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Thomas Bernhard/Incipit

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ANTICHI MAESTRI

Commedia
di Thomas Bernhard

"Uomo dalla barba bianca" del Tintoretto (ca. 1570)

Incipit:[1]

Il castigo corrisponde alla colpa:
essere privati di ogni gioia di vivere,
essere portati al grado estremo
di disgusto della vita.

(Kierkegaard)


Pur avendo appuntamento con Reger soltanto per le undici e mezzo al Kunsthistorisches Museum, mi trovai là fin dalle dieci e mezzo per poterlo finalmente osservare, come già da tempo mi ero ripromesso, senza alcun disturbo e da un'angolazione possibilmente ideale, scrive Atzbacher. Poiché di mattina il suo posto riservato è nella cosiddetta Sala Bordone di fronte all’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto, sulla panca rivestita di velluto dove ieri, dopo avermi illustrato la sonata chiamata Tempesta, ha continuato la sua conferenza sull’Arte della fuga da prima di Bach fino a dopo Schumann, come lui la definisce, pur non avendo fatto altro, spinto dal suo estro, che parlare di Mozart e non di Bach, io dovetti appostarmi nella cosiddetta Sala Sebastiano; a malincuore fui dunque costretto, per poter osservare Reger davanti all’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto, a sorbirmi Tiziano, e mi toccò guardarmelo in piedi, ma questo non era un inconveniente perché, soprattutto quando osservo qualcuno, mi piace di più stare in piedi che seduto, e per tutta la vita ho preferito osservare stando in piedi piuttosto che seduto, e poiché io, guardando appunto dalla Sala Sebastiano nella Sala Bordone e facendo in fin dei conti il miglior uso possibile dei miei occhi, potevo in effetti vedere, senza essere impedito neppure dallo schienale della panca, l'intero profilo di Reger, il quale, avendo ieri senza dubbio assai risentito del brusco calo di temperatura durante la notte precedente, aveva tenuto in testa per tutto il tempo il suo cappello nero, potendo io dunque vedere tutto il fianco sinistro di Reger esposto verso di me, il mio proposito di esaminare finalmente Reger senza alcun disturbo si era felicemente realizzato. Poiché Reger (con addosso un pesante cappotto), appoggiato al bastone che teneva stretto tra le ginocchia, così mi pareva, era completamente immerso nella contemplazione dell’Uomo dalla barba bianca, io non avevo la benché minima ragione di temere che lui mi scoprisse mentre lo guardavo. Il sorvegliante Irrsigler (Jeno!), che Reger conosce bene da ormai più di trent'anni, e con il quale io stesso (da più di vent'anni ormai) ho sempre avuto buoni rapporti, fu avvertito da un mio cenno della mano che volevo finalmente osservare Reger senza essere disturbato, e Irrsigler, che compariva a intervalli regolari come un orologio, si comportò ogni volta come se io non ci fossi e come se anche Reger non ci fosse, mentre lui, Irrsigler, assolvendo il proprio compito teneva d'occhio con il suo solito sguardo, che risulta sgradevole a chiunque non lo conosca, i visitatori della Pinacoteca, i quali, cosa strana in quel sabato, giorno di ingresso gratuito, non erano affatto numerosi. Irrsigler ha il tipico sguardo importuno che inalberano i custodi dei musei per intimorire i visitatori, i quali, com'è noto, sono estremamente maleducati; il suo modo repentino e silenzioso di girare l'angolo e di entrare in una sala qualsiasi per esercitare la sua funzione di vigilanza è in effetti disgustoso per chiunque non lo conosca; nella sua uniforme grigia, mal confezionata ma destinata a durare in eterno, uniforme che chiusa da grossi bottoni neri penzola sul suo corpo magro che pare un attaccapanni, e con in testa il berretto a visiera confezionato con quella stessa stoffa grigia, ricorda più un secondino delle nostre carceri che un custode di opere d'arte al servizio dello Stato. Da quando lo conosco, Irrsigler, pur non essendo malato, è sempre stato pallido in volto, e Reger lo definisce da decenni un morto di Stato che da trentacinque anni presta servizio al Kunsthistorisches Museum. Reger, che frequenta il Kunsthistorisches Museum da più di trentasei anni, conosce Irrsigler fin dal primo giorno della sua entrata in servizio e intrattiene con lui un rapporto di sincera amicizia. Bastò una piccola somma per corrompere Irrsigler e garantirmi per sempre la panca della Sala Bordone, così Reger una volta, diversi anni fa. Reger ha stretto con Irrsigler un rapporto che da ormai più di trent'anni è diventato per entrambi una consuetudine. Quando Reger, come accade non di rado, desidera essere solo mentre osserva l’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto, Irrsigler semplicemente chiude ai visitatori la Sala Bordone, semplicemente si piazza sulla soglia e non lascia entrare nessuno. Basta che Reger faccia il solito cenno con la mano perché Irrsigler impedisca a tutti l'accesso alla Sala Bordone, e addirittura, se Reger lo desidera, espella i visitatori che in quel momento si trovano nella Sala Bordone. Irrsigler ha concluso un apprendistato di falegname a Bruck an der Leitha, ma prima ancora di essere promosso lavorante aveva smesso di fare il falegname per diventare poliziotto. La polizia ha però scartato Irrsigler a causa della sua inidoneità fisica. A quel punto uno zio, fratello di sua madre, custode al Kunsthistorisches Museum già dal Ventiquattro, gli ha procurato il posto al Kunsthistorisches Museum, il posto più sottopagato ma anche più sicuro che ci sia, come dice Irrsigler. E Irrsigler aveva desiderato entrare nella polizia solo perché, col mestiere di poliziotto, gli pareva risolto il problema dell'abbigliamento. Infilarsi per tutta la vita la stessa uniforme, e non dover neppure pagare questa uniforme che dura una vita, perché lo Stato te la mette a disposizione, gli era sembrata una soluzione ideale, come pensava anche lo zio che lo aveva fatto entrare al Kunsthistorisches Museum, e in relazione a questo ideale non c'era differenza tra l'impiego nella polizia e quello al Kunsthistorisches Museum, certo la polizia pagava di più e il Kunsthistorisches Museum di meno, ma d'altro canto non si poteva paragonare l'impiego al Kunsthistorisches Museum con quello nella polizia, un impiego di maggiore responsabilità ma anche più facile di quello al Kunsthistorisches Museum lui, Irrsigler, non riusciva davvero a immaginarlo. In polizia uno mette ogni giorno a repentaglio la propria vita, così Irrsigler, con un impiego al Kunsthistorisches Museum no. Quanto alla monotonia del lavoro, non era un problema, dato che lui amava quella monotonia. Faceva a piedi quaranta, cinquanta chilometri al giorno, il che giovava alla sua salute più che l'attività che avrebbe svolto nella polizia, per esempio, dove l'occupazione principale consiste nello stare seduti sul duro sgabello di una cancelleria per tutta la vita. Preferiva pedinare i visitatori del museo piuttosto che le persone normali, perché i visitatori dei musei sono comunque persone di un certo livello, e dotate di senso artistico. Quanto a lui, questo senso artistico l'aveva col tempo acquisito, e ormai era in grado di guidare in qualsiasi momento una visita attraverso il Kunsthistorisches Museum, almeno attraverso la Pinacoteca, dice, sebbene non sia una cosa di cui sente il bisogno. La gente non afferra assolutamente quello che le viene detto, dice. Sono decenni che le guide dei musei dicono le stesse cose, tra le quali naturalmente moltissime sciocchezze, come dice il signor Reger, dice Irrsigler a me. Gli storici dell'arte non fanno altro che sommergere i visitatori con le loro chiacchiere, dice Irrsigler, il quale con l'andare del tempo ha fatto proprie parola per parola molte, se non tutte, le frasi di Reger. Irrsigler è il portavoce di Reger, quasi tutto ciò che Irrsigler dice lo ha già detto Reger, da più di trent'anni Irrsigler parla ripetendo alla lettera ciò che ha detto Reger. Se prestiamo ascolto alle guide, sentiamo esclusivamente le solite chiacchiere sull'arte che ci danno ai nervi, le chiacchiere insopportabili degli storici dell'arte, così dice Irrsigler perché Reger lo dice molto spesso. Tutti questi dipinti sono formidabili ma nessuno è perfetto, così Irrsigler, basandosi su Reger. La gente, si sa, va nei musei unicamente perché le è stato detto che una persona di cultura deve visitare i musei, non per interesse, la gente non ha alcun interesse per l'arte, in ogni caso il novantanove per cento dell'umanità non ha per l'arte il benché minimo interesse, così Irrsigler, basandosi su Reger parola per parola. Lui, Irrsigler, aveva avuto un'infanzia difficile, una madre malata di cancro morta a soli quarantasei anni, un padre infedele, perennemente ubriaco. E come se non bastasse, Bruck an der Leitha è un brutto villaggio, come la maggior parte dei villaggi del Burgenland. Se appena uno può se ne va via dal Burgenland, dice Irrsigler, ma perlopiù la gente non può andarsene via, la gente è perlopiù condannata al Burgenland per tutta la vita, il che è atroce almeno quanto il carcere a vita di Stein an der Donau. Gli abitanti del Burgenland sono dei detenuti, dice Irrsigler, il loro paese d'origine è un penitenziario. Si ostinano a pensare che il loro sia un bel paese, ma in realtà il Burgenland è brutto e squallido. D'inverno gli abitanti del Burgenland sono sommersi dalla neve e d'estate divorati dalle zanzare. E in primavera e in autunno gli abitanti del Burgenland non fanno altro che stare a mollo nella propria sporcizia. In tutta Europa non c'è paese più povero e più sporco, così Irrsigler. I viennesi cercano continuamente di convincere gli abitanti del Burgenland che il Burgenland è un bel paese, essendo i viennesi innamorati della sporcizia del Burgenland e anche dell'ottusità del Burgenland, perché secondo loro questa sporcizia del Burgenland e questa ottusità del Burgenland sono romantiche, e perché, da buoni viennesi, i viennesi sono perversi. D'altronde il Burgenland, a parte il signor Haydn, come dice il signor Reger, non ha prodotto nulla, così Irrsigler. Del resto, vengo dal Burgenland, non vuol dire altro che vengo dal penitenziario dell'Austria. Oppure dal manicomio dell'Austria, così Irrsigler. Gli abitanti del Burgenland vanno a Vienna come si va in chiesa, diceva. Il più grande desiderio dell'abitante del Burgenland è quello di entrare nella polizia viennese, così diceva un paio di giorni fa, ma io non ci sono riuscito perché ero troppo debole, per inidoneità fisica. Eppure sono custode al Kunsthistorisches Museum, nonché dipendente statale. La sera dopo le sei, diceva, non metto sotto chiave delinquenti ma opere d'arte, metto sotto chiave il Rubens e il Bellotto. Tutti in famiglia avevano invidiato suo zio, che era entrato in servizio al Kunsthistorisches Museum subito dopo la prima guerra mondiale. Quando andavano a trovarlo al Kunsthistorisches Museum, una volta ogni due o tre anni, nei giorni di ingresso gratuito, il sabato o la domenica, i suoi lo seguivano, completamente smarriti, attraverso le sale dei Grandi Maestri e ammiravano senza sosta la sua uniforme. Naturalmente suo zio era diventato capo custode in brevissimo tempo e portava la stella di ottone sul bavero dell'uniforme, così Irrsigler. Tanta era la deferenza e l'ammirazione dei familiari, quando Irrsigler li accompagnava per le sale, che essi non capivano niente di quello che lui diceva. D'altronde non avrebbe avuto senso spiegar loro il Veronese, così Irrsigler un paio di giorni fa. I figli di mia sorella guardavano rapiti le mie scarpe morbide, così Irrsigler, mia sorella si è fermata davanti al Reni, proprio davanti al Reni che è il più volgare di tutti i pittori che sono qui esposti. Reger detesta il Reni, e quindi anche Irrsigler detesta il Reni. Irrsigler ha ormai acquisito una notevole maestria nell'appropriarsi delle frasi di Reger, arriva addirittura a pronunciarle quasi perfettamente nel caratteristico tono regeriano, penso. Mia sorella viene a visitare me, non il museo, diceva Irrsigler. Mia sorella non ha il minimo interesse per l'arte. I suoi figli invece, quando li accompagno attraverso le sale, guardano incantati tutto quello che vedono. Davanti al Velazquez poi rimangono impalati e non vogliono più venir via, diceva Irrsigler. Una volta il signor Reger ha invitato me e la mia famiglia al Prater, diceva Irrsigler, il signor Reger, nella sua generosità, una domenica sera. Quand'era ancora viva sua moglie, diceva Irrsigler. Io ero lì in piedi, e osservavo Reger che era tuttora assorto, come si suol dire, nella contemplazione dell’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto, e contemporaneamente vedevo Irrsigler che non si trovava affatto nella Sala Bordone mentre mi raccontava alcuni episodi della sua vita, vedevo dunque con Irrsigler le immagini della scorsa settimana, e contemporaneamente Reger che sedeva sulla panca rivestita di velluto e che, com'è naturale, non mi aveva ancora notato. Irrsigler diceva che fin da piccolo la sua massima aspirazione era stata quella di entrare nella polizia viennese, di diventare una guardia. Non aveva mai desiderato esercitare un'altra professione. Quando alla Rossauerkaserne gli avevano certificato quella inidoneità fisica, aveva allora ventitré anni, gli era in effetti crollato il mondo addosso. Ma poi, in quella situazione senza via di uscita, suo zio gli aveva procurato il posto di custode al Kunsthistorisches Museum. Giunto a Vienna con una piccola cartella sdrucita e nient'altro, suo zio lo aveva ospitato in casa propria per quattro settimane, poi lui, Irrsigler, si era trasferito in una stanza in subaffitto sulla Mölkerbastei. In quella stanza in subaffitto aveva abitato per dodici anni. Nei primi anni non aveva visto assolutamente niente di Vienna, andava al Kunsthistorisches Museum già al mattino verso le sette, e la sera tornava a casa dopo le sei, i suoi pranzi consistevano in quegli anni sempre e soltanto di un panino col würstel oppure col formaggio e lui li consumava in un piccolo spogliatoio dietro il guardaroba bevendoci sopra un bicchiere d'acqua del rubinetto. La gente del Burgenland ha esigenze modestissime, io stesso in gioventù ho lavorato diverse volte nei cantieri con gente del Burgenland e ho abitato diverse volte nelle baracche con gente del Burgenland, e so quanto siano modeste le esigenze della gente del Burgenland, che si accontenta dello stretto indispensabile e alla fine del mese arriva a risparmiare fino all'ottanta per cento del proprio salario, o anche di più. Mentre esaminavo Reger, osservandolo fra l'altro con grande attenzione, come mai lo avevo osservato prima di allora, vedevo Irrsigler che una settimana prima lo stava ad ascoltare in piedi con me nella Sala Batoni. Il marito di una delle sue bisnonne era originario del Tirolo, di qui il nome Irrsigler. La più giovane delle sue due sorelle era emigrata in America già negli anni Sessanta con un lavorante parrucchiere di Mattersburg e lì era morta di crepacuore a trentacinque anni. Aveva poi tre fratelli che adesso vivevano tutti nel Burgenland e lavoravano come braccianti. Due di loro erano venuti a Vienna come lui per entrare nella polizia, ma non erano stati ammessi. E per prestare servizio al museo, si sa che è indispensabile una certa intelligenza. Da Reger aveva imparato molto. Alcuni dicono che Reger sia pazzo, diceva, perché solo un pazzo può recarsi per decenni un giorno sì e un giorno no, il lunedì escluso, alla Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum, ma lui non ci credeva, il signor Reger è un uomo intelligente e colto, così Irrsigler. Certo, avevo detto io a Irrsigler, il signor Reger non è soltanto un uomo intelligente e colto, è anche un uomo famoso, non dimentichiamo che ha studiato musica a Lipsia e a Vienna, che ha scritto le critiche musicali per il Times e che ancora oggi scrive per il Times, dissi. Non è un qualsiasi imbrattacarte, dissi, non è un fanfarone, è un musicologo nel senso più proprio di questo termine, e con tutto il rigore delle grandi personalità. Non c'è paragone tra Reger e tutti quei fanfaroni delle cronache musicali che ogni giorno schiccherano le loro luride chiacchiere sui nostri quotidiani. Reger è un vero e proprio filosofo, ho detto a Irrsigler, è filosofo nel senso più puro di questo termine. Reger da più di trent'anni scrive le sue critiche per il Times, quei suoi brevi saggi di filosofia della musica che di sicuro un giorno saranno raccolti e pubblicati in volume. Questa sua frequentazione del Kunsthistorisches Museum è senz'altro una delle condizioni imprescindibili perché Reger possa scrivere per il Times così come scrive per il Times, dissi a Irrsigler, e a me non importava affatto che Irrsigler mi avesse capito oppure no, probabilmente Irrsigler non ha capito niente, pensavo, e così penso anche adesso. In Austria non lo sa nessuno che Reger scrive le sue critiche musicali per il Times, lo sapranno tutt'al più un paio di persone, dissi a Irrsigler. Potrei anche dire che Reger è un filosofo in proprio, dissi a Irrsigler, senza curarmi del fatto che dirlo a Irrsigler era un'idiozia. Al Kunsthistorisches Museum Reger trova quello che non trova da nessun'altra parte, dissi a Irrsigler, tutte cose importanti, tutte cose utili al suo pensiero e al suo lavoro. La gente può anche definire folle il comportamento di Reger ma non è così, dissi a Irrsigler, qui a Vienna e in Austria di Reger neanche ci si accorge, dissi a Irrsigler, ma a Londra e in Inghilterra, e persino negli Stati Uniti, si sa chi è Reger, di quale eccezionale ingegno sia dotato, dissi a Irrsigler. E non dimentichi che qui, al Kunsthistorisches Museum, c'è tutto l'anno la temperatura ideale di diciotto gradi centigradi, dissi ancora a Irrsigler. Irrsigler si limitò a un cenno affermativo con la testa. Reger è un uomo che gode di altissima considerazione in tutto il mondo della musicologia, dissi ieri a Irrsigler, soltanto qui, nel suo paese d'origine, nessuno ha interesse per lui, anzi proprio qui, dove Reger è di casa, lui, che pure nel suo campo si è lasciato alle spalle tutti gli altri, tutto quel rivoltante becerume provinciale, Reger è odiato, Reger nell'Austria, che è il suo paese, è niente meno che odiato, dissi a Irrsigler. Un genio come Reger qui è odiato, dissi a Irrsigler, senza preoccuparmi del fatto che Irrsigler non capiva minimamente che cosa io intendessi nel momento in cui gli dicevo che un genio come Reger qui è odiato, e senza chiedermi se davvero era giusto parlare di Reger come di un genio, un genio come scienziato e forse addirittura come uomo, pensai, un genio Reger lo è senz'altro. Il genio e l'Austria non sono compatibili, dissi. In Austria, per aver diritto di parola ed essere presi sul serio, bisogna appartenere alla mediocrità, bisogna essere dotati della sciatteria e dell'ipocrisia dei provinciali, bisogna avere un cervello fatto su misura per un piccolo Stato. Qui un genio, o anche solo uno spirito fuori del comune, presto o tardi viene fatto fuori in maniera infamante, dissi a Irrsigler. Solo individui come Reger, che in questo atroce paese si contano sulle dita di una mano, possono resistere allo stato di umiliazione e di odio, di oppressione e di indifferenza, di generale volgarità nemica dello spirito che qui, in Austria, regna ovunque sovrana, solo individui come Reger, persone dotate di un carattere splendido e di un intelletto veramente acuto e incorruttibile. Benché il signor Reger non abbia affatto un pessimo rapporto con la direttrice del museo, e anzi conosca bene questa direttrice, dissi a Irrsigler, non gli sarebbe mai passato per la testa di chiedere alla direttrice un favore che riguardasse lui in relazione al museo. Proprio quando il signor Reger si era proposto di informare la direzione, vale a dire la direttrice, del cattivo stato dei rivestimenti delle panche nelle sale, e magari di sollecitarla a far rinnovare quei rivestimenti delle panche, le panche furono rivestite a nuovo; e con grande buon gusto, dissi a Irrsigler. Non credo, dissi a Irrsigler, che la direzione del Kunsthistorisches Museum sia al corrente del fatto che il signor Reger da più di trent'anni viene qui al museo un giorno sì e un giorno no per prendere posto sulla panca della Sala Bordone, questo no, non lo credo proprio. Del resto la direttrice ne avrebbe senz'altro parlato nel corso di uno degli incontri che Reger ha avuto con lei, ma che io sappia la direttrice non è informata, perché il signor Reger non ne ha mai parlato e perché lei, signor Irrsigler, ha sempre taciuto al riguardo, perché è desiderio del signor Reger che lei taccia il fatto che Reger da più di trent'anni, un giorno sì e un giorno no, il lunedì escluso, frequenta il Kunsthistorisches Museum. La discrezione è la sua grande forza, ho detto a Irrsigler, pensai, e intanto guardavo Reger che guardava l’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto, il quale a sua volta veniva tenuto d'occhio da Irrsigler. Reger è una persona fuori del comune, e con le persone fuori del comune bisogna andarci cauti, ho detto ieri a Irrsigler. Che noi, ovvero Reger e io, si venga al museo per due giorni consecutivi, è impensabile, ho detto ieri a Irrsigler, eppure sono tornato al museo proprio oggi perché questo era il desiderio di Reger, non so per quale ragione Reger si trovi oggi qui, pensai, ma presto lo saprò. Anche Irrsigler era molto stupito quando oggi mi ha visto qui, soltanto ieri infatti gli avevo detto che era escluso che io venissi al Kunsthistorisches Museum per due giorni consecutivi, così come finora era escluso che lo facesse Reger. E adesso sia Reger sia io ci troviamo di nuovo entrambi al Kunsthistorisches Museum, dove ieri eravamo già venuti...

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  • Alte Meister. Komödie - Traduzione dal tedesco di Anna Ruchat, Adelphi Edizioni, 1992.
  1. La struttura originale del testo è stata rispettata
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