senso un miracolo per costringere a credere chi non era disponibile.[17]

Anche per Hans Küng, la risurrezione di Gesù non è avvenuta in termini fisiologici, con la rianimazione di un corpo morto; Gesù è stato resuscitato da Dio Padre in una forma nuova, ricevendo un nuovo corpo spiritualizzato. Per fare questo, Dio non ha avuto bisogno dei resti corporei dell'esistenza di Gesù. Non possiamo sapere che fine abbia fatto il suo corpo mortale: è vero che gli ebrei non hanno mai contestato la storia del sepolcro vuoto, ma è anche vero che neanche gli Apostoli e San Paolo si sono richiamati ad essa per convincere gli oppositori. La storia del sepolcro vuoto, al di là dell'eventuale realtà storica, vuole comunicarci simbolicamente che l'individuo risorto visto dai discepoli è proprio quel Gesù di Nazaret che era morto e giaceva nel sepolcro. Le apparizioni del Risorto sono tuttavia teologicamente più rilevanti rispetto al sepolcro vuoto. Dopo la risurrezione, Gesù si manifesta a coloro che vuole fare suoi strumenti. Soltanto dopo le apparizioni, i discepoli possono prendere coscienza che Gesù non era rimasto nel dolore e nella morte, ma che Dio lo aveva elevato presso di sé. L'oggetto principale della fede pasquale non è però rappresentato dalle apparizioni né tantomeno dal sepolcro vuoto, ma dalla fede in Gesù come Cristo vivente e, per suo tramite, dalla fede nel Dio vivente che non ha abbandonato Gesù alla morte, ma lo ha accolto nella sua vita. [160][161][162][163]

La tomba vuota[modifica]

Le donne trovano la tomba vuota e l'angeloSant'Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo

La "tomba vuota" è un episodio riferito nei vangeli canonici, la scoperta da parte delle donne che erano andate alla tomba di Gesù per imbalsamarne il corpo con olii aromatici che la tomba era aperta e vuota; un messaggero (un giovane uomo, un angelo, due uomini o due angeli, a seconda del vangelo) rivela loro che Gesù è risuscitato.

Tutti e quattro i vangeli canonici riportano l'episodio della tomba vuota, con differenze significative tra le varie versioni, ma in ogni caso l'episodio è la prima attestazione evangelica della risurrezione di Gesù (l'unica, nella versione originale del Vangelo secondo Marco, senza cioè il "finale lungo" di Marco 16:9-20), precedente alle apparizioni di Gesù.

Narrazioni evangeliche[modifica]

L'episodio della tomba vuota è descritto nel sedicesimo e ultimo capitolo del più antico vangelo canonico, il Vangelo di Marco, e ne costituisce l'episodio finale, se non si tiene conto dei finali aggiunti in epoca posteriore. La narrazione marciana riferisce che tre donne – Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome – si recano all'alba della domenica al sepolcro, dove trovano il masso già rotolato via, entrano nel sepolcro e trovano un giovane che annunzia loro la risurrezione di Gesù, e dice loro di riferire ai discepoli e a Pietro di raggiungerlo in Galilea; le donne, impaurite, non dicono niente a nessuno (Marco 16:1-8):

« Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. »

Nel Vangelo di Matteo le donne sono due, Maria di Magdala e «l'altra Maria», si recano al sepolcro all'alba della domenica, assistono a un terremoto e alla discesa di un angelo che rotola via il masso. Alla vista dell'angelo, le guardie rimangono paralizzate per la paura. L'angelo annunzia la risurrezione di Gesù, e dice loro di riferire ai discepoli di raggiungerlo in Galilea; le donne, timorose e gioiose, incontrano Gesù che conferma loro l'appuntamento in Galilea. (Matteo 28:1-10):

« Ora, alla fine dei sabati, all'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l'altra Maria, andarono a vedere il sepolcro. Ed ecco, si fece un gran terremoto, perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, venne e rotolò la pietra dall'apertura del sepolcro e si pose a sedere su di essa. E il suo aspetto era come di folgore e il suo vestito bianco come la neve. E, per lo spavento che ebbero di lui, le guardie tremarono e rimasero come morte; ma l'angelo, rivolgendosi alle donne, disse loro: «Non temete, perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risorto, come aveva detto; venite, vedete il luogo dove giaceva il Signore. Presto, andate a dire ai suoi discepoli che egli è risorto dai morti; ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete; ecco, io ve l'ho detto». Esse dunque si allontanarono in fretta dal sepolcro con spavento e con grande gioia; e corsero a darne la notizia ai suoi discepoli. E mentre andavano per dirlo ai discepoli, ecco Gesù venne loro incontro e disse: «Salve!». Allora esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Quindi Gesù disse loro: «Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e che là mi vedranno». »

Nel Vangelo di Luca tre donne – Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo – all'alba della domenica si recano al sepolcro, dove trovano il masso già rotolato via, entrano nel sepolcro e lo trovano vuoto, poi compaiono due uomini che annunciano loro la risurrezione di Gesù, citandone le parole riguardo alla crocifissione e risurrezione; le donne vanno a riferire l'episodio agli apostoli, che non credono loro; solo Pietro va a controllare la tomba e torna indietro stupito per aver trovato solo le bende (Luca 24:1-12):

« Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto. »

Nel Vangelo di Giovanni Maria di Magdala si reca al sepolcro prima dell'alba, nota la pietra ribaltata ma non entra, anzi torna a chiamare Pietro e «l'altro discepolo, quello che Gesù amava», e tutti e tre vanno al sepolcro; Pietro e l'altro discepolo entrano, vedono le bende e credono. I discepoli tornano a casa, mentre Maria rimane vicino al sepolcro; poco dopo vede due angeli, poi un uomo, che in realtà è Gesù (Giovanni 20:1-18):

« Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto. »

Problemi[modifica]

LA RISURREZIONE: PROVE A SOSTEGNO
Per essere onnicomprensivi, in questo penultimo Capitolo abbiamo preso in esame interpretazioni da molte fonti secondarie. Da una parte vi sono stati svariati interventi mirati a evidenziare espressamente inaccuratezze narrative (gli "errori" nella Bibbia), dall'altra è stata presentata tutta quella che è la ricerca storica (spesso effettuata anche da cristiani e da prestigiosi esegeti di Bibbie cattoliche e interconfessionali). Ma l'argomento va impostato essenzialmente seguendo quanto i testi, iniziando dai più antichi, riportano. Le interpretazioni teologiche sono quindi divise per impostazione. Le opposizioni alla validità o all'autenticità esposte in maniera diffusa nel testo ma anche concentrate in apposite sezioni.

Il Capitolo non trascura il punto di vista di tipo scettico o ateista, volto a evidenziare espressamente inaccuratezze narrative o storiche nel testo biblico, ma viene anche esposta un'esegesi di tipo "confessionale" che a volte tende ad osteggiare la ricerca storica (spesso effettuata anche da cristiani e da prestigiosi esegeti di Bibbie cattoliche e interconfessionali). C'è da dire però che gran parte delle fonti citate sono attinte all'area dell'esegesi storico-critica, incline a negare la storicità di tutti i fatti narrati dalla Bibbia che non abbiano riscontro in altre fonti — cosa peraltro alquanto difficile, come abbiamo spiegato nei Capitoli iniziali di questo studio.
Per molte persone, esistono comunque sufficienti testimonianze che la risurrezione avvenne, e fu una risurrezione "completa" (fisica e spirituale). Ci sono altre forme di prova:

La natura dei resoconti

I resoconti evangelici delle apparizioni di Gesù risorto non assomigliano a narrazioni immaginarie o eventi mitici:

  • Alcuni di tali resoconti hanno la definita consistenza di testimonianze oculari. Pertanto, nel resoconto di Giovanni della visita alla tomba (20:1-10) abbiamo la dichiarazione che Giovanni "corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò". Questi sono dettagli incidentali che appaiono solo nei resoconti genuini di testimoni oculari o in narrativa realistica. E la narrativa realistica non era stata ancora inventata.
  • Non c'è tentativo di armonizzare i resoconti in modo da presentare una particolare versione ufficiale degli eventi. Pertanto Luca cita che c'erano cinque donne alla tomba; Marco, che ce n'erano tre; Matteo, due e Giovanni solo una. Questa non è necessariamente una contraddizione, ma se la risurrezione era una storia inventata, è strano che qualcuno non abbia "ripulito" le narrazioni.
  • Nei resoconti, ci sono svariati elementi inspiegabili. Perché le due sulla strada per Emmaus inizialmente non riconoscono Gesù? Perché a Maria Maddalena vien detto da Gesù "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre"? (Giovanni 20:17) Questi non sono grossi problemi, ma ci si aspetterebbe che racconti inventati fossero più fluidi e strutturati.
  • I discepoli sono rappresentati in una luce poco lusinghiera. Gesù li rimprovera per la loro incredulità, paura e dubbio: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho." (Luca 24:25,37-38).
Il luogo e il tempo delle prime notizie della risurrezione

Se la credenza della risurrezione fosse sorta anni dopo e a grande distanza dal luogo e tempo della crocifissione e sepoltura, allora potremmo sospettare che stiamo in presenza di un mito. Ma non fu così: la prima predicazione della risurrezione avvenne entro poche settimane dagli eventi della prima Pasqua, nel raggio di un paio di chilometri dal luogo dove Gesù era stato sepolto e di fronte a persone che erano state testimoni di tutto.[164]

Il ruolo delle done come testimoni

Nella nostra cultura siamo inclini a sorvolare sul fatto straordinario che i primi testimoni della risurrezione furono donne. Nella cultura ebraica del tempo, alle donne non era permesso di essere testimoni legali. Nel Talmud, compilazione della Legge ebraica, viene dichiarato che: "Sebbene la donna sia soggetta ai comandamenti, ella è squalificata dal fornire testimonianza".[165] È significativo che quando, in 1 Corinzi 15, Paolo narra le apparizioni di Gesù, egli specificamente ometta le apparizioni alle donne. Sapeva che i suoi lettori non sarebbero stati convinti da prove basate sulla testimonianza di donne. Se i resoconti della risurrezione fossero stati inventati, o finanche pesantemente riscritti, non si sarebbe data così tanta importanza alla testimonianza di donne.

La natura inaspettata della risurrezione

Sembra chiaro che la risurrezione fu totalmente inaspettata dai discepoli. Quali devoti ebrei, essi si aspettavano una risurrezione alla Fine del Mondo, ma non prima. L'idea di un Messia crocifisso e risorto era per loro una novità. In effetti, i resoconti indicano che il Gesù risorto dovette spiegare ai discepoli che la sua risurrezione era sia logica che predetta dalle Scritture. I discepoli di certo non avrebbero fabbricato le prove di qualcosa che non si aspettavano.

L'atteggiamento della prima chiesa verso la risurrezione

Per quanto profondamente si scavi nella storia della chiesa cristiana, non è mai stato scoperto un livello in cui la risurrezione di Gesù non sia stata un connotato centrale. Nella predicazione del primo cristianesimo non c'è accenno di alcuna apologia o disagio riguardo alla risurrezione, né alcuna indicazione che fosse una spiegazione inventata per l'imbarazzante fatto della crocifissione. Ogni sermone registrato negli Atti degli Apostoli vi si concentra. In tutti gli Atti e nelle Lettere, c'è una ferma e universale fiducia che la risurrezione di Gesù sia realmente avvenuta.

Lo Shabbat cambiato

Osservare lo Shabbat durante il sabato non era un'opzione extra dell'ebraismo: era uno dei Comandamenti di Dio e una delle caratteristiche distintive della fede ebraica. Tuttavia, nel corso di pochi anni dalla crocifissione, i seguaci di Gesù. che era nosti ebrei devoti, spostarono il centro della loro settimana alla domenica. È difficile immaginare qualcosa che possa provocare un cambiamento così drastico al di là della risurrezione.

Il linguaggio usato

I primi cristiani considerarono Gesù il Messia, si riferirono a lui come "Signore", lo pregarono come Dio e presumettero che egli fosse con loro, tra loro. È arduo credere che tali credenze potessero essersi sviluppate pur sapendo che Gesù in realtà era un cadavere che stava putrefacendo in una tomba giudea.

La testimonianza di Paolo

Il vigoroso e primo insegnamento di Paolo sulla realtà della risurrezione è particolarmente sorprendente dato che non più di tre o quattro anni dopo la crocifissione, Paolo era a capo della task force delle istituzioni religiose a Gerusalemme che perseguitavano i cristiani.[166] In tale posizione, egli di certo aveva collaborato coi sacerdoti coinvolti negli eventi di Pasqua e che conoscevano la spiegazione "ufficiale" della risurrezione. Tuttavia, quale che fosse tale spiegazione, Paolo arrivò a credere che Gesù era risorto.

La logica della risurrezione

La risurrezione di Gesù sarà anche stata inaspettata, ma ha una sua logica. È un po' come quei colpi di scena in un romanzo o film che ti prende di sorpresa finché non ci ragioni sopra, e allora capisci che in effetti ha senso e si adatta alla trama. Così l'Antico Testamento insegna che la morte è una conseguenza inevitabile per gli esseri umani, avendo peccato contro Dio. L'implicazione interessante di ciò (che nessuno sembra aver esaminato prima della risurrezione) è che se qualcuno che non ha mai peccato alla fine muore, la morte non ha presa su di lui/lei.[167] E se Gesù era, come promise, colui che sarebbe stato giudice nel Giudizio Universale, allora ovviamente egli prima doveva resuscitare dai morti.
Soprattutto, la risurrezione si adatta al carattere e natura di Gesù. Egli fu una persona unica che aveva già dimostrato la propria padronanza della morte negli altri; ora la dimostra in se stesso. Se mai ci fu una persona nella storia che poteva plausibilmente risorgere dai morti, tale persona sicuramente era Gesù.

I racconti evangelici sono concordi nell’affermare che il corpo di Gesù è sparito dal sepolcro, ma divergono su vari dettagli, come: il numero e l’identità delle donne che si recano alla tomba, il momento e lo scopo della visita, le condizioni della tomba (aperta da un angelo davanti alle donne o trovata già aperta), la presenza di uno o di due angeli, il successivo sopralluogo alla tomba da parte dei discepoli. Secondo Raymond Brown, queste differenze sarebbero dovute ad un diverso sviluppo delle tradizioni orali di cui si sono servito gli evangelisti. Brown sottolinea comunque che la scoperta della tomba vuota non prova di per sé la risurrezione, ma è la risurrezione che è divenuta la spiegazione della scomparsa del corpo dalla tomba.[168]

Esistono dubbi sul racconto della presenza delle guardie davanti al sepolcro, che si trova solo nel Vangelo secondo Matteo. Dai vangeli canonici risulta che Gesù ha predetto esplicitamente la sua morte e risurrezione solo in privato ai suoi discepoli, che non hanno capito ciò che voleva dire, mentre in pubblico ha fatto solo un paio di enigmatiche allusioni, in un episodio riportato dai vangeli sinottici (quando i farisei gli hanno richiesto un segno) e in un'altra circostanza riportata dal vangelo di Giovanni (2,19-22), per cui è poco probabile che i capi dei sacerdoti e dei farisei possano avere capito il messaggio meglio dei suoi discepoli, che vivevano a stretto contatto con lui e lo hanno sentito in modo esplicito. Inoltre, l'utilizzo di guardie ebraiche con il permesso di Pilato avrebbe comportato la violazione del comandamento del riposo sabbatico, mentre la presenza di guardie romane alla tomba di un uomo crocifisso come un criminale è assai poco plausibile.[169] Helmut Koester ritiene che il racconto di Matteo avrebbe la finalità apologetica di confutare la diceria del furto di cadavere da parte dei discepoli, che circolava a quel tempo fra gli ebrei.[170] Il biblista Gianfranco Ravasi condivide quest’idea e ritiene che la storicità della presenza delle guardie vada considerata con cautela.[171] Anche William Lane Craig ritiene che ci siano buone ragioni per dubitare dell'esistenza delle guardie alla tomba e che sia meglio considerare questa storia come una questione aperta.[172]

Nel racconto della visita al sepolcro da parte delle donne si possono rilevare alcune incongruenze: come ha ammesso anche il teologo Bruno Forte, sotto il profilo del rituale ebraico appare inverosimile eseguire l'unzione del corpo a tanta distanza dalla morte. Secondo Craig Evans è probabile invece che le donne si siano recate alla tomba per marcare il corpo in modo da renderlo riconoscibile per l’ossilegio (recupero delle ossa), che per la legge ebraica poteva avvenire un anno dopo la sepoltura.[173] Lascia perplessi anche il fatto che le donne, pur sapendo che il sepolcro è chiuso da una grossa pietra, si mettano in cammino da sole e poi si chiedano come avrebbero fatto a smuovere la pietra.[174]

Lo spostamento della pietra che chiudeva il sepolcro viene attribuito da Matteo all’intervento di un angelo, mentre gli altri evangelisti non specificano come sia avvenuto. Alcuni apologeti cristiani osservano che il corpo risorto di Gesù non aveva bisogno di rimuovere la pietra per uscire dal sepolcro, pertanto ipotizzano che il masso sarebbe stato spostato, forse dallo stesso Gesù, soltanto per richiamare l’attenzione sulla tomba vuota. In alternativa, ritengono possibile che siano stati gli ebrei ad aprire la tomba per ispezionarla, trovandola vuota a causa della risurrezione.[175][176]

Essendo attestato da tutti e quattro i vangeli canonici, il ritrovamento della tomba vuota è ritenuto storicamente probabile o almeno possibile, mentre il modo in cui fu ritrovata vuota e la causa per cui lo era non si possono accertare storicamente. Diversi esegeti ritengono probabile l'esistenza di un racconto premarciano su alcune donne del seguito di Gesù che, recatesi al sepolcro, lo trovano vuoto e fuggono via sorprese e sconvolte; l'annuncio della risurrezione da parte dell'angelo e l'invito ad avvertire i discepoli sarebbero frutto di elaborazioni successive.[177] La tomba vuota in sé è comunque un fenomeno aperto a diverse interpretazioni, che per gli autori cristiani diventa una conseguenza della risurrezione se si collega alle testimonianze sulle apparizioni di Gesù risorto.[178]

Gli scettici pensano invece che la tomba sia stata trovata vuota perché qualcuno l’aveva aperta, portando via il corpo di Gesù (ipotesi del furto di cadavere). Oltre alla possibilità di un furto del cadavere da parte dei discepoli, proposta per la prima volta da Hermann Samuel Reimarus, sono state avanzate altre ipotesi. Bart Ehrman ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia[179]. Una variante di questa ipotesi afferma che il corpo non sia stato rubato, ma spostato da una persona autorizzata (ipotesi dello spostamento del corpo). Secondo Robert Price, il corpo sarebbe stato spostato da Giuseppe di Arimatea, che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino al luogo della crocifissione a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa[180]. Se Giuseppe, a differenza di quanto riportato da Matteo e Giovanni, non fosse stato un discepolo di Gesù ma solo un consigliere del Sinedrio come riportato invece da Marco, non avrebbe avuto motivo di informare i seguaci di Gesù dello spostamento del corpo. L'obiezione secondo cui lo spostamento del corpo all'insaputa dei discepoli avrebbe favorito la propaganda della risurrezione è contraddetta dal comportamento degli stessi discepoli che, come sottolineano quasi tutti gli esegeti, hanno creduto alla risurrezione di Gesù solo in seguito alle sue apparizioni e nella loro predicazione non si sono appellati al sepolcro vuoto. Concorda con l'ipotesi dello spostamento del corpo anche Jeffery Jay Lowder, secondo cui è possibile che Giuseppe di Arimatea avesse lasciato Gerusalemme o fosse già morto quando la storia della tomba vuota ha cominciato a circolare; ciò potrebbe rispondere alla domanda per cui il consigliere del Sinedrio non sia intervenuto pubblicamente per spiegare la scomparsa del corpo di Gesù con il suo spostamento altrove. Lowder riconosce tuttavia che non vi sono evidenze certe a favore di quest'ipotesi ed ammette che le ipotesi del furto e dello spostamento del cadavere, pur potendo spiegare la tomba vuota, non escludono di per sé la risurrezione, che sarebbe potuta avvenire da qualsiasi luogo in cui Gesù fosse stato sepolto o trasferito e persino dalla croce, nel caso in cui non fosse stato sepolto[181]. Un altro studioso, Charles Freeman, sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di Caifa allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea[182]. Secondo Richard Carrier, il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o del trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari.[183]

Secondo altri, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali. L'ipotesi di una morte apparente di Gesù, avanzata alla fine del Settecento e nella prima metà dell'Ottocento da alcuni studiosi (Karl Friedrich Bahrdt, Karl Heinrich Venturini e Heinrich Paulus), gode oggi di scarso credito, essendo considerata dalla maggior parte degli studiosi moderni priva di supporti storici e scientifici.[184] Secondo un'altra ipotesi, in seguito al terremoto citato da Matteo (Matteo, 27,51-53), si sarebbe aperto un crepaccio nel suolo della tomba, dove sarebbe finito il corpo. Il crepaccio si sarebbe poi chiuso a causa delle scosse di assestamento, nascondendo il corpo in occasione della successiva visita delle donne. Il terremoto avrebbe smosso anche la pietra che chiudeva il sepolcro. Quest’ipotesi (detta ipotesi della perdita del corpo) è stata proposta nel Settecento dal tedesco Johann Christian Edelmann e rilanciata in seguito da altri, tra cui Rudolf Steiner.[185][186] Il teologo cattolico John Michael Perry ha invece ipotizzato che la risurrezione di Gesù sarebbe stata invece di natura spirituale; la tomba sarebbe apparsa vuota perché il corpo fisico di Gesù, attraverso una modalità sconosciuta, dopo la sepoltura si sarebbe rapidamente decomposto fino a disgregarsi completamente. Secondo Perry, questa ipotesi (detta ipotesi della disgregazione rapida del corpo) non comporterebbe una violazione delle leggi naturali, come nel caso di una risurrezione fisica, ma il biblista Dale Allison ritiene la teoria poco sensata, affermando che se Dio avesse voluto fare trovare vuoto il sepolcro senza violare le leggi naturali avrebbe potuto usare metodi più semplici.[187]

Altri studiosi ipotizzano invece che la tomba vuota scoperta dalle donne non era quella in cui era stato sepolto Gesù, ma ci fu un errore d'identificazione del sepolcro.[188]

Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario. Per lo storico e teologo cristiano Rudolf Bultmann il sepolcro vuoto sarebbe una creazione apologetica degli evangelisti, funzionale a provare la risurrezione.[189] Secondo lo studioso britannico Maurice Casey, all'origine della tradizione riportata dagli evangelisti ci potrebbe essere stata la visione di una delle donne del seguito di Gesù, che successivamente sarebbe stata tramandata come un fatto realmente accaduto.[190] Secondo Richard Carrier, la mancanza di riferimenti alla tomba vuota nelle Lettere di Paolo potrebbe significare che i primi cristiani non si ponevano il problema della tomba vuota perché pensavano che Gesù avesse ricevuto con la risurrezione un nuovo corpo spiritualizzato; le storie sulla scomparsa del suo corpo dalla tomba si sarebbero sviluppate successivamente.[191]

Analisi teologica[modifica]

Si ritiene che per i racconti sul sepolcro vuoto gli evangelisti abbiano attinto a tradizioni precedenti, che ciascuno di essi avrebbe amplificato ed elaborato secondo le sue prospettive teologiche e spirituali. I racconti sulle apparizioni di Gesù non fanno alcun riferimento alla tomba vuota, che in seguito non rivestirà un ruolo rilevante nell'apologetica e nella catechesi cristiana riguardanti l'annuncio della risurrezione.[192]

Joseph Ratzinger sottolinea tuttavia che la risurrezione non sarebbe conciliabile con la permanenza del corpo nel sepolcro: per la mentalità antica, la corruzione del corpo era vista come la fase in cui la morte diventava definitiva, perciò era fondamentale, per la Chiesa antica, che il corpo di Gesù non avesse subito la corruzione. Oggi alcuni teologi ritengono compatibile la risurrezione con la corruzione del corpo nel sepolcro, ma ciò non è in linea con il pensiero biblico.[193]

La maggioranza degli studiosi è concorde nell’affermare che la tomba vuota non è di per sé una prova della risurrezione di Gesù. Per Vito Mancuso il dibattito sulla tomba vuota è addirittura irrilevante, dato che i credenti la interpretano come conseguenza della risurrezione, mentre chi non crede nella risurrezione corporea di Gesù dà altre interpretazioni, come il furto del cadavere.[194]

Il biblista Gerard Rossé ha rilevato che all'affermazione secondo cui gli evangelisti non possono avere inventato la scoperta della tomba vuota da parte delle donne perché la società ebraica non ammetteva la loro testimonianza, si potrebbe ribattere che sotto il profilo narrativo la presenza delle donne era necessaria, dal momento che i discepoli maschi erano fuggiti o si erano nascosti.

Alcuni ritengono che senza la tomba vuota non sarebbe stato possibile l’annuncio a Gerusalemme, da parte dei discepoli, della risurrezione di Gesù poiché chiunque poteva recarsi alla tomba per vedere se vi fosse ancora il cadavere, ma secondo Rossé si tratterebbe di un argomento debole: non risulta che la credenza che circolava in Palestina ai tempi di Gesù sulla risurrezione di Giovanni il Battista (vedi Marco 6:14) abbia spinto qualcuno a controllare se il suo cadavere era scomparso. In ogni caso, si sarebbe potuta spiegare la scomparsa con un furto. Rossé ha affermato che per coloro che non sanno che Gesù è risorto, il sepolcro vuoto non suscita fede ma dubbi, mentre coloro che lo sanno non hanno bisogno di andare a controllare che il sepolcro sia veramente vuoto. Per Rossé, il sepolcro vuoto fa da sfondo all’affermazione che Gesù è risorto. La risurrezione di Gesù è dovuta ad un intervento vivificante di Dio Padre. Se ci si concentra sulla scomparsa del cadavere dal sepolcro, non solo si trascura il significato teologico dell’evento, ma lo si riduce alla sola condizione corporea e antropologica. La visita delle donne al sepolcro, la constatazione del sepolcro aperto e la scomparsa del cadavere non costituiscono l’elemento centrale del contenuto dei Vangeli, ma la cornice narrativa all’annuncio della risurrezione da parte dell’angelo, che nel racconto simboleggia la fede cristiana.

Per Hans Küng, il racconto del sepolcro vuoto vuole indicare che il Risorto che apparirà ai discepoli è proprio quel Gesù di Nazareth che giaceva nel sepolcro. La fede nel Risorto non è fondata sul sepolcro vuoto, che non condiziona l’evento pasquale, ma semmai lo illumina. Annunciando alle donne la risurrezione di Gesù, l’angelo non invita a controllare se il corpo di Gesù è ancora nel sepolcro oppure no, ma chiama all’incontro con il Cristo vivente. Küng ricorda anche che nell'annuncio della risurrezione di Gesù i discepoli non si sono mai appellati al sepolcro vuoto e neanche Paolo accenna alla cosa nei suoi scritti; tuttavia non risulta neanche che gli ebrei abbiano negato questa storia.[195][196]

Per il teologo Roger Haight, la storia come disciplina d’indagine non può stabilire con certezza se vi sia stato o meno il ritrovamento della tomba vuota e quali ne siano state le eventuali cause. A seconda delle proprie convinzioni, si possono escogitare molteplici soluzioni per spiegare la rimozione del corpo di Gesù dalla tomba, ma si tratterebbe essenzialmente di un gioco di fantasia. Al di là della questione della sua storicità, la vicenda del sepolcro vuoto ha lo scopo di comunicare verità di fede. La tomba simboleggia l’area della morte, pertanto l’immagine della tomba aperta e l’assenza del corpo significano che Gesù ha vinto la morte. L’annuncio della risurrezione da parte di un angelo significa invece che ciò è una rivelazione da parte di Dio e non una verità che è stata dedotta dai discepoli.[197]

Il biblista Alberto Maggi, riferendosi al Vangelo secondo Matteo, sottolinea che il terremoto e l'apparizione dell'angelo sono segni di una manifestazione divina, che indica che Gesù ha definitivamente sconfitto la morte. Le guardie, usate per catturare Gesù e per custodire la sua salma, rappresentano coloro che sono al servizio della morte e non possono impedire la manifestazione del Dio della vita, che per loro diventa un'esperienza terrificante. Le donne recatesi al sepolcro sviluppano invece la fede nella risurrezione; ciò però non avviene per la scomparsa di Gesù dalla tomba (constatata anche dalle guardie) ma grazie all'incontro con Gesù risorto, vivo e vivificante, che viene loro incontro.[198]

La descrizione del ritrovamento delle bende e del sudario riportata dal vangelo secondo Giovanni, al di là della finalità apologetica di confutare l'ipotesi di un furto del corpo dalla tomba, ha anch'essa un significato teologico. Mentre Lazzaro esce dalla tomba avvolto dalle bende e dal sudario, nel caso di Gesù i panni restano nel sepolcro, a simboleggiare che nel suo caso la morte è stata sconfitta definitivamente e non ha più alcun potere su di lui.[199] Il sudario, simbolo di morte, che non è più con gli altri panni di lino ma si trova in un luogo a parte, significa che Gesù è altrove, risorto e con il Padre, mentre il resto dell'umanità si trova ancora nella storia; la piegatura del sudario richiama un'usanza ebraica e significa che in futuro Gesù ritornerà.[200][201]

Alcuni particolari del racconto della visita al sepolcro da parte delle donne, che appaiono come incongruenze, possono essere letti in chiave teologica. La preparazione degli oli per l'unzione della salma da parte delle donne simboleggia la cura e l'amore che esse avevano per il Maestro, ma anche la loro lontananza dall'idea della risurrezione; esse volevano continuare ad occuparsi di Gesù come avevano fatto quando era vivo, perciò rivolgono la loro attenzione al suo cadavere.[202]

Papa Francesco ha rilevato che, a differenza dei discepoli, le donne non si fanno vincere dallo sconforto e dalla paura, ma decidono di agire facendo ciò che possono. Al mattino si mettono in cammino senza sapere se potranno assolvere al loro compito a causa del masso che chiude il sepolcro, ma non si fanno vincere dal dubbio; giunte a destinazione, constatano che l'ostacolo è stato rimosso. La storia è una metafora del cammino cristiano, che invita a procedere verso l'incontro con Gesù risorto senza farsi scoraggiare dagli ostacoli posti sulla propria strada.[203]

Le apparizioni[modifica]

Le apparizioni di Gesù rientrano, nell'ambito dell'esperienza cristiana, ed è necessario precisare che le cristofanie, nel Nuovo Testamento, non sono semplici "visioni", ma rappresentano l'esperienza unica che, per il cristianesimo, gli apostoli hanno avuto con Gesù risorto.

Le principali apparizioni di Gesù risorto nei vangeli canonici (e in misura minore, in altri testi del Nuovo Testamento) sono narrate come verificatesi dopo la sua morte, sepoltura e risurrezione, ma prima della sua Ascensione.[204] Tra queste fonti primarie, la maggioranza degli studiosi neotestamentari reputa che la Prima lettera ai Corinzi fu scritta per prima,[205] scritta da Paolo di Tarso insieme a Sostene verso il 55 e.v.[206]

Paolo elenca diverse apparizioni della Risurrezione di Gesù: a Pietro, agli Undici Apostoli riuniti (Giuda nel frattempo era morto), a Giacomo e a vari "uomini"[207] che non descrive.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un'altra Maria presso la sua tomba vuota. Le donne riferiscono l'evento agli Apostoli, con un messaggio di Gesù che li invita tornare in Galilea. Più tardi gli undici discepoli, vanno su una montagna in Galilea per incontrare Gesù, che appare loro e li incarica di battezzare nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, e di ammaestrare tutte le genti (la "Grande Missione"). Nel Vangelo di Luca, Gesù appare ai discepoli e mangia con loro, dimostrando di essere in carne ed ossa,[208] non un fantasma. Egli dice loro di aspettare a Gerusalemme per l'inizio della loro missione nel mondo, e poi ascende in Cielo. Negli Atti degli Apostoli, scritto dallo stesso autore col nome di Luca, Gesù appare ai suoi discepoli dopo la sua morte e rimane con loro per 40 giorni prima di salire al cielo. Il Libro degli Atti descrive anche l'apparizione di Gesù a Paolo, con una voce che gli parla e una luce che lo acceca, mentre si trova sulla strada per Damasco. Il finale tradizionale di Marco (16:9-20) riassume le apparizioni della Risurrezione, tratte da Matteo e Luca, ed è ritenuto essere un'aggiunta posteriore di un copista per conciliarlo con gli altri vangeli.

Nel Vangelo di Giovanni, Maria da sola trova la tomba di Gesù vuota, e lui le dice di non toccarlo, perché non è ancora salito al Padre. Più tardi, Gesù appare ai discepoli, passa attraverso una porta chiusa e fa toccare all'"incredulo Tommaso" le sue ferite per dimostrargli che è in carne ed ossa. In un'apparizione successiva, Gesù assegna a Pietro il ruolo di pascolare le sue "pecorelle", cioè, di guidare i suoi seguaci e prendersi cura di tutti coloro che credono in lui (Giovanni 21:15-17).[209]

Apparizioni di Gesù risorto si trovano anche nei Vangeli apocrifi: in particolare, il Vangelo degli Ebrei narra l'apparizione della Risurrezione a Giacomo fratello di Gesù.[210]

I Vangeli Canonici non raccontano le apparizioni nello stesso modo; in particolare, vi sono differenze sia riguardo ai personaggi destinatari delle apparizioni, ai luoghi delle apparizioni (in Galilea secondo Matteo, a Gerusalemme secondo Luca, in entrambi i luoghi secondo Giovanni) sia riguardo alla durata delle apparizioni: Matteo e Marco non precisano un arco temporale, per Giovanni passano solo otto giorni tra la prima e la seconda apparizione ai discepoli a Gerusalemme (l'apparizione in Galilea che conclude questo Vangelo è un'aggiunta posteriore), mentre Luca nel Vangelo pone l'Ascensione - e quindi il periodo delle apparizioni - lo stesso giorno della Risurrezione[211], ma negli Atti degli Apostoli dice che Gesù appare per quaranta giorni e poi ascende al cielo.[156] Alcuni vangeli apocrifi raccontano invece che le apparizioni durarono per circa 18 mesi.[212]

Apparizioni nei vangeli[modifica]

Matteo 28[modifica]

  • Quando Maria Maddalena e "l'altra Maria" corrono via dal sepolcro vuoto per informare i discepoli che è vivo, Gesù va incontro alle donne e dice loro "andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno" (28:10).
  • Apparizione agli undici apostoli su una montagna della Galilea, che Gesù aveva loro indicato. In quel luogo affida loro la Grande missione evangelica (o Grande Commissione), con l'incarico di andare ed ammaestrare "tutte le nazioni".[213]

Luca 24[modifica]

Cena a Emmaus di Matthias Stom, (1633-1639). Si noti la "frazione del pane" come il momento preciso del riconoscimento dei discepoli
  • L'apparizione a Cleopa e ad un altro discepolo sulla strada di Emmaus, mentre camminano verso Emmaus, città della Palestina situata 11 chilometri a nord-ovest di Gerusalemme. In un primo momento "i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo". Più tardi, durante la cena a Emmaus, "allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero" (24.30-31).
  • A "Simone". Questa apparizione non viene descritta direttamente da Luca, ma è raccontata dagli altri apostoli, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Non è chiaro se ciò accadesse prima o dopo l'apparizione di Emmaus.
  • Agli undici riuniti, insieme ad altri (incluso Cleopa ed il suo compagno), a Gerusalemme (24.36-38).

In Luca 24:13-32 Cleopa e il suo compagno riferiscono come Gesù si sia fatto riconoscere da loro "nello spezzare il pane". Il teologo B. P. Robinson sostiene che questo significhi che il riconoscimento si verificò nel corso del pasto,[214] ma Raymond Blacketer osserva che "Molti, forse anche la maggior parte, dei commentatori antichi e moderni, hanno visto la rivelazione dell'identità di Gesù nel momento della frazione del pane, come una sorta di implicazione o riferimento eucaristico."[215]

Giovanni 20–21[modifica]

La pesca miracolosa dei 153 pesci di Duccio, XIV secolo. Gesù è a sinistra, nella quarta apparizione del Vangelo di Giovanni

Marco 16[modifica]

Il cosiddetto "finale lungo di Marco" contiene tre apparizioni:

  • A Maria Maddalena
  • A due dei seguaci di Gesù, mentre camminano in campagna (Gesù appare loro "sotto altro aspetto").
  • Agli undici mentre cenano.

Il luogo dell'apparizione agli undici non è precisato: alcuni ritengono che sia avvenuta in Galilea, dato che Gesù aveva dato lì appuntamento ai discepoli, mentre altri pensano che sia avvenuta a Gerusalemme, a causa delle analogie con il racconto di Luca (compresa la precedente apparizione ai due seguaci mentre camminano in campagna).[216][217]
Il finale di Marco (16:9-20) varia notevolmente tra i manoscritti antichi e gli studiosi sono in accordo quasi universale che la parte conclusiva del finale tradizionale, in cui avvengono tutte le apparizioni del Cristo risorto riportate da Marco, è un'aggiunta posteriore non presente nella versione originale del Vangelo di Marco.[218] La maggioranza degli studiosi reputa la mancanza delle apparizioni della Risurrezione come aventi importante significato teologico. L'esegeta Richard Burridge confronta la fine del Vangelo di Marco con il suo passo biblico 16:9-20:

« La narrazione di Marco, come l'abbiamo ora, finisce tanto bruscamente quanto l'inizio. Non c'è stata introduzione o sfondo all'arrivo di Gesù, e niente per la sua partenza. Nessuno sapeva da dove venisse, nessuno sa dove sia andato, e non molti lo hanno capito quando era qui.[219] »

Una sinossi di concordanze dei vangeli per le apparizioni, in base agli episodi chiave dei Vangeli canonici, viene presentata nella tabella che segue:

Numero Evento Matteo Marco Luca Giovanni
1 Portatrici di mirra/Imbalsamatori Matteo 28.1 Marco 16.1 Luca 24.1 Giovanni 19.38-42
2 Sepolcro vuoto Matteo 28.2-6 Marco 16.2-5 Luca 24.2-12 Giovanni 20.1-13
3 Annuncio della Risurrezione di Gesù Matteo 28.7-8 Marco 16.6-8 Luca 24.1-8
4 Apparizione di Gesù a Maria Maddalena Giovanni 20.11-18
5 Apparizione di Gesù alle donne Matteo 28.9-10 Marco 16.9-11 Giovanni 20.14-16
6 Noli me tangere Giovanni 20.17-18
7 Apparizione sulla strada di Emmaus Marco 16.12-13 Luca 24.13-32
8 Apparizioni agli Apostoli a Gerusalemme Marco 16.14 Luca 24.36-43 Giovanni 20.19-20
9 Apparizione agli Apostoli in Galilea Matteo 28.16-17 Giovanni 21.1-23
10 Missione degli Apostoli Matteo 28.18-20 Marco 16.15-18 Luca 24.44-49 Giovanni 20.21-23
11 Incredulità di Tommaso Giovanni 20.24-29
12 Ascensione di Gesù Marco 16.19-20 Luca 24.50-53

Ascensione[modifica]

Ascensione di Gesù, di Pietro Perugino

L’Ascensione è l'ultimo episodio della presenza terrena di Gesù secondo le due narrazioni dell'evangelista Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli). Esso descrive la sua definitiva salita al cielo, da cui ritornerà solo alla fine dei tempi (Parusia). Il racconto dell'Ascensione conclude le apparizioni di Gesù dopo la sua Risurrezione e rappresenta simbolicamente e proclama l’Esaltazione di Gesù Cristo risorto, cioè la sua intronizzazione alla destra del Padre, che tuttavia ebbe luogo subito dopo la sua morte.

L'Ascensione, inoltre, chiarisce il significato della risurrezione di Gesù mostrando che la risurrezione della carne non è un fenomeno temporaneo e perciò l'Ascensione esemplifica il destino di tutti i salvati.[220] Il racconto dell'Ascensione, quindi, per i cristiani "non è pura invenzione, ma nemmeno una scena dal vero".[221]

L'Ascensione di Gesù in anima e corpo alla destra del Padre è oggetto del Credo niceno e del Credo apostolico. La festività che commemora l'Ascensione è celebrata dalla Chiesa cattolica, nell'Oriente cristiano e in diverse confessioni protestanti. Insieme a Pasqua e Pentecoste è una delle solennità più importanti. Essa è collocata liturgicamente la sesta domenica dopo la Pasqua, lasciando così un intervallo di circa quaranta giorni fra le due feste, in accordo con l'indicazione temporale del Libro degli Atti.

Nel Nuovo Testamento[modifica]

Secondo la narrazione dell'evangelista Luca (Luca 24:51 e Atti 1:9-11), Gesù, dopo la sua Risurrezione ed essersi mostrato ripetutamente agli Apostoli, salì al cielo con il suo corpo per non comparire più sulla Terra fino alla sua Seconda venuta (detta anche "parusìa"). Le modalità di questa ascesa al cielo sono descritte soltanto nel Vangelo di Luca e negli Atti degli apostoli, un'opera attribuita anch'essa a Luca. La dipartita di Gesù dagli Apostoli è assente negli altri Vangeli, nelle lettere di Paolo e in quelle deuteropaoline. Una variante dell'ascensione si trova nella nota e molto dibattuta conclusione del Vangelo di Marco, inserita intorno al secolo II e che manca in molti manoscritti autorevoli.

La visione di Gesù Cristo assiso alla destra del Padre Dio è pronunciata solamente da santo Stefano protodiacono e martire:

« Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». »
(Atti 7:55)

Altri riferimenti si trovano nelle parole di Pietro alla folla (Atti 2:25-28;32-36) e poi davanti al Sinedrio insieme agli Apostoli (Atti 5:26-33).

Nelle opere lucane[modifica]

Il resoconto dell'Ascensione di Gesù, pur essendo uno degli eventi centrali del cristianesimo, è riportato solo dal Vangelo secondo Luca[222] e dagli Atti degli Apostoli[223].

Il Vangelo di Luca riporta:

« Poi [Gesù] li condusse fuori [i discepoli] verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. »
(Luca 24:50-53)

Negli Atti si legge una cronaca più dettagliata dell'evento:

« Egli [Gesù] si mostrò ad essi [gli apostoli] vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio […] Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo». »
(Atti 1,3-11)

Le due narrazioni sono diverse in alcuni dettagli significativi. In particolare negli Atti, l'evento avviene 40 giorni dopo la Risurrezione, mentre il Vangelo secondo Luca sembra collocarlo il giorno stesso della Risurrezione.[224] Questa discrepanza è sorprendente soprattutto perché entrambi i testi sono stati sempre attribuiti allo stesso autore e addirittura costituivano un unico documento, che fu diviso in due agli inizi del II secolo[225], probabilmente per legare il vangelo di Luca agli altri tre vangeli canonici[226] in un solo codice: assemblando così il vangelo "quadriforme" di cui parla Ireneo di Lione.

A parte le discrepanze, discusse nel seguito, le due narrazioni di uno stesso evento al termine del vangelo e agli inizi di Atti, svolgono una funzione di collegamento secondo una prassi scribale antichissima. Se ne trova un esempio analogo nell'annuncio della liberazione degli ebrei dall'esilio babilonese posto sia al termine del Libro delle Cronache e sia all'inizio del Libro di Ezra, che ne costituisce la continuazione e sarebbe opera dello stesso autore.[227] Già nelle cronache mesopotamiche abbiamo esempi di tavolette che si concludono con la stessa frase con cui inizia la tavoletta successiva[228][229]; un espediente scribale indispensabile in tempi in cui mancava il numero di pagina dei libri moderni.

Negli altri libri del Nuovo Testamento[modifica]

Nessun altro libro del Nuovo Testamento fornisce resoconti dell'Ascensione, e gli stessi vangeli non si dilungano molto. L'attenzione teologica di questi testi, infatti, è focalizzata non sulle modalità dell'Ascensione ma sulla cosiddetta "Esaltazione di Gesù Cristo", cioè sul ruolo conseguito da Gesù dopo la sua morte in croce ed essere "salito alla destra del Padre".

Giovanni conclude il suo Vangelo con un'apparizione di Gesù in Galilea, ma parla precedentemente dell'Ascensione in maniera indiretta, riportando una testimonianza di Maria Maddalena per cui non era necessario che lei lo trattenesse perché il momento della sua Ascensione, quaranta giorni dopo, non era ancora venuto e avrebbero avuto ancora tempo:

« Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"». »
(Giovanni 20:17)

Il Vangelo secondo Matteo non parla nemmeno indirettamente di ascensione al cielo, anche se Gesù risorto dichiara: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra"; una frase che testimonia l'avvenuta Esaltazione di Gesù. Nel brano che conclude questo Vangelo, Gesù appare ai discepoli su un monte della Galilea dove li aveva convocati e li invia in missione nel mondo, congedandosi da loro con le parole:

« Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. »
(Matteo 28,16-20)

Il Vangelo secondo Marco ne fa un breve accenno in un versetto della cosiddetta "Finale lunga di Marco" (Marco 16:9-20); una pericope che secondo la maggior parte degli studiosi non era presente nella versione originale[230]:

« Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. »
(Marco 16,19)

La "finale lunga" del Vangelo secondo Marco non compare nei manoscritti più antichi e negli altri ci sono ben 9 versioni di diversa lunghezza (Marco 16:9-20). Essa è compresa nel testo evangelico adottato dalla chiesa, tuttavia, secondo gli studiosi - anche cristiani - sarebbe un'aggiunta successiva.[231] Marco, infatti, focalizza il suo racconto esclusivamente sulla missione pubblica di Gesù e come trascura gli eventi precedenti il battesimo di Gesù adulto sul fiume Giordano, avrebbe trascurato anche gli eventi successivi alla sua morte e all'annuncio della sua risurrezione.

Anche nelle lettere canoniche non si descrive l'Ascensione, pur menzionando ripetutamente l'elevazione ai cieli di Gesù e le sue conseguenze. Per esempio: Efesini (4:7-13), Timoteo, 1 (3:16), Pietro, 1 (3:21-22).

Confronto fra le due versioni lucane[modifica]

Il resoconto del Vangelo di Luca e degli Atti degli apostoli differiscono nei seguenti particolari:

  • Il vangelo sottolinea che Gesù mentre viene elevato al cielo benedice gli apostoli presenti e non fa alcun cenno esplicito ad uno stacco temporale di 40 giorni fra Risurrezione e Ascensione. Dopo la cena ad Emmaus e le due ore necessarie per il rientro a Gerusalemme dei due discepoli, Luca colloca un lungo incontro notturno di Gesù con gli apostoli, in cui egli li incarica di predicare il vangelo a tutti i popoli "cominciando da Gerusalemme". Segue il racconto dell'Ascensione separato solo da un "poi" e perciò verosimilmente da collocarsi nella mattina del giorno successivo, se non dopo.[232]
  • Gli Atti, invece, collocano l'Ascensione 40 giorni dopo la Risurrezione, periodo in cui Gesù avrebbe dato molte prove di essere vivo e avrebbe istruito i discepoli, e non menzionano il gesto di benedizione sacerdotale.

Indagine con il metodo storico-critico[modifica]

La descrizione dell'Ascensione contiene immagini simboliche che devono essere riconosciute:

  • Anzitutto il "salire" è associato al divino dal folklore universale. Per questo motivo nella Bibbia Dio viene qualificato come l'"Altissimo" (Gn 14,19) e la sua sede è sempre su una montagna. Per incontrarlo occorre "salire" (salmo 122,4 e più in generale i 15 salmi detti "delle ascensioni"). Prima di Gesù vengono elevati a Dio Enoch (Gn 5,24; Sir 44,16; Eb 11,5), Elia (2 Re 2, 11-16) e i giusti morti prematuramente (Sap 3,2-4; 4,10-11)
  • La nube in cui Gesù penetra (At 1,9) è un legame fra cielo e terra, velo della dimora divina e della sua gloria o veicolo per raggiungerla. Compare nell'Esodo (da 13,21 in poi e in particolare 40,34) come nei testi apocalittici (Dn 7,13, Lc 21,27, Ap 1,7;14,14)

Avendo probabilmente in mente la storia di Elia, Vorgrimler conclude che il racconto dell'Ascensione ha "la struttura letteraria tipica delle scene di rapimento veterotestamentarie".[233] Nella mitologia greco-romana si hanno analogamente i "rapimenti" di Ercole e di Romolo. Anche fonti cristiane, quindi, concludono che la descrizione dell'Ascensione "è un genere letterario, anche se ritrae un evento reale".[234][235]

Per quanto riguarda, invece, le discrepanze fra le due versioni lucane il metodo storico-critico può solo limitarsi a constatarle[230][236][237][238] Dato che i due resoconti lucani hanno probabilmente lo stesso autore, si trovavano nella stessa opera e sono presenti negli stessi manoscritti occorre o spiegare il significato delle discrepanze con un'indagine di tipo letterario o teologico (si veda la sezione successiva) o ipotizzare circostanze che giustifichino l'aggiunta di uno dei due resoconti. Sembra difficile applicare il criterio dell'amplificazione o quello della lectio brevior per scartare la versione in Atti. Risulta, invece, più facile supporre che la versione aggiunta quando l'opera lucana venne divisa in due libri separati sia quella del vangelo di Luca. L'assenza, infatti, del racconto in alcuni manoscritti del Vangelo si spiegherebbe con la difficoltà di conciliare due versioni diverse, come annotano i commentatori della Bibbia di Gerusalemme[239] e quelli della Bibbia TOB[240]

Indagine con i metodi della critica letteraria ("literary criticism")[modifica]

Negli ultimi decenni del secolo XX l'attenzione degli studiosi, soprattutto in Europa, si è spostata sullo studio del testo canonico della Bibbia (il cosiddetto "canonical criticism")[241] a discapito degli studi, talvolta inconcludenti, legati all'ipotesi documentale. In questa nuova ottica il vero autore del testo biblico, di cui occorre comprendere le intenzioni, è il redattore finale, che, invece, per gli studiosi legati all'ipotesi documentale era un semplice compilatore, che si era limitato ad accostare fra loro testi pre-esistenti senza curarsi delle duplicazioni. Ciò ha comportato la scoperta di strutture letterarie implicite, molto diffuse, ma prima ignorate (come l'inclusione), una maggiore attenzione ai collegamenti intertestuali e l'utilizzo dei metodi sviluppati per l'analisi letteraria di opere non-bibliche[242], fra cui anche la narratologia.[243]

L'analisi delle due opere lucane ha evidenziato un collegamento strutturale tra di loro molto più profondo di quello evidente costituito dalla dedica di entrambe a Teofilo e del richiamo al Vangelo fatto nell'introduzione di Atti. Nella seconda metà del XX secolo numerosi autori hanno evidenziato una struttura chiastica complessiva che impone di leggere le due opere come un singolo lavoro allo scopo di coglierne il significato complessivo [244][245][246][247][248].

Il primo indizio di una struttura comune si può leggere nello schema geografico in cui Luca ha costretto la narrazione, forse forzando la realtà storica degli eventi. Il Vangelo inizia inserendo la nascita di Gesù nel contesto del decreto con cui Augusto ordina il censimento di tutto l'impero romano, mentre gli Atti si concludono con la predicazione del vangelo di Gesù a Roma. La predicazione di Gesù inizia in Galilea (Luca 4,14), cioè fra i "gentili" (Mt 4,12-15), e prosegue prima in Samaria e Giudea (Luca 9,51-19, 27) e quindi a Gerusalemme (Luca 19,28-23,46), mentre la predicazione della Chiesa segue il cammino inverso iniziando a Gerusalemme (Atti 2-7), proseguendo in Giudea e Samaria (Atti 8-11) e concludendosi nel mondo pagano (Atti 12 e poi 13-28). Questa sequenza di eventi viene sottolineata da Luca all'inizio di Atti tramite il comando di Gesù agli Apostoli di essergli testimoni "a Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria e fino ai confini della terra" (Atti, 1,8); un comando già anticipato al termine del Vangelo (Lc 24,47). Vangelo e Atti, quindi, formano un dittico fondato sul parallelismo fra la predicazione di Gesù e quella della Chiesa nascente ed evocato tramite la struttura chiastica dei dettagli geografici.

Il centro letterario del racconto complessivo non è la Passione e Risurrezione di Gesù, ma la sua Ascensione, che viene opportunamente raccontata due volte: al termine del Vangelo e all'inizio di Atti con dettagli diversi per suggerire messaggi diversi.

Il significato teologico dell'Ascensione è indicato da Luca tramite il confronto fra inizio e termine del Vangelo. All'inizio, infatti Luca ricorda simbolicamente un atto del culto ebraico, che non può essere portato a termine: Zaccaria esce dal Tempio ma è muto e non può benedire il popolo alzando le mani, come previsto dal culto ebraico (Luca, 1,20-22); nell'Ascensione, invece, Gesù si manifesta come il vero Sommo Sacerdote che sale al cielo impartendo alla Chiesa nascente la benedizione sacerdotale con le mani alzate.[249] Il finale del Vangelo, quindi, allude con chiarezza alla teologia, dettagliata nel settimo capitolo della Lettera agli Ebrei, secondo cui il sacerdozio di Cristo è superiore a quello Levitico e all'assistenza che dal cielo Gesù continuerà a fornire alla Chiesa (cfr. Esaltazione di Gesù Cristo).

Il parallelismo fra predicazione di Gesù e predicazione della Chiesa può essere riscontrato sin dalle prime pagine dei due libri: Gesù, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo (Luca 3,21-22), si prepara alla sua missione con 40 giorni di preghiera nel deserto; la Chiesa viene preparata alla sua missione da Gesù durante i 40 giorni che precedono l'Ascensione e con la successiva discesa dello Spirito Santo a Pentecoste.

Queste considerazioni approfondiscono e chiariscono quanto asserito nella Bibbia TOB: "In At 1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione" che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.[250]

Altre interpretazioni[modifica]

Alcuni studiosi spiegano la discordanza sull'indicazione del tempo dell’Ascensione negli scritti lucani ipotizzando che, al momento della redazione del vangelo che porta il suo nome, Luca non fosse a conoscenza dei racconti su altre apparizioni di Gesù, in particolare quelle in Galilea riferite dai vangeli di Matteo e Giovanni. Venutone a conoscenza al momento della redazione degli Atti degli Apostoli, Luca avrebbe spostato il momento dell'Ascensione per lasciare spazio anche alle altre tradizioni.

Quest’ipotesi non trova però il favore della maggioranza degli studiosi, che ritengono che Luca abbia agito spinto da motivazioni teologiche.[251]. Va, infatti, corretta l’idea, derivata da un'interpretazione semplificata degli Atti, secondo cui Gesù abbia trascorso quaranta giorni sulla Terra prima di salire al Cielo: Egli era già presso Dio e da lì si è manifestato per un certo periodo ai suoi discepoli per completare la sua predicazione e la loro formazione. La durata di quaranta giorni per le apparizioni post-pasquali è probabilmente simbolica, dato che nella Bibbia il numero quaranta è carico di simbolismi.[252]

L'Ascensione, quindi, non va intesa come il primo ingresso di Gesù risorto nella gloria ma come la sua ultima apparizione ai discepoli, in cui si congeda definitivamente da loro lasciando spazio alla successiva manifestazione dello Spirito Santo. Secondo la Bibbia delle edizioni Paoline, per esempio: "Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc 24,51. cf Gv 20,17; la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate".[253] In altre parole dal punto di vista di Gesù, presentato nel Vangelo, la Risurrezione e l'Ascensione fanno parte dello stesso evento, perché il Risorto è già nella gloria di Dio; dal punto di vista degli apostoli, presentato negli Atti, il discorso è diverso, perché prima di iniziare la predicazione del vangelo essi dovranno maturare l'evento pasquale. Per i discepoli di Gesù, l'Ascensione è una tappa verso la Pentecoste, che concluderà il loro periodo di preparazione.[254][255]

Altre considerazioni teologiche[modifica]

Sulle modalità e il significato dell'ascensione di Gesù sono state elaborate molte considerazioni teologiche, tutte in un certo senso dipendenti dall'osservazione, fatta più sopra, che la descrizione dell'Ascensione rispecchia più un genere letterario che un resoconto di tipo storico. L'idea risale a David Friedrich Strauß, secondo cui l'Ascensione esprimerebbe in forma mitologica la fede dei primi cristiani nell'Esaltazione di Gesù Cristo basata sulle profezie dell'Antico Testamento e in particolare sul cap. 7 del Libro di Daniele.[256] Anche Rudolf Bultmann sostenne che il racconto dell'Ascensione è condizionato dalla visione mitologica dell'epoca di Gesù, che vedeva il mondo diviso in tre piani: al centro la Terra, al di sopra il cielo e al di sotto gli inferi. Oggi il cielo nel senso antico, come un luogo sopra di noi, in cui vive Dio, non esiste più, pertanto il racconto dell'Ascensione non si può più prendere alla lettera come se fosse una descrizione storica.[257] Alcuni autori ritengono che Luca non abbia inventato il racconto ma si sia rifatto ad una tradizione più antica, che ricordava il congedo definitivo di Gesù, dopo la risurrezione, dai suoi discepoli riuniti tutti nello stesso luogo. Nell'elaborazione del racconto, l'evangelista si sarebbe ispirato al modello biblico dell'assunzione in cielo di alcuni personaggi dell'Antico Testamento, inserendovi le proprie tematiche teologiche.[258] Altri autori pensano invece che, anche se vi fosse stata una tradizione pre-lucana sull'Ascensione, la sua storicità non sarebbe comunque certa. Karl Rahner e Jürgen Moltmann ritengono che gli apostoli non abbiano assistito ad un'ascensione avvenuta in senso fisico, ma avrebbero semplicemente preso coscienza che Gesù, terminata la sua missione, era accanto a Dio.[259][260] Secondo Robert Funk, il racconto dell'Ascensione riferito da Luca sarebbe stato inventato in età apostolica per mettere fine alle crescenti affermazioni di apparizioni di Gesù all'interno delle comunità cristiane[261].

Per il cristianesimo, l'Ascensione è un avvenimento storico e trascendente e rappresenta il compimento definitivo della missione di Gesù, che si congeda dai discepoli e si sottrae al loro sguardo. Con l'Ascensione, Gesù non se ne va semplicemente da questo mondo per tornare alla fine dei tempi, ma viene esaltato e glorificato[262]. Papa Leone I affermava che avendo preservato anche il corpo, Gesù abbia "dimostrato" la sua natura sia umana che divina.[263]

Per Joseph Ratzinger, l'Ascensione conclude il periodo delle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione. Nel vangelo di Luca, Gesù si stacca dai suoi discepoli mentre li benedice: il gesto significa che Egli, andandosene, apre il mondo a Dio. Nell'occasione, Gesù non compie fisicamente un viaggio verso una zona lontana del cosmo, ma entra nella piena comunione con Dio. Anche se non è più fisicamente visibile, Gesù rimane comunque presente nel mondo in modo nuovo, grazie al potere di Dio che supera le limitazioni della spazialità; i discepoli ne sono consapevoli ed è per questo che non si rattristano, ma sono pieni di gioia.[264].

Per Hans Küng, l'Ascensione di Gesù non va intesa come un viaggio attraverso lo spazio, ma come uno scomparire dalla Terra. Nella comunità cristiana più antica non sarebbe esistita la tradizione di un'ascensione visibile di Gesù avvenuta davanti ai discepoli: il Vangelo di Marco accenna all'Ascensione, ma non racconta come avvenne. Il vangelo di Luca fa un accenno all'Ascensione come elevazione di Gesù, ma il racconto dettagliato dell'evento si trova negli Atti degli Apostoli, redatti dopo i Vangeli sinottici. Secondo Küng, con il racconto degli Atti Luca non voleva solo dare concretezza all'idea dell'elevazione di Gesù, ma il suo scopo principale era quello di correggere l'aspettativa di un suo imminente ritorno sulla Terra. Con il suo allontanamento dal mondo, Gesù ha delegato l'annuncio ai discepoli e posto le premesse per la discesa dello Spirito Santo: comincia la missione della Chiesa, che durerà fino alla fine dei tempi, quando Gesù ritornerà in maniera visibile. Con la conclusione del racconto, Luca intende dire che i seguaci di Gesù non devono stare a guardare il cielo, ma devono testimoniare Gesù nel mondo[265].

Per il cardinale Gianfranco Ravasi l'Ascensione non va interpretata in senso materialistico, ma in senso principalmente teologico. La risurrezione, con le conseguenti apparizioni ai discepoli, stabilisce la continuità tra il Gesù storico e il Cristo risorto, mentre l'Ascensione celebra la gloria del Risorto: Gesù conclude il suo percorso storico e viene esaltato, rientrando nel mondo divino a cui apparteneva come Figlio di Dio.[266]

Per il teologo Roger Haight, la risurrezione e l’ascensione sono due aspetti della stessa realtà. Quel Gesù che era stato ucciso non è rimasto vittima del potere della morte: Dio lo ha vivificato, ma lo ha anche esaltato. Gesù si manifesta ai discepoli per comunicare di essere vivo e poi le apparizioni si interrompono definitivamente, perché la glorificazione di Gesù è un mistero insondabile. Si tratta di una realtà trascendente, che è oggetto di fede: le rappresentazioni sensibili di questa realtà elaborate dagli evangelisti sono da considerarsi essenzialmente come veicoli simbolici.[267]

Tempo[modifica]

Il Vangelo di Marco non fornisce indicazioni temporali sull'evento dell'Ascensione. Gli Atti degli Apostoli, separano cronologicamente la risurrezione dall'ascensione al cielo, ponendo quest'ultima 40 giorni dopo la prima[265].
Il Vangelo secondo Luca – a differenza degli Atti degli Apostoli – pone invece l'Ascensione il giorno stesso della Risurrezione.[230][236] Gli studiosi dell'École biblique et archéologique française, i curatori della cattolica Bibbia di Gerusalemme, commentando Luca 24,44-51, evidenziano che "Poi: tutto sembra accadere lo stesso giorno, quello della risurrezione. At1,1-8 suppone invece un periodo di quaranta giorni".[237] Gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano "le evidenti contraddizioni di date dell'ascensione" tra gli unici due resoconti neotestamentari (Luca 24,1-52 e Atti 1,3-12) e come anche in Matteo 28,17 "Non si fa menzione di una ascensione perché questa ha coinciso con la risurrezione".[238] In merito a tali resoconti, anche gli esegeti curatori della Bibbia TOB sottolineano come "At1,3-11 [...] colloca questo evento quaranta giorni più tardi", mentre il Vangelo di Luca pone l'ascensione il giorno stesso della risurrezione; la spiegazione che viene data da tali esegeti è, quindi, di tipo non storico ma teologico: "In At1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione" che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.[250] I curatori della Bibbia edizioni Paoline spiegano anch'essi teologicamente la discrepanza:"Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc24,51. cf Gv20,17: la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate".[253]

In merito alla menzione dell'ascensione nel Vangelo secondo Luca (24,51) – ascensione posta il giorno stesso della risurrezione nel passo evangelico lucano, in contrapposizione con il passo degli Atti (1,3-11) che la pone quaranta giorni dopo – l'interconfessionale Bibbia TOB[268] evidenzia che "questa menzione dell'ascensione manca in alcuni antichi testimoni [manoscritti dei copisti], senza dubbio a causa della difficoltà che si trova a conciliarla con At1,3-11 (dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi)"; anche gli esegeti dell'École biblique et archéologique française curatori della Bibbia di Gerusalemme[269] sottolineano come tale passo evangelico sia "omesso da D[270] ed altri [manoscritti]. Questa omissione vuole evitare un'ascensione il giorno stesso della risurrezione, che sembrava contraddire quella di At1,2.3.9, quaranta giorni più tardi".[271]

Alcuni studiosi spiegano la discordanza sull'indicazione del tempo dell'Ascensione negli scritti lucani ipotizzando che, al momento della redazione del vangelo che porta il suo nome, Luca non fosse a conoscenza dei racconti su altre apparizioni di Gesù, in particolare quelle in Galilea riferite dai vangeli di Matteo e Giovanni. Venutone a conoscenza al momento della redazione degli Atti degli Apostoli, Luca avrebbe spostato il momento dell'Ascensione per lasciare spazio anche alle altre tradizioni. Quest’ipotesi non trova però il favore della maggioranza degli studiosi, che ritengono che Luca abbia agito spinto da motivazioni teologiche.[251].

Altri studiosi sostengono invece che il vangelo di Luca e gli Atti degli apostoli costituivano inizialmente un unico libro; la conclusione del vangelo lucano, con la descrizione dell’Ascensione, sarebbe stata aggiunta posteriormente, quando i due libri vennero separati.

Atti e Vangelo di Luca concordano almeno sull'ordine degli eventi: prima l'Ascensione, poi il dono dello Spirito Santo agli apostoli, promesso da Gesù. In accordo con Atti, Luca 24:44-50 riferisce le parole di Gesù che anticipano la discesa dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste, dopo la sua Ascensione al cielo.
La parola greca δύναμιν[272] (trasl. dynamin, al v. 48) è identificata con lo Spirito Santo Dio.

Luogo dell'Ascensione e del culto a Gerusalemme[modifica]

Edicola dell'Ascensione

Negli scritti del Nuovo Testamento l'evento dell'Ascensione è collocato nei pressi di Gerusalemme. Se i vangeli di Matteo e Giovanni non trattano dell'Ascensione e il Vangelo di Marco la nomina senza fornire informazioni sul luogo, più dettagliato è il resoconto del Vangelo di Luca che specifica che Gesù, dopo essere apparso ai discepoli a Gerusalemme, prima di ascendere al cielo li condusse sulla strada verso Betania di Giudea. Più chiari ancora gli Atti, che nominano esplicitamente il monte degli ulivi, poiché dopo l'ascensione i discepoli

« ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. »
(Atti 1:12)

La tradizione ha consacrato questo luogo come il Monte dell'Ascensione.

Il significato della Risurrezione[modifica]

La risurrezione di Gesù per il cristiano non è soltanto un fatto strano ed eccezionale; è qualcosa che trabocca di conseguenze.

La risurrezione è una rivalsa[modifica]

Immaginiamoci un uomo punito per qualcosa che non ha fatto. Viene umiliato pubblicamente e la sua reputazione, tutto ciò che rappresenta, è gettato nella polvere. Se giustizia deve esser fatta, allora egli deve essere vendicato: il verdetto deve essere capovolto e deve essere dichiarato libero da colpa. Tale visione si applica a Gesù. La croce vide un Gesù innocente trattato come un colpevole, e nella risurrezione Dio ribalta quella decisione e lo rivendica ai suoi seguaci. Facendo risorgere Gesù dai morti, Dio dichiara Gesù innocente e afferma in un azione ciò che aveva detto precedentemente a parole: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto."

La risurrezione è un'autenticazione[modifica]

Gesù fece affermazioni straordinarie. Tali affermazioni richiedono la nostra fiducia e pretendono la nostra azione. Inevitabilmente, ci chiediamo se egli possa essere creduto, se ci si possa fidare. Nel far risorgere Gesù dai morti, Dio autentica chi è Gesù e cosa ha proclamato. Le risurrezione è il beneplacito di Dio sulle affermazioni di Gesù. Le risurrezione attesta che Gesù può e deve essere creduto: possiamo affidargli le nostre vite.

La risurrezione ha implicazioni[modifica]

Per i cristiani, le implicazioni della risurrezione di Gesù sono straordinariamente profonde e di vasta portata: non solo le dichiarazioni e gli insegnamenti di Gesù sono proclamati veri e degni di fiducia, ma i nostri grandi nemici – il peccato, il male e la morte – sono sconfitti. La risurrezione dimostra che Dio ha accettato il "pagamento" di Gesù sulla croce quale riscatto per i nostri peccati, che il potere del male è stato decisamente infranto, che la nostra risurrezione personale dai morti è assicurata. Se crediamo nella risurrezione di Gesù, i nostri comportamenti verso vita, morte e futuro, tutto, viene alterato.

Tali implicazioni della risurrezione non riguardano solo la nostra testa ma anche il nostro cuore. Per i discepoli, la risurrezione non fu semplicemente un fatto storico, ma fu anche un'esperienza personale. Dopo che Gesù li ebbe lasciati, i due sulla strada per Emmaus si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (Luca 24:32). Da quel giorno, un numero infinito di persone hanno sentito il loro cuore ardere nel petto incontrando il Gesù vivente, risorto. In verità, è tale esperienza personale della presenza del Gesù risorto che sta proprio alla base della fede cristiana.

Credere nella risurrezione di Gesù non è solo mettere una spunta nella casella di un elenco di "Cose in cui credo": è lasciare che cambi il modo in cui viviamo.

Conclusione[modifica]

Se uno crede che i morti non possano mai resuscitare allora, naturalmente, niente convincerà che Gesù resuscitò realmente dai morti. Ma avere una tale convinzione vuol dire essere molto fiduciosi di sapere tutto su come funziona questo universo ancora così ignoto. E se si ha una mente aperta alla possibilità che Gesù possa in effetti essere risorto dai morti, allora le testimonianze della risurrezione sono alquanto forti.

Tuttavia, c'è un'area di prove che non è ancora stata menzionata, un'area di testimonianza per la risurrezione di Gesù che può essere testata personalmente. Al centro dell'idea della risurrezione sta la sorprendente fiducia che Gesù stesso sia vivo, che non sia semplicemente una figura storica ma una realtà presente: una persona vivente con cui si può comunicare e relazionarsi. La testimonianza dei cristiani nel corso dei secoli è che ciò continua ad essere vero: Gesù è vivo e lo si può sentire come qualcuno che trasforma la vita.

Coloro che vogliono veramente incontrare il Gesù risorto, non per curiosità oziosa ma per un desiderio di conoscerlo come Salvatore, Re e Signore della propria vita, allora possono trovarlo tuttora: egli è presente.

Note[modifica]

Per approfondire, vedi Indagine Post Mortem e Serie cristologica.
  1. La donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Giovanni 20,1, sono invece due secondo Matteo 28,1, tre secondo Marco 16,1 e almeno cinque secondo Luca 24,1-10.
  2. Secondo Marco 16,1 per completare l'imbalsamazione del cadavere lasciata in sospeso il venerdì sera per il sopraggiungere del tramonto, coincidente con l'inizio del sabato e il divieto di lavoro.
  3. L'originale greco "il chiarore del primo giorno della settimana" (per gli ebrei il giorno cominciava al tramonto) può indicare l'inizio della notte tra sabato e domenica, cfr. Bibbia TOB, nota a Mt 28,1
  4. Giovanni mette in scena esplicitamente la sola Maddalena ma nel versetto successivo (20,2) questa riferisce "non sappiamo dove l'hanno posto", confermando la presenza di più donne al sepolcro.
  5. È il più antico riferimento relativo alla risurrezione e alle apparizioni di Gesù, databile alla primavera del 56 (vedi Bibbia TOB, p. 2608).
  6. I versetti 9-11 sono aggiunte successive alla originale redazione del Vangelo di Marco e riassumono sommariamente le varie apparizioni di Gesù.
  7. La vita segreta di Gesù. I vangeli apocrifi spiegati da Vito Mancuso, Garzanti, 2014
  8. Catechismo della Chiesa cattolica, parte prima, sezione seconda, articolo 643
  9. 9,0 9,1 Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, Vol. II, Libreria Editrice Vaticana, 2011
  10. Franco Giulio Brambilla, Il Crocifisso risorto, Queriniana, 1998, p. 45
  11. H. Kessler, La Risurrezione di Gesù Cristo. Uno studio biblico, teologico-fondamentale e sistematico, Brescia Queriniana 1999, cit. in G. Barbaglio e A. Bodrato, Quale storia a partire da Gesù?, Servitium, 2008
  12. Da "Aleteia"
  13. William Lane Craig, in Lee Strobel, The Case for Christ, 1998, p. 290 (tr. italiana "Il caso Gesù", ECB, 2009)
  14. Padre Eusebio, Vita di Gesù, Antares, 2002
  15. Una ricostruzione dettagliata che concilia tutte le contraddizioni contestate dagli storici è in M. Valtorta, L'Evangelo, vol. 10, capp. 617-620.
  16. Tale finale del Vangelo secondo Marco è canonico e come precisano i curatori della Bibbia Edizioni Paoline "sul suo valore ispirato non abbiamo dubbi per la definizione del Concilio di Trento dell'8.4.1546" (La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1590).
  17. 17,0 17,1 Conferenza Episcopale Italiana, Catechismo degli adulti, Libreria Editrice Vaticana, 2004
  18. Santi Grasso, Il Vangelo di Giovanni, Città Nuova, 2008
  19. Karl Adam, Gesù il Cristo, Morcelliana, 1995
  20. Carlo Maria Martini, Il problema storico della risurrezione negli studi recenti, Università Gregoriana Editrice, Roma, 1980
  21. Gianfranco Ravasi, I Vangeli del Dio risorto, Edizioni Paoline, 1995
  22. Gianfranco Ravasi, Luc Ferry, Il cardinale e il filosofo, Mondadori, 2014, p. 107
  23. Alberto Maggi, Come leggere il Vangelo, Cittadella, 2017, pp. 158-160
  24. Hans von Campenhausen, Der Ablauf der Osterereiguisse und das leere Grab, Heidelberg, 1966
  25. K. Schubert, Bibel und Geschichte, Knosterneuburg, 1999
  26. Martin Dibelius, Jesus
  27. Pinchas Lapide, The Resurrection of Jesus: A Jewish Perspective, SPCK Publishing, 1984
  28. Gary Habermas e John Drane, in Lee Strobel, The Case for Christ: A Journalist's Personal Investigation of the Evidence for Jesus, Zondervan, 1998, p. 316-318, ISBN 9780310209300. (tr. italiana Il caso Gesù, ECB, 2009).
  29. "La risurrezione di Cristo: evento storico e definitivo".
  30. Vol. 1: "Le radici del problema e della persona", Brescia, Queriniana 2001.
  31. Hans Küng, Essere cristiani, Rizzoli 2012, p. 421.
  32. Marco 15,42-47; Marco 16; Giovanni 19,38-42;20; Luca 23,50-56;24; Matteo 27,57-66;28.
  33. 33,0 33,1 Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, p. 168,185-186.
  34. Come osserva anche il biblista Bart Ehrman: "Quanto alla risurrezione, i vangeli dissentono su ogni dettaglio o quasi". (Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119).
  35. Gli studiosi dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme), ritengono che lo scopo della visita delle donne al sepolcro per imbalsamare (o ungere) il cadavere di Gesù – come riportato in Marco e Luca, a differenza di Matteo che parla di una semplice visita – non sia verosimile dopo un lasso di tempo così ampio e nelle condizioni climatiche della regione e, inoltre, che tale progetto non si accordi con le cure usate da Giuseppe d'Arimatea e da Nicodemo, precisate in Giovanni 19,39-40. Alla stessa conclusione giungono il teologo Rudolf Bultmann e il filologo Eduard Schwartz, i quali fanno inoltre rilevare la contraddizione delle donne che, recandosi al sepolcro la domenica, solo quando sono già per strada si chiedono - rendendo vano lo scopo del loro viaggio – come avrebbero fatto a rotolare il pesante masso che chiudeva il sepolcro (Marco 16,3), essendone a conoscenza in quanto testimoni della chiusura della tomba (Marco 15,47).
  36. Gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano, altresì, come il Vangelo secondo Giovanni – oltre a varie discordanze con i sinottici in merito al ritrovamento del sepolcro vuoto – presenti delle ulteriori incongruenze interne e che tali "incongruenze nella narrazione dimostrano che l'evangelista ha ripreso fonti precedenti"; ad esempio, pur essendo la sola Maddalena che si reca al sepolcro, la stessa si esprime poi al plurale nel fare il suo resoconto ai discepoli (Giovanni 20,2), avendo l'evangelista ridotto il numero delle donne per collegarsi alla tradizione secondo la quale è la stessa Maddalena a vedere Gesù risorto; inoltre, quando la Maddalena torna al sepolcro (Giovanni 20,11-12) sembra che non abbia ancora guardato dentro allo stesso, a differenza di quanto affermato poco prima (Giovanni 20,2), considerato che nei sinottici le donne vedono il/gli angelo/i la prima volta che guardano nel sepolcro. Gli stessi studiosi sottolineano anche che, già in merito alla morte di Gesù, la tradizione giovannea "è in conflitto" con i sinottici sull'ora della crocifissione – ritenendo Giovanni che avvenga a mezzogiorno, al contrario di Marco che la pone alle 9 di mattina – oltre che sul giorno della stessa, ritenendo in questo caso che "la cronologia più corretta sia quella di Giovanni" che colloca la morte il giorno prima di Pasqua (14 Nisan), al contrario dei sinottici che la riferiscono allo stesso giorno pasquale (15 Nisan). Infine, tali studiosi evidenziano come, riguardo alle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione, nei vangeli canonici "le descrizioni delle apparizioni sono così divergenti che risulta difficile stabilire l'eventuale antichità dei singoli racconti.".
  37. Il teologo Raymond Brown rileva questa divergenza: "Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano. Come possiamo riconciliare questo con il resoconto di Matteo dove, mentre le donne sono al sepolcro, un angelo viene giù dal cielo e rotola la pietra?"; analogamente il biblista Bart Ehrman: "Possiamo continuare a lungo a farci domande e constatare che le risposte divergono da una narrazione all'altra. [...] Se si tratta di un gruppo di donne, chi e quante erano? Al loro arrivo, la pietra era stata rimossa o no dal sepolcro? [...] Gli studiosi si sono accorti, sin dal XVIII secolo, che tali divergenze non possono non influenzare la nostra visione dei vangeli. Non abbiamo di fronte resoconti obiettivi degli eventi. Le differenze sono troppe e non riguardano soltanto alcuni particolari dell'uno o dell'altro vangelo, bensì la descrizione complessiva e gli elementi fondamentali". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312; Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 216-217).
  38. Giovanni 20,1-13; Marco 16,1-8; Luca 24,1-9; Matteo 28,1-8.
  39. Il teologo Raymond Brown osserva: "la presentazione di Matteo delle donne (28,8-10) è drammaticamente all'opposto di quella di Marco. Le donne hanno ancora paura, ma esse obbediscono all'Angelo e corrono con grande gioia a dare il messaggio degli angeli ai discepoli di Gesù.". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1159).
  40. Luca 24,33-37; Giovanni 20,10-26; Matteo 28,5-20; Marco 16,5-20.
  41. Raymond E. Brown, La morte del Messia: un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli, Queriniana Editore, 2007.
  42. «E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».(Luca 24,49).
  43. Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme ebrei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.(Atti 2,1-5).
  44. Questo sia secondo Luca – che pone l'Ascensione il giorno stesso della Risurrezione, ovvero poco dopo aver impartito ai discepoli l'ordine citato di non lasciare Gerusalemme – sia secondo gli Atti degli Apostoli, che invece pongono l'Ascensione 40 giorni dopo.
  45. Gli apostoli vivi al momento della prima apparizione di Gesù erano undici: Giuda – secondo il Vangelo di Matteo, che dà una tempistica precisa del fatto (27,1-11) – si era suicidato prima della crocifissione di Gesù e il nuovo dodicesimo apostolo (Mattia) – secondo gli Atti degli Apostoli – fu eletto solo dopo l'ascensione di Gesù e quindi dopo la fine delle apparizioni.
  46. Alberto Maggi, Come leggere il Vangelo, Cittadella, p. 160
  47. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119,152.
  48. Bart Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci Editore, 2005, pp. 218-219.
  49. John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, p. 181-188.
  50. Brown, 2002, pp. 815-816, 819, 878, 1287.
  51. Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 227-230.
  52. 52,0 52,1 Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 216-217.
  53. Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 274, 284-285, 316, 442.
  54. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2389, 2431.
  55. Gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano "le evidenti contraddizioni di date dell'ascensione" tra gli unici due resoconti neotestamentari (Luca 24,1-52 e 1,3-12) e come anche in 28,17 "Non si fa menzione di una ascensione perché questa ha coinciso con la risurrezione."; in merito a tali resoconti, anche gli studiosi dell'École biblique et archéologique française, i curatori della Bibbia di Gerusalemme ("At1,1-8 suppone invece un periodo di quaranta giorni."), quelli della Bibbia edizioni Paoline ("Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc24,51. cf Gv20,17: la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate") e quelli della Bibbia TOB ("At1,3-11 [...] dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi") ritengono che il Vangelo di Luca ponga l'ascensione il giorno stesso della risurrezione e gli Atti degli Apostoli 40 giorni dopo. La spiegazione che viene data è, quindi, di tipo non storico ma teologico: "In At1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione." che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.
  56. Come evidenziano anche gli esegeti dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme) e quelli della Bibbia TOB, in molti manoscritti dei primi secoli – per evitare la contraddizione con questo passo di Atti 1,3-12 – non viene riportato il passo Luca 24,51 con la menzione dell'ascensione, "senza dubbio a causa della difficoltà che si trova a conciliarla con At1,3-11 (dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi).".
  57. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2389-2390, 2503.
  58. La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1675, ISBN 88-215-1068-9.
  59. Brown, 2002, pp. 879, 941, 949-952.
  60. John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 205-206.
  61. AAVV, Personaggi della Bibbia, Touring Club Italiano, 2014, p. 428.
  62. Ehrman, 2007,  p. 195.
  63. Ehrman, 2015, 170, 275.
  64. Secondo le consuetudini romane – e vi sono molte testimonianze storiche in merito – i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma, ma i Romani rispettavano le usanze locali e in Giudea ne permettevano la sepoltura. Tuttavia, secondo le regole romane ed ebraiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto comunque consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a Giuseppe di Arimatea, i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.
  65. Risulta piuttosto improbabile quanto dichiarato dal Vangelo secondo Matteo, cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a Gerusalemme, proprio nei pressi del Golgota. Infatti – a parte l'inverosimile coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù – per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di Arimatea – identificabile come l'attuale Rantis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica – e non Gerusalemme. Va, inoltre, considerato che – se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro – a causa dell'impurità contratta (l'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in Numeri 19,11;31,19) non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi degli ebrei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato (Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua Giovanni 18,28).
  66. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti (13,27-30).
  67. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, p. 132-143,148.
  68. Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159,293,294,296.
  69. Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, p. 136.
  70. John Dominic Crossan, Gesù una bibliografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 159,188-194,196.
  71. Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 224-225,229,230,232.
  72. John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 172-176, 187-188, 209.
  73. Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290.
  74. Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159, 293.
  75. Jake H. O’Connell, Jesus' Resurrection and Apparitions: A Baylesian Analysis, Resource Publications, 2016, p. 133-139.
  76. Clayton R. Bowen, The Resurrection in the New Testament, G.P. Putnam’s Sons, 1911.
  77. Il teologo Raymond Brown osserva inoltre: "È notevole che anche [Josef] Blinzler (Prozess 415), che tende a essere estremamente conservatore riguardo alla storicità, riconosce la difficoltà nel dichiarare storico il racconto delle guardie. [...] La menzogna che i soldati furono corrotti per diffondere ("i suoi discepoli, venendo la notte, l'hanno rubato mentre noi stavamo dormendo") è qualcosa scartato come assurdo. Dormire in servizio era un reato capitale nell'esercito romano; e così i soldati avrebbero dovuto sapere che stavano condannandosi a morte da soli, nonostante la promessa che i sommi sacerdoti avrebbero persuaso il governatore [...] Tuttavia c'è un argomento ancora in più importante contro la storicità e che è effettivamente molto forte. Non solo gli altri vangeli non menzionano le guardie al sepolcro, ma la presenza delle guardie avrebbe reso la loro narrazione riguardo alla tomba piuttosto incomprensibile. Gli altri tre vangeli canonici riportano che le donne vanno alla tomba alla Pasqua, e il solo ostacolo al loro ingresso che è menzionato è la pietra. Certamente gli evangelisti avrebbero dovuto spiegare come le donne speravano di entrare nella tomba se c'erano delle guardie piazzate lì col preciso compito di impedire l'ingresso. Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano [...] Questo, naturalmente, non significa che il racconto sia senza valore. [...] La Bibbia è una collezione di stili letterari di molti generi differenti, e noi la svalutiamo se enfatizziamo la storicità in un modo che sminuisca altri tipi di letteratura biblica. [...] La cosa fondamentale era una drammatizzazione escatologica e apocalittica del potere di Dio di assistere il Figlio contro tutte le opposizioni umane, non importa quanto potenti. Giovanni ha una parzialmente simile drammatizzazione in 18,6, dove nel giardino del Cèdron una coorte di soldati romani comandata da un tribuno e degli assistenti Ebrei cadono al suolo di fronte a Gesù quando egli dice "Io sono". La verità trasmessa dal dramma può a volte essere più efficacemente impressa nella mente della gente che la verità trasmessa dalla storia". (Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 274, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312).
  78. Corrado Augias, Mauro Pesce, "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006.
  79. Adriana Destro e Mauro Pesce, Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli, Carocci Editore, 2014, pp. 35-48.
  80. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2299-2300, 2509-2510.
  81. Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 229-230.
  82. Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 58-63,78-79.
  83. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 78-82.
  84. Rudolf Bultmann, Storia dei vangeli sinottici, EDB, 2016, pp.15-20, 29-35, 49-51, 60-61, 75-76, 978-88-10-55850-8.
  85. John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, p. 25.
  86. Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 30-32, 40, 52-53, 88-89, 249.
  87. Bart D. Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, p. 22.
  88. Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, p. 207, 215-216.
  89. John Dominic Crossan, Gesù una bibliografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 16-18.
  90. Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 245.
  91. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp.32-33.
  92. Dei circa 5.800 manoscritti in greco che ci sono pervenuti – dalle copie complete ai frammenti con pochi versetti – non vi sono due testi uguali e si contano infatti ben più di 200.000 differenze, tanto che il loro numero supera quello delle parole che costituiscono il Nuovo Testamento stesso. Anche se moltissime di queste differenze non sono rilevanti, come ad esempio gli errori ortografici, una parte genera invece delle divergenze sostanziali.
  93. Ehrman, 2015, pp. 25-28.
  94. Ehrman, 2007, pp. 16,53-81,145-202,205-235.
  95. Bruce Metzger e Bart Ehrman, Il testo del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, 2013, pp. 9,123-182,220-296.
  96. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 185-282.
  97. Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 137-230.
  98. Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 115-209.
  99. Bart Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci Editore, 2005, pp. 121-321.
  100. Bart D. Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, pp. 4-5,16.
  101. 101,0 101,1 Brown, 2002, p. 820.
  102. Bart Ehrman, Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why, HarperOne, 2005, pp. 1-15, 45-69, 90-99, 151-175, 207-218.
  103. Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. (Marco 16,9-20).
  104. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. (Marco 16,8).
  105. Ehrman, 2015, pp. 96, 116-117, 119.
  106. Ehrman, 2007, pp. 76-80, 95.
  107. La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1590 nota ai versetti 9-20.
  108. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2431-2432 nota "16,9-20".
  109. Bruce Metzger e Bart Ehrman, Il testo del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, 2013, pp. 75, 279-283.
  110. Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 225-226.
  111. John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, p. 201.
  112. Rudolf Bultmann, Storia dei vangeli sinottici, EDB, 2016, p. 71.
  113. Bart Ehrman, Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why, HarperOne, 2005, pp. 65-68, 265.
  114. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 182-183.
  115. Corrado Augias, Remo Cacitti, Inchiesta sul Cristianesimo, Mondadori.
  116. Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 217-218.
  117. Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999, pp. 21,142-143.
  118. Ehrman, 2013, pp. 276-277.
  119. Ehrman, 2015, p. 208.
  120. Gli studiosi individuano alcuni elementi propri della precedente apocalittica ebraica: dualismo, pessimismo, giudizio e imminenza. Gli apocalitticisti erano dualisti - ovvero convinti della presenza di due elementi fondamentali e contrapposti quali le forze del bene e quelle del male - e pessimisti riguardo alla possibilità di sconfiggere tali forze del male nel presente; erano quindi in attesa del giudizio finale di vivi e morti grazie all'intervento improvviso di Dio, che avrebbe portato alla rivincita dei giusti contro le forze del male. Questo intervento divino era atteso come imminente.
  121. Nelle lettere di Paolo di Tarso, scritte intorno al 50 e.v., l'avvento di Dio è ritenuto imminente e Paolo stesso pensava che sarebbe stato ancora vivo in quel momento; anche nel Vangelo secondo Marco, scritto verso il 65-70 e.v., la venuta è attesa come imminente, mentre nei vangeli sinottici successivi di Matteo e Luca, scritti verso l'80-85 e.v., pur mantenendo viva questa speranza, vi sono meno riferimenti in merito; infine, nell'ultimo vangelo, quello di Giovanni, scritto verso il 90-95 e.v., non si trova quasi più alcun insegnamento apocalittico da parte di Gesù, il quale invece sottolinea la propria divinità, a differenza dei sinottici in cui era molto restio a parlare di sé. In alcuni testi apocrifi ancora successivi, come il Vangelo di Tommaso, scritto all'inizio del II secolo, la predicazione di Gesù è addirittura contro l'apocalitticismo.
  122. E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». (Marco 9,1) Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. (Marco 13,26-30) «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Marco 1,15) «Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo». (Matteo 10,23) «In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno». (Matteo 16,28) Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. (Matteo 24,29-34) «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio» (Luca 9,27) Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. (1 Corinzi 10,11) Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. (1 Corinzi 15,51-53) Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. (1Tes 4,15-17) Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. (Giacomo 5,8) La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. (1 Pietro 4,7) Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. [...] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [...] E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. (1Giov 2,18-28).
  123. Hans Küng, Cristianesimo, Rizzoli, 2005, p.78.
  124. Ehrman, 2013, pp. 273-346.
  125. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 86-98,103,108-112.
  126. Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 38-39,192-198.
  127. Corrado Augias e Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Mondadori, 2011, p. 55.
  128. Pierluigi Morosini, Vangelo e Corano, Avverbi, 2001, p. 42.
  129. Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 100-101,105.
  130. Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 162,173-175,203-204,208-209,215-230.
  131. Ehrman, 2015, pp. 102, 194, 202-245, 311-312, 319-323, 339.
  132. Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 217-248.
  133. Bart Ehrman, Jesus apocalyptic prophet of the new millennium, Oxford University Press, 1999.
  134. Così David Friedrich Strauß; Ernest Renan lascia aperta questa possibilità.
  135. James Frazer, Il ramo d'oro, 609-610.
  136. Ehrman, 2013.
  137. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017
  138. K. F. Bahrdt, Ausführung des Plans und Zwecks Jesu, Berlino, 1784-1792
  139. K. E. Venturini, Natürliche Geschichte des grosse Propheten von Nazareth, Copenaghen, 1800-1802
  140. Heinrich Paulus, Das Leben Jesu, Heidelberg, 1828.
  141. Frederick T. Zugibe, The Crucifixion of Jesus, M. Evans and Company, New York, 2005
  142. Robert Price, Explaining the Resurrection without recourse to miracle, in AA.VV., The End of Christianity, Prometheus Books, 2011
  143. "Is There Historical Evidence of the Resurrection of Jesus? Debate between William Lane Craig and Bart Ehrman"
  144. Charles Freeman, A New History of Early Christianity, Yale University Press, 2009.
  145. Richard C. Carrier, The Plausibility of Theft in The Empty Tomb: Jesus Beyond the Grave, a cura di Robert M. Price e Jeffrey Jay Lowder, Prometheus Books, 2005.
  146. Joh. Chr. Edelmann, Abgenöthigtes, jedoch Andern nicht wieder aufgenöthigtes Glaubens-Bekenntniß, (1746), p.196
  147. Rudolf Steiner, The Fifth Gospel
  148. Alfred Loisy, L'Evangile et l'Eglise, Paris, Picard, 1902.
  149. Maurice Casey, Jesus of Nazareth: An Independent Historian’s Account of his life and teaching, T&T Clark International, 2010, p. 497.
  150. Ehrman, 2013, pp. 61-62.
  151. Ehrman, 2013, pp. 52-68.
  152. John Dominic Crossan, Gesù una bibliografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 197-198.
  153. Michael Green, Man Alive, 1968.
  154. L'editto di Nazareth- De violatione sepulchrorum
  155. Vedi Catechismo della Chiesa Cattolica, numeri 651-655.
  156. 156,0 156,1 156,2 156,3 Roger Haight, Gesù simbolo di Dio, Fazi, 2013.
  157. Hans Dieter Betz, The Origin and Nature of Christian Faith According to the Emmaus Legend, Interpretation, N. 23, January 1969, pp. 32-46.
  158. Vito Mancuso, La risurrezione di Gesù e la salvezza degli uomini, Il Foglio, 24 marzo 2008.
  159. Vito Mancuso, Io e Dio, Garzanti, 2011.
  160. Hans Küng, Essere cristiani, Mondadori, 1974
  161. Hans Küng, Dio esiste?, Mondadori, 1978.
  162. Hans Küng, Credo, Rizzoli, 1993
  163. Hans Küng, Ciò che credo, Rizzoli, 2011.
  164. Atti 1:22;2:24,32;3:15.
  165. Baba Kamma 88a; cfr. anche Flavio Giuseppe, Antichità 4:8-15.
  166. Atti 8:1-3.
  167. Atti 2:24: "Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere."
  168. Raymond Brown, 101 Questions and Answers on the Bible, Paulist Press, 1990.
  169. Lidija Novakovic, Resurrection: A Guide for the Perplexed, T&T Clark, 2016.
  170. Helmut Koester, Ancient Christian Gospels, Trinity Press, 1992
  171. Gianfranco Ravasi, I Vangeli del Dio risorto, Edizioni Paoline, 1995
  172. William Lane Craig, The Guard at the Tomb, New Testament Studies, n. 30, 1984, p. 277.
  173. Craig Evans, Jewish Burial Traditions and the Resurrection of Jesus, Journal for the Study of the Historical Jesus, June 2005, p. 187-202
  174. Bruno Forte, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia, San Paolo, 1994.
  175. Prove evidenti della risurrezione.
  176. La risurrezione di Gesù.
  177. Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova, 2002, p. 452-453.
  178. Cristologia. Gesù Cristo, pienezza della rivelazione.
  179. Is There Historical Evidence of the Resurrection of Jesus? Debate between William Lane Craig and Bart Ehrman
  180. Robert Price, Explaining the Resurrection without recourse to miracle, in AA.VV., The End of Christianity, Prometheus Books, 2011
  181. "Empty defense of an Empty Tomb".
  182. Charles Freeman, A New History of Early Christianity, Yale University Press, 2009
  183. Richard C. Carrier, The Plausibility of Theft in The Empty Tomb: Jesus Beyond the Grave, a cura di Robert M. Price e Jeffrey Jay Lowder, Prometheus Books, 2005.
  184. Frederick T. Zugibe, The Crucifixion of Jesus M. Evans and Company, New York, 2005
  185. Joh. Chr. Edelmann, “Abgenöthigtes, jedoch Andern nicht wieder aufgenöthigtes Glaubens-Bekenntniß”, (1746), p.196
  186. Rudolf Steiner, The Fifth Gospel.
  187. Dale C. Allison, Resurrecting Jesus, T&T Clark, 2005, p. 212-213.
  188. Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma, 2017, pag. 144
  189. Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290
  190. Maurice Casey, Jesus of Nazareth: An Independent Historian’s Account of his life and teaching, T&T Clark International, 2010, p. 497
  191. Richard C. Carrier, The Spiritual Body of Christ and the Legend of the Empty Tomb in The Empty Tomb: Jesus Beyond the Grave, a cura di Robert M. Price e Jeffrey Jay Lowder, Prometheus Books, 2005.
  192. A.A.V.V., Nuovo dizionario di teologia biblica, Edizioni Paoline, 1988, p. 1145-1146.
  193. Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, Vol. II, Libreria Editrice Vaticana, 2011, p. 283-285.
  194. Vito Mancuso, Io e Dio, Garzanti, 2011, p. 319.
  195. Gerard Rossé, La risurrezione di Gesù, EDB, 2016.
  196. Hans Küng, Essere cristiani, Mondadori, 1975.
  197. Roger Haight, Gesù simbolo di Dio, Fazi, 2013.
  198. Alberto Maggi, Come leggere il Vangelo, Cittadella, 2017, p. 158-160.
  199. La tomba vuota
  200. Stefano Trombatore, Gesù in mezzo a noi. Meditazioni sul vangelo di Giovanni, Città Nuova, 2003, p. 141-145.
  201. Perché Gesù ha piegato il sudario che copriva il suo volto nel sepolcro?
  202. Il Risorto: la testimonianza delle donne.
  203. Jorge Mario Bergoglio, È l'amore che apre gli occhi, Rizzoli, 2013.
  204. Secondo i testi del Nuovo Testamento, dopo la sua morte in croce Gesù è risorto e apparso più volte a discepoli e apostoli, come dai seguenti passi biblici: Matteo 28,8-20; Marco 16,9-20; Luca 24,13-49; Giovanni 20,11-21,25; Atti 1,1-11; 1 Corinzi 15,3-9.
  205. Murray J. Harris, The Expositor's Bible Commentary, Vol. 10, Zondervan, 1976, p. 307
  206. "The First Letter to the Corinthians" (Archiviato il 5 settembre 2012 in Internet Archive.), di Barry D. Smith, Crandall University.
  207. Le donne non erano permesse come testimoni.
  208. Luca 24:39, CEI.
  209. Questa è una delle fonti che assegnano il primato di Pietro (Giovanni 21,15-17), dove Cristo dice a Pietro per tre volte: "pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle". Il retroterra biblico di queste frasi sta nelle numerose ricorrenze dell'Antico Testamento in cui Dio dice di essere pastore del suo gregge, cioè del popolo di Israele, Nel Nuovo Testamento è Gesù a dire di sé stesso: "Io sono il buon Pastore" (Giovanni 10:11,14); il gregge in questo caso rappresenta coloro che credono in Gesù. Per queste ragioni i cattolici credono che a Pietro sia stata affidata la guida dell'intero gregge di Cristo, cioè della Chiesa.
  210. Inoltre, "il Vangelo detto degli Ebrei", che ho tradotto recentemente in greco e latino, che Origene usa spesso, dichiara, dopo la Risurrezione del Salvatore: "Ora il Signore, dopo aver dato i suoi indumenti sepolcrali al servo del sacerdote, apparve a Giacomo, poiché Giacomo aveva giurato che non avrebbe mangiato pane dal momento in cui aveva bevuto dal calice del Signore fino a che lo avrebbe visto risorto dai morti". E poco tempo dopo il Signore dice: "portare una tavola e del pane". E subito si aggiunge [nel testo]: "Egli prese il pane e lo benedisse, lo spezzò e lo diede a Giacomo il Giusto e gli disse: "Fratello mio, mangia il tuo pane, poiché il Figlio dell'Uomo è risorto dai i morti." Girolamo, De viris illustribus, 2 - Google Link
  211. Cfr la sezione "Tempo" della voce Ascensione di Gesù.
  212. Mauro Pesce, Corrado Augias, Inchiesta su Gesù, Mondadori, 2006.
  213. 28:19-20:"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo."
  214. B. P. Robinson, "The Place of the Emmaus Story in Luke-Acts," NTS 30 [1984], p. 484.
  215. Raymond A. Blacketer, "Word and Sacrament on the Road to Emmaus: Homiletical Reflections on Luke 24:13-35," CTJ 38 [2003], p. 323.
  216. A.A.V.V., Nuovo dizionario di teologia biblica, Edizioni Paoline, 1988
  217. Carlo Maria Martini, op. cit.
  218. D. C. Parker, The Living Text of the Gospels (Cambridge University Press, 1997), p. 125; anche un commentario di Matteo e Marco del XII secolo finisce a 16:8.
  219. Richard A. Burridge, Four Gospels, One Jesus? A Symbolic Reading (II ed., Eerdmans, 2005), pp. 64-65.
  220. Si veda per esempio la stessa immagine simbolica applicata da Paolo di Tarso ai fedeli viventi in 1 Tess 4:17.
  221. Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, PIEMME, Torino 1997, ad vocem (I 151).
  222. Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba [...] ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. [...] Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus [...] Gesù in persona si accostò e camminava con loro [...] E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro [...] Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via [...] Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». [...] Poi li condusse fuori fino a Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia. (24,1-52).
  223. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme [...] Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. (Atti 1,3-12).
  224. "Poi: tutto sembra accadere lo stesso giorno, quello della risurrezione" in: Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2503.
  225. La versione evangelica dell'ascensione sarebbe un'interpolazione inserita al momento della separazione in due libri e il testo di Lc 24,49 proseguiva direttamente e coerentemente in At 1,6 secondo: Ph. H. Menoud, 'Remarques sur les textes de l'ascension dans Luc-Acts', in W. Eltester (ed.), Neutestamentliche Studien für R. Bultmann, BNZW 21, Berlin: Töpelmann 1954, pp. 148-156.
  226. Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, PIEMME, Torino 1997, p. 172.
  227. La tradizione antichissima che i due libri siano entrambi di Ezra o comunque di uno stesso autore è stata accettata anche da molti studiosi del secolo XX, ma trova obiezioni negli studi più recenti. Per la discussione di questo paragrafo, tuttavia, è irrilevante chi siano stati gli autori dei due libri ma solo che i/il redattori/e finale della Bibbia ha inteso mostrare che essi sono l'uno la continuazione dell'altro.
  228. Wiseman, D. J., “Books in the Ancient World: Books in the Ancient Near East and in the Old Testament”, The Cambridge History of the Bible, Vol. 1: From the beginning to Jerome, Eds., P. R. Ackroyd and C. F. Evans, CUP, Cambridge, 1970, pp. 30-48.
  229. Patricia R. Jelbert, The Book of Chronicles and Colophonic Chronography, Tesi di dottorato presso la University of Gloucestershire, febbraio 2018.
  230. 230,0 230,1 230,2 Ehrman 2007, p. 195.
  231. Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. (16,9-20).
  232. Victoriano Larrañaga, L'ascension de Notre-Seigneur dans le Nouveau Testament, (SPIB 50: IBP, 1938), pp. 448-461. (trad. di G.Cazaux dal testo spagnolo pubblicato successivamente: "La Ascensión del Señor en el Nuevo Testamento", Madrid 1943.)
  233. Herbert Vorgrimler, Nuovo Dizionario Teologico, EDB 2004, p.79.
  234. Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, PIEMME Torino 1997, p. 151.
  235. Secondo il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 2005, pp. 45-46 l'evento reale consiste nel fatto che: «Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un'umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto.»
  236. 236,0 236,1 John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 205-206.
  237. 237,0 237,1 Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2503.
  238. 238,0 238,1 Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 879, 941, 949-952.
  239. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2503, nota a "Lc24,51".
  240. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p.286, nota "d".
  241. Robert P. Caroll, Canonical Criticism: A Recent Trend in Biblical Studies?
  242. James L. Resseguie, Narrative Criticism of the New Testament: An Introduction, Grand Rapids, MI: Baker Academic, 2005.
  243. Una interessante introduzione alla critica narrativa completata dall'esempio di Lc 3, 1-20 è in Mark Allan Powell, "Narrative criticism", in Hearing the New Testament: Strategies for Interpretation, Joel B. Green (ed.), Wm. B. Eerdmans Publishing, 1995, pp.239-255.
  244. Robert Morgenthaler, Die Lukanische Geschichts-schreibungals Zeugnis: Gestalt im Gerhalt der Kunst des Lukas, Zurich:Zwingli, 1949, 1:172.
  245. M.D. Goulder, The Chiastic Structure of the Lukan Journey, SE II (=Tu 87; Berlin, Akademie, 1964), p.138.
  246. Kenneth R. Wolfe, The Chiastic Structure of Luke-Acts and Some Implications for Worship, SwJT 22(1980):67
  247. Ethel Wallis, "The First and Second Epistles of Luke to Theophilus", JOTT 5.5 (1992):229
  248. Fergus Fearghail, The Introduction to Luke-Acts: A Study of the Role of Luke 1:1-4:44 in the Composition of Luke's Two-Volume, Analecta Biblica. Investigationes Scientificae in Res Biblicas, Vol. 126, Roma, Editrice Pontificio Istituto Biblico, 1991, pp.84.181
  249. P. A. van Stempvoort, 'The Interpretation of the Ascension in Luke and Acts'. NTS 5 (1958/59), pp. 30-42.
  250. 250,0 250,1 Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 286.
  251. 251,0 251,1 Carlo Maria Martini, Il problema storico della risurrezione negli studi recenti, Università Gregoriana Editrice, 1980, p. 132
  252. "Ascensione di Gesù, ecco le cose da sapere".
  253. 253,0 253,1 La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1675.
  254. Commento su Luca 24,46-53
  255. l'Ascensione, su upbagnolo.it. URL consultato il 3 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2018).
  256. Das Leben Jesu kritisch bearbeitet, Tubinga, Mohr-Siebeck, 1840, Vol. 2, pp. 642-662.
  257. Francesco Lamendola, Rudolf Bultmann, La religione e l'immagine mitica del mondo
  258. Angelico Poppi, Sinossi dei quattro vangeli, vol. II, EMP, 1994, p. 399-400
  259. J. Moltmann, Théologie de l'espérance, Parigi, Ed. du Cerf-Marne, 1970.
  260. K. Rahner, Corso fondamentale sulla fede, Edizioni Paoline, 1977.
  261. Robert W. Funk and The Jesus Seminar, The acts of Jesus: the search for the authentic deeds of Jesus, Harper, San Francisco, 1998.
  262. A.J. Levoratti, P. Richard e E. Tamez, Nuovo commentario biblico. Atti degli Apostoli, Lettere di Paolo, Lettere cattoliche, Apocalisse, Borla, 2006.
  263. Leone I, Letter XXVIII. To Flavian commonly called “the Tome.”, su ccel.org, Sezione V.; tr. it. In Leone Magno, Omelie e lettere, Torino, Utet, 1969.
  264. Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, vol. II, Libreria Editrice Vaticana, 2011.
  265. 265,0 265,1 Hans Kung, Essere cristiani, Mondadori, 1976.
  266. Gianfranco Ravasi, Non è risorto, si è innalzato, in Il Sole 24 Ore, 31 marzo 2002.
  267. Roger Haight, Gesù simbolo di Dio, Fazi, 2013, p. 171-174
  268. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p.286.
  269. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011.
  270. Il Codex Bezae
  271. Cfr. anche, in merito alla modifica volontaria operata dai copisti: Bart Ehrman, Gesù non l'ha mai detto – Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei vangeli, Mondadori, 2007, p. 195.
  272. (ELEN) Bibbia greca interlineare (Luca 24:49), su Biblehub (archiviato l'11 novembre 2013).