Utente:Cris2004/Sandbox

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.

Biografia[modifica]

Vittorino Calvi nacque a Colnago di Cornate d'Adda il 16 agosto 1890 da Luigi e Maria Caiani, sposato con Angela Monzani, dalla quale ebbe tre figli:

  • Celeste, nata l'1 dicembre 1913
  • Maria, nata l'11 aprile 1915
  • Amalia, nata il 13 aprile 1918

Il 18 giugno 1917 il sindaco del comune di Cornate d’Adda inviò una richiesta di notizie in merito al soldato, in quanto da due mesi non diede notizie di sé alla famiglia. Si scoprì che Vittorino fu ricoverato il 20 aprile all’ospedale militare di Padova in seguito allo scoppio di una bombarda che gli causò subito alienazioni e disturbi nervosi.

Il 16 agosto 1917, Vittorino, in seguito ad osservazioni del medico locale, venne trasferito all’ospedale militare psichiatrico di Mombello. Il 20 agosto il maggiore medico dirigente dell’ospedale scrisse al sindaco di Cornate d’Adda, spiegandogli che il militare entrò in ospedale per osservazione e cura, pregandolo vivamente di avvisare la famiglia che poteva visitare il paziente in qualsiasi giorno.

Passarono i mesi e si arriva a febbraio 1918, Vittorino era ancora ricoverato a Mombello, manicomio dal quale non sarebbe uscito mai più vivo. Il giorno 27 il sindaco scrisse l’ennesima lettera, questa volta proprio all’ospedale psichiatrico, chiedendo se fosse il caso di avviare le pratiche d’ufficio per ottenere la pensione, ribadendo il fatto che il militare aveva moglie e figli. Il 6 marzo il dirigente medico di Mombello ribadì che la malattia di Calvi, definita imbecillità, non dipendeva da causa di servizio, cioè dallo scoppio di una bombarda, e quindi non vi era diritto all’assegno.

Arrivò ottobre, ancora nessuna risposta, e il giorno 12 alle ore cinque del mattino, Vittorino morì per influenza all’ospedale psichiatrico di Mombello, aveva 28 anni.[1]

Lettere dal fronte[modifica]

Lettera alla moglie[modifica]

5 aprile 1916

Cara Angela,

ti scrivo per dirti che sono stato arruolato nel 65° reggimento della fanteria. Sarà dura e ho paura, ma avrò modo di guadagnare qualche lira per mantenervi.

Un grande saluto, dal vostro caro.

il tuo Vittorino

Lettera alla moglie da Nervesa[modifica]

10 maggio 1916

Mia Angiola,

ieri sono stato riformato e trasferito alla 2ª batteria d’istruzione 198 centuria del comando bombardieri di istanza a Nervesa in Veneto. Mi son trasferito ieri e qua la vita in trincea, a giudicare dai visi dei miei “fratelli”, sembra molto dura.

Per ora non c’è stato alcun attacco, ma purtroppo ho perso il mio caro amico Carlo, che da tre giorni aveva la febbre molto alta. Un caro saluto.

il tuo Vittorino

Lettera al padre[modifica]

18 marzo 1917

caro padre,

la vita in trincea è molto dura. Siamo in mezzo al fango e la notte non riusciamo a dormire perché ci sono dei rumori assordanti di spari, granate e il freddo entra nelle ossa. Le porzioni di cibo sono scarse, il pane sembra pietra e la zuppa è acqua sporca. Stamattina abbiamo perso quindici fratelli e un ufficiale.

Le crocerossine sono indaffarate a più non posso e negli ospedali da campo si cerca di fare più spazio possibile per i nuovi feriti. Oggi è stata una giornata faticosa e pericolosa perché eravamo sotto l’attacco delle mitragliatrici e dei cecchini austriaci e sinceramente avevo paura.

Il caporale ci ha ordinato di stare nascosti tra le rocce, sulla montagna e di coprire le spalle ai nostri compagni che venivano mandati all'assalto. Le vittime sono state un centinaio tra noi e loro.

Sentiamo molti spari e lamenti e non ci capisco più nulla. Non so se sopravvivremo a lungo.

Salutami caramente la mamma, Angela e i miei bambini.

il tuo Vittorio'

Lettera alla moglie da Padova[modifica]

14 luglio 1917

Mia cara Angela,

so che per tanto tempo hai aspettato mie notizie. Sono a Padova all'ospedale militare, una bombarda mi è scoppiata a poca distanza e sono stato molto male, mi sentivo su un altro pianeta.

So che avete avuto comunicazioni tramite il nostro caro amico sindaco, forse tra qualche giorno mi mandano a casa in convalescenza.

Non vedo l’ora di tornare, anche per poco, per rivedervi tutti.

A presto Vittorino

Lettera alla moglie da Mombello[modifica]

4 gennaio 1918

Angela cara,

sono ormai molti mesi che sono qui a Mombello. Ho paura che non tornerò più a casa con le mie gambe. Ho paura di non rivederti più, di non vedere ancora il mio ometto Celestino, la mia piccola Maria e di non conoscere mai la creatura che verrà!

Qui è terribile, la gente sta davvero molto male, alcuni hanno le camicie di forza, altri dormono tutto il giorno per colpa dei farmaci.

È un posto dal quale pochi escono vivi. Io vado a momenti, ma a volte mi prendono degli attacchi nervosi che ci vogliono tre uomini per fermarmi.

Mi vogliono cambiare la cura. Forse questa è l’ultima lettera che riesco a scriverti.

tuo per sempre Vittorino

Lettera ai famigliari[modifica]

12 ottobre 1917

Ai famigliari del soldato Calvi Vittorino cl 1890

Informiamo che oggi alle ore cinque il vostro amato e soldato Calvi Vittorino, è deceduto presso questa struttura in seguito ad influenza.

il medico maggiore

Ospedale Psichiatrico Militare

Note[modifica]

  1. Informazioni ricavate dai documenti contenuti nell'archivio del comune di Cornate d'Adda