Tradizione ebraica moderna/Capitolo 6

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Indice del libro

Filosofia dell'esistenza ebraica: Franz Rosenzweig[modifica]

Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce Franz Rosenzweig.

Il pensiero di Franz Rosenzweig è probabilmente il monumento più duraturo alla filosofia ebraica del XX secolo. Tuttavia, il suo significato più profondo continua a sfuggire alla comprensione. Senza dubbio ciò è dovuto principalmente alla difficoltà dell'opera principale di Rosenzweig, La stella della redenzione (Der Stern der Erlösung, 1921). Composto all'apice dell'ispirazione, trabocca di metafore splendenti e di affermazioni talvolta stravaganti di intuizione religiosa. Ancora più impegnativamente, presuppone l'intima conoscenza dell'ebraismo e del cristianesimo da parte del lettore, insieme a gran parte della tradizione intellettuale tedesca, per non parlare di una familiarità di base sia con il pensiero ellenistico che con la scolastica. Nello stile così come nella sostanza è un libro che impedisce la comprensione immediata.

Un punto di partenza più utile è il saggio di Rosenzweig del 1925, “The New Thinking: A Few Supplementary Remarks to the Star”.[1] Il saggio rappresenta il contributo di Rosenzweig a una serie di manifesti filosofici apparsi nell'era del fermento intellettuale durante la breve Repubblica di Weimar (il primo esperimento di democrazia in Germania, durato dal 1919 al 1933). E segnala la sua partecipazione consapevole a una tendenza allora chiamata “the resurrection of metaphysics”.[2] Nello specifico, annuncia in modo programmatico i vari temi già familiari a una nuova generazione educata da Kierkegaard, Nietzsche, Dilthey e Bergson: il primato del linguaggio poetico, il fallimento della filosofia razionalista e idealista, la funzione costitutivo-esistenziale della temporalità, il radicamento intersoggettivo del significato umano, linguistico e parlato, l'importanza paradigmatica della rivelazione religiosa e, forse soprattutto, il passaggio dalla conoscenza teorica alla “vita” stessa come campo principale dell'indagine ermeneutica. Questi sono i temi fondamentali del “nuovo pensiero” di Rosenzweig, riassunti nella richiesta che ci sia una relazione più cooperativa – o “sibling-like” – tra filosofia e religione.

The New Thinking era un movimento filosofico e difficilmente limitato al solo ebraismo. Naturalmente, Rosenzweig era una riconosciuta fonte di ispirazione per gli ebrei più giovani che cercavano di rivendicare la propria eredità. E, insieme a Martin Buber (più anziano di Rosenzweig di otto anni e suo partner nella traduzione della Bibbia ebraica in tedesco moderno), Rosenzweig ha contribuito a creare quello che Michael Brenner ha definito “a renaissance” della cultura ebraica nella Germania di Weimar.[3] Ma, a differenza di Buber, la cui filosofia era più accessibile e di stile dialogico, il contributo di Rosenzweig al “new thinking” era irto di intelletto e rasentava l'empietà. E mentre Buber servì volentieri come scrittore divulgativo su temi dottrinali ebraici e divenne un saggio per il rinnovamento nazionale e spirituale, Rosenzweig era un modernista filosofico, un non-sionista di principio e un pensatore esoterico senza mezzi termini. Anche se Rosenzweig si dedicò personalmente e intellettualmente alla ri-creazione dell'ebraismo moderno, il suo lavoro non fu in alcun modo ovvio continuativo con le precedenti tradizioni della religione ebraica. Filosoficamente, Rosenzweig è riconoscibile come un membro di quella più ampia corrente di pensatori moderni che inscenarono una ribellione nietzscheana contro l'idealismo tedesco. Religiosamente, era in gran parte sui generis. Le prime righe di “The New Thinking” concludono:

« [The Star] is not a “Jewish book” at all, at least not what those buyers who were so angry with me take for a Jewish book. It does deal with Judaism, but not any more exhaustively than with Christianity and barely more exhaustively than Islam. Neither does it make the claim to be a philosophy of religion – how could it do that when the word “religion” does not occur in it at all! Rather, it is merely a system of philosophy. »
(ND, 69)

Nonostante le proteste del suo autore, La Stella è stato accolto principalmente come un libro ebraico, e lo stesso Rosenzweig è stato ampiamente commemorato come un paradigma di autenticità ebraica.[4] Potrebbe essere proprio a causa del fascino duraturo di Rosenzweig che la sua filosofia attuale rimane così poco compresa.

Sketch intellettuale[modifica]

Rosenzweig nacque nella città di Kassel il 25 dicembre 1886. Visse un'infanzia agiata immersa nella musica e nella letteratura tedesca, grazie soprattutto all'incoraggiamento di sua madre, Adele, con la quale sentì una profonda affinità personale. Suo padre era un uomo d'affari e il giovane Franz era profondamente consapevole della loro differenza di temperamento.[5] Dal prozio Adam il giovane Franz trasse una passione duratura per la religione ebraica, anche se altri nella sua cerchia, tra cui suo cugino Hans Ehrenberg (1883–1958) e il suo compagno Eugen Rosenstock-Huessy (1888–1973), si fossero convertiti al cristianesimo. Nel corso della sua vita, Franz tentò di navigare, sia personalmente che intellettualmente, tra il mondo dell'ebraismo e quello dell’establishment tedesco-protestante. Il carattere distintivo del suo pensiero è dovuto in non piccola misura alla loro difficile unione.

Dopo qualche esitazione, rifiutando di volta in volta sia la professione medica sia il sogno di diventare uno studioso di Goethe, Rosenzweig decise di intraprendere un piano di studi storici e filosofici a Friburgo sotto la guida dell'allora principale specialista tedesco di Geistesgeschichte, o "storia delle idee", Friedrich Meinecke. Prendendo spunto dagli studi di Meinecke sul pensiero politico tedesco, Rosenzweig scrisse una dissertazione sulla genesi della teoria dello Stato di Hegel.[6] Terminò i suoi studi di dottorato nel 1913.[7] Hegel und der Staat fu il contributo più duraturo di Rosenzweig alla letteratura accademica tedesca. Alcuni interpreti hanno letto la filosofia matura dell'ebraismo in modo isolato o addirittura in opposizione al precedente libro su Hegel. Ma una lettura attenta rivela la continuità tra loro: una delle principali preoccupazioni del libro è il conflitto inconciliabile tra esistenza politica ed esistenza religiosa, un tema che riapparirà in La Stella.[8]

Questa spaccatura percepita – tra politica e religione – aiuta anche a spiegare l'ammirazione di Rosenzweig per il filosofo idealista tedesco dell’inizio del XIX secolo, Friedrich Schelling. Nell'estate del 1914, Rosenzweig fece la scoperta fortuita di un manoscritto frammentario – datato intorno al 1800 e apparentemente manoscritto da Hegel – e ora noto come “The Oldest System-Program of German Idealism”. Rosenzweig concluse che il vero autore del sistema-programma fosse Schelling (una conclusione oggi generalmente screditata). Il frammento invita i filosofi a stringere una nuova alleanza con la poesia e si conclude con la frase sonora: “Wir müssen also auch über den Staat hinaus!” ("Dobbiamo quindi sollevarci fuori e oltre lo Stato!"),[9] una dichiarazione che anticipa l'uscita di Rosenzweig dalla politica.[10]

La Stella della Redenzione[modifica]

La Stella della Redenzione
La Stella della Redenzione
La Stella della Redenzione
La Stella della Redenzione
Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce La stella della redenzione.

Ebraismo ed eternità nel tempo[modifica]

Osservazioni conclusive[modifica]

Note[modifica]

Per approfondire, vedi Serie misticismo ebraico, Serie delle interpretazioni e Serie letteratura moderna.
Franz Rosenzweig
Franz Rosenzweig
  1. Franz Rosenzweig, “The New Thinking,” d'ora in poi ND. Per (EN) , cito la nuova antologia, Franz Rosenzweig “The New Thinking”, Alan Udoff e Barbara Galli, trad. e cur. (Syracuse: Syracuse University Press, 1999); 67–102. Ho modificato la traduzione dove necessario e indico di conseguenza. La maggior parte delle citazioni in questo Capitolo sono in (ENDE) , stralciate dai relativi testi in tali lingue.
  2. Cfr. per esempio, Peter Wust, Die Auferstehung der Metaphysik (Leipzig: Felix Meiner, 1920); e Heinrich Kerler, Die auferstandene Metaphysik, Eine Abrechnung, 2. Auflage (Ulm: Verlag Heinrich Kerler, 1921).
  3. Michael Brenner, The Renaissance of Jewish Culture in Weimar Germany (New Haven: Yale University Press, 1996). Cfr. anche Asher Biemann, “The Problem of Tradition and Reform in Jewish Renaissance and Renaissancism,” in Jewish Social Studies, Vol. 8, No. 1 (Fall, 2001), 58–87.
  4. I suoi dubbi su tale categorizzazione (nelle righe appena citate) sono stati omessi dalla versione di "The New Thinking" pubblicata nell'antologia in lingua inglese curata dal suo allievo Nahum Glatzer, in Franz Rosenzweig: His Life and Thought. Nahum N. Glatzer, cur., III ediz. (Indianapolis: Hackett, 1998).
  5. Franz Rosenzweig, Die “Gritli”-Briefe: Briefe an Margrit Rosenstock-Huessy. Inken Rühle und Reinhold Mayer, curr. (Tübingen: Bilam, 2002), d'ora in poi GB. In questo Capitolo fornisco solo le date di ciascuna lettera. GB, 29 aprile 1918.
  6. Dopo la guerra, Rosenzweig modificò la sua dissertazione per la pubblicazione come Hegel und der Staat (Monaco e Berlino: Verlag R. Oldenbourg, 1920). Un'edizione in un volume fu preparata nel 1937 ma distrutta dalla Gestapo prima della pubblicazione; fu successivamente stampata in forma fotostatica (Aalen: Scientia Verlag, 1962). In seguito cito l'edizione del 1962, d'ora in poi HS.
  7. Sullo scritto di Meinecke, Cosmopolitanism and the Nation-State, Rosenzweig osservò nel 1908: “To have written such a book I would well give ten years of my life.” In Franz Rosenzweig, Briefe. (Berlino: Schocken Verlag, 1935). No. 32. An die Mutter. (13 novembre 1908, Freiburg), 41.
  8. Sulla relazione di Rosenzweig con Hegel, cfr. Ulrich Bieberich, Wenn die Geschichte göttlich wäre: Rosenzweig’s Auseinandersetzung mit Hegel (St. Ottilien: Verlag Erzabtei St. Ottilien, 1989); Gérard Bensussan, “Hegel et Rosenzweig: le franchissement de l’horizon” in Hegel et l’Etat. Trand. Gérard Bensussan. (Parigi: Presses Universitaires de France, 1991), xix–xliii; Paul-Laurent Assoun, “Avant-propos, Rosenzweig et la politique: postérité d’une rupture,” in Hegel et l’Etat, Bensussan, trad., v–xvii; Shlomo Avineri, “Rosenzweig’s Hegel Interpretation: Its Relationship to the Development of his Jewish Reawakening,” in Franz Rosenzweig, International Kassel Conference, vol. II (1986), 831–838; Otto Pöggeler, “Rosenzweig und Hegel,” Franz Rosenzweig, International Kassel Conference, Vol. II (1986), 839–853; Otto Pöggeler, “Between Enlightenment and Romanticism: Rosenzweig and Hegel,” in The Philosophy of Franz Rosenzweig, Paul Mendes-Flohr, cur. (Hanover, NH: University Press of New England, 1987), 107–123; e Miriam Bienenstock, “Rosenzweig’s Hegel,” The Owl of Minerva 23.2 (Spring) (1992), 177–182.
  9. “Das Älteste Systemprogramm des Deutschen Idealismus, Ein handschriftlicher Fund,” ristampato in Franz Rosenzweig, Der Mensch und sein Werk. Gesammelte Schriften (Dordrecht: Martinus Nijhoff, 1984) GS, III, 3–59. Scritto nell'estate del 1914 a Berlino, questa analisi fu inizialmente stampata dalla Heidelberger Akademie der Wissenschaften in 1917, 5. Abhandlung (sotto la direzione di Heinrich Rickert). Contro l'attribuzione di Schelling si vedano ad esempio i saggi in Hegel-Studien, "Das älteste Systemprogramm, Studien zur Frühgeschichte des deutschen Idealismus", Beiheft 9 (1973). La relazione di Rosenzweig con Schelling è discussa a lungo in Else Freund, Die Existenzphilosophie Franz Rosenzweigs (Amburgo: Felix Meiner, 1959).
  10. Cfr. specialmente Rosenzweig, “Concluding Remark”, tradotto in (EN) nell'ottimo volume, Frank Rosenzweig, Philosophical and Theological Writings (Indianapolis & Cambridge: Hackett, 2000), 79.