Utente:Lord Hidelan/Sandbox: differenze tra le versioni

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 39: Riga 39:
::Darfo Boario Terme, Lago Moro
::Darfo Boario Terme, Lago Moro


==Santuario di San Silvestro==
===Santuario di San Silvestro===
Il santuario di San Silvestro era luogo di rogazione delle popolazione nei periodi di siccità o di troppa pioggia. Si narra che essendo cambiato il parroco, questo si rifiutasse di chiedere l'intercessione del Santo per far scendere la pioggia. Ma su insistenza della popolazione, che vedeva appassire le porprie piante, si vide costretto, ma senza esserne convinto, ad effettuare la rogazione. A poche centinaia di metri dal santuario però si condensano nubi ed inizia a piovere.
Il santuario di San Silvestro era luogo di rogazione delle popolazione nei periodi di siccità o di troppa pioggia. Si narra che essendo cambiato il parroco, questo si rifiutasse di chiedere l'intercessione del Santo per far scendere la pioggia. Ma su insistenza della popolazione, che vedeva appassire le porprie piante, si vide costretto, ma senza esserne convinto, ad effettuare la rogazione. A poche centinaia di metri dal santuario però si condensano nubi ed inizia a piovere.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=22}}
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=22}}
::Angolo Terme, San Silvestro, Clima
::Angolo Terme, San Silvestro, Clima


==I Morti dei ''Grimàlcc''==
===I Morti dei ''Grimàlcc''===
I ''Grimàlcc'' sono una località tra Angolo Terme e Rogno. Un vecchietto aveva portato colà a svernare le proprie bestie, ma la sera dal bosco proviene questa voce ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio, che non credeva nei Morti, manda alla malora le voci che l'hnno svegliato nella notte. Il mattino seguente, andnando al casinèt (edificio adibito alla lavorazione del formaggio) si trova, al posto del catenaccio della porta, il braccio di un morto. Livido dal terrore allova fugge in paese, chiedendo consiglio al parroco. QUesti gli consiglia di tornare alla cascina recando in mano un gatto con la lettera M incisa sulla fronte, da solo, in modo da riparare l'offesa ai Morti. Egli allora vaga per tutto il paese cercando il gatto con tale caratteristica, che trova in cima al tetto del castello dei Federici. Quindi risale verso la cascina dove nuovamente risuona il canzonatorio ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio allora dice ''anime benedette riprendetevi il vostro braccio,ed io giuro che non farò più scherno di voi''. Alora una voce disse ''beato te che porti il gatto dei Morti, altrimenti ci avresti dovuto seguire su due piedi!''. Fatto questo sia i morti che il gatto scomparvero.
I ''Grimàlcc'' sono una località tra Angolo Terme e Rogno. Un vecchietto aveva portato colà a svernare le proprie bestie, ma la sera dal bosco proviene questa voce ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio, che non credeva nei Morti, manda alla malora le voci che l'hnno svegliato nella notte. Il mattino seguente, andnando al casinèt (edificio adibito alla lavorazione del formaggio) si trova, al posto del catenaccio della porta, il braccio di un morto. Livido dal terrore allova fugge in paese, chiedendo consiglio al parroco. QUesti gli consiglia di tornare alla cascina recando in mano un gatto con la lettera M incisa sulla fronte, da solo, in modo da riparare l'offesa ai Morti. Egli allora vaga per tutto il paese cercando il gatto con tale caratteristica, che trova in cima al tetto del castello dei Federici. Quindi risale verso la cascina dove nuovamente risuona il canzonatorio ''Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto''. Il vecchio allora dice ''anime benedette riprendetevi il vostro braccio,ed io giuro che non farò più scherno di voi''. Alora una voce disse ''beato te che porti il gatto dei Morti, altrimenti ci avresti dovuto seguire su due piedi!''. Fatto questo sia i morti che il gatto scomparvero.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=25}}
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=25}}
::Angolo Terme, Rogno, Morti, Gatto
::Angolo Terme, Rogno, Morti, Gatto

===Monte Pora===
Si dice che il monte Pora fosse abitato da Folécc (folletti). Un giovane, che non credeva a questa leggenda, venne a trovarsi una sera presso la Malga Alta di Varno. Qui sentì delle voci che dicevano ''Ol vé adés!'' (Viene adesso!) e da lontano l'altra replicava ''Ah sé? Chè 'l vègne!'' (Ah sì? Che venga!) dopo le quali venne colpito con un calcio nel posteriore che lo fece volare sino alla Cascina Alta del Monte Pora. Da qui un secondo calcio lo rispedì in basso, e coì per diverse altre volte. Alla fine il giovane mandriano, punito dai folècc, fu lasciato andare, e da quel giorno il monte fu chiamato Pora (paura).
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=28}}
::Monte Pora, Folècc

===I piedi del Diavolo===
Un giorno un vecchio irascibile, facile nelle bestemmie, non riusciva a montare la panna con la zangola. Dopo ore di inutile lavoro esclamò''comparisse almeno il diavolo ad aiutarmi''. Detto questo comparve un essere incandescendete circondato dal fuoco. Al chè il vecchio fuggì dalla sua casa, inseguito dal mostro, e raggiunse un gruppo di manriani presso la località Giardì dove vi era una pietra squadrata a mo' di altare. Lì s'inginocchiarono e si fecero il segno della croce per invocare i santi. Quando aprirono di nuovo gli occhi si accorsero che il demonio era sparito, ma sulla roccia di fronte a loro erano rimaste delle orme caprine. Essa è tutt'ora chiamata la ''Corna dei pè del diàol.
:Tratto da: {{cita libro | cognome= Gaioni| nome= Giorgio | titolo= Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve| editore= M. Quetti| città= [[Artogne]] | anno= [[1990]]|pagine=39}}
::Roccia, Diavolo

Versione delle 17:59, 26 feb 2008

FOLKLORE DI VALLE CAMONICA

Miti, Tradizioni, Leggende e Bote Camune

ALTA VALLE

La sagra di sangue

Durante il periodo veneziano la Val di Scalve, a corto di spazio per le proprie bestie, chiese ed ottenne alla Serenissima di utilizzare la Malga Culvegla, di proprietà di Corteno. I cortenesi attesero fino al 1797 (fine del governo veneziano) per riappropriarsene, scacciandone gli scalvini. Il 15 agosto 1758, giorno della Sagra dell'Assunta patrona di corteno, gli scalvini, giunti attraverso passo Sellero e del Sellerino, assaltarono la malga e, dopo aver affogato il casaro nel siero, tentano di sottrarre anche le bestie al pascolo. Un secondo pastore, sceso in paese, dà l'allarme e dal villaggio una folla armata risale la montagna in due gruppi: il primo attravero il Preborem, l'Orio ed il Torsolet, il secondo lungo i Tremonti, il Foràm ed il Sessa.Nel frattempo i consoli del paese tentano la trattativa con gli scalvini. Essa non va a buon fine, ed al segnale dei consoli (un fazzoletto rosso sventolato) la folla scende dai monti facendo massacro. Il torrente insanguinato venne chiamato Val Ròsa.

Tratto da: Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 93.
Corteno, Val di Scalve, Malga, Sagra di Sangue

Monte Padrio

Il monte Padrio, posto sul confine tra la Val Camonica e la Valtellina ha un aspetto brullo e spoglio. Una leggenda della Val di Corteno vuol che questa sua apprarenza derivi dal fatto che in anichità, poichè era rifugio di lupi e serpenti, era stato incendiato dalla popolazione

Tratto da: Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 153.
Corteno, Monte, Malga, Lupo, Serpente

La roccia di Incudine

Sul monte Fosanno (forse il Monte Plazza) esisteva un incavo nella roccia nel quale nei periodi di siccità, una vergine versava dell'acqua, annettendosi tale cerimonia superstiziosa la virtù di far piovere. Fu distrutta nel 1634.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 294.
Incudine, Roccia, Vergine

Il nome di Edolo

Si dice che il nome di Edolo derivi da Idulo, idolo, dal nome di un simulacro dedicato a Saturno che esisteva sul luogo della Chiesa di San Clemente. Esso era chiamato luogo dei Pagà (pagani).

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 411.
Edolo, Pagà, Saturno

Mù sommerso

Tradizione vuole che Mù fosse un tempo una grande borgata, fin quando un lago antico, che si estendeva presso la valle Foppa, straripò e sommerse l'abitato.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 414.
Mù, Lago, Foppa, Distruzione paese

S. Martino di Corteno

La chiesa di san martino sarebbe stata la primitiva parrocchia dei cortenaschi. La sua origine riale a quei tempi in cuiil paganesimo non era ancora estinto, e la tradizione vuole che i cristiani vi ricevessero gl'insulti nell'attualità dell'esercizio dei loro culti.

Tratto da: Marcello Ricardi, Giacomo Pedersoli, Grande guida storica di Valcamonica Sebino Val di Scalve, Cividate Camuno, Toroselle, 1992, p. 427.
Corteno, Pagà, San Martino

BASSA VALLE

Lago Moro

Un tempo il Lago Moro non esisteva, ma al suo posto vi era una conca dove sorgevano due abitazioni: una ricca e molto ampia, l'altra piccola e povera. Un giorno giunge nel posto un misero pellegrino, che chiede qualcosa da mangiare ed un posto dove dormire nella casa ricca ed ampia. Ma la donna che vi abita all'interno, con un figlio piccolo in fasce, lo scaccia a malo modo. Allora il pellegrino chiede le stesse cose nella casa più povera, nella quale la donna che vi abita, anch'essa con un figlio in fasce, lo ospita e condivide la propria poca cena. Quando il pellegrino si fu rifocillato disse alla donna: prendi tuo figlio e vattene da questa valle, fuggi più in alto che puoi senza mai voltarti indietro e detto questo scomparve. La donna impaurita prese il figlio e fuggì dall'abitazione, secondo le istruzioni del vecchio. D'un tratto il cielo s'incupì e iniziò a piovere rovinosamente, tanto che la conca venne sommersa dall'acqua. Anora oggi nelle notti di luna piena si vede sul fondo del lago una culla vuota e si siente il pianto di un bambino.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 19.
Darfo Boario Terme, Lago Moro

Santuario di San Silvestro

Il santuario di San Silvestro era luogo di rogazione delle popolazione nei periodi di siccità o di troppa pioggia. Si narra che essendo cambiato il parroco, questo si rifiutasse di chiedere l'intercessione del Santo per far scendere la pioggia. Ma su insistenza della popolazione, che vedeva appassire le porprie piante, si vide costretto, ma senza esserne convinto, ad effettuare la rogazione. A poche centinaia di metri dal santuario però si condensano nubi ed inizia a piovere.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 22.
Angolo Terme, San Silvestro, Clima

I Morti dei Grimàlcc

I Grimàlcc sono una località tra Angolo Terme e Rogno. Un vecchietto aveva portato colà a svernare le proprie bestie, ma la sera dal bosco proviene questa voce Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto. Il vecchio, che non credeva nei Morti, manda alla malora le voci che l'hnno svegliato nella notte. Il mattino seguente, andnando al casinèt (edificio adibito alla lavorazione del formaggio) si trova, al posto del catenaccio della porta, il braccio di un morto. Livido dal terrore allova fugge in paese, chiedendo consiglio al parroco. QUesti gli consiglia di tornare alla cascina recando in mano un gatto con la lettera M incisa sulla fronte, da solo, in modo da riparare l'offesa ai Morti. Egli allora vaga per tutto il paese cercando il gatto con tale caratteristica, che trova in cima al tetto del castello dei Federici. Quindi risale verso la cascina dove nuovamente risuona il canzonatorio Zampa di capra-piede di porco-chi non è vivo-di certo è morto. Il vecchio allora dice anime benedette riprendetevi il vostro braccio,ed io giuro che non farò più scherno di voi. Alora una voce disse beato te che porti il gatto dei Morti, altrimenti ci avresti dovuto seguire su due piedi!. Fatto questo sia i morti che il gatto scomparvero.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 25.
Angolo Terme, Rogno, Morti, Gatto

Monte Pora

Si dice che il monte Pora fosse abitato da Folécc (folletti). Un giovane, che non credeva a questa leggenda, venne a trovarsi una sera presso la Malga Alta di Varno. Qui sentì delle voci che dicevano Ol vé adés! (Viene adesso!) e da lontano l'altra replicava Ah sé? Chè 'l vègne! (Ah sì? Che venga!) dopo le quali venne colpito con un calcio nel posteriore che lo fece volare sino alla Cascina Alta del Monte Pora. Da qui un secondo calcio lo rispedì in basso, e coì per diverse altre volte. Alla fine il giovane mandriano, punito dai folècc, fu lasciato andare, e da quel giorno il monte fu chiamato Pora (paura).

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 28.
Monte Pora, Folècc

I piedi del Diavolo

Un giorno un vecchio irascibile, facile nelle bestemmie, non riusciva a montare la panna con la zangola. Dopo ore di inutile lavoro esclamòcomparisse almeno il diavolo ad aiutarmi. Detto questo comparve un essere incandescendete circondato dal fuoco. Al chè il vecchio fuggì dalla sua casa, inseguito dal mostro, e raggiunse un gruppo di manriani presso la località Giardì dove vi era una pietra squadrata a mo' di altare. Lì s'inginocchiarono e si fecero il segno della croce per invocare i santi. Quando aprirono di nuovo gli occhi si accorsero che il demonio era sparito, ma sulla roccia di fronte a loro erano rimaste delle orme caprine. Essa è tutt'ora chiamata la Corna dei pè del diàol.

Tratto da: Giorgio Gaioni, Leggende di Val Camonica e di Val di Scalve, Artogne, M. Quetti, 1990, p. 39.
Roccia, Diavolo