Vai al contenuto

Storia della filosofia/Stoicismo

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Storia della filosofia

Sul finire del IV secolo a.C., un giovane nato nell'isola di Cipro, Zenone, fonda ad Atene una scuola con sede in un portico. Dal nome greco stoà, che significa appunto "portico", deriva la parola stoicismo.

Poiché questa filosofia non aveva dogmi indiscutibili, essa si è evoluta particolarmente; per questo motivo si considera la storia dello stoicismo come divisa in tre periodi:

  • Antica Stoà (fine IV secolo - III secolo a.C.). Sulla filosofia stoica operano Zenone, Cleante di Asso e, principalmente, Crisippo di Soli.
  • Media Stoà (II secolo - I secolo a.C.), caratterizzato da infiltrazioni eclettiche.
  • Stoà romana (anche detta Nuova Stoà). Lo stoicismo assume toni religiosi e diventa meditazione morale.

La fisica dell'antica stoà è la prima forma di materialismo monistico e panteistico. Essere e corpo sono identici e i principi dell'universo sono due, uno attivo e uno passivo. Tale dualità riprende in parte le teorie aristoteliche, infatti il principio attivo è identificato con la forma e quello passivo con la materia. Essi sono inseparabili e danno origine a enti ilemorfici, cioè fatti sia di materia che di forma. Quest'ultima è la Ragione divina, il logos, paragonabile ad un fuoco che permea ogni cosa; il cosmo è quindi un enorme organismo in cui tutto è vita e tale concezione è detta ilozoismo. Inoltre, Dio è "l'intero cosmo e le sue parti", perciò tutto il cosmo coincide con Dio. Questo è l'aspetto panteistico dello stoicismo.

Com'è possibile che questo logos divino penetri i corpi se tutto è materiale? Gli stoici sostengono la commistione totale dei corpi: essi sono divisibili all'infinito e le loro parti si possono unire, così che due corpi si fondano in uno solo: tale tesi comporta la penetrabilità dei corpi. L'intero universo nasce dal logos, una sorta di seme di tutte le cose che contiene altri semi (rationes seminales), e in esso ogni parte armonizza e simpatizza con le altre (dottrina della simpatia universale).[1]

Poiché ogni cosa è frutto della ragione e dell'intelligenza divina del logos, tutto è come deve essere e ogni singola cosa, pur essendo imperfetta, ha un posto preciso e razionale nel disegno del tutto. Vi è quindi una sorta di Provvidenza (la pronoia, che non ha a che fare con la provvidenza cristiana), il finalismo universale secondo il quale ogni cosa avviene per il meglio ed è compiuta nel modo migliore che ci sia. Questa Provvidenza è un'ineluttabile necessità, come il Destino (heimarméne) immutabile al quale sono soggetti tutti gli esseri viventi e nel cui disegno ogni cosa è necessaria. Tentare di ribellarsi ad esso è inutile e irrazionale: la vera libertà dell'uomo saggio consiste nel far coincidere i propri voleri con quelli del Fato vivendo in sintonia totale col logos. La situazione dell'uomo è quella di un cane legato ad un carro che avanza: può decidere di farsi trascinare a forza oppure farsi guidare.

Per gli stoici lo scopo della vita è il raggiungimento della felicità, che è possibile solo vivendo secondo natura, conciliandosi col proprio essere razionale ed evitando ciò che gli è contrario. Di conseguenza, ciò che giova al nostro essere è bene, ciò che gli nuoce è male. Questo non è valido solo per quanto riguarda l'essere fisico, ma lo è anche per l'essere morale: in questa ottica il bene corrisponde alla virtù e il male al vizio. Nonostante le affermazioni precedenti, lo stoicismo ha una tendenza di fondo a non dare valenze negative o positive alle cose che interessano il corpo: esse sono considerate moralmente indifferenti (adiáphora). Queste cose indifferenti possono essere positive (bellezza, ricchezza, salute, ecc.) e negative (bruttezza, povertà, malattia, dolore fisico, ecc.). L'idea di fondo era dunque che bene e male venissero dal proprio io, e che si potesse essere felici anche in mezzo ai tormenti fisici. Secondo questo principio, inoltre, anche stati esterni come la schiavitù non influiscono sul valore di un uomo. Anche uno schiavo può essere realmente libero se è un uomo saggio e lo stesso vale per gli uomini di diversa stirpe, il che rende lo stoico fortemente cosmopolita.

Secondo gli stoici, le passioni sono errori del logos e per questo motivo devono essere totalmente estirpate: la felicità è l'apatia totale. Poiché la natura è razionale, seguire le passioni significa andarle contro: persino le emozioni generalmente positive come compassione e misericordia sono sbagliate e il saggio deve abbandonare ogni traccia di umanità, che potrebbe condurlo in errore.

Confronto tra Stoicismo ed Epicureismo

[modifica | modifica sorgente]

Entrambe le filosofie

  • puntano a raggiungere la felicità attraverso la logica
  • sono materialiste -> tutta la realtà è fatta solo di materia
Epicureismo Stoicismo
libertà garantita dal clinamen è l'adeguarsi al volere del Fato
società l'uomo deve vivere isolato l'uomo è un animale comunitario
il bene è il piacere è la virtù
il nucleo delle cose sono gli atomi è il Dio-logos

Risorse esterne

[modifica | modifica sorgente]
  1. Questo è l'aspetto monistico dello s.