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Sefer כותב ישוע/Impara2

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Ora va’ e impara ● ג

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Mashiach
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Matteo 16:1-28 — καὶ προσελθόντες οἱ Φαρισαῖοι καὶ Σαδδουκαῖοι πειράζοντες ἐπηρώτησαν αὐτὸν σημεῖον ἐκ τοῦ οὐρανοῦ ἐπιδεῖξαι αὐτοῖς ὁ δὲ ἀποκριθεὶς εἶπεν αὐτοῖς ὀψίας γενομένης λέγετε εὐδία πυρράζει γὰρ ὁ οὐρανός καὶ πρωΐ σήμερον χειμών πυρράζει γὰρ στυγνάζων ὁ οὐρανός τὸ μὲν πρόσωπον τοῦ οὐρανοῦ γινώσκετε διακρίνειν τὰ δὲ σημεῖα τῶν καιρῶν οὐ δύνασθε γενεὰ πονηρὰ καὶ μοιχαλὶς σημεῖον ἐπιζητεῖ καὶ σημεῖον οὐ δοθήσεται αὐτῇ εἰ μὴ τὸ σημεῖον Ἰωνᾶ καὶ καταλιπὼν αὐτοὺς ἀπῆλθεν καὶ ἐλθόντες οἱ μαθηταὶ εἰς τὸ πέραν ἐπελάθοντο ἄρτους λαβεῖν ὁ δὲ Ἰησοῦς εἶπεν αὐτοῖς ὁρᾶτε καὶ προσέχετε ἀπὸ τῆς ζύμης τῶν Φαρισαίων καὶ Σαδδουκαίων οἱ δὲ διελογίζοντο ἐν ἑαυτοῖς λέγοντες ὅτι ἄρτους οὐκ ἐλάβομεν γνοὺς δὲ ὁ Ἰησοῦς εἶπεν τί διαλογίζεσθε ἐν ἑαυτοῖς ὀλιγόπιστοι ὅτι ἄρτους οὐκ ἔχετε οὔπω νοεῖτε οὐδὲ μνημονεύετε τοὺς πέντε ἄρτους τῶν πεντακισχιλίων καὶ πόσους κοφίνους ἐλάβετε οὐδὲ τοὺς ἑπτὰ ἄρτους τῶν τετρακισχιλίων καὶ πόσας σπυρίδας ἐλάβετε πῶς οὐ νοεῖτε ὅτι οὐ περὶ ἄρτων εἶπον ὑμῖν προσέχετε δὲ ἀπὸ τῆς ζύμης τῶν Φαρισαίων καὶ Σαδδουκαίων τότε συνῆκαν ὅτι οὐκ εἶπεν προσέχειν ἀπὸ τῆς ζύμης τῶν ἄρτων ἀλλὰ ἀπὸ τῆς διδαχῆς τῶν Φαρισαίων καὶ Σαδδουκαίων ἐλθὼν δὲ ὁ Ἰησοῦς εἰς τὰ μέρη Καισαρείας τῆς Φιλίππου ἠρώτα τοὺς μαθητὰς αὐτοῦ λέγων τίνα λέγουσιν οἱ ἄνθρωποι εἶναι τὸν υἱὸν τοῦ ἀνθρώπου οἱ δὲ εἶπαν οἱ μὲν Ἰωάννην τὸν βαπτιστήν ἄλλοι δὲ Ἠλίαν ἕτεροι δὲ Ἰερεμίαν ἢ ἕνα τῶν προφητῶν λέγει αὐτοῖς ὑμεῖς δὲ τίνα με λέγετε εἶναι ἀποκριθεὶς δὲ Σίμων Πέτρος εἶπεν σὺ εἶ ὁ Χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ τοῦ ζῶντος ἀποκριθεὶς δὲ ὁ Ἰησοῦς εἶπεν αὐτῷ μακάριος εἶ Σίμων Βαριωνᾶ ὅτι σὰρξ καὶ αἷμα οὐκ ἀπεκάλυψέν σοι ἀλλ᾽ ὁ πατήρ μου ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς κἀγὼ δέ σοι λέγω ὅτι σὺ εἶ Πέτρος καὶ ἐπὶ ταύτῃ τῇ πέτρᾳ οἰκοδομήσω μου τὴν ἐκκλησίαν καὶ πύλαι ᾅδου οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς δώσω σοι τὰς κλεῖδας τῆς βασιλείας τῶν οὐρανῶν καὶ ὃ ἐὰν δήσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται δεδεμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς καὶ ὃ ἐὰν λύσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται λελυμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς τότε διεστείλατο τοῖς μαθηταῖς ἵνα μηδενὶ εἴπωσιν ὅτι αὐτός ἐστιν ὁ Χριστός ἀπὸ τότε ἤρξατο ὁ Ἰησοῦς δεικνύειν τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ ὅτι δεῖ αὐτὸν εἰς Ἱεροσόλυμα ἀπελθεῖν καὶ πολλὰ παθεῖν ἀπὸ τῶν πρεσβυτέρων καὶ ἀρχιερέων καὶ γραμματέων καὶ ἀποκτανθῆναι καὶ τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ ἐγερθῆναι καὶ προσλαβόμενος αὐτὸν ὁ Πέτρος ἤρξατο ἐπιτιμᾶν αὐτῷ λέγων ἵλεώς σοι κύριε οὐ μὴ ἔσται σοι τοῦτο ὁ δὲ στραφεὶς εἶπεν τῷ Πέτρῳ ὕπαγε ὀπίσω μου Σατανᾶ σκάνδαλον εἶ ἐμοῦ ὅτι οὐ φρονεῖς τὰ τοῦ θεοῦ ἀλλὰ τὰ τῶν ἀνθρώπων τότε ὁ Ἰησοῦς εἶπεν τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ εἴ τις θέλει ὀπίσω μου ἐλθεῖν ἀπαρνησάσθω ἑαυτὸν καὶ ἀράτω τὸν σταυρὸν αὐτοῦ καὶ ἀκολουθείτω μοι ὃς γὰρ ἐὰν θέλῃ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ σῶσαι ἀπολέσει αὐτήν ὃς δ᾽ ἂν ἀπολέσῃ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἕνεκεν ἐμοῦ εὑρήσει αὐτήν τί γὰρ ὠφεληθήσεται ἄνθρωπος ἐὰν τὸν κόσμον ὅλον κερδήσῃ τὴν δὲ ψυχὴν αὐτοῦ ζημιωθῇ ἢ τί δώσει ἄνθρωπος ἀντάλλαγμα τῆς ψυχῆς αὐτοῦ μέλλει γὰρ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἔρχεσθαι ἐν τῇ δόξῃ τοῦ πατρὸς αὐτοῦ μετὰ τῶν ἀγγέλων αὐτοῦ καὶ τότε ἀποδώσει ἑκάστῳ κατὰ τὴν πρᾶξιν αὐτοῦ ἀμὴν λέγω ὑμῖν ὅτι εἰσίν τινες τῶν ὧδε ἑστώτων οἵτινες οὐ μὴ γεύσωνται θανάτου ἕως ἂν ἴδωσιν τὸν υἱὸν τοῦ ἀνθρώπου ἐρχόμενον ἐν τῇ βασιλείᾳ αὐτοῦ

Da allora cominciai a spiegare ai miei discepoli che dovevo andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Pietro, prendendomi da parte, cominciò a rimproverarmi, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai». Ma io, voltatomi, dissi a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

Allora dissi ai miei discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua. In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

Sei giorni dopo, presi con me Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condussi sopra un alto monte, in disparte. E fui trasfigurato davanti a loro; la mia faccia risplendette come il sole e i miei vestiti divennero candidi come la luce. E apparvero loro Mosè ed Elia che stavano conversando con me. E Pietro prese a dirmi «Signore, è bene che stiamo qui; se vuoi, farò qui tre tende; una per te, una per Mosè e una per Elia». Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo». I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma, avvicinatomi, li toccai e dissi: «Alzatevi, non temete». Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non io stesso da solo.

Poi, mentre scendevamo dal monte, diedi loro quest'ordine: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo sia risuscitato dai morti».

E i discepoli mi domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?» Risposi: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro». Allora i discepoli capirono che avevo parlato loro di Giovanni il Battista.

Quando tornammo tra la folla, un uomo mi si avvicinò, gettandosi in ginocchio davanti a me, e mi disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio, perché è lunatico e soffre molto; spesso, infatti, cade nel fuoco e spesso nell'acqua. L'ho condotto dai tuoi discepoli ma non l'hanno potuto guarire». Ed io risposi: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me». Sgridai il demonio e quello uscì dal ragazzo, che da quel momento fu guarito.

Allora i discepoli, accostatisi a me in disparte, mi chiesero: «Perché non l'abbiamo potuto cacciare noi?» Risposi loro: «A causa della vostra poca fede; perché in verità io vi dico: se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: "Passa da qui a là", e passerà; e niente vi sarà impossibile. Questa specie di demòni non esce se non per mezzo della preghiera e del digiuno».

Mentre percorrevamo insieme la Galilea, io annunciai: «Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini; essi lo uccideranno e il terzo giorno risusciterà». Ed essi ne furono molto rattristati.

Quando fummo giunti a Capernaum, quelli che riscotevano le didramme si avvicinarono a Pietro e dissero: «Il vostro maestro non paga le didramme?» Egli rispose: «Sì». Quando fu entrato in casa, lo prevenni e gli dissi: «Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi prendono i tributi o l'imposta? Dai loro figli o dagli stranieri?» «Dagli stranieri», rispose Pietro. Gli dissi: «I figli, dunque, ne sono esenti. Ma, per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca: troverai uno statère. Prendilo, e dàllo loro per me e per te».

In quel momento, i discepoli mi si avvicinarono, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Ed io, chiamato a me un bambino, lo posi in mezzo a loro e dissi: «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.

Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene! Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che aver due occhi ed essere gettato nella geenna del fuoco.

Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto a salvare ciò che era perduto.

Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che egli si rallegra più per questa che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro che è nei cieli vuole che neppure uno di questi piccoli perisca.

«Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo.
E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Allora Pietro si avvicinò e mi disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» Ed io a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!" Pertanto il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò". Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello».

Quando ebbi finito questi discorsi, partii dalla Galilea e me ne andai nei territori della Giudea che sono oltre il Giordano. Una grande folla mi seguì, e là io guarii i loro malati.
Dei farisei mi si avvicinarono per mettermi alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Risposi loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: "Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi». Essi mi replicarono: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Risposi loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio». I discepoli gli dissero: «Se tale è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene prender moglie». Ma io ribattei: «Non tutti sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltanto quelli ai quali è dato. Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Allora mi furono presentati dei bambini perché imponessi loro le mani e pregassi; ma i discepoli li sgridavano. Ma io dissi: «Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro». E, imposte loro le mani, me ne andai via di là.

Un tale mi si avvicinò e mi disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gli risposi: «Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». «Quali?» mi chiese. Ed io risposi: «Questi: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?» Gli dissi: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni. E dissi ai miei discepoli: «Io vi dico in verità che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. E ripeto: è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». I suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti e dicevano: «Chi dunque può essere salvato?» Fissai lo sguardo su di loro e dissi: «Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile».
Allora Pietro, replicando, mi disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?» Ed io replicai: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi e molti ultimi, primi.

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa, il quale uscì di mattino presto per assumere dei lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con i lavoratori per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito di nuovo verso l'ora terza, ne vide altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: "Andate anche voi nella vigna e vi darò quello che è giusto". Ed essi andarono. Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso. Uscito verso l'undicesima, ne trovò degli altri che se ne stavano là e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?" Essi gli dissero: "Perché nessuno ci ha assunti". Egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna". Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e da' loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi". Allora vennero quelli dell'undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno. Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch'essi un denaro per ciascuno. Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: "Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo". Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?" Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi».

Poi, mentre salivo verso Gerusalemme, presi da parte i dodici; e strada facendo, dissi loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; e il terzo giorno risusciterà».

Allora la madre dei figli di Zebedeo mi si avvicinò con i suoi figli, prostrandosi per farmi una richiesta. Ed io le domandai: «Che vuoi?» Ella mi disse: «Di' che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno». Risposi: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?» Essi mi dissero: «Sì, lo possiamo». Ed io dissi loro: «Voi certo berrete il mio calice; ma quanto al sedersi alla mia destra e alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma sarà dato a quelli per cui è stato preparato dal Padre mio». I dieci, udito ciò, furono indignati contro i due fratelli. Ma, chiamatili a me, dissi: «Voi sapete che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

Mentre uscivano da Gerico, una folla mi seguì. E due ciechi, seduti presso la strada, avendo udito che passavo, si misero a gridare: «Abbi pietà di noi, Signore, Figlio di Davide!» Ma la folla li sgridava, perché tacessero; essi però gridavano più forte: «Abbi pietà di noi, Signore, Figlio di Davide!» Fermatomi, li chiamai e dissi: «Che volete che io vi faccia?» Ed essi: «Signore, che i nostri occhi si aprano». Allora, commosso, toccai i loro occhi e in quell'istante ricuperarono la vista e mi seguirono.

Quando fummo vicini a Gerusalemme e arrivammo a Betfage, presso il monte degli Ulivi, mandai due discepoli, dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; troverete un'asina legata, e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà».
Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta:
«Dite alla figlia di Sion:
"Ecco il tuo re viene a te,
mansueto e montato sopra un'asina,
e un asinello, puledro d'asina"».

I discepoli andarono e fecero come avevo loro ordinato; condussero l'asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli ed io mi ci posi a sedere. La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!»

Quando fui entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazareth di Galilea».

Entrai nel Tempio, e ne scacciai tutti quelli che vendevano e compravano; rovesciai le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E dissi loro: «È scritto: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera", ma voi ne fate un covo di ladri».

Allora vennero a me, nel Tempio, dei ciechi e degli zoppi, ed io li guarii.
Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che avevo fatte e i bambini che gridavano nel Tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati e mi dissero: «Odi tu quello che dicono costoro?» Dissi loro: «Sì. Non avete mai letto: "Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode"
E, lasciatili, me ne andai fuori della città, a Betania, dove passai la notte.

La mattina, tornando in città, ebbi fame. E, vedendo un fico sulla strada, mi ci accostai, ma non vi trovai altro che foglie; e gli dissi: «Mai più nasca frutto da te, in eterno». E subito il fico si seccò. I discepoli, veduto ciò, si meravigliarono, dicendo: «Come mai il fico è diventato secco in un attimo?» Risposi loro: «Io vi dico in verità: Se aveste fede e non dubitaste, non soltanto fareste quello che è stato fatto al fico; ma se anche diceste a questo monte: "Togliti di là e gettati nel mare", sarebbe fatto. Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete».

Quando giunsi nel Tempio, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo mi si accostarono, mentre insegnavo, e mi dissero: «Con quale autorità fai tu queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?» Risposi loro: «Anch'io vi farò una domanda; se voi mi rispondete, vi dirò anch'io con quale autorità faccio queste cose. Il battesimo di Giovanni, da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?» Ed essi ragionavano tra di loro: «Se diciamo: "dal cielo", egli ci dirà: "Perché dunque non gli credeste?" Se diciamo: "dagli uomini", temiamo la folla, perché tutti ritengono Giovanni un profeta». Mi risposero dunque: «Non lo sappiamo». E anch'io dissi loro: «E neppure io vi dico con quale autorità faccio queste cose.

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi". Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo». Ed io a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui.

«Udite un'altra parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità". Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?» Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo». Dissi loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
"La pietra che i costruttori hanno rifiutata
è diventata pietra angolare;
ciò è stato fatto dal Signore,
ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"?
Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le mie parabole, capirono che parlavo di loro; e cercavano di prendermi, ma ebbero paura della folla, che mi riteneva un profeta.

Ricominciai a parlare loro in parabole, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».

Allora i farisei si ritirarono e tennero consiglio per vedere di cogliermi in fallo nelle mie parole.
E mi mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirmi: «Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio secondo verità, e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma io, conoscendo la loro malizia, risposi: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi mi porsero un denaro. Ed io domandai loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Mi risposero: «Di Cesare». E dissi loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatomi, se ne andarono.

In quello stesso giorno vennero a me dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e mi domandarono: «Maestro, Mosè ha detto: "Se uno muore senza figli, il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello". Vi erano tra di noi sette fratelli; il primo, ammogliatosi, morì; e, non avendo prole, lasciò sua moglie a suo fratello. Lo stesso fece pure il secondo, poi il terzo, fino al settimo. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? Poiché tutti l'hanno avuta». Ma risposi loro: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "Io sono il Dio di Abraamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi». E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento.

I farisei, udito che avevo chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, mi domandò, per mettermi alla prova: «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Io gli dissi: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».

Essendo i farisei riuniti, li interrogai, dicendo: «Che cosa pensate del Mashiach? Di chi è figlio?» Essi gli risposero: «Di Davide». Ed io a loro: «Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:
"Il SIGNORE ha detto al mio Signore:
‘Siedi alla mia destra
finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i tuoi piedi’"?
Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?» E nessuno poteva replicarmi parola; da quel giorno nessuno ardì più interrogarmi.

Allora parlai alla folla e ai miei discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro filatterie e allungano le frange dei mantelli; amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: "Rabbì!" Ma voi non vi fate chiamare "Rabbì"; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Mashiach; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato.
Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!" In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.

«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"»

Mentre uscivo dal Tempio e me ne andavo, i miei discepoli mi si avvicinarono per farmi osservare gli edifici del Tempio stesso. Ma io risposi loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».
Mentre ero seduto sul Monte degli Ulivi, i discepoli mi si avvicinarono in disparte, dicendo: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell'età presente?»
Risposi loro: «Guardate che nessuno vi seduca. Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Mashiach". E ne sedurranno molti. Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori. Allora vi abbandoneranno all'oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome. Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda. Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.
Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno né di sabbath; perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dice: "Il Mashiach è qui", oppure: "È là", non lo credete; perché sorgeranno falsi messia e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto. Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v'andate; "Eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete; infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile.
Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli. Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Esortazione alla vigilanza

«Ma quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà.
Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni. Ma, se egli è un servo malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa, e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti.

«Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi. Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono. Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!" Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!" Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!" Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco".
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

«Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque". Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo". Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti".

«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me". Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m'accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste". Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?" Allora risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto non l'avete fatto a uno di questi minimi, non l'avete fatto neppure a me". Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna».

Quando ebbi finito tutti questi discorsi, dissi ai miei discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa, e deliberarono di prendermi con inganno e di farmi morire. Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo».

Mentre ero a Betania, in casa di Simone il lebbroso, venne a me una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato di gran valore e lo versò sul mio capo mentre stavo a tavola. Veduto ciò, i discepoli si indignarono e dissero: «Perché questo spreco? Quest'olio si sarebbe potuto vendere caro e dare il denaro ai poveri». Ma io me ne accorsi e dissi loro: «Perché date noia a questa donna? Ha fatto una buona azione verso di me. Perché i poveri li avete sempre con voi, ma me non mi avete sempre. Versando quest'olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato questo vangelo, anche ciò che ella ha fatto sarà raccontato in memoria di lei».

Allora uno dei dodici, che si chiamava Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti, e disse loro: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?» Ed essi gli fissarono trenta sicli d'argento. Da quell'ora cercava il momento opportuno per consegnarmi.

Il primo giorno degli azzimi, i discepoli mi si avvicinarono e mi dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua?» Risposi: «Andate in città dal tale e ditegli: "Il Maestro dice: ‘Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te, con i miei discepoli’"». E i discepoli fecero come avevo loro ordinato e prepararono la Pasqua.
Quando fu sera, mi misi a tavola con i dodici.

Mentre mangiavamo, dissi: «In verità vi dico: Uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono a dirmi uno dopo l'altro: «Sono forse io, Signore?» Ma io risposi: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Certo, il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato». E Giuda, il traditore, prese a dire: «Sono forse io, Rabbì?» Ed io a lui: «Lo hai detto».

Mentre mangiavamo, presi del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzai e lo diedi ai miei discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diedi loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

Dopo che ebbero cantato l'inno, uscimmo per andare al Monte degli Ulivi.
Allora dissi loro: «Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse". Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea». Pietro, rispondendo, mi disse: «Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me». Gli dissi: «In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E Pietro a me: «Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». E lo stesso dissero pure tutti i discepoli.

Allora andai con loro in un podere chiamato Getsemani e dissi ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». E, presi con me Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciai a essere triste e angosciato. Allora dissi loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». E, andato un po' più avanti, mi gettai con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come Tu vuoi». Poi tornai dai discepoli e li trovai addormentati. E dissi a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Di nuovo, per la seconda volta, andai e pregai, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». E, tornato, li trovai addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. Allora, lasciatili, andai di nuovo e pregai per la terza volta, ripetendo le medesime parole. Poi tornai dai discepoli e dissi loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi!» Più tardi li scossi dicendo: «Ecco, l'ora è giunta, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Mentre parlavo ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Colui che mi tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; prendetelo». E in quell'istante, avvicinatosi a me, mi disse: «Ti saluto, Rabbì!» e mi baciò. Ma io gli dissi: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» Allora, avvicinatisi, mi misero le mani addosso e mi presero.

Ed ecco, uno di quelli che erano con me, stesa la mano, prese la spada, la sfoderò e, colpito il servo del sommo sacerdote, gli recise l'orecchio. Allora io gli dissi: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada. Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d'angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?» poi presi l'orecchio del servo e lo ripristinai.

In quel momento poi dissi alla folla: «Voi siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante, per prendermi. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare e voi non mi avete preso; ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti».
Allora tutti i discepoli mi abbandonarono e fuggirono.

Quelli che mi avevano preso, mi condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro mi seguiva da lontano, finché giungemmo al cortile del sommo sacerdote; ed entrò, mettendosi a sedere con le guardie, per vedere come la vicenda sarebbe finita.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro di me per farmi morire; e non ne trovavano, benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente, se ne fecero avanti due che dissero: «Costui ha detto: "Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni"». E il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, mi disse: «Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» Ma io tacevo. E il sommo sacerdote mi disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Mashiach, il Figlio di Dio». Gli rispose: «Tu l'hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; che ve ne pare?» Ed essi risposero: «È reo di morte». Allora mi sputarono in viso e mi diedero dei pugni e altri mi schiaffeggiarono, dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?»

Pietro, intanto, stava seduto fuori nel cortile e una serva gli si avvicinò, dicendo: «Anche tu eri con Gesù il Galileo». Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: «Non so che cosa dici». Come fu uscito nell'atrio, un'altra lo vide e disse a coloro che erano là: «Anche costui era con Gesù Nazareno». Ed egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo». Di lì a poco, coloro che erano presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli, perché anche il tuo parlare ti fa riconoscere». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!» In quell'istante il gallo cantò. Pietro si ricordò delle parole che gli avevo dette: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, andato fuori, pianse amaramente.

Poi, venuta la mattina, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro di me per farmi morire. E, legatomi, mi portarono via e mi consegnarono a Pilato, il governatore.

Allora Giuda, che mi aveva tradito, vedendo che ero stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, consegnandovi sangue innocente». Ma essi dissero: «Che c'importa? Pensaci tu». Ed egli, buttati i sicli nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. Ma i capi dei sacerdoti, presi quei sicli, dissero: «Non è lecito metterli nel tesoro delle offerte, perché sono prezzo di sangue». E, tenuto consiglio, comprarono con quel denaro il campo del vasaio perché servisse per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo, fino al giorno d'oggi, è stato chiamato: Campo di sangue. Allora si adempì quello che era stato detto dal profeta Geremia: «E presero i trenta sicli d'argento, il prezzo di colui che era stato venduto, come era stato valutato dai figli d'Israele, e li diedero per il campo del vasaio, come me l'aveva ordinato il Signore».

Fui portato davanti al governatore e il governatore mi interrogò, dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?» Gli risposi: «Tu lo dici». E, accusato dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, non dissi nulla. Allora Pilato mi chiese: «Non senti quante cose testimoniano contro di te?» Ma non gli risposi neppure una parola; e il governatore se ne meravigliava molto.

Ogni festa di Pasqua il governatore era solito liberare un carcerato, quello che la folla voleva. Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba. Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto Mashiach?» Perché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: «Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a farmi morire. E il governatore si rivolse di nuovo a loro, dicendo: «Quale dei due volete che vi liberi?» E quelli dissero: «Barabba». E Pilato a loro: «Che farò dunque di Gesù detto Mashiach?» Tutti risposero: «Sia crocifisso». Ma egli riprese: «Che male ha fatto?» Ma quelli sempre più gridavano: «Sia crocifisso». Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».
Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo avermi fatto flagellare, mi consegnò perché fossi crocifisso.

Allora i soldati del governatore mi portarono nel pretorio e radunarono attorno a me tutta la coorte. E, spogliatomi, mi misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine, me la posero sul capo e mi misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a me, mi schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» E mi sputavano addosso, prendevano la canna e mi percotevano il capo. E, dopo avermi schernito, mi spogliarono del manto e mi rivestirono dei miei abiti; poi mi condussero via per crocifiggermi.

Per approfondire, vedi Eli Eli Lama Sabachthani.

Mentre uscivamo, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la mia croce. E giunti a un luogo detto Golgota, che vuol dire «luogo del teschio», mi diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma io, assaggiatolo, non volli berne.
Poi, dopo avermi crocifisso, spartirono le mie vestiti, tirando a sorte; e, postisi a sedere, mi facevano la guardia.
Al di sopra del capo mi posero scritto il motivo della condanna: Questo è Gesù, il re dei Giudei.

Allora furono crocifissi con me due ladroni, uno a destra e l'altro a sinistra.
E quelli che passavano di là, mi ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!» Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Se lui è il re d'Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: "Sono Figlio di Dio"». E nello stesso modo mi insultavano anche i ladroni crocifissi con me.

Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. E, verso l'ora nona, gridai a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», [cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»] Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, inzuppatala di aceto, la pose in cima a una canna e mi diede da bere. Ma gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se Elia viene a salvarlo».

Ed io, avendo di nuovo gridato con gran voce, resi lo spirito.

Ed ecco, la cortina del Tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

Il centurione e quelli che con lui mi facevano la guardia, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: «Veramente, costui era Figlio di Dio».

C'erano là molte donne che guardavano da lontano; esse mi avevano seguito dalla Galilea per assistermi; tra di loro erano Miriam di Magdala, Miriam madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

Fattosi sera, venne un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui mio discepolo. Questi, presentatosi a Pilato, chiese il mio corpo. Allora Pilato comandò che il corpo gli fosse dato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito, e lo depose nella propria tomba nuova, che aveva fatto scavare nella roccia. Poi, dopo aver rotolato una grande pietra contro l'apertura del sepolcro, se ne andò. Miriam di Magdala e l'altra Miriam erano lì, sedute di fronte al sepolcro.

L'indomani, che era il giorno successivo alla Preparazione, i capi dei sacerdoti e i farisei si riunirono da Pilato, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore, mentre viveva ancora, disse: "Dopo tre giorni, risusciterò". Ordina dunque che il sepolcro sia sicuramente custodito fino al terzo giorno; perché i suoi discepoli non vengano a rubarlo e dicano al popolo: "È risuscitato dai morti"; così l'ultimo inganno sarebbe peggiore del primo». Pilato disse loro: «Avete delle guardie. Andate, assicurate la sorveglianza come credete». Ed essi andarono ad assicurare il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

Dopo lo Shabbat, verso l'alba del primo giorno della settimana, Miriam di Magdala e l'altra Miriam andarono a vedere il sepolcro. Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra. Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste bianca come neve. E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte. Ma l'angelo si rivolse alle donne e disse: «Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva. E andate presto a dire ai suoi discepoli: "Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete". Ecco, ve l'ho detto».
E quelle se ne andarono in fretta dal sepolcro con spavento e grande gioia e corsero ad annunciarlo ai miei discepoli. In quel frangente, mi feci loro incontro, dicendo: «Vi saluto!» Ed esse, avvicinatesi, mi strinsero i piedi e mi adorarono. Allora io dissi loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno».

Mentre quelle andavano, alcuni della guardia vennero in città e riferirono ai capi dei sacerdoti tutte le cose che erano avvenute. Ed essi, radunatisi con gli anziani e tenuto consiglio, diedero una forte somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: "I suoi discepoli sono venuti di notte e lo hanno rubato mentre dormivamo". E se mai questo viene alle orecchie del governatore, noi lo persuaderemo e vi solleveremo da ogni preoccupazione». Ed essi, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute e quella diceria è stata divulgata tra i Giudei, fino al giorno d'oggi.

Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che avevo loro designato. E, vedutomi, mi adorarono; alcuni però dubitarono. Ed io, avvicinatomi, parlai loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».

(נ"א בראשית בחכמתא דמלכא גליף וכו) הוּרְמְנוּתָא דְמַלְכָּא, גָּלִיף גְּלוּפֵי (נ"א גליפו) בִּטְהִירוּ עִלָּאָה בּוּצִינָא דְּקַרְדִינוּתָא, וְנָפִיק גּוֹ סָתִים דִּסְתִימוּ מֵרִישָׁא (נ"א מרזא) דְּאֵי"ן סוֹ"ף קוּטְרָא (פירוש עשן) בְּגוּלְמָא, נָעִיץ בְּעִזְקָא לָא חִוָּור וְלָא אוּכָם וְלָא סוּמָק וְלָא יָרוֹק ולָא גּוָֹון כְּלָל, כַּד (נ"א הדר) מָדִיד מְשִׁיחָא עָבִיד גּוָֹונִין לְאַנְהָרָא, לְגוֹ בְּגוֹ בּוֹצִינָא נָפִיק (נ"א ונפיק) חַד נְבִיעוּ דְּמִנֵּיהּ אִצְטַבְּעוּ גּוָֹונִין לְתַתָּא. סָתִים גּוֹ סְתִימִין דְרָזָא דְּאֵי"ן סוֹ"ף בָּקַע וְלָא בָּקַע אֲוִירָא דִּילֵיהּ לָא אִתְיְידַע כְּלָל, עַד דְּמִגּוֹ דְּחִיקוּ דִּבְקִיעוּתֵיהּ נָהִיר (כ' א) נְקוּדָה חָדָא סְתִימָא עִלָּאָה, בָּתַר הַהִיא נְקוּדָה לָא אִתְיְידַע כְּלָל, וּבְגִין כָּךְ אִקְרֵי רֵאשִׁית מַאֲמַר קַדְמָאָה דְּכֹלָּא: (דניאל י״ב:ג׳) וְהַמַּשְׂכִּילִים יַזְהִירוּ כְּזֹהַר הָרָקִיעַ וּמַצְדִּיקֵי הָרַבִּים כַּכּוֹכָבִים לְעוֹלָם וָעֶד. זֹהַר סְתִימָא דִסְתִימִין, בָּטַשׁ אֲוִירָא דִילֵיהּ (דמטי ולא מטי) (נ"א ואנהיר) בְּהַאי נְקוּדָה (ס"א נהורא) וּכְדֵין אִתְפַּשַׁט הַאי רֵאשִׁית וְעָבִיד לֵיהּ הֵיכָלָא לִיקָרֵיהּ וּלְתוּשְׁבַּחְתֵּיהּ (יקרא להיכליה ולתושבחתא). (נ"א וליקריה ולהיכליה ולתושבחתיה). תַּמָּן זָרַע זַרְעָא דְקוּדְשָׁא לְאוֹלָדָא לְתוֹעַלְתָּא דְעָלְמָא, וְרָזָא דָא (ישעיהו ו׳:י״ג) זֶרַע קֹדֶשׁ מַצַּבְתָּהּ. זֹהַר דְּזָרַע זַרְעָא לִיקָרֵיהּ, כְּהַאי זַרְעָא דְמֶשִׁי דְאַרְגְּוָון טָב דְּאִתְחֲפֵי לְגוֹ וְעָבִיד לֵיהּ הֵיכָלָא דְאִיהוּ תּוּשְׁבַּחְתָּא דִילֵיהּ וְתוֹעַלְתָּא דְּכֹלָּא. בְּהַאי רֵאשִׁית בְּרָא הַהוּא סְתִימָא דְּלָא אִתְיְידַע לְהֵיכָלָא דָא. הֵיכָלָא דָא אִקְרֵי אֱלהִים, וְרָזָא דָא בְּרֵאשִׁית בָּרָא אֱלהִים. זֹהַר דְּמִנֵּיהּ כֻּלְהוּ מַאֲמָרוֹת אִתְבְּרִיאוּ בְּרָזָא דְאִתְפַּשְׁטוּתָא דִנְקוּדָה דְּזֹהַר סָתִים דָּא. אִי בְּהַאי כְּתִיב בָּרָא, לֵית תְּוָוהָא דִּכְתִיב, (בראשית א׳:כ״ז) וַיִּבְרָא אֱלֹהִים אֶת הָאָדָם בְּצַלְמוֹ, זֹהַר רָזָא דָא בְּרֵאשִׁית קַדְמָאָה דְכֹלָא שְׁמֵיהּ אהיה שְׁמָא קַדִּישָׁא גְלִיפָא בְּסִטְרוֹי (נ"א נהיר ונ"א בגלפא נהיר) אֱלהִים. גְּלִיפָא בְּעִיטְרָא (נ"א בגלופא דעיטרא) אֲשֶׁ"ר הֵיכָלָא טָמִיר וְגָנִיז, שְׁרִיאוּתָא דְרָזָא דְרֵאשִׁית. אֲשֶׁ"ר רֹא"שׁ דְּנָפִיק מֵרֵאשִׁית. וְכַד אִתְתַּקַּן לְבָתַר נְקוּדָה וְהֵיכָלָא (בסדרא) (כסדרא) כְּחֲדָא, כְּדֵין בְּרֵאשִׁית כָּלִיל (ראשית) רֵאשִׁיתָא עִלָּאָה בְּחָכְמְתָא. לְבָתַר אִתְחַלַּף גַּוָּון הַהוּא הֵיכָלָא וְאִקְרֵי בַּיִת. (נ"א ומיניה אתחדש היכלא) נְקוּדָה עִלָּאָה אִקְרֵי רֹא"שׁ. כָּלִיל דָּא בְּדָא בְּרָזָא בְּרֵאשִׁית, כַּד אִיהוּ כֹּלָּא כְּחֲדָא בִּכְלָלָא חָדָא עַד לָא הֲוֵי יִשּׁוּבָא בְּבֵיתָא, כֵּיוָן דְּאִזְדְּרַע לְתִקּוּנָא דְּיִשּׁוּבָא כְּדֵין אִקְרֵי אֱלהִים טְמִירָא סְתִימָא: זֹהַר סָתִים וְגָנִיז כַּד בְּנִין (ס"א עד דבנין) בְּגַוֵּיהּ לְאוֹלָדָא וּבֵיתָא קַיָּימָא בִּפְשִׁיטוּ דְתִקּוּנָא דְּאִנּוּן זֶרַע קֹדֶשׁ. וְעַד לָא אִתְעֲדִיאַת וְלָא אִתְפַּשַּׁט פְּשִׁיטוּ דְיִשּׁוּבָא לָא אִקְרֵי אֱלהִים, אֶלָּא כֹּלָּא בִּכְלָלָא בְּרֵאשִׁית, לְבָתַר דְּאִתְתַּקַּן בִּשְׁמָא (בלק ר"ב) דְּאֱלהִים אַפִּיק אִנּוּן תּוֹלָדִין מֵהַהוּא זַרְעָא דְאִזְדְּרַע בֵּיהּ. מַאן הַהוּא זַרְעָא, אִנּוּן אַתְוָון גְּלִיפָן רָזָא דְאוֹרַיְיתָא דְּנָפְקוּ מֵהַהִיא נְקוּדָה. הַהִיא נְקוּדָה זָרַע בְּגוֹ הַהוּא הֵיכָלָא רָזָא (נ"א זרעא) דִתְלַת נְקוּדִין חֹלָ"ם, שׁוּרֻ"ק, חִירִ"ק. וְאִתְכְּלִילוּ דָּא בְּדָא וְאִתְעֲבִידוּ רָזָא חָדָא. קוֹ"ל דְּנָפִיק בְּחִבּוּרָא חָדָא. בְּשַׁעֲתָא דְּנָפַק, נַפְקַת בַּת זוּגֵיהּ בַּהֲדֵיהּ דְּכָלִיל כָּל אַתְוָון. דִּכְתִיב אֶ"ת הַשָּׁמַיִ"ם, קוֹל וּבַת זוּגוֹ. הַאי קוֹל דְּאִיהוּ שָׁמַיִם אִיהוּ אֶהֱיֶ"ה בַּתְרָאָה. זֹהַר דְּכָלִיל כָּל אַתְוָון וּגְוָונִין, כְּגַוְונָא (נ"א זרעא) דָא.
(Zohar)

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