Nel capitolo XXIX de I Promessi Sposi, il Manzoni cita Colico per essere stata attraversata da un esercito di 28 mila fanti e 7 mila cavalli (i Lanzichenecchi) scendenti dalla Valtellina per portarsi nel mantovano. Siamo nel 1630 e la milizia, a quei tempi,
« era ancora composta in gran parte di soldati di ventura arrolati da condottieri di mestiere, per commissione di questo o di quel principe, qualche volta anche per loro proprio conto, e per vendersi poi insieme con essi. »
Le truppe all'epoca dell'invasione e del saccheggio di Colico erano comandate dal successore di don Gonzalo Fernandez de Cordova, cioè dal marchese Ambrogio Spinola:
« Colico fu la prima terra del ducato, che invasero que' demòni; si gettarono poi sopra Bellano; di là entrarono e si sparsero nella Valsassina, da dove sboccarono nel territorio di Lecco.
Quando la prima squadra arrivava al paese della fermata, si spandeva subito per quello e per i circonvicini, e li metteva a sacco addirittura: ciò che c'era da godere o da portar via, spariva; il rimanente, lo distruggevano o lo rovinavano; i mobili diventavan legna, le case, stalle: senza parlar delle busse, delle ferite, degli stupri
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... son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova; han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati a Balabbio; domani son qui... »