Shoah e identità ebraica/Anni di Weimar

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"L'Anticristo" di Arthur Szyk (1942). L'artista ebreo-polacco presenta un'immagine di Adolf Hitler, con teschi riflessi negli occhi e le parole "Vae Victis" (lat. "guai ai vinti") nei suoi capelli neri. Il particolareggiato dipinto ad acquerello e guazzo, è pieno di figure e immagini di guerra: soldati nazisti in uniforme, uomini in manette, un campo di teschi e uno scheletro che sventola uno striscione con la frase di una canzone nazionalsocialista: "heute gehört uns Deutschland / morgen die ganze Welt" [oggi la Germania è nostra, domani il mondo intero]

La questione ebraica — antisemitismo e "alterità" nella propaganda e nell'ideologia del Terzo Reich[modifica]

« Nell'inverno 1918-1919 una sorta di antisemitismo cominciò lentamente a radicarsi. In seguito il movimento nazionalsocialista presentò il problema ebraico sotto una nuova luce. Portando la questione al di là dei circoli ristretti delle classi superiori e della piccola borghesia, siamo riusciti a trasformarla nel movente trainante di un grande movimento popolare. »
(Hitler, Mein Kampf)

Il problema della "[[w:Questione ebraica|Questione ebraica" viene discussa attraverso l'ascesa del nazismo in Germania e la concentrazione sugli ebrei come razza "altra". Dalla presa di potere da parte di Hitler nel 1933 approfittando del disordine della Repubblica di Weimar fino alle Leggi di Norimberga del 1935, gli ebrei della Germania e dell'Europa occupata furono sempre più perseguitati e costretti a vivere sotto leggi impraticabili e umilianti, e restrizioni sulla loro istruzione, lavoro, vite personali e sociali. Iniziando col Mein Kampf di Hitler esploro lo sviluppo della sua ideologia sull'antisemitismo, tracciando una cronologia fino alla manifestazione fisica dell'antisemitismo nazista. La costruzione dell'ideologia nazista dell'antisemitismo e della persecuzione è tracciata con riferimento al lavoro di Bauman sulla Modernità e il suo trattamento dell'"altro" nonché l'impatto di questa persecuzione su Levi e Wiesel. Il culmine di questa persecuzione pre-Olocausto in Germania arrivò nel 1938, con l'evento noto come Kristallnacht (la notte dei cristalli), ventiquattr'ore di violenza diffusa e ufficialmente legittimata che vide la distruzione di case, negozi e sinagoghe di ebrei tedeschi e austriaci. Discuto quindi la preparazione e l'esecuzione della Kristallnacht, con le sue conseguenze, una regressione per gli ebrei della Germania e poi per il resto dell'Europa occupata dai nazisti, fino ai ghetti di anni prima. Il Capitolo si conclude con l'avvio verso la "Soluzione Finale", il culmine del regime antisemita dei nazisti e l'assalto più vasto e organizzato all'ebraismo in tutta la storia europea.

Da una Germania sconfitta: gli anni di Weimar[modifica]

Per gli ebrei di paesi come l'Italia, la Francia e in particolare (data la sua imminente politica) la Germania, quelli cambiati dall'impatto dell'Illuminismo, il ventesimo secolo iniziò con un senso di unità e di cittadinanza. Gli ebrei emancipati come Primo Levi si identificavano principalmente attraverso la loro nazionalità, italiana nel caso di Levi, in nazioni moderne e orgogliose. Durante la prima guerra mondiale molti ebrei tedeschi, come in tutta Europa, combatterono, ricevettero medaglie e morirono per il loro paese. Alla fine della guerra, tuttavia, e con le paralizzanti riparazioni e punizioni inflitte dal Trattato di Versailles, la marea cominciò a rivoltarsi contro gli ebrei di Germania. Circolarono voci di una cospirazione ebraica con i bolscevichi russi, alimentando le accuse secondo cui gli ebrei avevano sabotato lo sforzo bellico della Germania e portato il paese alla sconfitta. Mentre una Germania finanziariamente devastata dovette sostenere enormi rimborsi in mezzo a un crollo economico, gli imprenditori ebrei in Germania diventavano vulnerabili alle accuse di profitti speculativi ebraici in un paese in rovina e affrontavano un altro assalto contro gli ebrei tedeschi nel paese paralizzato. Le conseguenze della guerra portarono la Germania nell'era della Repubblica di Weimar. Dopo la rivoluzione di novembre del 1918, il Kaiser e il monarca furono esiliati. La nuova repubblica di Germania, pur diventando socialmente e culturalmente liberata, non fu immune alla crisi finanziaria mondiale esacerbata dal crollo di Wall Street del 1929 che spinse l'economia tedesca già paralizzata del dopoguerra sull'orlo del collasso. Alla fine degli anni ’20, la Germania sotto il governo di Weimar affondò economicamente sotto il peso del debito ingestibile, dell'iperinflazione e della disoccupazione di massa (Gilbert 1987:29).

La cattiva gestione dell'economia fallimentare del paese e la fiorente cultura della liberazione offese gli oppositori di destra del governo di Weimar, ma alimentò i crescenti partiti di opposizione, tra cui il NSDAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) o nazisti, guidato da Adolf Hitler (Dawidowicz 1975:39). Hitler era un veterano della prima guerra mondiale che aveva lasciato la nativa Austria nel 1912 e si era arruolato nell'esercito tedesco all'inizio della guerra nel 1914 (Hitler 1988, 2008:125). Si sentiva amaramente tradito, in primo luogo dalla perdita della guerra da parte della Germania e in secondo luogo dal modo in cui la Germania del dopoguerra stava deteriorando sotto il governo di Weimar di nuova costituzione. I nazisti, con Hitler come presidente dal 1921, decisero di prendere il controllo della Germania che stava sgretolandosi fuori controllo economico negli anni ’20. Con l'iniziale mancanza di sostegno e l'assenza di qualsiasi ideologia politica definita, l'ambizioso Hitler aveva bisogno di un mezzo per raccogliere sostegno per il suo partito e, con il risentimento ancora forte in tutta la Germania per la guerra perduta, gli ebrei tedeschi furono presto traditi dal loro paese che li usò come capro espiatorio. Gli ebrei tedeschi avevano combattuto duramente per l'uguaglianza e l'emancipazione e sembrava che, sotto il governo di Weimar, alla fine le avessero ottenute. Alla fine della prima guerra mondiale e con un nuovo governo liberale al potere, che consentiva agli ebrei un'eguaglianza senza precedenti, erano ora in grado di ricoprire cariche sotto il controllo di Weimar (Dawidowicz 1975:76). Sembrava che il divario tra gentili ed ebrei fosse stato sciolto nell'amara sconfitta in guerra della Germania, nella successiva crisi economica e nella speranza ottimistica per il nuovo secolo. Tuttavia, l'opposizione di destra all'amministrazione di Weimar riteneva che gli eventi del 1914-1918 e le conseguenti disgrazie per la Germania non facessero altro che aumentare il divario tra il gentile tedesco, o ariano, e l'ebreo straniero, e riesumare vecchi pregiudizi per rimuovere gli ebrei dalla loro nuova posizione elevata nella società.

I nazisti lottarono per il potere durante tutti gli anni ’20, un contendente tra i tanti che combatterono per il controllo della repubblica tedesca in difficoltà. Il fallito Putsch di Monaco del 1923 stabilì l'intento di potere dei nazisti, ma portò all'arresto e alla reclusione di Hitler per alto tradimento (Gilbert 1987:25). La pena detentiva di nove mesi di Hitler doveva fornirgli tempo e ispirazione per contemplare la sua carriera politica e per comporre il suo famigerato libro Mein Kampf, che mise a verbale la sua disillusione per la guerra, il tradimento che credeva la Germania avesse sofferto, i suoi sentimenti politici e, significativamente, il suo antisemitismo ossessivo e la riverenza della razza ariana (Rubinstein 2002:209). Il prolisso libro in due volumi di Hitler, pieno di vetriolo contro gli ebrei, non ebbe successo commerciale fino al 1933. Dopo la morte del presidente von Hindenburg, Hitler salì rapidamente al potere prima come cancelliere e nello stesso anno come autoproclamatosi Führer della Germania, distruggendo quindi la speranza di un prossimo futuro democratico e liberale per gli ebrei di Germania (Rubinstein 2002:209).

I cambiamenti di politica del partito nazista al potere furono rapidi e brutali, in particolare per le comunità ebraiche ben consolidate della Germania, alcune delle più antiche d'Europa. Con lo status politico di Hitler arrivarono il successo e l'attenzione che erano sfuggiti al Mein Kampf solo otto anni prima, e la politicizzazione dell'antisemitismo nel nuovo stato nazista. Il partito nazista non perse tempo nell'istituire un sistema legale di privazione regressiva dei diritti per gli ebrei, decostruendo costantemente secoli di liberazione, pensiero illuminato e assimilazione. Hitler e il suo regime di antisemitismo stavano legislativamente e rapidamente separando gli ebrei come gruppo dai loro vicini gentili, costringendoli a riunirsi come un "altro" stereotipato, ai margini della società tedesca ariana. Nella trasformazione economica della Germania operata da Hitler uscendo dal caos degli anni ’20, crebbe il rispetto per la sua leadership. La disoccupazione diminuì in modo significativo, l'industria e l'economia si ripresero e prosperarono, e Hitler divenne quindi il salvatore del nuovo Reich (Rubinstein 2002:209). Questo rispetto e adorazione senza precedenti di un leader politico diedero a Hitler la sua piattaforma per sfogare i suoi sentimenti sugli ebrei, assegnare le colpe per il fallimento della Germania durante la guerra e presentare la sua visione del futuro "Reich millenario (Tausendjähriges Reich)"; un Reich che non includeva gli ebrei.

Il partito nazista, nonostante tutto il suo successo economico, aveva poco in termini di un'ideologia politica coerente. Bauman discute la natura contraddittoria dell'ideologia moderna dei nazisti e le successive atrocità emerse attraverso l'Olocausto come "né esplosioni di barbarie non ancora completamente estinte dal nuovo ordine razionale della civiltà, né il prezzo pagato per utopie estranee allo spirito della Modernità" (1991: 29). La ricerca della società perfetta da parte dei nazisti, sostiene Bauman, era nello spirito della Modernità, ma eseguita da un confuso sistema di ingegneria sociale che combinava barbarie medievale, intolleranza religiosa e progresso scientifico. I nazisti adottarono anche l'arroganza dell'imperialismo occidentale nel fare uso di tutta la conoscenza industriale e scientifica a loro disposizione senza considerazione etica, in quella che Bauman chiama la "visione ottimistica, che il progresso scientifico e industriale in linea di principio rimuovesse tutte le restrizioni alla possibile applicazione di pianificazione, educazione e riforma sociale nella vita quotidiana" (1991:29). Il governo nazista mise in atto questi principi con spietata efficienza ma con un'ideologia caotica.

Il partito nazista, nonostante tutto il suo successo economico, aveva poco in termini di un'ideologia politica coerente. Bauman discute la natura contraddittoria dell'ideologia moderna dei nazisti e le successive atrocità emerse attraverso l'Olocausto come "neither outbursts of barbarism not yet fully extinguished by the new rational order of civilisation, nor the price paid for utopias alien to the spirit of Modernity" (1991:29). La ricerca della società perfetta da parte dei nazisti, sostiene Bauman, era nello spirito della Modernità, ma eseguita mediante un confuso sistema di ingegneria sociale che combinava barbarie medievale, intolleranza religiosa e progresso scientifico. I nazisti adottarono anche l'arroganza dell'imperialismo occidentale nel fare uso di tutta la conoscenza industriale e scientifica a loro disposizione senza considerazione etica, in quella che Bauman chiama "the optimistic view, that scientific and industrial progress in principle removed all restrictions on the possible application of planning, education and social reform in everyday life" (1991:29). Il governo nazista mise in atto questi principi con spietata efficienza ma con un'ideologia caotica.

Un elemento coerente ma altrettanto contraddittorio del loro regime era l'antisemitismo che avrebbe definito l'era nazista e il dominio di Hitler. Una combinazione di isteria antiebraica medievale, di pensiero orientalista e di paure della modernità, l'ideologia alla base dell'antisemitismo nazista era disparata, contraddittoria e derivata da molte fonti diverse. Secondo la propaganda nazista, gli ebrei erano sia capitalisti che comunisti, controllando le finanze mondiali ma responsabili della diffusione del bolscevismo. Le immagini dell'ebreo con la sua borsa dei soldi furono diffuse dalla stampa antisemita ed evocarono immagini di Giuda Iscariota al tavolo dell'Ultima Cena. La depressione mondiale e la stessa crisi finanziaria della Germania dopo la guerra non fecero che esacerbare il potenziale che Hitler vide per sfruttare questo antico stereotipo, uno sviluppo dell'arcaica reputazione di usura degli ebrei in Europa. Con la sconfitta della Germania del 1918 ancora ferita aperta, Hitler usò le accuse di una cospirazione ebraica internazionale, il controllo finanziario e il bolscevismo russo per addebitare la colpa della sconfitta della Germania ai piedi della comunità ebraica e fornire un capro espiatorio per la popolazione tedesca contro cui ribellarsi. Accusando gli ebrei di essere rivoluzionari intenti al dominio politico mondiale e citando come prova il documento contraffatto I Protocolli dei Savi di Sion, Hitler combinò l'immaginario medievale dell'ebreo lascivo e contaminante della razza, con le moderne minacce di rivoluzione e bolscevismo (Dawidowicz 1975:46-47). Peter Longerich sottolinea il dopoguerra come terreno fertile per lo sviluppo dell'antisemitismo propagato da Hitler, in un Paese umiliato e sconfitto dagli Alleati, nell'esito della guerra e nelle conseguenti punizioni riparatrici.

« The anti-Semitic stance that Hitler finally adopted in the transitional period of 1918-1919 is clearly not an isolated circumstance but has to be seen in its context as a mass phenomenon. Anti-Semitism had received a sharp boost from 1916 onwards, but from about the middle of 1919 it is possible to detect a further increase in hostility towards Jews in Germany. »
(Longerich 2005:29)

La crescente ostilità nei confronti degli ebrei a partire dal 1919, anno della formazione del partito nazista, sebbene pubblica in Germania, non sembrava aver suscitato significative preoccupazioni per gli ebrei della comunità italiana di Levi. Quando nel 1986 gli fu chiesto se ricordasse dalla sua infanzia qualche presentimento dall'atteggiamento tedesco nei confronti degli ebrei, Levi rispose: "Not really. My family was a bourgeois one. In the years I was born no one – in Italy at least – spoke of ostracizing the Jews" (Camon 1989:5). L'antisemitismo che tanto pervase l'ideologia del partito nazista doveva pervadere l'Europa in tempo di guerra, ma nei primi anni di potere hitleriano le comunità ebraiche cercarono di non prestare attenzione ai segnali di allarme che emergevano dalla Germania.

Per approfondire, vedi Interpretazione e scrittura dell'Olocausto e Serie letteratura moderna.