Biografia del Melekh Mashiach/Capitolo 8
Le Sette ebraiche
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Il biblista che tenta di ricostruire la vita della Giudea all'inizio dell'era cristiana deve condurre un tipo di indagine che si concentri sulla natura e il significato delle varie sette ebraiche. La vita di Gesù non può essere chiaramente compresa finché non viene studiata in relazione alle sette da cui sono sorti i suoi amici e/o nemici.
Gli ebrei al tempo del Mashiach erano divisi nelle seguenti sette: Farisei, Sadducei, Esseni, Erodiani e Zeloti.
Farisei
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I farisei appaiono nel Nuovo Testamento, coinvolti in conflitti con Giovanni Battista e con Gesù, nonché col personaggio di Nicodemo il Fariseo (Giovanni 3:1) che, insieme a Giuseppe d'Arimatea, aiutò a deporre il corpo di Gesù nella tomba (Giovanni 19:39-42) a grande rischio personale. Gamaliele, il rinomato rabbino e difensore degli apostoli, era anch'egli un fariseo e, secondo alcune tradizioni cristiane, si convertì segretamente al cristianesimo. Esistono vari riferimenti nel NT a Paolo di Tarso come fariseo prima della sua conversione al cristianesimo.
Il Nuovo Testamento – particolarmente i Vangeli sinottici – soprattutto presenta la dirigenza dei farisei come ossessionata da regole artificiali (in particolare in materia di purezza), mentre Gesù è più interessato all'amore di Dio; i farisei disprezzano i peccatori mentre Gesù li cerca. (Il Vangelo di Giovanni, che è l'unico vangelo in cui è menzionato Nicodemo, in particolare ritrae la setta come divisa e disposta a discutere). A causa delle frequenti rappresentazioni nel Nuovo Testamento dei farisei come attaccati alle regole e boriosi, la parola "fariseo" (e suoi derivati) è entrata in uso quasi comune a descrivere una persona ipocrita e arrogante, che pone la lettera della legge prima dello spirito. Ad oggi quindi il termine fariseo nel linguaggio parlato non denota più un membro della setta religiosa ebraica, ma piuttosto una persona falsa, cattedratica, che guarda più alla forma delle proprie azioni e di quelle degli altri piuttosto che alla loro sostanza. La connotazione fortemente negativa del termine deriva principalmente dal fatto che Gesù usava spesso rimproverare i farisei e inveire contro il loro comportamento (sebbene Gesù fosse anche stato ospitato a pranzare da uno di loro – Luca 7:36-50), in quanto essi si consideravano essere i "maestri della Legge"; in secondo luogo, ciò deriva anche dalle lotte interne di gruppi e sette giudaiche esistite in contemporanea con quella dei farisei (tra cui i giudeo-cristiani) e che sarebbero state soppresse solo dopo la rivolta di Bar Kokheba. Gli ebrei di oggi, che sono fedeli all'ebraismo farisaico, tipicamente lo trovano insultante e alcuni considerano l'uso della parola come antisemita.
Alcuni hanno ipotizzato che Gesù stesso fosse un fariseo e che i suoi argomenti coi farisei erano un segno di inclusione piuttosto che di fondamentale conflitto (il dibattito e la disputa erano modalità narrative dominanti usate nel Talmud come ricerca della verità e non necessariamente un segno di opposizione o ostilità). L'enfasi di Gesù ad amare il prossimo (si veda Comandamento dell'amore), per esempio, fa eco all'insegnamento della scuola di Hillel. Le opinioni di Gesù sul divorzio (Matteo 5), tuttavia, sono più vicine a quelle della scuola di Shammai, un altro fariseo. Altri sostengono che il ritratto dei farisei nel NT sia una caricatura anacronistica. Sebbene una minoranza di studiosi seguano l'Ipotesi agostiniana per il problema sinottico, la maggior parte dei biblisti datano la composizione dei vangeli cristiani tra il 70 e il 100 EV, nel tempo dopo che il cristianesimo si era separato dal giudaismo (e dopo che farisaismo era emerso come la forma dominante). Piuttosto che un resoconto accurato delle relazioni di Gesù coi farisei e altri leader ebrei, questo punto di vista sostiene che i Vangeli riflettano invece la competizione e il conflitto tra primi cristiani e farisei per la guida degli ebrei, o rappresenti i tentativi dei cristiani di defilarsi dagli ebrei al fine di presentarsi in una luce più favorevole (e benigna) ai romani e agli altri pagani – rendendoli quindi una fonte tendenziosa in merito al comportamento dei farisei.
Esempi di passi controversi sono la storia di Gesù che dichiara perdonati i peccati di un uomo paralitico ed i farisei che chiamano tale azione una bestemmia (Marco 2) Nella storia, Gesù ribatte l'accusa di non avere il potere di perdonare i peccati e quindi li perdona, inoltre guarendo l'uomo. I cristiani interpretano la parabola del paralitico come dimostrazione che gli insegnamenti "costruiti" dai farisei avevano così "accecato i loro occhi" e "indurito i loro cuori", da farli perseverare nel rifiuto (a differenza delle folle) di accreditare la sua autorità. Di conseguenza, il NT descrive Gesù che affronta quella che egli reputa essere una saccenteria sentenziosa non-scritturale dei farisei in merito al peccato, alla infermità e alla malattia.
Alcuni storici tuttavia notano che le azioni di Gesù siano in verità simili e consistenti con le credenze e pratiche ebraiche del tempo, come riportate dai rabbini, che comunemente associano la malattia al peccato e la guarigione al perdono. Gli ebrei (secondo E. P. Sanders) respingono l'idea neotestamentaria che la guarigione sia stata criticata/disapprovata dai farisei, poiché non esiste fonte rabbinica che metta in questione o condanni tale pratica. Un'altra argomentazione asserisce che, secondo il NT, i farisei volessero punire Gesù per aver guarito la "mano inaridita" di un uomo durante lo Shabbat (Marco 3). Ma nessuna regola rabbinica è stata trovata secondo cui Gesù avrebbe violato lo Shabbat.
Alcuni biblisti credono che quei passi del Nuovo Testamento che appaiono più ostili contro i farisei, come il passo riportante le critiche di Gesù agli scribi e ai farisei, siano stati scritti dopo la distruzione del Tempio di Erode nel 70 EV. Solo il cristianesimo e il farisaismo sopravvissero alla distruzione del Tempio e i due rivaleggiarono per un breve periodo di tempo, fino a quando i farisei emersero come la forma dominante dell'ebraismo. Quando molti ebrei non si convertirono, i cristiani cercarono nuovi convertiti tra i pagani. I cristiani dovevano spiegare perché i convertiti dovessero ascoltare loro piuttosto che gli ebrei non messianici in merito alla Bibbia ebraica (Tanakh), e si dovevano inoltre dissociare dagli ebrei ribelli che tanto spesso respingevano l'autorità romana e l'autorità in generale. Venivano così percepiti come avessero presentato una storia di Gesù più in sintonia coi romani che con gli ebrei.
Sadducei
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I sadducei costituirono un'importante corrente spirituale del medio giudaismo (fine del periodo del secondo Tempio), e anche una distinta fazione politica verso il 130 AEV sotto la dinastia asmonea. Rappresentata eminentemente dall'aristocrazia delle antiche famiglie, nell'ambito delle quali venivano reclutati i sacerdoti di importanza più alta, nonché, in particolare, il Sommo sacerdote, la corrente dei Sadducei si richiamava, nel proprio nome, all'antico e leggendario Zadok (o anche Sadoq o Zadoq), sommo sacerdote al tempo di Salomone. Cercavano di vivere un giudaismo illuminato; politicamente erano realisti e quindi, a differenza degli zeloti, cercavano di trovare un compromesso anche con il potere romano.
Dei sadducei e della loro spiritualità non conosciamo molto, perché la loro fazione, ritenuta colpevole di collaborazionismo nei confronti dei romani, fu letteralmente sterminata durante la rivolta giudaica del I secolo. Quel poco che sappiamo ci è stato tramandato da Flavio Giuseppe che ha raccontato la prima guerra giudaica che, oltre ad essere una lotta di liberazione dalla dominazione straniera, fu anche una vera e propria guerra civile. Gli eventuali residui superstiti dei sadducei o furono assimilati dalla società romano-ellenica nella quale si rifugiarono, oppure si convertirono al cristianesimo. In ogni caso, dopo la catastrofe nazionale giudaica del 70 EV, culminata nella distruzione di Gerusalemme e del suo secondo Tempio, l'ebraismo riemerge coagulandosi attorno alla corrente spirituale dei farisei, avversaria dei sadducei e di questi ultimi non vi è alcuna traccia.
Sui sadducei cala, quindi, un velo che assomiglia molto ad una sorta di damnatio memoriae: i romani, che si erano appoggiati a loro per governare la Giudea, dovettero constatare il sostanziale fallimento della loro categoria in quanto amministratori e alleati. Dai farisei, che già ne avevano avversato la dottrina, i sadducei vennero parimenti ritenuti responsabili della catastrofe che aveva colpito la nazione ed il Tempio; per i cristiani, infine, i sadducei rimasero indelebilmente associati alle figure di Caifa ed Anna, rispettivamente, il sommo sacerdote che fece arrestare e condannare a morte Gesù e un precedente sommo sacerdote (in carica al tempo in cui Gesù avrebbe avuto 12 anni e sarebbe stato ritrovato dai genitori ad insegnare nel tempio).
I Sadducei erano la classe sacerdotale del tempio e l'aristocrazia laica di Gerusalemme. Accettavano solo il Pentateuco, respingendo ogni scritto posteriore e ogni tradizione orale. Il loro culto era incentrato sul mantenimento del loro poter nel tempio e sulla purità rituale della legge mosaica. Conservatori, concilianti con la cultura greca e collaborazionisti con i Romani, sono menzionati dai Vangeli come i "dottori della legge", protagonisti della Passione di Gesù.
Sulla dottrina dei sadducei non ci è pervenuto alcun testo scritto, pertanto non è possibile tracciarne un quadro preciso. Secondo quanto riferito da Flavio Giuseppe, essi sostenevano che si dovessero considerare valide solo le norme contenute nella cosiddetta Legge scritta, ossia quanto tramandato nei libri della Bibbia ebraica (Tanakh), o Torah, mentre i farisei ritenevano valide anche certe norme contenute nella Legge orale, ossia la tradizione interpretativa della Torah, trasmessa in maniera verbale dalle generazioni precedenti. A differenza dei farisei, che credevano nel giudizio dopo la morte con la ricompensa dei giusti e il castigo dei malvagi, i sadducei negavano l'immortalità dell'anima e l'esistenza di pene e premi nello Sheol; tuttavia, è lecito dubitare che avessero, al riguardo, una posizione di netta preclusione, perché l'evidenza archeologica delle modalità di sepoltura seguite dai sadducei attesta, in ogni caso, una fede nell'esistenza di un mondo ultraterreno del quale il defunto, alla morte, entra a far parte. Secondo quanto riportato dai Vangeli sinottici, i sadducei, al contrario dei farisei, non credevano alla risurrezione dei morti. Pare che non accettassero nemmeno la dottrina degli angeli, affermando che fossero pulsioni ispirate da Dio nelle creature umane o manifestazioni del suo potere. Il rifiuto della tradizione orale, fu, probabilmente, il fattore che consentì ai sadducei di aprirsi alla cultura dell'ellenismo, pur conservando la fede nel giudaismo, facendo di essi un’élite intellettuale ed imprenditoriale capace di esercitare notevole influenza persino nell'ambito della politica imperiale. La loro permeabilità agli influssi stranieri, connessa alla capacità di mantenere intatta la propria identità, è tipica dei ceti aristocratici di ogni tempo ed ogni nazione e l'opposizione ai sadducei da parte dei farisei riecheggia motivi di orgoglio nazionale e di rivalsa anti-aristocratica che troviamo, nella Storia, replicati numerose volte in diversi contesti. Sebbene i sadducei siano scomparsi dalla scena storica nel I secolo EV, ai loro insegnamenti si richiamarono i Caraiti, che ruppero con l'ebraismo rabbinico nell'VIII secolo; tuttavia una questione fondamentale distingue le due sette: i Caraiti credono nella resurrezione, nell'immortalità dell'anima e nelle ricompense e punizioni dopo la morte.
Esseni
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Gli Esseni furono un gruppo semita di incerta origine, nato forse attorno alla metà del II secolo AEV e organizzato in comunità monastiche. Erano comunità isolate e conducevano una vita eremitica o cenobitica.
Tra i gruppi ebraici di età ellenistico-romana, conosciuti e documentati anche da autori greci e latini, quello degli Esseni è forse oggi il più noto, a causa della scoperta, effettuata a Qumran nel 1947, dei manoscritti del Mar Morto, appartenenti a una comunità di questo tipo. Già nell'antichità avevano scritto su di essi, per ricordare i più rilevanti, Filone Alessandrino (Quod omnis probus liber sit), Flavio Giuseppe (Guerra Giudaica), che ci attesta di esserne stato discepolo, e Plinio il Vecchio (Naturalis Historia). Sulla loro origine e sul significato del nome (puri, bagnanti, silenziosi, pii) non c'è accordo tra gli studiosi. Molto probabilmente ebbero inizio dalla metà circa del II secolo AEV in epoca maccabea, e di essi non si fa mai menzione prima degli Asmonei.
Di vita appartata e solitaria, si erano organizzati, fuori dal contesto sociale, in comunità isolate di tipo monastico; protetti da Erode il Grande, al tempo di Gesù erano oltre 4 000 e vivevano dispersi in tutto il paese; circa 150 erano quelli residenti a Qumran. Questo sito andò incontro a una fine violenta nel 68 EV a opera dei romani a causa del loro coinvolgimento nelle sommosse negli anni della guerra che si concluse con il crollo di Gerusalemme. Prima della fine però riuscirono a nascondere la loro biblioteca nelle grotte circonvicine. Alcuni scampati, sembra, si unirono agli zeloti di Masada e ne condivisero la sorte. Lo proverebbe il ritrovamento, durante gli scavi del 1963 a Masada, di un frammento di pergamena dei Canti della santificazione del sabato noto dai ritrovamenti della grotta 4.
Sugli esseni si sono concentrate molte speculazioni esoteriche. Il controverso Ahmed Osman, ad esempio, nel suo libro "Fuori dall'Egitto", ha sostenuto che "Esseno" deve essere tradotto come "colui che segue Gesù (Essa)". Questa "ovvia" traduzione letterale è da tralasciare a causa delle indiscutibili assunzioni circa le origini della cristianità del I secolo EV. Gabriele Boccaccini dichiara che una etimologia per Esseni non è ancora stata trovata, ma che si applica anche a numerosi gruppi diffusi in tutta la Palestina che includono anche la comunità di Qumran (Boccaccini, "Beyond the Essene Hypothesis", 1998, p. 47). Infine il riferimento di Flavio Giuseppe a un "cancello degli Esseni" nel Tempio suggerisce che una comunità essena vivesse nel quartiere della città o che regolarmente accedesse a questa parte dei recinti del Tempio. Gurdjieff, nel suo libro "I racconti di Belzebù a suo nipote", sostiene che gli Esseni sono stati i veri e più fedeli seguaci di Gesù.
I Nazareni
[modifica | modifica sorgente]Il Padre della Chiesa Epifanio (che scrisse intorno al IV secolo EV) sembra fare una distinzione tra due gruppi principali all'interno degli Esseni: "Coloro che vennero prima di lui [Elxai, un profeta Esseno], gli Ossaeni e i Nazareni." (Panarion 1:19). Epifanio descrive ogni gruppo nel modo seguente:
- "Esseni Nazareni" :
- "I Nazareni - erano Ebrei per provenienza - originariamente da Gileaditis [dove i primi seguaci di Yeshua fuggirono dopo il martirio di Giacomo, fratello di Gesù], Bashaniti e Transgiordani...Essi riconoscevano Mosè e credevano che avesse ricevuto delle leggi, ma non la nostra legge ma altre. E così, essi erano Ebrei che rispettavano tutte le osservanze ebraiche, ma non offrivano sacrifici e non mangiavano carne. Essi consideravano un sacrilegio mangiare carne o fare sacrifici con essa. Affermavano che i nostri Libri sono delle falsità, e che nessuno dei costumi che essi affermano sono stati istituiti dai padri. Questa era la differenza tra i Nazareni e gli altri..." (Panarion 1:18)
- Esseni "Ossaeani":
- "Dopo la setta dei [Nazareni] viene un'altra setta legata strettamente a essi, chiamata Ossaeani. Costoro sono Giudei come i primi... originari della Nabataea, Ituraea, Moabitis e Arielis, le terre oltre il bacino che le Sacre Scritture chiamavano Mare di Sale... Sebbene siano diverse dalle altre sei sette essa si è separata da loro solo perché proibiscono l'uso dei libri di Mosè come fanno i Nazareni." (Panarion 1:19) Giuseppe aggiunge: "Oltre a essi, esiste un'altra frangia di Esseni che concordano per leggi e costumi ma differiscono nella visione del matrimonio." (Guerra Giudaica 2.160).
Alcuni gruppi moderni che rivendicano una connessione con l'Essenismo, rivendicano anche la collocazione degli Ossaeani, che incoraggiavano il celibato, che sarebbe stata attorno all'area di Qumran; e dei Nazareni, che incoraggiavano il matrimonio, e sarebbero stati attorno all'area del Monte Carmelo.
Leggi, usanze, teologia e credo
[modifica | modifica sorgente]I resoconti di Giuseppe e Filone mostrano che gli Esseni (Filone: Essaioi) conducevano una vita strettamente celibe, ma comunitaria − spesso paragonata dagli studiosi alla vita monastica buddista e in seguito cristiana − anche se Giuseppe parla di un altro "rango di Esseni" che si sposavano (Guerra 2.160-161). Secondo Giuseppe, avevano usanze e osservanze come la proprietà collettiva (Guerra 2.122; Ant. 18.20), eleggevano un capo che attendesse agli interessi di tutti e i cui ordini venivano obbediti (Guerra 2.123, 134), era loro vietato prestare giuramento (Guerra 2.135) e sacrificare animali (Filone, §75), controllavano la loro collera e fungevano da canali di pace (Guerra 2.135), portavano armi solo per protezione contro i rapinatori (Guerra 2.125), e non avevano schiavi, ma si servivano a vicenda (Ant. 18.21) e, come conseguenza della proprietà comune, non erano dediti ai commerci (Guerra 2.127). Sia Giuseppe sia Filone hanno lunghi resoconti dei loro incontri comunitari, pranzi e celebrazioni religiose.
Da quanto si è dedotto, il cibo degli Esseni non poteva essere alterato (con la cottura ad esempio); e potrebbero essere stati strettamente vegetariani, mangiando principalmente pane, radici selvatiche e frutta. [senza fonte] Dopo un totale di tre anni di prova (Guerra 2.137-138), i membri appena unitisi prestavano un giuramento che comprendeva l'impegno a praticare la pietà verso la divinità e l'aderenza a principi morali verso l'umanità, per mantenere uno stile di vita puro, di astenersi da attività criminose e immorali, di trasmettere intatte le loro leggi e di preservare il libro degli Esseni e il nome degli Angeli (Guerra 2.139-142). La loro teologia includeva il credo nell'immortalità dell'anima e il fatto che avrebbero ricevuto indietro le loro anime dopo la morte (Guerra 2.153-158, Ant. 18.18).
Gli Esseni vengono discussi in dettaglio da Giuseppe e Filone. Molti studiosi credono che la comunità di Qumran, che presumibilmente produsse i Rotoli del Mar Morto, fu un ramo degli Esseni; comunque, questa teoria è stata disputata da Norman Golb e da altri studiosi. Alcuni suggeriscono che Gesù fosse un Esseno, e che la Cristianità evolse da questa setta dell'Ebraismo, con la quale condivide molte idee e simboli.
Secondo Martin A. Larson, gli oggi incompresi Esseni erano Ebrei Pitagorici, che vivevano come monaci. In quanto vegetariani e celibi, in comunità autosufficienti, che evitavano il matrimonio e la famiglia, essi predicavano una guerra incombente con i "Figli del Buio". In quanto "Figli della Luce", ciò rifletteva un'influenza separata dallo Zoroastrismo attraverso la loro ideologia parente del Pitagorismo. Secondo Larson, sia gli Esseni sia i Pitagorici ricordavano i thiasoi, o le unità di culto dei misteri orfici. Si discute tuttora sui possibili rapporti fra il Battista e la comunità degli Esseni.
Un'altra questione è la relazione tra gli Essaioi e i Therapeutae e Therapeutrides di Filone (si veda De Vita Contemplativa). Si può sostenere che egli considerava i Therapeutae come una branca contemplativa degli Essaioi i quali, diceva, ricercavano una vita attiva (Vita Cont. I.1).
Testi e documenti storici
[modifica | modifica sorgente]Gran parte dei documenti storici sugli esseni derivano dai ritrovamenti archeologici nel sito di Qumran, prima di questi ritrovamenti si conoscevano solo alcune citazioni da parte di scrittori antichi, in particolare Ippolito Romano, Plinio il Vecchio, Filone Alessandrino e Flavio Giuseppe (antichità Giudaiche e Guerre Giudaiche) che la chiamano “setta degli esseni” (Hasidim, in greco Haghoi cioè santi).
Nel 1947, in una zona desertica a 30 km da Gerusalemme, grazie a una scoperta fortuita da parte di un pastorello di nome Mohammed Adh Dhib vennero rinvenute delle giare contenenti dei rotoli di pelle avvolti in brandelli di tela. Il materiale in larga parte venne rivenduto a un trafficante di nome Kando che a sua volta lo rivendette al governo israeliano. Negli anni seguenti sono stati rinvenuti, in undici grotte della zona, circa 900 rotoli, alcuni ridotti in frammenti altri in discreta condizione di integrità. Ben 200 di essi riguardavano libri o parti di libri dell'antico Testamento.
In particolare l'intero rotolo di Isaia, oggi conservato nel Museo detto Scrigno del Libro a Gerusalemme. Vennero ritrovati anche i rotoli con le regole della comunità e tanti altri che permisero di far luce sulla misteriosa comunità essena. Un team di studiosi internazionale presieduto da padre De Vaux, un domenicano residente in Giordania, ma costituito da studiosi anche acattolici ed ebrei cominciò a studiare i reperti sin dalla metà degli anni cinquanta. Lo studio, non sappiamo se volutamente o meno, è stato piuttosto lungo e laborioso. Oggi, dopo circa sessant'anni dalla scoperta, tutto il materiale è stato messo a disposizione della comunità scientifica.
Tra i principali documenti pubblicati vi sono:
- la Regola della comunità;
- la Regola dell'assemblea;
- la Regola della guerra dei Figli della Luce contro i Figli delle Tenebre;
- I rotoli di Isaia
- il Commentario ad Abacuc;
- il Documento di Damasco.
Usi e costumi esseni
[modifica | modifica sorgente]Le loro speranze messianiche erano riposte nel "Re dei Giudei" che li avrebbe liberati con le armi dal giogo pagano per edificare il Regno terreno di YHWH e nel sommo sacerdote, ossia nel messia (Mashiach), Aronne. Nei loro testi fanno riferimento ad un Maestro di Giustizia morto a causa della sua lotta contro l'empietà.
Abolita ogni proprietà personale, praticavano la comunanza dei beni, si contentavano del necessario e, di quanto producevano o possedevano in comune, facevano baratto. Dediti ai lavori di agricoltura e di artigianato, alternavano ore di attività con momenti di preghiera. Contrari alla violenza e attenti al rispetto degli animali, che non sacrificavano, rifiutavano di essere arruolati e di fabbricare armi, professando l'uguaglianza di tutti gli uomini e si dichiaravano "artigiani di pace".
Dediti al servizio di Dio nel celibato, gli Esseni coltivavano la pietà e la coerenza etica, come prescriveva la Torah che leggevano di continuo, specialmente di Shabbat, giornata che trascorrevano nell'osservanza più rigorosa. In questo giorno si svolgeva la lettura solenne, commentata da uno dei più colti fra loro, secondo l'esegesi allegorica. Cominciavano la giornata con la preghiera davanti al Sole, lavoravano in silenzio fino alle undici quando insieme, cinti di un panno di lino, facevano abluzioni di acqua fredda; solo dopo questo bagno entravano nel refettorio loro riservato per il pasto frugale, consumato soltanto dopo una preghiera di benedizione da parte di un sacerdote. Terminato il pasto, elevavano una preghiera di ringraziamento, si toglievano la veste bianca comune e riprendevano il lavoro in silenzio fino a sera, quando insieme si riunivano per un altro pasto comunitario. L'ammissione alla comunità, avveniva tramite l'adozione di figli altrui, o l'accesso di nuovi giovani adepti. L'ammissione era peraltro selettiva e solo dopo tre anni di iniziazione, costituita da prove, si entrava a far parte del gruppo con un pasto comune e un giuramento solenne davanti alla comunità: con questo atto i neofiti assumevano l'impegno di essere totalmente leali e di non rivelare nulla ai profani, neppure se torturati a morte. Gli iniziati dovevano tacere soprattutto sulle dottrine esoteriche dei libri antichi e sui nomi degli angeli, oggetto di speculazione mistico-teologica. La struttura del gruppo esseno era gerarchica e comprendeva i gradi di postulante, di novizio e di iniziato. Sotto il profilo dottrinale gli Esseni sostenevano l'immortalità dell'anima e professavano un'escatologia di retribuzione per buoni e malvagi. Ammettevano pure la resurrezione, il giudizio finale e la fine del mondo. Tra loro, dice Giuseppe Flavio, vi furono veggenti e profeti.
Il gruppo degli Esseni subì influssi esterni all'ebraismo: la sottolineatura del dualismo bene-male, l'atteggiamento di venerazione di fronte al Sole, la dottrina sugli angeli, la presenza di bagni rituali si collegano a tradizioni iraniche o parsi. Così come il celibato, il cenobitismo, la riprovazione dei sacrifici cruenti e dell'olio, rinvierebbero a tradizioni buddhiste, se avessimo comprovati documenti di contatti culturali tra India e Palestina nel periodo ellenistico-romano. Quanto al silenzio comunitario, agli anni di noviziato, alle vesti bianche, alle prescrizioni della dieta, all'esoterismo della dottrina garantita dal giuramento, all'escatologia, il collegamento con le scuole filosofiche greche viene quasi spontaneo, specie con la tradizione pitagorica.
I testi detti "Regola della comunità" e "Regola dell'assemblea" regolavano ogni aspetto della vita comunitaria degli esseni. Era previsto che in un gruppo di 10 uomini vi fosse almeno un sacerdote, che quando questi si riuniscono a cena per discutere e chiedere chiarimenti al sacerdote si disponessero a tavola secondo la scala gerarchica e che questi avessero a tavola sia del pane sia del vino; il primo a toccare pane e vino doveva essere il sacerdote (definito in quest'indicazione "messia d'Israele") che li benediceva, quindi tutti gli altri commensali, che benedicevano anche loro il pane "ciascuno secondo la propria dignità".
Rapporti tra esseni e zeloti
[modifica | modifica sorgente]Tra i reperti di Qumran si ritrovano tracce che collegano la comunità essena ai rivoltosi zeloti, come ad esempio il Rotolo della guerra.
Rapporti con il cristianesimo
[modifica | modifica sorgente]Alcune usanze essene erano molto simili a quelle cristiane dei primi secoli e ciò potrebbe essere dovuto alla comune origine giudaica e all'uso delle medesime scritture bibliche. Nonostante ciò, i numerosi paralleli esistenti tra gli scritti di Qumran e i vangeli canonici, hanno convinto un buon numero di studiosi del fatto che le dottrine e le tradizioni delle comunità essene abbiano costituito la base fondamentale sulla quale si è successivamente sviluppato il cristianesimo.
Gli indizi emersi dalle ricerche filologiche, storiche e archeologiche, testimoniano l'esistenza di rapporti tra esseni e cristiani, e legittimano l'ipotesi secondo la quale il cristianesimo e l'essenismo siano legati da una stretta parentela. In particolare, le scoperte dell'archeologo Bargil Pixner, documentate da vari esperti, tra i quali Rainer Riesner, hanno evidenziato un fatto di eccezionale rilevanza: il primo luogo di riunione della prima comunità cristiana a Gerusalemme, nonché il luogo ove si svolse l'ultima cena, era ubicato nelle immediate vicinanze del quartiere degli esseni a Gerusalemme: “esseni e primi cristiani sarebbero vissuti a Gerusalemme, per così dire, porta a porta” (Otto Betz, Rainer Riesner, Gesù, Qumran e il Vaticano, 1995). Ciò rende estremamente plausibile l'ipotesi di contatti diretti e frequenti tra esseni e cristiani. Inoltre, alcune evidenze di ordine storico, hanno convinto molti studiosi del fatto che siano avvenute conversioni in massa di esseni al cristianesimo. Secondo Otto Betz e Rainer Riesner: “Dobbiamo anche tener conto che un gran numero di esseni si convertì a Gesù come messia. Questi esseni convertiti formavano una cerchia di teologi che per quei tempi poteva ritenersi altamente qualificata. Essi erano in grado di pensare e studiare a fondo chi sia stato Gesù e in che modo ci abbia portato la salvezza”. Sul tema dei paralleli tra esseni e cristiani, i due autori affermano: “Vi sono stati occasionalmente, a dire il vero, dei tentativi di negare in ampia misura le somiglianze emerse, ma questi non necessari sforzi apologetici rimangono in minoranza”.
Similitudini con la dottrina cristiana
[modifica | modifica sorgente]Le similitudini con la dottrina cristiana sono numerosissime e possono essere divise, in linea di principio, in due categorie: similitudini filologiche e similitudini relative alle usanze rituali, alla teologia e alle consuetudini organizzative.
- Similitudini filologiche:
Sono quelle che emergono dal confronto tra i manoscritti degli esseni e gli scritti del Nuovo Testamento. Secondo Betz e Riesner: “È davvero sorprendente constatare quanto spesso essenismo e cristianesimo primitivo facciano riferimento a un gruppo ben definito di testi veterotestamentari. Poteva esserci, qui, la stessa tradizione esegetica” (Otto Betz, Rainer Riesner, Gesù, Qumran e il Vaticano, 1995, p. 221). Jean Daniélou identifica questa comune tradizione esegetica in una raccolta di Testimonia messianiche (4QTest/4Q175) rinvenuta a Qumran, contenente una selezione di profezie dell'Antico Testamento, che sarebbe stata utilizzata anche dai primi cristiani (Jean Danielou, I Manoscritti del Mar Morto e le origini del cristianesimo, 1993, p. 37) Esistono, inoltre, paralleli filologici che risultano estranei alle tradizioni giudaiche veterotestamentarie. Ad esempio i temi relativi ai “figli della luce” e “i figli delle tenebre”, i “molti / la maggior parte”, la giustificazione “solo per grazia”, la figura del “mebaqqer” ("ispettore", ἐπίσκοπος) rappresentano punti di contatto presenti nell'essenismo e nel cristianesimo, ma assenti nelle tradizioni esegetiche del giudaismo coevo, rappresentato da gruppi quali i Farisei e i Sadducei, la cui impostazione culturale era improntata a una fedele e rigorosa osservanza e conformità agli scritti dell'Antico Testamento. Secondo Danielou, si tratta di temi “in cui è più chiara la dipendenza del cristianesimo nei confronti di Qumran” (Jean Danielou, Ibid., p. 33).
Per quanto riguarda le analisi filologiche comparative, André Paul afferma: “Tra gli scritti di Qumran e il Nuovo Testamento anche le rassomiglianze sono precise. Un dato testo particolare, una data espressione o titolo trovano in entrambi corrispondenze sorprendenti. La materia è così ricca che la scelta diventa necessaria” (André Paul, I Manoscritti del Mar Morto, 2002, p. 267). Le formule introduttorie del Nuovo Testamento erano invariabilmente più vicine alle formule di Qumran che alle formule mishnaiche, talvolta anche una traduzione letterale delle formule di Qumran. Certo è che i testi del Nuovo Testamento mostrano numerosi paralleli e punti di contatto con quelli di Qumran. Poiché gli scritti esseni sono più antichi di quelli cristiani, è logico supporre che i primi possono avere influito sui secondi.
- Similitudini relative alle usanze rituali, alla teologia e alle consuetudini organizzative:
Anche in questi casi le similitudini risultano significative a causa della divergenza esistente tra l'essenismo e le coeve usanze e tradizioni giudaiche. Jean Danielou sottolinea che: “Fu quando la prima chiesa incominciò a svilupparsi, che essa dovette darsi una forma più istituzionale. E qui ancora emergono i punti di contatto con la comunità di Qumran. [...] Risulta così evidente che la prima comunità cristiana è immersa in un ambiente ebreo e vicino a Qumran, dal quale essa riprende numerose forme di espressione” (Jean Danielou, Ibid., p. 30-39).
Tra le usanze rituali e teologiche, che presentano significative similitudini tra essenismo e cristianesimo, si possono ricordare: i pasti comunitari, le preghiere quotidiane, il battesimo, il calendario solare, la Didaché, il Testamento dei XII patriarchi, la resurrezione dai morti, le beatitudini. Tra le consuetudini organizzative: il matrimonio e il divorzio, la comunione dei beni, l'organizzazione gerarchica, l'organizzazione giudiziaria, l'ascetismo, la vita associata, l'ospitalità. Nei paragrafi seguenti sono elencati alcuni paralleli tratti dai manoscritti di Qumran e dagli scritti neotestamentari, e altri aspetti riguardanti le usanze rituali e sociali delle rispettive comunità:
Scribi e Farisei
[modifica | modifica sorgente]La Comunità di Qumran presenta similitudini notevoli con la testimonianza evangelica; infatti nell'attesa della liberazione dall'oppressione romana, si ponevano in conflitto con la classe politica e sacerdotale (i sadducei etichettati come collaborazionisti), gli scribi e i farisei messi alla berlina anche da Gesù (farisei, sadducei, scribi, pubblicani... guai a voi! in Matteo 23)
Il rito cenobitico
[modifica | modifica sorgente]Era previsto che in un gruppo di 10 uomini vi fosse almeno un sacerdote, che quando questi si riuniscono a cena per discutere e chiedere chiarimenti al sacerdote si disponessero a tavola secondo la scala gerarchica e che questi avessero a tavola sia del pane sia del vino; il primo a toccare pane e vino doveva essere il sacerdote (definito in quest'indicazione "messia d'Israele") che li benediceva, quindi tutti gli altri commensali, che benedicevano anche loro il pane "ciascuno secondo la propria dignità".
I Molti
[modifica | modifica sorgente]Un esempio che si cita spesso è costituito dall'espressione “i molti / la maggior parte”, un termine generico che è venuto a designare un intero gruppo di fedeli in diversi passi del Nuovo Testamento. È probabile che nelle parole eucaristiche di Gesù, come sono riportate in Matteo e in Marco, il termine sia usato per indicare il gruppo dei discepoli, mentre nel testo parallelo, Luca abbia sentito la necessità di spiegarne il significato per i suoi lettori.
Un caso più chiaro è nella Seconda Lettera ai Corinzi di Paolo:
A Qumran i membri a pieno diritto sono designati con la stessa parola ebraica che sta dietro l'espressione paolina “i molti / la maggior parte”. La Regola della comunità detta norme su chi può parlare e quando può intervenire durante le assemblee generali di tutto il gruppo:
Il termine compare in questo senso: 26 volte nelle colonne VI-VIII, una volta nella colonna IX, e tre volte nel Documento di Damasco. In alcuni di questi casi è chiaro che “i molti” avevano funzioni giudiziarie, proprio come in 2 Corinzi:
Grazie ai testi di Qumran, oggi è finalmente chiaro che le espressioni neotestamentarie “i molti” o “la maggioranza” indicano sempre la totalità degli uomini o dei membri della comunità.
Il rito eucaristico
[modifica | modifica sorgente]Il rito dell'eucaristia, descritto dall'evangelista Luca:
Presenta dei paralleli con alcuni riti esseni, tuttavia, come riferisce il Vangelo di Giovanni, durante la cena Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli e disse loro di farlo l'un l'altro: {{Citazione|"Quando dunque ebbe loro lavato i piedi e ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono.
Se io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io.
In verità, vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato".|Giovanni 13:13-16
Alle similitudini eucaristiche con il rito esseno corrisponde una grande differenza: Non vi è ordine gerarchico, non vi è sottomissione di casta o di livello. Il maestro Gesù invece lava i piedi ai discepoli; ma soprattutto, gli esseni dovevano lavarsi -prima- di essere a tavola, non sarebbe stata tollerata perché impura, una vasca d'acqua per i piedi durante il pasto.
Le similitudini non giustificano inoltre l'idea di una vera e propria derivazione del rito cristiano da quello esseno. Al riguardo scrive Hans Conzelmann:
Partendo dall'ebraicità di Gesù appariva piuttosto difficile giustificare il rito eucaristico, ossia il cibarsi del sangue e della carne del dio, atto apertamente blasfemo per la comunità ebraica del tempo sebbene piuttosto diffuso in altre religioni orientali. Questo tema era già sentito in età apostolica, e la lettera agli ebrei dà un'interpretazione rivolta all'ebraismo della morte di Cristo, mettendola in relazione con i sacrifici del Tempio di Gerusalemme, durante i quali gli animali venivano uccisi e consumati.
Il tema del deserto
[modifica | modifica sorgente]Il tema del deserto, presente nel racconto su Giovanni Battista dell'evangelista Marco:
Presenta dei paralleli con un passo della regola della comunità:
Entrambe le citazioni provengono da un passo del profeta Isaia, riportato nel libro di Isaia:
Ma ciò non desta molta meraviglia in quanto il libro di Isaia era ampiamente utilizzato e copiato a Qumran ed era utilizzato da tutti gli ebrei per i risvolti messianici ed escatologici. Anche in ambito cristiano i risvolti profetici messianici ed escatologici vennero marcati e sottolineati.
I Figli della Luce
[modifica | modifica sorgente]Il tema della luce è presente in vari passi del vangelo di Giovanni:
Questo presenta dei paralleli con alcuni documenti esseni:
Differenze con la dottrina cristiana
[modifica | modifica sorgente]La maggior parte degli studiosi che si occupano dello studio dei rotoli del Mar Morto concorda nel trovare affinità e consistenti similitudini comportamentali col primo cristianesimo, soprattutto di matrice giudaica. Il cristianesimo condivide infatti con il giudaismo il complesso delle scritture dette Antico Testamento, lo stesso concetto monoteistico di Dio e l'affermazione che egli è l'unico creatore. Vengono condivise le leggi morali della Torah, l'attesa del Messia, il concetto di resurrezione corporale, la credenza negli angeli e il giudizio finale. Gli esseni in definitiva non sono che una delle tante fazioni religiose che costituiscono il giudaismo di cui condividono le scritture e l'osservanza delle leggi cerimoniali levitiche; Dove si riscontrano difformità è invece per quanto riguarda il loro isolazionismo e il complesso sistema di norme che regola il loro tipico modo di vivere e il loro comportamento. Questo è concettualmente riassumibile in quattro termini: Ascetismo, legalismo, ritualismo ed esclusivismo.
Ascetismo
[modifica | modifica sorgente]La personalità del Gesù tratteggiata dai Vangeli e predicata dagli apostoli è tutt'altra; Gesù infatti si schiera contro l'ascetismo, non insegna a estraniarsi dal mondo come richiede il codice di vita esseno ma ad andare addirittura verso il mondo a predicare il vangelo di salvezza. L'ascetismo, nell'ambito del cristianesimo, comincerà a manifestarsi due secoli dopo con Sant'Antonio, i Padri del deserto e Pacomio. In occidente ancora più tardi con San Benedetto e San Bernardo.
Hans Conzelmann, critico storico, afferma al riguardo:
E ancora più specificamente:
A chiarire ulteriormente il fatto, Hans Küng dell'università di Tubinga scrive:
e ancora chiarisce:
Nella sua opera "Gesù visto dai contemporanei", Frederick Bruce descrive le caratteristiche ascetiche della comunità essena:
Per quanto riguarda la presenza di pratiche ascetiche nel cristianesimo primitivo, e l'influsso che l'essenismo avrebbe esercitato su tali pratiche, esistono tuttavia numerose opinioni contrarie a quelle sopra enunciate. In particolare:
- Adalbert Hamman, docente all'Istituto Patristico di Roma, afferma:
- Jorge Sangrador, dell'Università Pontificia di Salamanca, ha condotto uno studio sul cristianesimo del I secolo in Egitto. Come è noto, la comunità di Alessandria in Egitto, rappresenta una delle più antiche istituzioni cristiane, costituita già nel I secolo, probabilmente a opera dell'evangelista Marco. Ebbene, sulla base di alcune testimonianze storiche, Sangrador afferma che, alle origini del cristianesimo alessandrino, ci sia stata la
- Secondo Dietrich Bonhoeffer, teologo, l'ascetismo era parte integrante delle modalità di vita dei primi cristiani e derivava direttamente dagli insegnamenti del Cristo:
e aggiunge:
Questi autori dunque, affermano e documentano la presenza e l'ampia diffusione di pratiche ascetiche nel cristianesimo del I secolo, a partire sin dalle origini delle prime comunità cristiane: l'ascetismo era praticato da numerosi cristiani, ed era parte integrante dell'insegnamento che ricevevano all'interno della comunità di appartenenza. Esistono, inoltre, ulteriori testimonianze di numerosi autori che affermano la diretta derivazione dell'ascetismo cristiano dalle pratiche ascetiche degli esseni. In particolare:
- Joseph Fitzmyer, docente alla Catholic University of America, afferma che:
- Rainer Riesner, docente all'Università di Tubinga, ribadisce che:
In conclusione, la maggior parte degli esperti citati, non solo concorda nel collocare gli inizi dell'ascetismo cristiano in un'epoca corrispondente alla formazione delle prime comunità cristiane, nel I secolo, ma afferma anche che queste pratiche ascetiche furono importate dall'essenismo.
Ritualismo
[modifica | modifica sorgente]Gesù è uno che viola il sabato e le prescrizioni rituali: è spesso accusato di essere uno che mangia e beve con i peccatori e le prostitute, cosa inconcepibile per un esseno il quale, prima di mettersi a tavola, doveva purificarsi con delle abluzioni rituali e vestirsi di bianco. Riferiscono i vangeli:
Non era questa la veduta essena; gli Esseni non avrebbero mai profanato il sabato né per procurarsi del cibo né tantomeno per operare una guarigione:
La prescrizione così drastica in seguito venne attenuata; Il frammento 4Q251 dice:
Ma era ancora quanto condannava Gesù il quale riteneva errato lasciar morire la povera bestia per osservare il rito prescritto nella legge.
Esclusivismo
[modifica | modifica sorgente]Mai un esseno avrebbe avuto contatti con donne straniere, Gesù si incontra e parla con la donna samaritana, che se ne meraviglia (Giov. 4.5), accetta di essere unto d'olio profumato dalla peccatrice scandalizzando il Fariseo (Matteo 15.22) che lo ha invitato alla sua tavola.
Il testo del rotolo 1Qsa 2.3-8 vieta l'ammissione alla tavola della mensa di storpi e zoppi; Gesù afferma di esser venuto per loro e addirittura racconta la nota parabola del gran convito (Luca 14.15)
Nel testo del rotolo 4Q266 è raccomandato: ..stupidi, folli, matti, ciechi, storpi e zoppi non siano accettati nella comunità. Gesù invece va in cerca di loro (Luca 5:27-37), ed entra in casa di Simone il Lebbroso (Marco 14:3) cosa imperdonabile se fosse stato un esseno.
Qumran raduna eletti e giusti, Gesù cerca peccatori.
Il gruppo di Gesù è una comunità aperta e vi fanno parte tutti quelli che lo vogliono, il gruppo esseno è una comunità chiusa e segreta; degli apostoli conosciamo i nomi, degli esseni era vietato il divulgarli.
Gli esseni stabilivano gerarchie, (Rotolo 1Qs 6),; Gesù insegna... chi vuol esser grande fra voi sia il servitore.
La Regola Comunitaria di Qumran insegna ad amare i figli della luce e a odiare i figli delle tenebre, addirittura a maledirli, Gesù si contrappone a questo comando che, si noti, non si trova nell'Antico Testamento (ma era insegnato proprio dagli esseni) il suo monito: "Voi avete udito ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico ma io vi dico amate quelli che vi odiano".
Uso della lotta armata
[modifica | modifica sorgente]Infine il movimento esseno era un movimento politico-religioso che non respingeva la possibilità della lotta armata contro l'oppressore e contro i traditori. Secondo David Flusser:
Una conferma della tesi secondo cui gli esseni non fossero alieni dalla lotta armata viene dal lavoro di Gerd Thiessen che afferma:
Anche Giuseppe Flavio d'altronde riferiva che gli Esseni si difendevano con le armi dagli assalti dei briganti (De Bello Judaico: 2,8,4 par 125- da citaz. nell'opera di Thiessen a p. 53).
L'analisi dello studioso David Flusser, (in "Jesus" op. cit.) è ancora più decisa nel considerare che proprio l'aspettativa messianica degli esseni, che escludeva chiunque non fosse dei loro, aveva convinto Giovanni Battista (che sembrerebbe aver avuto contatti con loro) ad allontanarsene; afferma infatti:
"Giovanni è così vicino agli Esseni da non potersi escludere che abbia fatto parte della loro comunità, ma dovette lasciarla perché contrario alla loro tendenza settaria e perché voleva rendere possibile la conversione in vista del perdono dei peccati a tutti gli Israeliti." (p.47)
La Regola della Setta infatti affermava così:
Flusser conclude: solo "Gli ambienti che vivevano ai margini dell'essenismo sono arrivati a superare la Teologia dell'odio."
Ma il movimento di Gesù, attuando gli insegnamenti del Maestro, almeno per i primi secoli, fu pacifista e disposto a sopportare la persecuzione. Era memore delle parole del Maestro ripetute di bocca in bocca e, in seguito, messe per iscritto:
Si narra che molti soldati romani convertitisi al cristianesimo si rifiutassero di combattere e venissero messi a morte per questo.
Gesù e gli esseni
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Interpretare Gesù in contesto e Missione a Israele. |
Per poter evidenziare l'importanza che l'essenismo ha rappresentato nei confronti della formazione del cristianesimo primigenio, Florentino Garcia Martinez e Julio Trebolle Barrera, utilizzando un linguaggio metaforico, affermano:
Stephen Hodge afferma che:
J. H. Charlesworth aggiunge:
L'esperto Jean Danielou, descrive numerosissimi punti di contatto tra esseni e cristiani, tra i quali:
L'importanza del manoscritto 4QTest/4Q175, è stata evidenziata, oltre che da Allegro e Danielou, anche da Florentino Garcia Martinez e Julio Trebolle Barrera: "...Questa attesa è esplicitata anche in un testo importante come 4QTest, che combina insieme quattro citazioni bibliche...". (Gli uomini di Qumran, 1996)
Lo studioso francese André Dupont-Sommer nei suoi studi sui testi qumranici pubblicati per primi è portato a tracciare una notevole serie di paralleli tra il maestro di giustizia (una figura carismatica presente nei manoscritti) e Gesù, come risulta da queste sue affermazioni:
Gesù era un esseno?
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Gesù e il problema di una vita e Immagini interpretative del Gesù storico . |
La tesi dell'essenicità di Gesù nacque nel periodo dell'Illuminismo con Voltaire. Venne poi ripresa e sostenuta anche da altri. Ernest Renan autore di una Vita di Gesù nel 1893 asseriva che il cristianesimo è una sorta di essenismo vincente. Essi basavano le loro tesi essenzialmente sulle scarne informazioni disponibili fino allora. Successivamente alla scoperta dei rotoli di Qumran, la tesi è stata ripresa da molti storici; al riguardo le conclusioni restano divergenti.
Di fronte a un settore della storiografia che valuta le analogie e il comune utilizzo di testi sacri dell'Antico Testamento per asserire una derivazione cristiana dall'essenismo, vi sono altri studiosi (prevalentemente di area cristiana, ma anche ebraica) che sottolineano le profonde differenze teologiche e comportamentali emerse, nonché la predominanza di tematiche teologiche gnostico-filosofiche considerate poi eretiche dai vari concili ecumenici dei primi secoli. A questo proposito Joseph Ratzinger in merito ai rapporti tra Gesù, Giovanni Battista e gli Esseni nel primo capitolo del libro Gesù di Nazaret, scrive quanto segue:
Come anche resta curioso che nei Vangeli sinottici vengano citati tutti i gruppi religiosi presenti all'epoca di Tiberio in Palestina come i Sadducei, i Farisei, gli Zeloti e altri minori, tranne gli Esseni. Flusser sostiene che:
Analogamente afferma Schick:
Hans Küng è ancora più radicale nella sua conclusione:
Erodiani
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Herodiani (Ἡρώδειοι). |
Gli Erodiani (gr. Ἡρώδειοι, la. Herodiani) erano una setta di ebrei ellenistici citati nel Nuovo Testamento in due occasioni: prima in Galilea, e poi a Gerusalemme – essendo ostili a Gesù (Marco 3:6, Marco 12:13; Matteo 22:16; cfr. anche Marco 8:15, Luca 13:31-32, Atti 4:27). In ognuno di questi casi il loro nome è associato a quello dei Farisei.
Secondo molti interpreti, si intendevano cortigiani o soldati di Erode Antipa ("Milites Herodis", Girolamo); altri sostengono che gli Erodiani fossero probabilmente un partito politico pubblico, che si distingueva dai due grandi partiti storici dell'ebraismo post-esilico (i farisei e i sadducei) per il fatto che erano ed erano stati sinceramente amichevoli con Erode il Grande, il re dei Giudei, e con la sua dinastia. Gli Erodiani sono spesso menzionati nei vangeli nello stesso periodo dei farisei. Come i farisei, gli Erodiani volevano l'indipendenza politica per il popolo ebraico. A differenza dei farisei, che cercavano di restaurare il regno di Davide, gli Erodiani desideravano restaurare un membro della dinastia erodiana al trono in Giudea.
Il vescovo anglicano Charles Ellicott nota una coerenza nel formato con altre designazioni tipo "Mariani (sostenitori di Gaio Mario), Pompeiani (relativo a Pompeo il Grande), e, potremmo aggiungere, Christiani" (cfr. Ellicott's Commentary for English Readers). È possibile che, per guadagnare seguaci, il partito erodiano avesse l'abitudine di asserire che l'istituzione di una dinastia erodiana sarebbe stata favorevole alla realizzazione della teocrazia; e questo a sua volta potrebbe spiegare l'affermazione di Pseudo-Tertulliano (Adversis Omnes Haereses [1,1]) secondo cui gli erodiani consideravano Erode stesso come il Messia. La setta era chiamata dai rabbini Boetusiani come amica della famiglia di Boeto, la cui figlia Mariamne era una delle mogli di Erode il Grande.
Robert Eisenman della California State University, Long Beach sostiene che Paolo Apostolo fosse un membro della famiglia di Erode il Grande. Eisenman fa una connessione tra Paolo e un individuo identificato da Flavio Giuseppe come "Saulus," un parente di Agrippa." Un altro elemento spesso citato a sostegno della tesi secondo cui Paolo sarebbe un membro della famiglia di Erode si trova in Romani 16:11, dove Paolo scrive: "Salutate Erodione, mio parente". Alcuni (cfr. Yigael Yadin, The Temple Scroll, 1985) pensano che gli Erodiani fossero un altro nome per gli Esseni che probabilmente scrissero i Rotoli del Mar Morto: "Non si sa nulla di loro oltre a quanto affermano i Vangeli... their precise relation to the other sects or schools among the Jews are consequently matters of conjecture." Flavio Giuseppe (Ant. 15) disse che Erode "continuò a onorare tutti gli Esseni". La gente avrebbe quindi potuto pensare che gli Esseni fossero i beniamini di Erode e chiamarli Erodiani.
Zeloti
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce Zelota. |
Gli zeloti (in ebr. קנאים, Ḳanna'im) erano un gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del I secolo, partigiani accaniti dell'indipendenza politica del Regno di Giudea, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraico dell'epoca. Considerati dai romani alla stregua di terroristi e criminali comuni, si ribellavano con le armi alla presenza romana nel Regno di Giudea. Svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del 66-70, la maggior parte di essi perirono durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano (70).
Etimologia
[modifica | modifica sorgente]Il termine zelota, in ebraico kanai (קנאי), indica una persona dotata di uno zelo comportamentale nei confronti di YHWH. Il termine latino deriva dalla traduzione di kanai con il greco ζηλωτής (zelotes), che significa "emulatore", "ammiratore" o anche "seguace". La parola greca ζηλωτής è attestata come aggettivo e non come nome proprio di persona o di comunità, al più riferito a non precisate orde di Ebrei faziosi e patrioti, senza però fornire estremi né di testi né di autori greci. In tutta la Bibbia, la parola Zelota compare soltanto due volte, in riferimento all'apostolo Simone il Cananeo (in greco Σίμων ὁ Καναναῖος, Matteo 10:4, e Marco 3:18), "detto lo Zelota" (καὶ Σίμωνα τὸν καλούμενον Ζηλωτὴν, Luca 6:15, e Atti 1:13). Nella onomastica greca, l'articolo indica la parte del nome proprio di persona che segue il nome vero e proprio dato alla nascita dai genitori, come il nome proprio del padre o del luogo di dimora; invece il verbo καλεῖv ha il significato principale di chiamare, e i due secondari di invitare o denominare, nominare, soprannominare, dare un nome a qualcuno.
Storia e stile
[modifica | modifica sorgente]Nel I secolo lo zelotismo va impadronendosi gradualmente delle masse, urbane e ancor più di campagna, le porta al fanatismo e le conduce alla violenza dei predoni e dei sicarii, che porteranno alla catastrofe finale della prima guerra giudaica. La caduta di Gerusalemme tuttavia non segnò la sconfitta dello zelotismo; gli ultimi zeloti infatti, a capo dei quali c'era Eleazar Ben Yair, si rifugiarono, in un estremo tentativo di resistenza, nella fortezza di Masada, a sud del deserto di Giuda, vicino al Mar Morto. Quando si videro perduti, tutti i 960 zeloti si diedero la morte, con l'eccezione di due donne e di cinque bambini, che si erano rifugiati nei sotterranei.
Gli Zeloti difendevano ferocemente i precetti della legge mosaica, così come anche lo stile di vita ebraico e il nazionalismo israelita. In particolare gli Zeloti erano molto interessati nel difendere la Giudea dal dominio dei Romani, che venivano considerati idolatri e quindi nemici dell'ebraismo. Spesso venivano chiamati anche Sicarii, dal momento che andavano in giro con i pugnali (sicæ) nascosti sotto la cappa e che venivano utilizzati dagli Zeloti per ferire o persino uccidere chiunque fosse colto a compiere sacrilegi, atti offensivi o anche omissioni nei confronti della fede giudaica.
Le fonti
[modifica | modifica sorgente]Fonti sull'origine del movimento zelota sono le testimonianze convergenti di Flavio Giuseppe Flavio e dell'evangelista Luca.
Robert Eisenman ha posto l'attenzione sulla presenza in alcuni riferimenti contemporanei del Talmud della parola zeloti, usata come sinonimo di kanna'im, ma non esattamente come un gruppo, piuttosto come preti vendicativi del Tempio (cfr. Eisenman, James the Brother of Jesus: The Key to Unlocking the Secrets of Early Christianity and the Dead Sea Scrolls, 1997). Sempre nel Talmud gli zeloti vengono criticati, accusati di non seguire i capi religiosi e sono anche chiamati Biryonim (בריונים), che significa "maleducati", "selvaggi" o "ruffiani" e sono condannati per la loro aggressività, per la loro riluttanza ai compromessi per salvare i superstiti della Gerusalemme assediata e per il loro militarismo cieco contro il parere dei rabbini in cerca di trattati di pace. Essi sono ulteriormente accusati di aver contribuito alla distruzione di Gerusalemme e del secondo Tempio e di aver garantito per la Giudea le punizioni e i tributi imposti da Roma. Secondo il Talmud babilonese (Gittin: 56b) i Biryonim hanno distrutto il valore decennale di cibo e legna da ardere nella Gerusalemme assediata al fine di costringere gli ebrei a combattere i Romani per disperazione. Questo evento ha portato direttamente alla fuga di Jochanan Ben Zakkai fuori da Gerusalemme, dove ha incontrato Vespasiano, un incontro a cui risale la fondazione dell'accademia di Yavneh, la quale ha prodotto la Mishnah, garantendo la sopravvivenza dell'ebraismo rabbinico. Gli Zeloti hanno sostenuto la violenza contro i Romani, i loro collaboratori ebrei e i Sadducei per aver razziato i loro approvvigionamenti e le altre attività della causa zelota. La testimonianza dello storico ebreo sulla dottrina degli zeloti è interessante:
È facile desumere da qui che lo zelotismo non è che un fariseismo estremo, che coinvolge il piano politico assieme a quello religioso per il fatto di non obbedire ad altri che a Dio. I termini che indicano i combattenti messianisti (chrestianoi in greco) sono:
- in ebraico: Qanana (Cananei) e Bariona,
- in greco: Zelotes e Lestes,
- in latino: Sicarii, Latrones e Galilaei (Sicari, Ladroni e Galilei).
Zeloti tra gli apostoli di Gesù
[modifica | modifica sorgente]I passi biblici di Luca 6:15; Atti 1:13 potrebbero far intendere un coinvolgimento politico. In realtà la parola zelota può essere tradotto anche "zelante". Più articolata la questione circa il possibile coinvolgimento di alcuni apostoli:
- Simone il Cananeo chiamato sempre Simone lo Zelota nel Vangelo di Luca, per distinguerlo da Simone Pietro (vedi la voce Simone il Cananeo). Secondo il Flos sanctorum lo storico gesuita Pedro de Ribadeneyra (1527-1611), biografo di sant'Ignazio, "Simone fu chiamato Cananeo, per la qual cagione San Luca lo chiamò in lingua greca Zelote; perché Cana in ebraico, è lo stesso che zelo in Greco";
- Interpretando un passo del vangelo di Luca nel quale Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni chiedono a Gesù il permesso di incendiare un villaggio di samaritani dal quale il Cristo e i suoi seguaci erano stati respinti, lasciando intendere fosse quella la norma di comportamento. Ma il testo (Luca 9:51-56) riporta invece una minaccia di maledizione da parte dei due apostoli "Vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo?", il che è una punizione divina e non un "incendio" doloso;
- Negli Atti degli Apostoli, il fariseo Gamaliele, accomuna la situazione degli apostoli appena arrestati alla storia di due capi zeloti, Giuda il Galileo e Teuda:
Secondo le teorie di Eisemann, rigettate da alcuni studiosi tra cui il biblista Bart Ehrman (Gesù è davvero esistito?, 2013), l'elemento zelota nell'originale gruppo di apostoli sarebbe stato mascherato per dar modo alla Chiesa cristiana di Paolo di Tarso di assimilarsi all'elemento romano e di far proseliti tra i gentili. Universalmente riconosciuto come zelota da ambienti ecclesiastici e accademici è Simone il Cananeo. Barabba era probabilmente uno zelota che fu liberato da Pilato che, a sua volta, condannò Gesù alla crocifissione.
Per approfondire, vedi Serie cristologica, Serie misticismo ebraico, Serie maimonidea e Serie delle interpretazioni. |