Utente:Gianreali/sandbox5

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Dal discorso informale alle considerazioni scientifiche[modifica]

Le ipotesi che spieghino le cause che rendono od hanno reso un popolo più ricco ed altri più poveri è estremamente ampio ed in esso convergono tantissime considerazioni di tipo genetico, linguistico, sociologiche, storiche, economiche.
Esiste probabilmente un diffuso imbarazzo nell'affrontare il problema delle ipotesi sulle cause che hanno generato popoli a maggior o minor ricchezza.
Ad esemplificare ciò e nel tentativo di superarlo, scrive Claude Levi Strauss:

(IT)
« Questa diversità intellettuale, estetica e sociologica [N.d.T. tra le diverse razze] non è in alcun modo il risultato di differenze biologiche di alcune caratteristiche presenti in differenti gruppi di uomini; [essa] è semplicemente un fenomeno che avviene parallelamente, in un ambito differente. ..... in ultimo, ma più importante, la natura della diversità deve essere investigata anche a rischio di concedere spazio al pregiudizio razziale, le cui basi biologiche sono state distrutte solo recentemente....Non si può asserire di aver formulato una smentita convincente della disuguaglianza delle razze umane, se non riusciamo a considerare il problema della disuguaglianza - o diversità - delle culture umane, che sono tra loro in realtà - per quanto ingiustificatamente - strettamente associate nella mentalità comune »

(EN)
« This intellectual, aesthetic and sociological diversity is in no way the outcome of the biological differences, in certain observable features, between different groups of men; it is simply a parallel phenomenon in a different sphere. .... Last and most important, the nature of the diversity must be investigated even at the risk of allowing the racial prejudices whose biological foundation has so lately been destroyed .... We cannot therefore claim to have formulated a convincing denial of the inequality of the human races, so long as we fail to consider the problem of the inequality--or diversity--of human cultures, which is in fact--however unjustifiably--closely associated with it in the public mind.... »
(Race, history and culture, March 1996 by Claude Levi-Strauss)

Visione notturna del mondo. Essa mette in evidenza i diversi consumi energetici nel globo ed indirettamente la diversa distribuzione della ricchezza



Come suddividere i popoli: "quali razze e....come?"[modifica]

Per approfondire, vedi Razze#Utilizzo non scientifico.

Diversi pensieri

Tanti sono state le varianti del tentativo di differenziare i popoli dei diversi paesi.

Linneo divise il genere umano in quattro razze: "Europæus albus" (bianchi Europei), "Americanus rubescens" (rossi Americani), "Asiaticus fuscus" (bruni Asiatici) and "Africanus niger" (neri Africani). Nella decima edizione del Systema Naturae egli aggiunse altre caratteristiche stereotipate per ogni razza, in base ai quattro temperamenti della medicina antica e modificò la descrizione degli asiatici in "luridus", giallo.)

Joseph Arthur de Gobineau suddivideva il genere umano in tre grandi razze: bianchi, gialli e neri e ne decantava le caratteristiche positive dei bianchi a fronte delle caratteristiche negative degli altri due.)

Charles Darwin era completamente agli antipodi: riteneva infattiche fondamentalmente non esistessero razze nel genere umano.)

Come si può "leggere tra le righe" dell'incipit, il famoso antropologo Claude Levi Strauss era noto per ogni avversione al razzismo,[1] pur aprendo all'etnocentrismo e ad una certa impermeabilità tra diverse culture [2]}

Nel 1950 l'UNESCO affermò nella sua Dichiarazione sulla razza la non scientificità delle razze umane e dunque l'inesistenza di razze biologicamente diverse in seno alla specie umana. Recita infatti: "In base alle conoscenze attuali non vi è alcuna prova che i gruppi dell'umanità differiscano nelle loro caratteristiche mentali innate, riguardo all'intelligenza o al comportamento".}

Il noto genetista contemporaneo Luigi Luca Cavalli Sforza ha dimostrato che tra le popolazioni umane più diverse non esiste alcuna importante differenza genetica, anzi i "differenti gruppi razziali andrebbero chiamati sottospecie, se noi adottassimo per l'uomo i criteri utilizzati da Mayr (1963) per la zoologia sistematica .[3]}

I popoli possono essere suddivisi secondo vari criteri. In passato era prevalente la suddivisione in razze a seconda del colore della pelle. Attualmente tale separazione è considerata non corretta e prevalgono i concetti di popolazioni umane od etnie. In realtà il problema, se si tiene conto di alcune considerazioni è ben più complesso:

  • 1) in primis le razze sono al disotto del raggruppamento specie, quindi forse più correttamente si dovrebbe chiamarle sottospecie. Il noto genetista contemporaneo Luigi Luca Cavalli Sforza sostiene infatti che " se noi adottassimo per l'uomo i criteri utilizzati da Ernst Mayr (1963) per la zoologia sistematica, i differenti gruppi razziali andrebbero chiamati sottospecie" .[4]
  • 2) Richard Lewontin, negli anni 70, ha dimostrato che nella popolazione mondiale, la variabilita' delle proteine tra gli individui è del: 85% circa all'interno di una stessa popolazione, 8% tra le diverse popolazioni all'interno di una razza (ovvero ad esempio la differenza tra Olandesi e Spagnoli all'interno della razza bianca), il restante 7% è la variabilità tra le diverse razze [5].

Queste informazioni hanno dato un colpo difinitivo alla storica questione delle razze basate sul colore della pelle. In parole povere, apparteniamo tutti alla stessa famiglia.

  • 3) Logica conclusione è l'affermazione secondo cui sarebbe possibile isolare razze totalmente diverse dalle solite tradizionalmente considerate.
  • 4) Ancora, ...fino a che punto approfondire? Ovviamente, studiando molti geni contemporaneamente, si può dimostrare una diversita' biologica (quindi a livello di proteine, enzimi, caratteri fenotipici, DNA...) significativa dal punto di vista statistico, tra gli individui. A questo punto nasce un problema: più si rende lo studio sensibile, più si possono isolare una miriade di razze diverse, per cui alla fine, come sostiene Luigi Luca Cavalli Sforza, "che utilità ha isolare la razza di Parma da quella di Reggio Emilia?". [6]
  • 5) a questo punto sorge spontaneo: se non esistono le razze, cosa esiste? Il termine più corretto sarebbe popolazioni umane od etnie
Per approfondire, vedi Razza#Termine controverso.
Per approfondire, vedi Etnia.
Per approfondire, vedi Homo sapiens#Le popolazioni umane.


Visione attuale delle diffusione temporale e geografica degli ominidi.[7] Il paradosso che si evidenzia da tale quadro è che l'abitante originario dell'Europa, l' Homo neanderthalensis fu soppiantato dall'africano Homo sapiens, che dimostrò un molto maggior adattamento all'ambiente con pare pochi casi di incroci, tra queste due specie (circa il 4% del genoma del sapiens non africano deriva dall'uomo di Neanderthal (vedi teoria dell'ibridazione con l'uomo di Neanderthal)

Siamo tutti figli di una stessa origine primordiale?[modifica]

Filogenesi degli ominidi

(IT)
« E' stato dimostrato che la classificazione in razze, è un esercizio futile per ragioni che erano già chiare a Darwin»

(EN)
« The classification into races has proved to be a futile exercise for reasons that were already clear to Darwin »
([8])

Gli studi sulle popolazioni sono il risultato di dati tratti principalmente da studi di genetica delle popolazioni e di linguistica ma anche da studi storici. In essi appare come ipotesi più probabile la Recent out of Africa, seguita a distanza dalla Ipotesi multiregionale. Ebbene, in entrambe, è presente un predecessore comune fuoriuscito dall'Africa quasi due milioni di anni fa.

Studi di genetica[modifica]

Esistono fondamentalmente 2 teorie sulla origine dell'homo sapiens ovvero la "Recent African origin of modern humans", la ipotesi multiregionale, cui vanno aggiunte la ipotesi Out of Asia (che allo stato attuale è per lo più un contenitore di ipotesi) e la ipotesi multigenica (a cui pochissimi danno credito).

Per approfondire, vedi Migrazioni dell'uomo.
Origine africana dell'Homo sapiens[modifica]
Ipotesi: "Out of Africa II" o "Recent African origin of modern humans".Tale ipotesi implica una evoluzione darwiniana dell'uomo (vedi anche la tabella sotto riportata: Cosa implicano le diversie teorie)

Trattasi della teoria più accreditata ovvero la "Origine africana dell'Homo sapiens" secondo la quale:

  • siamo tutti originati dallo stesso ceppo di Homo erectus che circa un milione ed ottocentomila anni fa abbandonò l'Africa (anche chiamata da alcuni Out of Africa I o Prima grande diaspora dell'umanità).
Cavalli-Sforza sostiene che la distanza genetica tra le popolazioni sia al massimo grado tra Africa e l'Oceania (score 0.2470). Questi dati potrebbero essere contraddittori rispetto all'intuito, se ci si dovesse basare sulla apparenza fisica, in quanto gli Aborigeni australiani e gli abitanti della Nuova Guinea assomigliano agli Africani per la pelle scura e talvolta i capelli ricci. Questa grande distanza riflette il relativo lungo isolamento dell'Australia e della Nuova Guinea dalla fine della ultima glaciazione, quando il continente fu ulteriormente isolato dall'Asia, per il livello crescente del mare. La successiva maggiore distanza genica è tra l'Africa e le Americhe (score 0,2260). Ciò è comprensibile, in accordo con la Recent African origin of modern humans, considerando che l'Europa ha una variabilità genetica in generale circa tre volte inferiore rispetto ad altri continenti, ed il contributo genetico dell'Asia e dell'Africa all'Europa si pensa sia rispetivmente 2/3 ed 1/3 rispettivamente[9][10]
  • Più tardi, circa 100-200 mila anni fa, comparve in Africa (per via evolutiva dall'homo Erectus) l'Homo Sapiens, e si allontanò dall'Africa disperdendosi ovunque (per alcuni questa seconda fase della stessa teoria è chiamataOut of Africa II oppure Seconda grande diaspora dell'umanità).[11]


Attualmente i grandi studi genetici vengono effettuati considerando gli Aplogruppi del cromosoma Y e gli Aplogruppi mitocondriali umani.

Attualmente sono considerate altamente probabili altre diaspore:

  • tra i 300 ed i 500 mila anni fa antenati di H. Neandertalensis, appartenenti alle famiglie di Homo heidelbergensis o Homo rhodiensis sarebbero usciti dall'Africa [12]
  • ancora tra il milione ed i 500 mila anni fa vi sarebbe stata un'ulteriore diaspora di homo intermedi tra Sapiens e Neanderthal di cui il ritrovamento di Denisova è un esempio [13]

[14]

Le migrazioni viste seguendo il DNA mitocondriale
Le migrazioni viste seguendo il cromosoma Y


Nel 1990 studi di genomica trovarono che il cromosoma Y degli uomini africani Khoisan (usando campioni tratti da parecchie tribù San) mostrava particolari aspetti di polimorfismo ben distinti dai genomi di qualunque altra popolazione. [15] Molti autori sostengono quindi che i Khoisan potrebbero essere stati la prima popolazione a differenziarsi dal più recente antenato paterno comune, il cosiddetto Adamo cromosomiale-Y che si suppone sia vissuto tra 60.000 e 90.000 anni fa per Mayell o circa 200.000 per Cavalli-Sforza [16][17]
Ad analoghe conclusioni sono giunti alcuni studiosi nel tracciare l'evolversi del DNA mitocondriale.
Gli autori suggeriscono che tale risultato dovrebbe solo significare che i Khoisan preservano l'antica "linea" e non che abbiano smesso di evolversi, visto che i cambiamenti successivi sono avvenuti parallelamente a quelli di altri gruppi. [15]

Per approfondire, vedi khoisan.
Ipotesi Multiregionale[modifica]
Per approfondire, vedi Ipotesi multiregionale.
Ipotesi multiregionale. Tale ipotesi implica una evoluzione lineare, non darwiniana dell'uomo (vedi anche la tabella sotto riportata: Cosa implicano le diversie teorie)

L'ipotesi multiregionale è un modello basato sull'idea che l'uomo, sorto in Africa, sia emigrato fuori dall'Africa circa 1,5-2 milioni di anni fa e da qui evoluto lungo una linea che dall'Homo Erectus, passando per il Neanderthal, giunge fino al Sapiens secondo un ordine temporale: tutto ciò in diversi continenti e seguendo un "impulso evolutivo comune". La successiva evoluzione umana sarebbe avvenuta parallelamente nei quattro rami paralleli (europeo, asiatico, indonesiano, australiano). [18] Questa ipotesi comprende arcaiche forme umane, come l'Homo Erectus e Neanderthal e forme moderne, e si è evoluto in tutto il mondo a diverse popolazioni di Homo Sapiens (in questa teoria della evoluzione chiamati rispettivamente Homo sapiens neanderthalensis e Homo sapiens sapiens) moderno. La teoria sostiene che gli esseri umani si evolvono attraverso una combinazione di adattamento in diverse regioni del mondo e del flusso genico tra le regioni. I fautori del punto di origine multiregionale portano le prove delle evidenze fossili e della genomica come supporto per la loro ipotesi.

Contro l'ipotesi multiregionale, vale l'osservazione che l'ibridazione, se non escludibile pare improbabile. [19] Anche le analisi sul DNA mitocondriale paiono escludere una tale ipotesi.[20] Ed anche se nel 2010 fu dimostrato che circa 50-80000 anni fa, in Medio Oriente, vi furono incroci tra Sapiens e Neanderthal, il grado di ibridazione pare molto scarso e non diffuso (infatti il DNA neandertaliano fu trovato, in proporzione dall'1 al 4% di DNA neandertaliano, in uomini causcasici ed asiatici, ma non in uomini subsahariani). [21]

Ipotesi dell'Origine Euroasiatica[modifica]
Per approfondire, vedi Ipotesi dell'origine Euroasiatica.

L'ipotesi dell'Origine Euroasiatica è un'ipotesi paleoantropologica alternativa alle 2 teorie dominanti. Essa sostiene un'ipotetica origine asiatica dei primi ominidi. Tale quadro, che è più da considerarsi un contenitore piuttosto che un'ipotesi strutturata, convoglia fondamentalmente due diverse idee, ovvero:

Ipotesi multigenica[modifica]
Ipotesi multigenica

L'ipotesi multigenica non gode di alcun credito presso gli studiosi. Questa ipotesi formulata da Carleton S. Coon e pubblicata in "The Origin of Races" , sostiene che l'Homo sapiens sia evoluto dall'Homo Erectus (gia' diviso in cinque razze geografiche o sottospecie) passando attraverso il Neanderthal, fino all'Homo Sapiens non una sola volta, ma cinque volte in ogni propria area geografica. Apparentemente simile alla ipotesi multiregionale, [33] se ne differenzia sostenendo l'inesistenza di alcun scambio genico in parallelo tra le 4 popolazioni Il prof Coon sosterrebbe che gli africani sono 200.000 anni adddietro nell'evoluzione ("the Negro is 200,000 years behind the White race on the ladder of evolution"). Inutile sottolineare come Coon abbia esposto una teoria cui pochissimi studiosi danno credito. E' nota anche la sua connessione con il movimento segregazionista del sud degli Stadi Uniti d'America[33].

E' stato possibile l'interbreeding?[modifica]
Per approfondire, vedi Homo di Denisova.

Esistono dati che sostengono la possibilità (comunque relativamente rara) di incrocio tra Homo Neanderthalensis ed Homo Sapiens. [34] [35]

Studi di linguistica[modifica]

Per approfondire, vedi Famiglia linguistica.

Nell'800 si è iniziato a studiare le lingue, ipotizzando che originassero tutte da un'unica protolingua. Anche se esistono ampie discussione su questo concetto, è pur vero che si possono suddividere i linguaggi in varie famiglie e trovare sorprendenti analogie tra la storia, la linguistica e la genetica.

La glottocronologia, infatti, sostiene che il vocabolario base di ogni linguaggio, venga sostituito ad una velocità costante. I cambiamenti possono quindi essere utilizzati per misurare il tempo. Nella struttura primigenia Morris Swadesh scelse 200 termini che comprendessero termini base di ogni linguaggio (come pronomi personali, parti del corpo, verbi di azioni basi, i numeri uno o due...) Venne quindi misurata la percentuale di parole che hanno una una origine comune. Più grande fosse la percentuale di parole imparentate, minore sarebbe stata la distanza tra i due linguaggi.

Ma la analisi linguistica ha, rispetto a quella storica e genetica, almeno due problemi in più:

  • la lingua varia molto rapidamente
  • in una lingua "tutto è legato assieme".

La concordanza tra famiglie linguistiche e famiglie genetiche, almeno come mostrato da Luigi Cavalli Sforza [36], è impressionante, eccetto alcune variazioni che potremmo specificare meglio:

  • può capitare che tra gruppi fisicamente vicini si abbia mescolamento solo per pochi individui, tale che, dopo alcune generazioni, si formerebbero popolazioni geneticamente intermedie. Esse sarebbero però senza mescolamento linguistico, visto che le lingue tendono al lavorare come unità discrete e semmai ad essere sostituite in toto. [37]
  • in altri casi si è avuta una sostituzione completa di massa, basti ricordare l'America Latina postcolombiana, oppure alla lingua basca unico relitto di lingue preindoeuropee dopo la diffusione in tutta europa delle parlate indoeuropee. [37]

Studi storici[modifica]

Evidenze archeologiche[modifica]

Si ritiene che l'Homo sapiens più antico sia l'Uomo di Kibish (o resti Omo I), i cui reperti sono stati trovati in Africa orientale (fiume Omo, Etiopia), datati circa 195 000 anni fa[38].

La scoperta di resti che mostrino un comportamento umano moderno è considerata una prova consistente della distribuzione dell'Homo sapiens. È noto che in Europa il comportamento umano moderno corrisponde al Paleolitico superiore ovvero 30.000 anni fa; ma in Africa esiste la prova materiale della presenza di esseri umani moderni già da tempo prima. Infatti punte di freccia e strumenti in osso per la pesca trovati nel Congo (circa 90.000 anni fa), sarebbero la più antica scoperta del comportamento umano moderno.[39] Altri reperti sono le punte di pietra e punte di freccia di osso trovate in siti archeologici come Howiesons Poort e Stillbay in Sudafrica (circa 60 a 70 000 anni).[40]

Cosa implicano le diversie teorie

Implicazioni sociologiche

La teoria multiregionale pur affidando l'origine dell'Homo Habilis all'Africa, sottolinea la crescita autonoma di ognuna delle 4 popolazioni.
Indirettamente rimanda ad una particolare visione eurocentrica sottintendendo una naturale capacità maggiore delle popolazioni europee rispetto alle altre (in particolare africane) che pur partendo alla pari sarebbero rimaste indietro nella corsa al progresso. Inoltre, mantiene ancora le categorie "nero dell'africa", che scompaiono con la teoria "Recent Out of Africa" che, evidenziando la origine africana dell'uomo moderno, sfida l'eurocentrismo.
Infatti

« "In altre parole, tutta la diversità razziale non africana - bianchi, gialli, rossi, tutti: dagli Hopi ai norvegesi, agli abitanti delle isole Fiji - non può essere molto più antica di 100 000 anni. Homo sapiens, d'altro canto, vive in Africa da molto più tempo. Di conseguenza [...] fra i soli africani la varietà genetica è molto superiore alla somma totale della diversità genetica di tutte le altre popolazioni, in tutto il resto del mondo messo insieme! E allora come si fa a mettere insieme i "neri africani", come fossero un singolo gruppo, e attribuir loro tratti favorevoli o sfavorevoli, quando essi rappresentano uno spazio evolutivo e una varietà genetica più ampi di quelli che riscontriamo in tutte le popolazioni non africane in tutto il resto del mondo? In base a qualsiasi definizione genealogica appropriata, l'Africa comprende la maggior parte dell'umanità: tutto il resto del mondo non occupa che un ramo sull'albero africano: un ramo sicuramente rigoglioso, ma che non potrà mai essere, dal punto di vista topologico, nulla più che una sottosezione all'interno di una struttura africana. Occorreranno molti anni e molta riflessione per assimilare le implicazioni teoriche, concettuali e iconografiche di questo sorprendente riorientamento [...] Per cominciare, però, suggerirei che finalmente abbandonassimo affermazioni insulse come "i neri africani hanno più ritmo, meno intelligenza, maggiori capacità atletiche". [...] tali affermazioni non hanno alcun significato, giacché gli africani - rappresentando una diversità maggiore di tutto il resto del mondo messo insieme - non possono essere interpretati come un gruppo coerente »
([41])

Implicazioni metodologiche
La teoria multiregionale sostiene il gradualismo filetico, l'idea di una evoluzione graduale e progressiva, un concetto di evoluzione dell'uomo come crescita e miglioramento "inconscio", secondo "un impulso evolutivo comune" in se', a differenza della teoria "out of Africa" che sostiene un concetto darwiniano dell'evoluzione, quindi (per lo meno allo stato attuale delle conoscenze) molto più convincente (confronta anche le tabelle sopradescritte delle ipotesi "out of Africa " e della "ipotesi multiregionale").

I grandi momenti di divergenza, ovvero le discontinuità[modifica]

Nel momento in cui l'Homo Sapiens si diffuse in tutto il mondo, iniziarono anche tutta una serie di evoluzioni che creeranno popoli avvantaggiati e popolazioni "perdenti". MI riferisco in particolare al grande balzo in avanti (in cui sarà perdente l'Homo di Neandertal), il neolitico (con sconfitta dei cacciatori raccoglitori) e così via per le successive divergenze. Il concetto di differente grado di sviluppo va ovviamente utilizzato con grande cautela in quanto rischia di apparire, da un parte come un’impostazione sostanzialmente razzista, e dall’altra come una deformazione “eurocentrica” dell’ipotetica esistenza di un’unica modalità di sviluppo[42]

Comparsa dell'Homo sapiens[modifica]

L'attuale posizione: "Recent Out of Africa" (come sopra spiegato), vede la sostituzione della popolazione precedente (Homo habilis, Homo erectus, Homo neanderthalensis, Homo floresiensis) con l'Homo sapiens che arrivava dall'Africa.

Quindi, ricapitolando, l’uomo compare sulla terra circa 7 milioni di anni fa' (le stime vanno da 5 a 9). In particolare da un unico ceppo di scimmie antropomorfe africane si formarono gli scimpanzé, i gorilla e l’uomo. Per 5 milioni di anni l’uomo è rimane confinato in Africa, fino a che:

  • 1-2 milioni di anni fa' l'Homo abilis-erectus emigra in Oriente
  • 500.000 anni fa l'Homo abilis-erectus emigra in Europa
  • circa 100-180.000 anni fa l'Homo sapiens esce dall'Africa e sostituisce i precedenti
  • 40.000 anni fa passa in Australia attraverso l’Indonesia
  • 20.000 anni fa raggiunge la Siberia
  • 12.000 anni fa passa lo stretto di Bering
  • 10.000 anni fa raggiunge la Terra del fuoco.

Il grande balzo in avanti[modifica]

Per approfondire, vedi Il grande balzo in avanti (antropologia).

Il grande balzo avanti si riferisce ad una serie di tratti che distinguono gli esseri umani moderni dai loro antenati e da altre linee estinte di ominidi. E' il momento in cui l'homo sapiens comincia a dimostrare la presenza di pensiero simbolico e ad esprimere una creatività culturale. Si pensa che questi siano associati con l'origine del linguaggio. [43] Il "grande balzo in avanti comprende tantissimi momenti di crescita e di discontinuità rispetto al passato ovvero:

  • comparsa del pensiero simbolico
  • elaborazione di concetti astratti
  • spiccate capacità relazionali,
  • esplosione della produzione di rappresentazioni artistiche,
  • ritualizzazione di pratiche di sepoltura,
  • comparsa dei primi interessi per la comprensione dei fenomeni naturali.

Tutto questo avverrà in contemporanea con "la prima espansione certa dell'uomo oltre i confini dell'Eurasia e dell'Africa; furono infatti occupate l'Australia e la Nuova Guinea ..." [44]

Si ritiene che sia legato all'evoluzione del linguaggio. [45].

Si pensa che il grande balzo avanti sia alla base della decadenza dell'Homo Neanderthalensis in seguito all'interazione con l'Homo Sapiens.

Passaggio da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori ovvero la Rivoluzione neolitica[modifica]

Per approfondire, vedi Rivoluzione neolitica.

Il transito da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori fu un passaggio importantissimo per progredire nella costituzione di società più complesse. In effetti esso permise una maggior disponibilità alimentare. Il surplus alimentare consentì quindi alle popolazioni agricole di fornirsi di un apparato burocratico (che si andò organizzando in governo, tassazione, sacerdoti, guerrieri, scribi, intellettuali, artigiani come spadai ed armaioli,…..). Questo progresso sociale ed il fatto che molte persone avessero un compito definito all’interno dalla società, sganciato dal quotidiano procacciarsi del cibo, comportò una grande crescita tecnologica (armi da fuoco, spade d’acciaio). Da ciò anche la nascita della scrittura con la conseguente più facile circolazione delle idee e degli avvenimenti.[46]

Il processo di transizione fu però un processo estremamente complesso. Per quanto concerne la domesticazione delle piante e degli animali (ovvero l'impianto alla base della rivoluzione neolitica) sappiamo infatti che solo una piccola parte è commestibile per noi. La maggior parte della biomassa è formata da foglie e legno che noi non riusciamo a digerire. Selezionando e coltivando quelle poche specie edibili, le cose sono cambiate.
Alla fine di questo processo un ettaro di terra coltivata riesce a dare sostentamento a molte più persone di quanto non riesca a dare a cacciatori raccoglitori un ettaro di foresta vergine. Gli animali domestici hanno aiutato l’uomo a produrre più cibo in quattro modi: fornendo latte, carne, concime e forza motrice.[47]

Mappa del Mondo mostrante approssimamente i centri di origine dell'agricoltura, e la sua diffusione nella preistoria: USA orientale (4000-3000 BP), Messico centrale (5000-4000 a.C.), Northern South America (5000-4000 a.C.), Africa Sub-sahariana (5000-4000 a.C., non noto il luogo esatto), la Mezzaluna fertile (11000 a.C.), i bacini dello Yangtze e del Fiume Giallo (9000 a.C.) e gli altipiani della New Guinea (9000-6000 a.C.). Non è mostrato un proposto centro di origine in Amazzonia (Lathrap 1977)

L'agricoltura non fu “un pacchetto in regalo” dalla natura. Furono necessari migliaia di selezioni ed incroci (ed un numero ancora superiore di fallimenti) ad addomesticare le piante di uso comune. Le principali piante addomesticate in epoca preistorica furono circa una cinquantina e riguardano cereali, leguminose, radici, tuberi e cucurbitacee.

Vi sono aree del mondo in cui la domesticazione avvenne con specie autoctone ed altre (Europa occidentale, Valle dell’Indo ed Egitto) in cui la domesticazione di piante e animali avvenne con successo solo dopo che vi fu la diffusione di piante ed animali addomesticati altrove:

Fondamentalmente la domesticazione iniziò 8500 a.C. fa con grano, piselli, olivo, pecora e capra (nella mezzaluna fertile), sorse in Cina nel 7500 a.C. con riso, miglio, maiale e baco da seta, per diffondersi in Mesoamerica, Ande, Usa orientale, Eiropa, India ed Egitto con specie autoctone o con la diffusione dispecie addomesticate altrove

Per approfondire, vedi domesticazione delle piante.

In natura delle circa 200.000 specie vegetali che potrebbero essere domesticate, pochissime rispondono allo scopo; moltissime sono legnose, non producono frutti commestibili etc…Solo poche migliaia sono commestibili e solo poche centinaia sono state addomesticate. Attualmente l’80 % del raccolto annuo sulla terra è composto da:

  • 5 cereali (grano, mais, riso, orzo, sorgo)
  • 1 legume (soia)
  • 3 tuberi (patata, manioca e patata dolce)
  • 2 piante zuccherine (barbabietola e canna da zucchero)
  • 1 pianta da frutto (banana) [48]

Quali sono stati i fattori che hanno fatto pendere la bilancia a favore degli agricoltori (invece dei cacciatori-raccoglitori)?

  • estinzione: man mano che cresce i numero e l’abilità dei cacciatori, diminuisce il numero di animali e quindi la caccia diviene sempre più difficile,
  • i cambiamenti climatici che giocarono favorendo la diffusione delle specie selvatiche di cereali a svantaggio di specie selvatiche non addomesticabili,
  • crescenti successi tecnologiche in aree utili per la vita agricola (ad esempio che senso avrebbe darsi all’agricolltura se non puoi costruire silos, o non puoi mietere il grano???),
  • all’aumentare della popolazione, aumenta l’efficienza della raccolta di cibo, che aumenta la raccolta di cibo………tutto questo nel mondo agricolo. Nel mondo dei cacciatori è vero il contrario.
  • quindi le comunità di agricoltori sono numerose, quelle di cacciatori sono piccole. Inevitabilmente gli agricoltori vinsero e scacciarono i cacciatori, in quanto mangiavano di più e soprattutto erano in tanti. Col tempo gli agricoltori sarebbero stati in grado di mantenere anche un potere centrale con una classe miltare ed artigiani che preoducevano armi ottenute con migliori tecniche estrattive e migliori tecniche di forgia (ovvero ferro, acciaio).

[49]


Passaggio dalla cultura orale a quella scritta[modifica]

In Grecia pare avvenne verso l'ultimo terzo del V secolo a.C, esattamente ai tempi di Socrate.[50]. E' noto che con l'introduzione della scrittura, le notizie sono trasmesse molto più velocemente ed in modo preciso rispetto alle epoche o luoghi senza scrittura. Questa carenza è probabilmente (oltre ad altre cause sottocitate come ...) la causa della caduta dell'impero Inca (sappiamo infatti che Atahualpa non sapeva nulla della caduta, avvenuta nel ventennio precedente, dell'impero azteco e degli altri del centroamerica, appunto per la nota non conoscenza della scrittura) [51] [52]

Il mercantilismo[modifica]

Con la nascita dei comuni nell'Europa del XII secolo iniziò il mercantilismo. In realtà il mercantilismo non fu' solo un'esperienza dell'Europa occidentale ma coinvolse anche tutta l'Asia Minore (ad esempio per quanto concerne l'allume) e la Siria (con il cotone grezzo) [53], le coste mediterranee ed il mar Nero guidate, nel commercio, soprattutto dalla repubblica marinara genovese [54], l'India e la Cina[55] É però necessario ricordare:

  • la Cina, che fiorì a partire dal XIII secolo ma, verso la metà del 1400, venne meno dietro ad un decreto imperiale[54]. Per approfondire vedi qui
  • l'inizio, successivo alla scoperta dell'America, della triangolazione tra Europa, Costa degli Schiavi e Americhe.
  • i paesi occidentali (in particolare Portogallo, Olanda, Inghilterra) cominciarono un'espansione ed un imperialismo in tutti i porti orientali.[56]

Con il mercantilismo nascevano anche le prime commende e, successivamente, le banche

Esito moderno: la grande divergenza[modifica]

Crescita del prodotto interno lordo dal 1500, seondo la stima di Angus Maddison. Il grafico mostra il PIL al pari potere d'acquisto) pro capite tra il 1500 ed il 1950 in dollari internazionali al 1990 per differenti nazioni ed evidenzia la crescita esplosiva di alcune nazioni europee dopo il 1800[57].

La Grande divergenza (termine coniato da Samuel Huntington[58]) si riferisce al processo per cui il mondo occidentale e parte del nuovo mondo {Nord America, Australia e Nuova Zelanda) hanno superato i vincoli presenti precedentemente della crescita moderna e siano emersi inconfutabilmente, nel corso del XIX secolo, come il mondo ricco e potente, eclissando gli altri paesi come la Cina Qing, i Moghul in India, ed il Giappone Tokugawa[59].

Nomi simili sono il miracolo europeo, termine coniato da Eric Jones nel 1981.

Il processo è stato accompagnato e rafforzato dall'"era delle Scoperte" e dal conseguente incremento degli imperi coloniali, l'illuminismo, la rivoluzione commerciale, la rivoluzione scientifica ed, infine, la rivoluzione Industriale. Gli studiosi hanno proposto una grande varietà di teorie per spiegare le cause della divergenza, tra cui l'intervento del governo, la geografia, le tradizioni.

Prima della grande divergenza, secondo l'economista Angus Maddisson (vedi il listato di regioni per Prodotto Interno Lordo dall'anno 1000 al 2003) il cuore dello sviluppo includeva l'Europa occidentale, la Cina, il Giappone e l'India. In ciascuno di questi settori fondamentali, diverse istituzioni politiche e culturali avevano permesso diversi gradi di sviluppo. Cina, Europa occidentale e Giappone si erano sviluppato ad un livello relativamente alto.

La Rivoluzione industriale[modifica]

Le scuole di pensiero[modifica]

  • Approfondire con [5]
  • leggere assolutamente mario ortolani: geografia delle popolazioni CSB Scienze della formazione CSB SCF V.859 bis
  • Approfondire con [6] e [7]



Differenti scuole geografiche di interpretazione delle cause

Storicamente esistono due scuole di pensiero che correlano il grado e lo sviluppo di una società con i fattori che lo avrebbero prodotto. Essi sono il cosiddetto determinismo geografico, e quello culturale. All'interno di questi estremi si possono sistemare tanti pensieri che in qualche modo si pongono come intermedi. Ma all'interno degli stessi esistono svariate modalità di lettura.

Determinismo geografico (od ambientale) Il determinismo geografico, nella sua forma più estrema, sostiene che il lavoro degli uomini sia controllato o determinato da condizioni geografiche come clima, morfologia e simili. Questa idea, attualmente, ha pochi aderenti. [60] Jared Diamond uno degli attuali studiosi della origine delle differenze tra diverse popolazioni, è tra i più noti appartenenti alla corrente del determinismo geografico, < [61] [62]
Determinismo culturale Il Determinismo culturale è teoria per cui la cultura nella quale siamo cresciuti determini chi siamo sia a livello emozionale che comportamentale, invece dei tratti biologici ereditari. Ciò riguarda sia i singoli come i gruppi. Un classico esempio di determinismo culturale è quello di Margaret Mead nel noto testo: "Coming of age in Samoa". In esso Margaret Mead sostenne che l'unica spiegazione possibile di un comportamento (nel caso specifico era il comportamento sessuale degli adolescenti nelle Isole Samoa) fosse in termini di ambiente sociale, quindi culturale. [63] Un altro modo di guardare il concetto di determinismo culturale è quello di porlo a confronto con il determinismo ambientale, ovvero confrontarlo con l'idea che il mondo fisico con tutti le sue costrizioni e potenziali elementi di alterazione della vita, sia responsabile per la spiegazione di ogni cultura esistente. Ciò contrasta con l'idea che noi umani siamo in grado di creare la nostra vita attraverso la potenza del pensiero, la socializzazione, e tutte le forme di circolazione delle informazioni. Ancora, determinismo culturale è usato per descrivere il concetto che la cultura determini effetti su economia e politica. E' una idea che è ricorsa in molte culture della storia umana, dalle antiche civiltà, fino al presente.
Un esempio di determinismo culturale è il sostenere che l'indagine scientifica in Occidente sia stata stimolata dal pensiero greco e giudaico-cristiano, oppure sia stata fermata dal pensiero confuciano e taoista in Cina.
Tentativo di superare questo schematismo

(IT)
« Questo risorgere (NdT. dell'uso di fattori geografici e/o ambientali negli studi dullo sviluppo umano), specialmente tra i geografi è visto frequentemente in modo estremamente negativo, strutturalmente sbagliato, [...] ([64], [65], [66], [67], [68],[69] [70]). Questo "revival" potrebbe essere semplicemente conseguenza del ricorrere, alla circolarità, alle mode intellettuali. In modo simile, ma più pericolosamente, potrebbe essere dovuto alle persistenti sottostanti ideologie per cui i fattori geografici sono in qualche modo utilizzati per sopportare tali idee. Alternativamente possono essere visti come più gradevoli perchè nella loro forma recente sono più sofisticati ed 1) evitano la peggior forma delle ipersemplificazioni e/o 2) evitano associazioni con ideologia deterministiche, razziste od imperialistiche. Noi crediamo che nessuna di queste sia la vera ragione del risorgere dei fattori geografici nelle ricerche sullo sviluppo diseguale. Piuttosto la ricerca moderna, nonostante un grande incremento nella quantità e qualità dei dati, ed anche la presenza di teorie più sofisticate, ed i mezzi tecnologici per combinarli, ha comunque colpito una barriera insuperabile, e la ricerca non può avanzare senza integrare fattori geografici ed ambientali con la ricerca delle scienze sociali. »

« [71] »
([72])

Ovviamente si tratta di due impostazioni completamente opposte ed antitetiche. In una si dà importanza alla capacità dell'uomo di elaborare nuovi strutture sociologiche a partire da se stesso. Nell'altra si da importanza a fattori esterni. Nell'impossibilità di discernere la "verità" [73] non verranno fatte scelte pregiudiziali, nel limite del possibile.

[74]

Le ipotesi sulle cause[modifica]

Il vantaggio degli agricoltori[modifica]

Per approfondire, vedi #Passaggio da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori ovvero la Rivoluzione neolitica .



In precedenza è segnalato come i popoli più progrediti siano per lo più passati da essere cacciatori-raccoglitori ad agricoltori. Il passaggio all’agricoltura è obbligatorio per progredire. In effetti l‘agricoltura permette una maggior disponibilità alimentare[75].

Il surplus alimentare ha permesso alle popolazioni agricole, di fornirsi di un apparato burocratico (che si è andato organizzando in governo, tassazione, sacerdoti, guerrieri, scribi, ....)[76].

Successivamente si aggiungerà la scrittura, forse l'invenzione più importante in molte migliaia di anni. La scrittura sorgerà in modo indipendente in pochissimi momenti della storia dell'umanità, e sempre in zone dove la produzione di cibo era iniziata per prima, e mai in popoli allo stadio di cacciatori-raccoglitori[77].

Ruolo delle malattie[modifica]

È importante anche considerare il ruolo delle malattie. Facciamo alcuni esempi:

  • tra il 1346 ed il 1352 la peste bubbonica spazzò via circa un quarto della popolazione europea. (arrivando a sterminare il 70 % degli abitanti di alcune città),
  • verso la fine della prima guerra mondiale la spagnola uccise 21 milioni di persone,
  • nel 1520 quando Cortes ritornò in messico gli portò anche il vaiolo. Nel 1618 dei 20 milioni di aztechi ne rimaneva solo un milione e mezzo,
  • pare che ai tempi di Colombo gli indiani nativi nordamericani fossero circa 20 milioni. Due secoli dopo il 95% percento della popolazione era distrutto. I killer più spietati furono vaiolo, morbillo, influenza, tifo… a cui questi popoli non erano mai stati esposti,
  • Tra il 1492 ed il 1532 praticamente tutti gli abitanti di Haiti furono uccisi da una epidemia di vaiolo e morbillo,
  • In pochi anni, alla fine del XIX secolo un quarto della popolazione delle isole Fiji fu uccisi dal morbillo.

I dati illustrati sono chiari: le malattie negli ultimi 500 anni hanno giocato per lo più a favore deli abitanti europei (ed hanno avuto un peso fondamentale nel consolidare i primi successi militari). Infatti le principali malattie epidemiche sono dovute al passaggio dall’animale all’uomo dell’agente infettivo. Ovviamente l’agricoltura-pastorizia facilitava al massimo ciò. Consideriamo i seguenti dati:

malattia animali portatori del patogeno
morbillo buoi
tubercolosi buoi
vaiolo buoi
influenza maiali ed anatre
pertosse maiali ed anatre
malaria uccelli

Quindi gli euro-asiatici, che svilupparono alla fine della glaciazione l’agricoltura-pastorizia, vennero a contatto presto con questi patogeni. In conseguenza dei trasporti, commercio e colonizzazione, (Impero Romano, Alessandro Magno, Persiani etc..) i germi furono trasportati in Oriente ed in Nord Africa. Nel nuovo mondo invece gli animali domestici (per lo più tacchini e lama) erano pochi, non vivevano ne’ in grandi assembramenti né in intimità con l’uomo, per cui il passaggio opposto dal nuovo mondo al vecchio si restrinse alla epidemia di sifilide del 1500-1600.[78]


Perché il vantaggio dell'Eurasia sulle Americhe[modifica]

Trattasi, probabilmente, dell'esempio più chiaro. Si ebbe un ritardo sistematico dell’America rispetto all’Eurasia dovuta a:

  • Nelle Americhe, con l’ultima glaciazione, si era estinta la maggior parte dei mammiferi. L’unico mammifero che poteva esser addomesticato era (e così fu nella realtà) il lama (per altro limitato solo alla Ande). Esso forniva carne, pelli, lana, ma non forniva latte, non dava forza motrice, non fu mai usato in battaglia. Gli altri animali domestici erano il tacchino e le cavie ed il cane, scarsamente utili come “forza animale”[79], Ben diversa la situazione nel vecchio mondo: le specie addomesticate nell’antichità euroasiatiche furono invece: pecora, capra, bue, maiale, cavallo, cammello arabo (dromedario), cammelo della battriana (a 2 gobbe), asino, renna, bufalo asiatico, yak, banteng e mithan. Nessuna dall’Africa subsahariana e dall'Australia.

Ma attenzione furono addomesticate lì, semplicememnte perchè era ricca "in partenza" <zref>Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pap 123,</ref>

Tutto ciò ha comportato un ritardo di circa 5000 anni.[80]

titolo Eurasia Americhe
arrivo dell'uomo 1-1,8 milioni di anni fa circa 13000 a.C.
diffusione agricoltura 8000 a.C. 3000 a.C.
domesticazione degli animali 7000 a.C. 500 a.C.
caratteristiche domesticazione animali molti animali utili un animale (lama-alpaca) meno utile
forza motrice animale dalla domesticazione degli animali mai

Per lungo tempo le popolazioni americane vissero unendo l’attività di caccia con l’agricoltura, ritardando tantissimo la nascita di strutture burocratiche sul modello delle città stato.

  • l’asse principale del continente eurasiatico è in direzioneest-ovest e quindi una volta trovato un cereale ed un animale addomesticato si poteva diffondere facilmente in quanto le variabili climatiche erano inferiori. Ben diverso in un mondo come quello americano ove l’asse era nord-sud, con grandi variabili climatiche.[81]
  • la forza motrice degli animali in Eurasia era ben più importante di quella scarsa presente nelle americhe (solo il lama nelle Ande), con conseguente non avanzamento dei metodi agricoli e. verosimilmente, non invenzione della ruota[82].
  • la non invenzione della scrittura e della ruota.[83] Per precisione la ruota fu inventata in Messico come gioco, ma non si incontrò mai con il lama. Come detto sopra la scrittura è sorta in modo indipendente in pochi momenti della storia, sempre in zone dove la produzione di cibo era iniziata per prima; le altre società che svilupparono successivamente con una propria cultura scritta, presero a modello i sistemi di quei pochi centri di diffusione. La mancata invenzione di scrittura e della ruota, secondo Jared Diamond sarebbe legata all'esiguità della popolazione ed allo scarso o nullo collegamento tra le popolazioni [84][85].
  • Quanto scritto per la scrittura è vero anche per la tecnologia.

Grazie alla produzione di un surplus alimentare con agricoltura e allevamento, in alcune società si potè formare un gruppo di specialisti tecnici non dediti alla produzione di cibo. L'agricoltura permise alla società di mantenere non solo i tecnici, ma anche i politici. Le tribù nomadi di cacciatori-raccoglitori sono in gran parte società di eguali, la cui azione politica si limita al controllo del proprio territorio e a mutevoli alleanze con le tribù circostanti. Le esigenze delle società agricole sedentarie e densamente popolate portarono ai re, alle caste, alla burocrazia, elementi essenziali non solo per il governo ma anche per il mantenimento degli eserciti e per l'organizzazione delle spedizioni di conquista.[86]

Questi fatti spiegano probabilmente perché Pizarro e Cortes riuscirono a giungere nel Messico e nel Perù, distruggendo quelle culture e non avvenne invece che i popoli precolombiani sbarcassero sulle coste portoghesi o spagnole per conquistare il vecchio mondo.

Perché il vantaggio dell'Europa sul vicino e medio Oriente[modifica]

  • la mezzaluna fertile circa 5000 anni fa era ricoperta per lo più da foreste e, tramite il continuo disboscare per case, navi e combustibile si è arrivati alla attuale situazione. Quindi le prime civiltà del mediterraneo orientale e della mezzaluna fertile ebbero la sfortuna di nascere in un territorio fragile dal punto di vista ambientale. All’Europa centrale ed occidentale questo fato fu risparmiato in quanto l’ambiente era più resistente. Ciò ha comportato un progressivo arricchimento del mondo europeo ed un progressivo impoverimento della mezzaluna fertile.[87]
  • la mancanza di despoti assoluti (se non per brevissimi periodi) che ha impedito il cristallizzarsi di determinate idee con chiusure a fatti nuovi. [88]
  • l’Europa è notoriamente frammentata, catene montuose la dividono continuamente, non esistono grandi fiumi che la uniscano (fatta eccezione dal Danubio che però unifica un territorio diviso al massimo grado dalle catene montuose) e ciò ha probabilmente favorito la nascita di tantissimi staterelli, in lotta fra di loro. Ciò ha comportato un continuo ricambio di idee ed ha impedito una cristallizzazione delle idee: (pensiamo invece ad esempio alla Cina unita dai grandi fiumi che la attraversano e politicamente e cristallizzata,)[89]
  • la tradizione critica di derivazione giudeo-greco-cristiana.[90]
  • L'asse ambientale est-ovest ha permesso scambi di semi e di animali domestici, che non è potuto avvenire in mondi ad asse nord-sud (Africa ed Americhe)[91]

Le cause prossime, più recenti del primato europeo sono:

  • la nascita di una classe mercantile,[92]
  • il concetto di protezione dell’ingegno tramite brevetto[93]
  • la successiva nascita del capitalismo[94]

Perché il vantaggio dell'Europa sull'Africa[modifica]

aggiungere parti tratte dal mio lavoro su povertà nei paesi del sud del mondo ...

Integrare con povertà in Africa Poverty in Africa, Economic history of Africa, Land grabbing

  • Ancora cercare su tutta la bibliografia dielnuovo centro si sviluppo e su altreconomia.
Perché il vantaggio dell'Europa sull'Africa subsahariana[modifica]

Va completamente rivisto da pag 295 e segg.

  • pressochè assenza di specie addomesticabili (nessuna piante e pochissimi animali, l'unico accertato pare la gallina faraona).Per altro le specie tipiche (rinoceronti, zebre) non poterono mai essere addomenticate.

[95][96]

  • minor quantità (rispetto all'Eurasia) di terre coltivabili[97]
  • I grandi fiumi africani non favorirono il commercio essendo ricchi di cascate e rapide;[96]
  • le differenze etniche erano enormi; [96]
  • il gruppo fondamentale al di sopra della famiglia era soprattutto la tribù [96]
  • occasionalmente si costituirono forme maggiori di governo (come l'Impero Ashanti) che comunque non furono mai dotati di scrittura; [96]
  • assenza di animali domestici per presenza di una malattia letale per i grossi animali domestici africani;[96]


Per approfondire, vedi Razze#Utilizzo non scientifico.

Critiche e criticità nell'opera di Jared Diamond

Fondamentalmente si trovano vari tipi di critiche:

1) Il tentativo di far rinascere il determinismo geografico caduto negli ultimi anni in disgrazia fino alla comparsa del lavoro di Diamond. 2) L'abuso dell'eurocentrismo(James M. Blaut, Eight Eurocentric Historians, August 10, 2000, The Guilford Press isbn= 1-57230-591-6 [8]). 3)Diamond sosterrebbe che in Europa i maggiori incrementi economici e tecnologici siano giunti dalla Europa Settentrionale e da quella Occidentale in quanto per lo più pianeggianti: tale affermazione sarebbe contraddittoria rispetto la stessa affermazione dell'autore per cui l'europa trasse beneficio dall'disomogeneità dei paesi del vecchio continente che crebbero separati da barriere naturale quali le montagne. 4) Fattori politici. Victor Davis Hanson è d'accordo con Diamond per quanto concerne il rifiuto di spiegazioni razziali. Gli contesta però come alcuni fattori culturali occidentali quali la libertà, il capitalismo, l'individualismo, la res publica, il razionalismo, il dibattito aperto, possano essere responsabili della supremazia dell'occidente (tipica argomentazione che segue il determinismo culturale). Secondo alcuni autori favorevoli a Diamond, gli aspetti cosiddetti culturali sarebbero secondari a maggiori a più complesse strutture socio politiche conseguenza di maggiori risorse e dell'ambiente, di cui hanno beneficiato gli europei occidentali.(Victor Davis Hanson, Decline and Fall, National Review, [9]) 5) Errori storici 5a)Il professor J. R. McNeill,([10]) storico, trova questionabile trattare problemi storici come la dominazione temporanea di un popolo, utilizzando mezzi geografici permanenti quali la struttura dell'ambiente. 5b) Lo stesso storico sostiene che la spiegazione estremamente complessa e discutibile di Diamond per cui l'occidente ha raggiunto il livello di dominio, sia in realtà molto più semplice. Ovvero sia legata alla probabilità statistica in quanto l'Eurasia ha avuto negli ultimi 3000 anni la maggior parte della popolazione e quindi proprio lì era più facile che uscisse una civiltà "più potente". (ibidem-McNeill) 5c) Ancora la frammentazione politica (ritenuta da Diamond un vantaggio per quanto concerne l'Europa), fu uno svantaggio la stessa per l'Africa. (ibidem-McNeill) 5d) Per oltre 5.000 anni l'Egitto mantenne una popolazioni elevate ed una società complessa, ma la sua fortuna variò enormemente da un periodo all'altro. L'analisi di Diamond non spiega questo. 5e) L'enfasi di Diamond sul vantaggio dell'asse est-ovest, rispetto all'asse nord-sud è una supersemplificazione. Ad esempio parti dell'Eurasia a latitudini simili hanno un clima assai differente(ibidem-McNeill) 5f)La diffusione di colture ed animali utili è stato determinato almeno quanto dalle attività umane, in particolare il commercio e migrazione, come da fattori puramente geografici. 5g)Ancora: gli esseri umani possono alterare l'ambiente per errore, per esemio la Mesopotamia, da Diamond presentata come la culla delle civiltà commise un suicidio ecologico tramite l'utilizzo di tecniche di irrigazione che crearono un terreno infertile e salato. 5h)Debolezza storica degli ultimi 500 anni. Il professore di storia Tom Tomlinson sostiene che "data la grandezza del'obiettivo che si è posto Jared Diamond è inevitabile che si usino ampie pennellate per connettere in tale argomento", ma riguardo la visione sommaria di storia sociale politica ed intellettuale degli ultimi 500 anni, nota una debolezza consistente. Egli infatti sostiene che l'approccio di di Diamond "ignori molto dell'attuale letteratura sulle interazioni culturali nella storia moderna" e che "ometta quasi tutto della letteratura standar sulla storia dell'imperialismo e del post colonialismo del world-systems, sottosviluppo o dei cambi socio economici negli ultimi 500 anni." "Review:Guns, Germs and Steer: The Fates of Human Societies, Institute of Historical Research}

A queste criticità seguirono alcuni articoli su The New York Review of Books. Su essi Diamend enfatizzava come le sue ricerche su Armi acciaio e malattie, abbiano una scala di tempi ben più estesa dei lavori della maggior parte degli storici. Per esempio nel 1492 avevamo popoli ad elevata civilizzazione, popoli all'età del bronzo (oriundi americani) e tribù, come ad esempio in Australia, in cui, pur nella grande diversità di cultura, alcuni avevano costruito villaggi con canalizzazioni. In questi ultimi nessuno aveva sviluppato una agricoltura od armi. Pertanto, per Diamond, bisogna guardare i fattori ambientali, perchè in caso contrario si sarebbe lasciato un vuoto che potrebbe essere riempito da presupposti razzisti. Ha ammesso che i fattori culturali sono stati di solito molto importanti per la dimensione più brevi scale temporali, come le cause della seconda guerra mondiale. McNeill ha risposto che alcuni storici hanno cercato di "spiegare i modelli più ampia della storia", "con più rispetto per la storia naturale di Diamond ha per il livello di coscienza della storia umana". [98]

Perchè il vantaggio dell'Occidente sulla Cina. Il particolare caso della Cina[modifica]

I cinesi dell'epoca Ming, commerciavano con Giappone, Filippine, Asia sudorientale, Malesia, Indonesia. Nel 1433 l'imperatore proibì qualsiasi viaggio in Occidente, vietò ai suoi sudditi di recarsi all'estero e fece distruggere le navi transoceaniche. Furono pure abbandanate le colonie (situate in India, Ceylon, Golfo Persico, Mar Rosso, costa orientale dell'Africa) [99] (per approfondire vedi anche queste voci Dalle esplorazioni all'isolamento e Le sette spedizioni navali). Generalmente tutto ciò viene giustificato con: il tipico aspetto monolitico (per quanto concerne cultura, politica e lingue) della Cina, già unificata nel 221 a.C. [100][101] e con la propensione al commercio per via terrestre piuttosto che per via marittima [102]

Possiamo, a questo punto tentare alcune spegazioni:
1) Spiegazione "geografica".
La Cina nel passato era un coacervo di etnie, ma fu unificata assai presto. Il neolitico potrebbe essere iniziato nel 7500 a.C., quindi 1000 anni dopo la mezzaluna fertile. La disposizione della nazione sull'asse est-ovest e la disposizione dei fiumi sullo stesso asse favorirono i trasferimenti delle colture agricole. Inoltre in Cina mancavano deserti ed istmi che potessero rallentare il transito delle popolazioni. [103]

2) Spiegazione sociologica.
a) La Cina disponeva di un mercato interno enormemente sviluppato per quanto concerneva l'agricoltura, ma scarsissimo e deficitario per ciò che riguardava il transito di denaro [104].Infatti il potere centrale cinese seguì una politica monetaria molto discutibile. Fino alla fine dell'impero romano erano esistiti scambi con varie monete, ma con il crollo dell'impero romano tutto ciò finì.[105] Con il XVI secolo cominciò a girare tantissimo oro ed argento proveniente dall'america Latina. [106] Questa condizione portò, come conseguenza, ad un fortissimo aumento in quantità di metalli preziosi con creazione di una minima economia monetaria. Tale economia non si diresse verso una frattura con le tradizioni, bensì provocò un aumento del tradizionalismo, non esitando in alcun fenomento capitalistico[107], che pur in presenza di un grandissimo aumento della popolazione, rimase ad una forma di economia stazionaria, non capitalistica.[108]

b)Ancora più importante era il tipico aspetto della città cinese, ben differente dal nostro Occidente: ogni città, infatti, non conobbe mai un diritto cittadino, [109], mancava del tutto il gruppo politico di cittadini giurati[110], le città tipiche cinesi dipendevano in tutto e per tutto per la loro esistenza dagli amministratori regi da cui dipendeva la buorocrazia (in Cina antichissima ed assente da noi) [111], l'intraprendenza economica era sconosciuta, ma veniva spinta dal potere centrale . In fondo la città era un prodotto razionale dell'amministrazione. [112] Nuovamente la differenza con le città dell'occidente è stridente, In Cina governa sempre un potere centrale quasi impersonale[senza fonte]

c)In Cina mancava fondamenti giuridici stabili (del tipo di quelli occidentali a garanzia del commercio e dell'industria[113]

d)In Cina il monarca era tale per grazia di Dio ma, a differenza che nel mondo occidentale doveva legittimarsi come tale e se non era in grado di dimostrare il suo potere (ad esempio inondazioni o siccità) doveva fare pubblica ammenda [114] La tipica impersonalità del la filosofia e religione cinese (principalmente taoista e confuciana[115] In Cina l'antico ordinamento sociale non veniva mai toccato. Il cielo era custode della stabilità. "La garanzia della tranquillità e dell'ordine interno era offerto nel migliore dei modi, da una potenza qualificata nella sua impersonalità [...] alla quale dovevano rimanere estranee la passione e soprattutto l'ira"[116]

Non viene considerata ormai considerata fondata la teoria secondo cui i principii taoisti e confuciani abbiano sfavorito la crescita economica [117]


3)Spiegazione in base al tipo di scrittura.
Secondo Weber, la tipica scrittura cinese, l'ideogramma, si rivolgeva non tanto all'udito (con la scrittura alfabetica) ma bensì alla vista. Cià avrebbe favorito la scrittura a discapito del parlare, della dialettuca (tipico prodotto della filosofia greca). Conclude Weber:" Così da un lato, nonostante le qualità logiche della lingua, il pensiero si arrestò in misura assai larga ad un livello intuitivo e la potenza del logos, della definizione e del ragionamento rimase preclusa al cinese".[118] Tutto ciò avrebbe creato la Cina come entità monolitica.

"In tempi più recenti", a vantaggio dell'Occidente[modifica]

Secondo Max Weber l'etica protestante avrebbe fornito una giustificazione alla particolare condotta occidentale, mai vista in altre civiltà, caratterizzata dalla ricerca del massimo profitto in vista di un suo reinvestimento e non del suo godimento [119]

Mappa illustrante la percentuale di persone viventi sotto la soglia di povertà nazionale

Vedi anche[modifica]

en:List of human evolution fossils

es:Expansión de la humanidad

es:macrofamilia

Human evolution

Note[modifica]

  1. http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/11/Levi-Strauss-antropologo-razzismo.shtml?uuid=b33e4f06-cbc1-11de-913f-6671c57e5098&DocRulesView=Libero
  2. http://www.gliscritti.it/blog/entry/349
  3. Cavalli-Sforza, L.L. and W.F. Bodmer. (1977). The Genetics of Human Populations, San Francisco: W.H. Freeman and Co
  4. Cavalli-Sforza, L.L. and W.F. Bodmer. (1977). The Genetics of Human Populations, San Francisco: W.H. Freeman and Co
  5. Spencer Wells, Depp Anchestry_Inside the genographic Project, pg 24
  6. Luigi Luca Cavalli Sforza, Geni, Popoli e Lingue, Adelphi, pg 50-54
  7. Figure 1. Phylogeny of Primate Lice from Morphological and Molecular Data, in Template:Cite journal
  8. Cavalli-Sforza, Menozzi, Piazza, 1994, p. 19
  9. Genes, peoples, and languages, Luigi Luca Cavalli-Sforza, Proceedings of the National Academy of Science, 1997, vol.94, pp.7719–7724, doi=10.1073/pnas.94.15.7719 http://www.pnas.org/cgi/content/full/94/15/7719
  10. Cavalli-Sforza, L. L., P. Menozzi, A. Piazza. 1994. The History and Geography of Human Genes. Princeton University Press, Princeton. ISBN 0-691-02905-9
  11. Telmo Pievani, Homo Sapiens ed altre catastrofi, Meltemi Editore, pag 154-186
  12. Telmo Pievani, La vita inaspettata, Raffaello Cortina Editore, pag 25
  13. Telmo Pievani, La vita inaspettata, Raffaello Cortina Editore, pag 25
  14. Secondo Paabo si tratterebbe, invece che di quattro diaspore di un continuo fuoriuscire dall'Africa. tratto da Telmo Pievani, La vita inaspettata, Raffaello Cortina Editore, pag 26
  15. 15,0 15,1 Schoofs, Mark. Fossils in the Blood. The Body. April 4, 2000. http://www.thebody.com/content/art2770.html. Accessed September 25, 2010 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "thebody.com" è stato definito più volte con contenuti diversi
  16. Mayell, Hillary. Documentary Redraws Humans' Family Tree. http://news.nationalgeographic.com/news/2002/12/1212_021213_journeyofman.html. Accessed September 25, 2010.
  17. Luigi Luca Cavalli Sforza, Geni, Popoli e Lingue, Adelphi, 1994, pg 157.
  18. Telmo Pievani, Homo Sapiens ed altre catastrofi, pag, 182
  19. Luigi Luca Cavalli-Sforza, Storia e Gegrafia dei Geni umani, pag 122-137
  20. Aborigines, Europeans Share African Roots, DNA Suggests. National Geographic News. May 7, 2007.
  21. Template:Cite journal
  22. "Was Israel the Birthplace of Modern Humans?"
  23. "Modern Humans Emerged Far Earlier Than Previously Thought, Fossils from China Suggest"
  24. "Anthropoid primates from the Oligocene of Pakistan (Bugti Hills): Data on early anthropoid evolution and biogeography"
  25. "Shaking the Earliest Branches of Anthropoid Primate Evolution"
  26. "The oldest Asian record of Anthropoidea"
  27. "Did first hominids live in Europe?"
  28. "Griphopithecus"
  29. "Humans More Related To Orangutans Than Chimps, Study Suggests"
  30. "Homo erectus"
  31. "A Fourth Hominin Skull From Dmanisi, Georgia"
  32. "New evidence on the earliest human presence at high northern latitudes in northeast Asia"
  33. 33,0 33,1 [vedi anche http://comm.colorado.edu/~jacksonj/research/coon.pdf http://comm.colorado.edu/~jacksonj/research/coon.pdf]
  34. http://www.sciencemag.org/content/328/5979/723.full
  35. http://www.sciencemag.org/content/328/5979/710.full
  36. Luigi Cavalli-Sforza, Storia e geografia dei geni umani, pag 186
  37. 37,0 37,1 Luigi Cavalli-Sforza, Storia e geografia dei geni umani, pag 188
  38. White TD, Asfaw B, DeGusta D, Gilbert H, Richards GD, Suwa G, Howell FC (2003) Pleistocene Homo sapiens from Middle Awash, Ethiopia. Nature 423:742–747
  39. Calvin William H. 2004, A Brief History of the Mind. Cap. 9 From Africa to Everywhere.
  40. Hirst, K. Kris Southern Dispersal Route. About.com:Archaeology
  41. http://www.tecalibri.info/G/GOULD_landed.htm
  42. Dal colonialismo al neocolonialismo Materiali di lettura a cura di Stefano Magagnoli, http://economia.unipr.it/DOCENTI/MAGAGNOLI/docs/files/Dispensa.pdf
  43. Template:Cite journal
  44. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, 1997, pag 25
  45. http://www.letterainternazionale.it/testi_htm/pievani_80.htm
  46. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, 1997, pag 62-67
  47. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, 1997, pag 62
  48. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, 1997, pag 101
  49. Jared Diamond, Armi acciaio e malattie pag. 82-84
  50. Giovanni Reale, Socrate, alla scoperta della sapienza umana, pag.78
  51. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp 56-58 ISBN 880615619
  52. Fase di stallo. Tra l'800 a. C ed il 200 d.C si assiste ad una lunga fase di stallo in cui le civiltà del mediterraneo raggiunsero uno sviluppo destinato a non essere superato. Secondo Cameron ciò fu dovuto al contemporaneo presentarsi di: suddivisione del lavoro e massimizzazione delle reti commerciali tratto da Rondo Cameron, Storia economica del mondo, pag 58 ed assenza contemporanea di evoluzione tecnologica (che comincerà con il Medioevo)(tratto da Rondo Cameron, Storia economica del mondo, pag 72) In questa fase si inscrive la teoria del periodo assiale. Essa è una fase teorizzata da Karl Jaspers, per cui dopo una prima fase di sviluppo della storia universale come monofiletica, subentra una fase multicentrica. In quest'ottica i cinque grandi centri teorizzati da Jaspers (Cina, India, Iran, Palestina e Grecia) ebbero un antecedente comune e si svilupparono contemporaneamente tra l'800 a.C. ed il 200 a.C. (tratto da Elmar Holenstein Atlante di filosofia, Einaudi 2009, pag 50 immettere cartina a pag 51) Le principali ramificazioni della filosofia nascerebbero in questo periodo.(definire meglio, ricontrollare le voci bibliografiche)
    Il medioevo è caratterizzato da una grande evoluzione tecnologica (mulino, orologio... aratro di metallo, rotazione delle colture....) Altro punto fondamentele fu la nascita delle università ovvero della possibilità di studio non legata ad un ceto, bensì aperta a tutti. Tale novità era completamente sconosciuta nell'antichità ed in oriente.(tratto da Maurice De Wulf???.............) Ë interessante notare come le prime invenzioni che avrebbero funzionato da volano per l'aumento demografico del Medioevo, l’aggiogamento in fila, il collare rigido da spalla per la bardatura del cavallo e la ferratura dei cavalli, dei muli e dei buoi siano un adattamento slavo di un attrezzo turco e mongolo (tratto da Roberto Lopez, Le influenze orientali e il risveglio economico dell’Occidente, pag. 33 ricontrollare in toto [senza fonte]
    Interessantissima, e contraria alla stretta visione eurocentrica, è la storia dello sviluppo della moderna cultura occidentale. Denominata teoria dei tre nodi scorsoi, essa descrive lo spostamento dall'Europa ad ambiti extraeuropei di matematica, filosofia ellenica e diritto romano. In tutte e tre i campi si assiste alla nascita in Europa con un successivo spostamento nel mondo islamico durante il primo medioevo, per ritornare nel basso medioevo, in Italia (a Bologna per quanto riguarda il diritto, con Fibonacci per quanto concerne la matematica, ed attraverso Cordoba e Parigi per la filosofia.(tratto da Elmar Holenstein, Atlante di Filosofia, Einaudi 2009, pag 84 e 114)
  53. Rondo Cameron, Storia economica del mondo, dalla preistoria ad oggi, Società editrice Il Mulino, 1998, pag 103-104
  54. 54,0 54,1 Rondo Cameron, Storia economica del mondo, dalla preistoria ad oggi, Società editrice il mulino, 1998, pag 104
  55. Rondo Cameron, Storia economica del mondo, dalla preistoria ad oggi, Società editrice il mulino, 1998, pag 103-104
  56. Rondo Cameron, Storia economica del mondo, dalla preistoria ad oggi, Società editrice il mulino, 1998, pag 103-113
  57. Maddison, Angus (2007), Contours of the World Economy, 1–2030 AD: Essays in Macro-Economic History, Oxford University Press, tabella A7 , pag.382, ISBN 978-0-19-922721-1
  58. Template:Harvnb
  59. Benessere nel XVI secolo secondo worldmapper
  60. Geography - Geographical Determinism - European, Accepted, World, Adherents, Humans, and Concept http://science.jrank.org/pages/9506/Geography-Geographical-Determinism.html#ixzz1OyLjfWmL
  61. Geography - Geographical Determinism - European, Accepted, World, Adherents, Humans, and Concept http://science.jrank.org/pages/9506/Geography-Geographical-Determinism.html#ixzz1OyLjfWmL
  62. Tra il 1920 ed il 1948, il determinismo ambientale fu stato sottoposto a ripetuti attacchi, e le sue affermazioni furono trovate spesso sbagliate. I geografi reagirono a questo, dapprima sviluppando la nozione di possibilismo ambientale e, successivamnte, abbandonando la ricerca per parecchi decenni. Critiche successive sostennero che il determinismo geografico avrebbe giustificato il razzismo e l'imperialismo. Tale esperienza ha gettato molte ombre per cui molti geografi si affrettarono a buttare via ogni suggerimento di influenza ambientale sulla società umana. Alcuni ritengono che tale rigetto sia "andato oltre", e che "incorporating environmental factors into explanations of social outcomes is not only useful but necessary".(Ballinger, Clint (2011), Why Geographic Factors are Necessary in Development Studies MPRA Paper No. 29750) Una rivisitazione del determinismo ambientale si è avuto con Jared Diamond uno degli attuali studiosi della origine delle differenze tra diverse popolazioni, (e tra i più noti appartenenti alla corrente del determinismo geografico), anche se con molti distinguo in quanto considera, oltre a strette considerazioni geografiche e climatiche, tutta una serie di altri fenomeni come fattori politici
  63. Derek Freeman, Diltrey Dream, Pandanus Book, 2001, pag 43
  64. Blaut, James M. 2000. Eight Eurocentric Historians. New York: Guilford Press
  65. Merrett, Christopher D. 2003. Debating Destiny: Nihilism or Hope in Guns, Germs, and Steel? Antipode 35(4): 801-806
  66. Sluyter, Andrew. 2003. Neo-environmental determinism, intellectual damage control, and nature/society science. Antipode 35(4): 813-817
  67. Coombes, Paul and Keith Barber. 2005. Environmental determinism in Holocene research: Causality or coincidence? Area 37(3): 303–311
  68. Judkins, Gabriel, Marissa Smith, and Eric Keys. 2008. Determinism within humanenvironment research and the rediscovery of environmental causation. The Geographical Journal 174(1): 17-29
  69. O’Keefe, Phil, Geoff O’Brien, Zaina Gadema, and Jon Swords. 2010. Geographers and geography: making waves for the wrong reasons. Area. 42(3): 258-261
  70. Radcliffe, Sarah A., Elizabeth E. Watson, Ian Simmons, Felipe Fernández-Armesto, and Andrew Sluyter. 2010. Environmentalist thinking and/in geography. Progress in Human Geography 34(1): 98-116
  71. originale: This resurgence, (N.d.A. in the use of geographic/environmental factors in development studies) especially among geographers, is frequently viewed extremely negatively—as ill-conceived, [...] (Blaut 2000, Merrett 2003, Sluyter 2003, Coombes and Barber 2005, Judkins et. al. 2008, O’Keefe et. al. 2010, Radcliff et. al., 2010). The resurgence could be simply due to the recurrent nature of intellectual fashions. Similarly, but more ominously, it could be due to underlying persistent ideologies that geographic factors are somehow uniquely suited to supporting. Alternatively, they might be viewed as having become more palatable because in their recent form they are more sophisticated and either 1) in their increased sophistication avoid the worst aspects of over-simplicity and/or 2) avoid association with deterministic, racist, or imperialistic ideologies.We believe none of these are the real reason for the resurgence of geographic factors in research on uneven development. Rather, modern research, despite vast increases in the amount and quality of data, ever more sophisticated theories, and the technological means to combine these, has nevertheless hit an insuperable barrier; research cannot advance without integrating geographic and environmental factors into social science research.
  72. Ballinger, Clint, Why Geographic Factors are Necessary in Development Studies, January 2011 [1][2]
  73. (anche nell'ottica di una voce per una enciclopedia ed in accordo con il tentativo di dare equilibrio alle diverse interpretazioni)
  74. Sono state avanzate molte teorie sul determinismo culturale. Tipici esempi del determinismo culturale sono state infatti le teorie di Max Weber sull’etica protestante vista quale fattore chiave per la crescita nelle economie capitaliste. Non esistono però analisi definitive che convalidino tali teorie che, convincenti per la spiegazione del passato, si sono sempre dimostrate erronee nella predizione del futuro. Inoltre, mentre la teoria di Weber sull’etica protestante si andava affermando, i paesi cattolici (Francia e Italia) si stavano sviluppando più rapidamente rispetto a Gran Bretagna e Germania (entrambe protestanti).Per questo la teoria dovette essere ampliata per includere i cristiani o gli occidentali. Successivamente con la clamorosa crescita di Giappone, Corea del Sud, Thailandia e altri paesi dell’Asia orientale, si dovette abbandonare la convinzione secondo cui i valori confuciani rallentassero la crescita. La comprensione delle tradizioni culturali può fornire elementi intuitivi per capire il comportamento umano e la dinamica sociale che influenzano gli esiti dello sviluppo, ma non fornisce una teoria completa sulla cultura e lo sviluppo. Per esempio, nella spiegazione dei tassi di crescita economica vengono considerati fattori assai pertinenti la politica economica, la geografia e il peso delle malattie. Ma la cultura, per esempio, che una società sia indù o musulmana, viene considerata un fattore insignificante. Lo stesso vale per la democrazia. Gli autori del saggio segnalato in calce alla nota, sottolineano come sia attualmente presente una nuova ondata di determinismo culturale che imperversa in alcuni dibattitipubblici, attribuendo i fallimenti della democratizzazione nel mondo non occidentale a caratteristiche culturali intrinseche di intolleranza ed alla presenza di «valori assolutisti». A livello globale alcuni teorici hanno rivelato che nel XXI secolo si assisterà a uno «scontro di civiltà», che il futuro degli stati occidentali democratici e tolleranti è minacciato da stati non occidentali che hanno valori più assolutisti. Gli autori segnalano come verosimilmente si possa essere scettici. In primo luogo, la teoria enfatizza le differenze tra le categorie di «civiltà» e ignora le somiglianze esistenti tra di esse. Inoltre, l’Occidente non ha il monopolio sulla democrazia o la tolleranza, e non esiste un’unica linea di divisione storica tra l’Occidente tollerante e democratico e l’Oriente dispotico. Infatti, ad esempio, Platone e Agostino non furono meno autoritari nel loro pensiero rispetto a Confucio e Kautilya. I difensori della democrazia furono presenti non solo in Europa ma anche altrove, come, ad esempio, Akbar che predicava la tolleranza religiosa nell’India del XVI secolo, od il principe Shotoku che introdusse nel Giappone, del VII secolo, la costituzione (la quale, ad esempio, sosteneva come «le decisioni relative a questioni importanti non dovrebbero essere prese da una sola persona ma da molte persone».(tratto da [3] É importante notare come questo riferimento bibliografico rovesci il tipico pregiudizio razziale, per cui il paradigma goegrafico sarebbe apportarore di "razzismo".
  75. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pag. X,
  76. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pag. 62-65,
  77. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pag. 184,
  78. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  79. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pap 280-281,
  80. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 2006. pap 286-288,
  81. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pag. 135-146, ISBN 8806156195
  82. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pap 286-288, ISBN 8806156195
  83. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pag. 290, ISBN 8806156195
  84. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pag. 290, ISBN 8806156195
  85. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pag. 249, ISBN 8806156195
  86. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pag. 16-17, ISBN 8806156195
  87. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  88. Qui Diamond riporta due esempi, in parte da parecchi autori[senza fonte]. Pensiamo ad esempio in Europa a Colombo che avrebbe ricevuto il rifiuto ad allestirgli le navi per la “navigazione in india” dalla Francia, dal Portogallo, fino ad avere una risposta positiva dalla corte spagnola, od al caso della Cina, esempio di despotismo assoluto, ove nei primi anni del XV secolo, fu bloccata l’armamento di una flotta formidabile (la Cina di allora era molto avanti dal punto di vista tecnologico, avevano inventato la polvere da sparo, la ghisa, la bussola, ed erano in grado di costruire navi lunghe 120 metri e con 300 uomini), per una lotta di potere interna alla corte.(da Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp 316, ISBN 8806156195
  89. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  90. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  91. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  92. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  93. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  94. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp....ISBN 8806156195
  95. Jared Diamond, Armi, acciao e malattie, pag 304
  96. 96,0 96,1 96,2 96,3 96,4 96,5 Rondo Cameron, Storia economica del mondo, pag 146
  97. Jared Diamond, Armi, acciao e malattie, pag
  98. [4]
  99. Rondo Cameron, Storia economica del mondo, pag 138
  100. Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie - Breve storia degli ultimi tredicimila anni, collana Il Saggiatore, traduzione di Luigi Civalleri, Einaudi, 1997. pp 256,ISBN 8806156195
  101. La necessità di regolare le acque è stata centrale in Cina: essa deve essere intesa come protezione contro le inondazioni (ovvero la costruzione di dighe. Nella Cina (soprattutto settentrionale ma in minor misura anche meridionale) non vi era necessità di canali a scopo di irrigazione, bensì il pericolo era l'ingrossamento delle acque,(situazione ben diversa quindi dal nostro Medio Oriente ove era prioritaria l'irrigazione). Per il suddito mesopotamico od egiziano era basilare che dal re e dalla sua amministrazione derivasse la tranquillità del raccolto e quindi la vita. Il re creava il raccolto. Inevitabilmente il dio era supremo (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 65). I sovrani quindi, dovevano legittimarsi come "figli del cielo". E se per caso vi era una inondazione il sovrano doveva fare pubblica penitenza. (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 72). La garanzia dell'ordine era conseguenza di potenza impersonale che donava tranquillità, estranea alla passione ed all'ira.(Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 77) Ben diverso Jahvè che era un dio guerriero, alleato, personale (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 67) Per il mondo cinese invece l'ordinamento della vita sociale, sempre costante, era tutto. Infatti, a partire dal III secolo a. C. nelle rare invasioni (ad esempio i mongoli del XIII secolo), i sudditi cambiavano solamente padrone. La garanzia dell'ordine interno era garantito dalla impersonalità del sovrano. (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 71)
  102. Max Weber (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 60), segnala che il trasporto in Cina avveniva principalmente per via continentale (a differenza delle regioni del Mediterraneo) e per quanto vasto fosse il raggio d'azione delle giunche cinesi (che già conoscevano bussola e sestante) il commercio marittimo rimaneva comunque meno importante del terrestre. A ciò si va ad aggiungere la pericolosità dei tifoni e dei pirati, per cui si era persino costruito il Gran canale imperiale, fondamentalmente parallelo al mare per evitare appunto il mare)
  103. Jared Diamond, armi acciaio e malattie, 2003, pag 256-265
  104. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p.45
  105. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 47)
  106. L'argento sarebbe apparso solo nel XI secolo (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 46). Fino al XVI secolo pare si facessero scambi in monete di rame (che mutavano continuamente il valore) e conchiglie (sic!)(Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 46). Con il XVI secolo l'oro ed argento proveniente dall'america latina ricomincia a girare in scambio per seta, te e porcellana, (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982,p. 47). Ancora erano presenti zecche private non gestibili dal potere centrale, veniva riutilizzato del rame per la guerra e quindi carenza per il conio e successivo aumento sul mercato con la pace (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 49) il rame era concentrato per produrre statue buddiste o taoiste (e conseguente rarità sul mercato) con creazione di balzelli contro buddisti o taoisti (Max Weber Sociologia della religione, II pag 50 e 52), già dal I secolo precedente l'era volgare, di esperimenti di scale monetarie (fine a 28 con Wang Mang nel 40 a.C) (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982,p. 50) furono fatti tentativi infruttuosi di introdurre una moneta cartacea con esito fondamentalmente fallimentare (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 52 e 54) e fu interrotta nel XVII secolo
  107. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 56)
  108. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 57)
  109. mancava di una nobiltà residente in campagna od in città, era la risedenza de vicerè (ovvero lì venivano spese rendite), mancava del tutto il tessuto tipico del comune medioevale occientale, (ove invece vi era un diritto cittadino, una borghesia, un ceto militare), (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 57-58)
  110. infatti ogni cittadino (anche l'immigrato) manteneva la propria relazione con la propria stirpe, (Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p.57 e 59)
  111. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 61
  112. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 57 e 59)
  113. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 61,
  114. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 77
  115. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 67
  116. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 71
  117. Human Development Report 2004
  118. Max Weber, Sociologia della religione, vol. II, 1982, p. 183-184
  119. Reale, Antiseri, Storia del Pensiero occidentale dalle origini ad oggi, Vol III, 1983, Editrice la Scuola, pag 369

Voci correlate[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]

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