Utente:Hellisp/Sandbox/Cartagine

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Il golfo di Cartagine e i due Capi: Farina e Bon - Foto da satellite NASA

Cartagine (dal fenicio Kart-Hadshå, "Città Nuova"; scritto in punico senza vocali: Qrtḥdšt) era una città del Nordafrica, situata nel lato esterno del Lago Tunisi, attraverso il centro della moderna Tunisi, capitale della Tunisia. Rimane ancor oggi una popolare attrazione turistica.

Fondazione di Cartagine[modifica]

Cartagine è stata fondata attorno al 814 a.C., da coloni fenici provenienti dalla città di Tiro che portarono con loro il dio della città Melqart. Secondo la tradizione a capo dei coloni (o forse profughi politici) era Didone (conosciuta anche come Elissa). Numerosi sono i miti relativi alla fondazione che sono sopravissuti attraverso le letterature greca e latina.

I primi anni di Cartagine, posta nel Mare Mar Mediterraneo, sono definiti da una lunga serie di rivalità fra le famiglie proprietarie terriere e le famiglie dei commercianti e marinai. In genere, a causa dell'importanza dei commerci per la città, la fazione "marittima" controllava il governo e, durante il sesto secolo a.C., Cartagine cominciò ad acquisire il dominio dell'area del Mediterraneo Occidentale. Mercanti ed esploratori costruirono una vasta rete di commerci che portarono una grande prosperità e un largo potere alla città-stato. Si tramanda che già all'inizio del sesto secolo a.C. Annone il navigatore si sia spinto lungo la costa dell'Africa fino alla Sierra Leone; contemporaneamente sotto la guida di Malco, la città iniziò la conquista sistematica delle regioni costiere dell'Africa e del suo interno.

All'inizio del quinto secolo a.C., Cartagine era il più importante centro commerciale della regione, una posizione che avrebbe mantenuto fino alla sua caduta per mano Romana. La città-stato aveva conquistato i territori delle antiche colonie fenicie (Adrumeto, Utica, Kerkouane...) e le tribù libiche, allargando la sua dominazione su tutta la costa dell'Africa dall'odierno Marocco ai confini dell'Egitto. La sua influenza inoltre, si allargava nel Mediterraneo con il controllo della Sardegna, Malta, le Isola Baleari e la parte occidentale della Sicilia. Erano state stabilite colonie anche in Spagna. In tutto il Mediterraneo occidentale resistevano all'imperialismo commerciale cartaginese solo Marsiglia (colonia focese), le colonie greche della costa italiana e i commercianti Etruschi che a malapena mantenevano il controllo delle coste italiane del Mar Tirreno e lottavano per la Corsica.

Commercio cartaginese[modifica]

Rovine di Cartagine
Rovine di Cartagine

L'impero commerciale cartaginese, alle origini, dipendeva strettamente dalle relazioni economiche con Tartesso e altre città della Penisola Iberica. Da qui Cartagine otteneva grandi quantità di argento e, cosa molto più importante, di stagno, determinante per la fabbricazione di oggetti di bronzo in tutte le civiltà antiche. Cartagine seguiva le rotte commerciali della città-madre, Tiro. Alla caduta di Tartesso le navi cartaginesi risalirono direttamente alla sorgente primaria dello stagno nella regione nord occidentale della Penisola Iberica e in seguito fino alla Cornovaglia. Altre navi cartaginesi si inoltrarono nella costa atlantica dell'Africa tornando con l'oro fino dall'odierno Senegal.

Se la poesia epica greca e gli storici contemporanei a Roma imperiale ricordano l'opposizione militare di Cartagine alle forze delle città-stato greche e della Repubblica Romana, è vero che il teatro greco e le sue commedie ci hanno tramandato l'immagine del commerciante cartaginese, con le sue vesti, anfore e gioielli. Generalmente veniva dipinto come un tipo divertente, una venditore relativamente pacifico e colorato, attento a trarre profitto scucendo al nobile e innocente Greco ogni suo singolo centesimo. Evidente simbolo di ogni tipo di scambio, dalle grandi quantità di stagno necessarie a una civiltà basata sul bronzo a tutti i manufatti tessili, di ceramica e di oreficeria. Prima e durante le guerre si vedevano mercanti cartaginesi attraccare in ogni porto del Mediterraneo, comprando e vendendo, stabilendo magazzini dove potevano, oppure dandosi al commercio spicciolo nel mercatini all'aperto appena scesi dalle loro navi. O anche entrambe le cose.

La lingua etrusca non è ancora stata del tutto decifrata ma scavi archeologici nelle loro città mostrano che gli Etruschi furono per parecchi secoli clienti e fornitori di Cartagine, molto prima della espansione di Roma. Le città-stato etrusche furono partner commerciali di Cartagine oltre che, a volte, alleate in operazioni militari.

Governo cartaginese[modifica]

Il governo di Cartagine era un'oligarchia, non diversa da quella di Roma repubblicana. Però ne conosciamo pochi dettagli. I Capi dello Stato erano chiamati "sufeti" che poteva essere il titolo del governatore della città-madre Tiro. "Sufeti" letteralmente si traduce con "giudici" - e come non pensare ai "Giudici" della Bibbia ebraica? E Israele non era lontana da Tiro! Gli scrittori romani invece, utilizzavano il termine "reges" (Re); ma non dimentichiamo il forte senso spregiativo che la parola "re" aveva per i romani, accesi repubblicani.

Più tardi uno o due sufeti, che si suppone esercitassero il potere giudiziario ed esecutivo ma non quello militare, cominciarono ad essere annualmente eletti fra le famiglie più potenti e influenti. Queste famiglie aristocratiche erano rappresentate in un consiglio supremo, comparabile al Senato di Roma, che aveva un ampio spettro di poteri. Non si sa, però, se i sufeti venissero eletti dal consiglio o direttamente dal popolo in assemblea. Anche se il popolo poteva avere qualche influenza sulla legislazione, gli elementi democratici erano piuttosto deboli a Cartagine e l'amministrazione della città era sotto il fermo controllo degli oligarchi.

Religione cartaginese[modifica]

Il Tophet di Cartagine

La Cartagine fenicia era nota fra i suoi vicini per i sacrifici dei bambini. Plutarco (46 - 120) parla di questa pratica, come fanno Tertulliano, Paolo Orosio e Diodoro Siculo. Per contro Tito Livio e Polibio non ne parlano. Scavi archeologici moderni tendono a confermare la versione di Plutarco. In un solo cimitero per bambini chiamato "Tophet" ("area sacra") è stata deposta fra il 400 a.C. e il 200 a.C. una quantità - stimata - di 20.000 urne. Queste urne contenevano le ossa calcinate di neonati e in qualche caso di feti o di bimbi attorno ai due anni. Questo indica che se i bambini erano piccoli, quelli più giovani venivano sacrificati dai genitori. D'altra parte è stato anche ipotizzato che quelle trovate fossero semplicemente le ossa cremate di bambini morti naturalmente. Però alla luce di altri ritrovamenti Canaaniti, questa spiegazione sembra meno credibile. I pochi testi cartaginesi che ci sono rimasti non fanno mai menzione a sacrifici di bambini. Il dibattito fra gli storici e gli archeologi rimane aperto.

Cartagine venerava molti dei. La suprema coppia divina era formata da Tanit e Baal-Ammon. Diversamente dalla maggioranza della popolazione i preti si radevano il viso. Nei primi secoli i rituali della città includevano danze ritmiche tratte dalla tradizione fenicia e sembra che la dea Astarte fosse molto popolare. Nel periodo di massimo splendore Cartagine ospitava un grande numero di divinità provenienti dalle civiltà greca, egizia ed etrusca.

Prima guerra siciliana[modifica]

Il successo di Cartagine portò alla creazione di una potente flotta atta a scoraggiare sia i pirati che le nazioni rivali. La flotta, accoppiata al successo e alla crescente egemonia portò Cartagine in un sempre crescente conflitto con la Grecia, l'altro maggior concorrente per il controllo del Mediterraneo Centrale.

L'isola di Sicilia, posta alle porte di Cartagine, divenne il teatro dove sarebbe scoppiato questo conflitto. Fin dai primi giorni sia Greci che Fenici furono attratti dalla grande isola, lungo le coste della quale stabilirono un grande numero di colonie e stazioni di posta. Nel corso dei secoli furono combattute piccole battaglie fra questi insediamenti ma nel 480 a.C. la Sicilia divenne il terreno principale per la prima grande campagna militare cartaginese.

Gerone, tiranno di Siracusa, in parte aiutato e supportato dai Greci, tentava di unire l'isola sotto il suo governo. Questo imminente pericolo non poteva venire ignorato da Cartagine che, forse come parte di un'alleanza con la Persia al momento in guerra con la Grecia, mise in campo il più grande esercito che avesse mai formato, al comando del generale Amilcare. Anche se le cifre tradizionali indicano un numero di 300.000 uomini, quasi sicuramente esagerato, certo Cartagine mostrò una forza formidabile.

Nella navigazione verso la Sicilia, comunque, Amilcare soffrì di predite (probabilmente severe perdite) a causa delle avverse condizioni atmosferiche. Sbarcato a Panormum, Amilcare fu pesantemente sconfitto nella battaglia di Imera dove trovò la morte o per le ferite o per suicidio suggerito dalla vergogna. Cartagine fu severamente indebolita dalla sconfitta e il vecchio governo, allora nelle mani della nobiltà, fu sostituito dalla Repubblica Cartaginese.

Seconda guerra siciliana[modifica]

Nel 410 a.C., nondimeno, Cartagine aveva recuperato la sua potenza sotto una serie di governanti di successo. La città aveva conquistato la maggior parte della moderna Tunisia, aveva rafforzato alcune colonie e ne aveva fondato di nuove nel Nordafrica. Erano stati sponsorizzati i viaggi di Magone Barca attraverso il deserto del Sahara e di Annone il navigatore lungo le coste atlantiche dell'Africa. D'altra parte, in quell'anno si verificò la secessione delle colonie iberiche e questo diminuì drasticamente la fornitura di argento e rame. Annibale Magone il nipote di Amilcare cominciò la preparazione per reclamare il possesso della Sicilia mentre altre spedizioni furono inviate verso il Marocco e il Senegal e perfino nell'Atlantico.

Nel 409 a.C. Annibale Magone guidò la nuova spedizione in Sicilia riuscendo a conquistare le piccole città di Selinunte (antica Selinus) e Imera prima di rientrare trionfalmente a Cartagine con le loro spoglie. Siracusa, la principale nemica, rimase però intoccata e nel 405 a.C. Annibale Magone guidò una seconda spedizione per conquistare l'intera isola. Questa spedizione incontrò una feroce resistenza armata e fu colpita dalla pestilenza. Durante l'assedio di Agrigento, Annibale Magone morì per la peste che decimò le forze cartaginesi.

Il successore di Annibale Magone, Imilcone riuscì a riportare la campagna su migliori binari rompendo l'assedio dei Greci, conquistando Gela e sconfiggendo ripetutamente le forze di Dionisio il nuovo Tiranno di Siracusa. Ciononostante, con l'esercito indebolito dalla peste, fu costretto a chiedere la pace prima di ritornare a Cartagine.

Nel 398 a.C. Dionisio, riacquistata la sua potenza, ruppe il trattato di pace colpendo la fortezza cartaginese di Motya. Imlico rispose con decisione guidando una spedizione che non solo riprese Motya ma conquistò Messina e, infine, pose l'assedio a Siracusa stessa. L'assedio terminò con successo nel 397 a.C. ma l'anno successivo la peste colpì ancora l'esercito di Imlico che collassò.

D'altra parte, la conquista della Sicilia era diventata un'ossessione per Cartagine. Nel corso dei successivi 60 anni Greci e Cartaginesi si scontrarono in un'incessante serie di scaramucce. Nel 340 a.C. Cartagine era attestata nell'intero sudovest della Sicilia e una fragile pace regnava sull'isola.

Terza guerra siciliana[modifica]

Nel 315 a.C. Agatocle tiranno di Siracusa, assediò Messana (Oggi Messina. Nel 311 a.C. invase gli ultimi possedimenti cartaginesi in Sicilia rompendo i correnti accordi di pace e mise Akragas sotto assedio.

Amilcare, nipote di Annone il Navigatore, guidò la risposta cartaginese riscuotendo un enorme successo. Nel 310 a.C. controllava pressoché l'intera Sicilia e pose ancora sotto assedio Siracusa. Con una mossa disperata Agatocle, nel tentativo di salvare il suo potere, guidò una contro-spedizione di 14.000 uomini contro la stessa Cartagine. Fu un successo. Per fronteggiare questo inaspettato attacco Cartagine dovette richiamare Amilcare e la maggior parte del suo esercito di stanza in Sicilia. La guerra terminò con la sconfitta di Agatocle nel 307 a.C.. Le forze siracusane dovettero ritornare in Sicilia permettendo però ad Agatocle di negoziare una pace che manteneva a Siracusa il controllo del potere greco in Sicilia.

Pirro re dell'Epiro[modifica]

Fra il 280 a.C. e il 275 a.C., Pirro dell'Epiro mosse due grandi campagne nel tentativo di proteggere ed estendere l'influenza greca nel Mediterraneo Occidentale. Una guerra venne scatenata contro Roma con il proposito di difendere le colonie greche nel Sud Italia. La seconda campagna venne mossa contro Cartagine nell'ennesimo tentativo di riportare la Sicilia interamente sotto controllo greco.

Pirro fu sconfitto sia in Italia che in Sicilia. Ma dove per Cartagine questo significò il mero ritorno allo status quo, Roma con questa guerra conquistò Taranto e mise una robusta ipoteca sull'intera Italia. Il risultato finale mostrò quindi un nuovo bilanciamento del potere nel Mediterraneo Occidentale: La Grecia vide ridotto il suo controllo sulla Sicilia mentre Roma crebbe come potenza e le ambizioni territoriali la portarono per la prima volta direttamente allo scontro frontale con Cartagine.

La crisi messinese[modifica]

Una nutrita compagnia di mercenari era stata assunta al servizio di Agatocle. Alla morte del Tiranno nel 288 a.C., questi si trovarono improvvisamente senza lavoro. Anziché lasciare la Sicilia si posero all'assedio di Messina, conquistandola. Con il nome di "Mamertini" (figli di Marte), si posero al comando della città terrorizzando i territori circostanti.

Dopo anni di scaramucce, nel 265 a.C. Gerone II, nuovo Tiranno di Siracusa, entrò in azione. Trovandosi di fronte a forze preponderanti i Mamertini si divisero in due fazioni. Una pensava di arrendersi ai cartaginesi, la seconda preferiva chiedere aiuto a Roma. Così due ambasciate furono inviate alle due città.

Mentre il Senato di Roma dibatteva sul comportamento da tenere, i cartaginesi decisero rapidamente di inviare una guarnigione a Messina. La guarnigione fu ammessa in città e una flotta cartaginese entrò nel porto di Messina. Poco dopo, però i cartaginesi cominciarono a negoziare con Gerone mettendo in allarme i Mamertini che inviarono un'altra ambasciata a Roma chiedendo l'espulsione dei cartaginesi da Messina. L'arrivo dei cartaginesi aveva posto notevoli forze militari proprio attraverso lo Stretto di Messina. Per di più la flotta cartaginese deteneva l'effettivo controllo dello Stretto stesso. Era chiaro ed evidente il pericolo per i vicini di Roma e per i suoi interessi. Come risultato il Senato di Roma, anche se riluttante ad aiutare una banda di mercenari, inviò una spedizione per restituire il controllo di Messina ai Mamertini. Le due maggiori potenze del Mediterraneo Occidentale si fronteggiavano. Era l'inizio delle Guerre Puniche.

Le guerre puniche[modifica]

Annibale Barca
Publio Cornelio Scipione Africano

L'attacco romano alla forze cartaginesi di Messina scatenò le Guerre puniche.

Durati complessivamente circa un secolo, questi tre grandi conflitti fra Roma e Cartagine avrebbero determinato per secoli - e ancora oggi in parte determinano - il destino della civiltà occidentale.

  • Prima guerra punica (dal 264 a.C. al 241 a.C.)
  • Seconda guerra punica (dal 218 a.C. al 202 a.C.)
  • Terza guerra punica (dal 149 a.C. al 146 a.C.)

Con le Guerre Puniche Roma annientò Cartagine. La fine della Terza Guerra Punica segnò la fine della potenza cartaginese e la completa distruzione della città-stato da parte di Publio Cornelio Scipione Emiliano. I soldati romani andarono casa per casa uccidendo i cartaginesi e rendendo schiavi i sopravissuti. Il porto di Cartagine fu bruciato e la città rasa al suolo.

Cartagine non sarebbe mai più stata rivale di Roma.

L'ultima Cartagine antica[modifica]

Il sito era però troppo ben scelto perché rimanesse disabitato e una nuova città nacque e crebbe diventando la seconda città nella parte occidentale dell'Impero Romano e la città principale della Provincia romana "Africa". Alla fine del secondo secolo DC Cartagine era il centro dell'Africa Romana e Tertulliano retoricamente si rivolge al governatore romano puntualizzando che come i cristiani di Cartagine ieri erano pochi e ora "hanno riempito ogni spazio fra di voi - città, isole, fortezze, villaggi, mercati, campi, tribù, compagnie, palazzi, senato, foro: non abbiamo lasciato niente per voi tranne i templi dei vostri dei" (Apologeticus, scritto a Cartagine circa 197)

Non ha importanza che Tertulliano ometta qualsiasi menzione alla regione circostante, alla rete di villaggi, alle società delle proprietà terriere. alcuni anni dopo, al poco documentato Concilio di Cartagine parteciparono non meno di settanta Vescovi. Poco dopo Tertulliano si distaccò dalla corrente principale rappresentata dal sempre crescente potere del Vescovo di Roma; ma un più serio pericolo per i cristiani fu la controversia Donatista che interessò S. Agostino di Ippona mentre terminava la sua educazione a Cartagine, prima di spostarsi a Roma.

La ricaduta politica della profonda disaffezione dei cristiani d'Africa fu un fattore cruciale per la facilità con cui Cartagine e le città vicine furono conquistate, nel 439, da Genserico re dei Vandali che sconfisse il generale bizantino Bonifacio facendo di Cartagine la sua capitale. Genserico era considerato anch'egli un eretico, un Ariano e gli Ariani disprezzavano i Cristiani Cattolici. Una semplice maggiore tolleranza, forse avrebbe cambiato le cose. Dopo un fallito tentativo di riconquistare la città nel quinto secolo, i bizantini riuscirono infine a entrare in Cartagine nel sesto secolo. Con il pretesto della deposizione del nipote di Genserico da parte di un lontano cugino Gelimero, i bizantini inviarono un esercito a conquistare il regno dei Vandali. Il 15 Ottobre 533, domenica, il generale bizantino Belisario, accompagnato dalla moglie Antonia, fece il suo formale ingresso a Cartagine risparmiandole saccheggio e massacro.

Durante il regno dell'imperatore bizantino Maurizio I Cartagine divenne un Esarcato, come Ravenna in Italia. Questi due Esarcati furono il bastione occidentale dell'Impero Romano d'Oriente, tutto ciò che rimaneva del suo potere all'Ovest. All'inizio del settimo secolo fu l'Esarca di Cartagine, Eraclio, di origini Armene a spodestare l'imperatore Foca.

L'Esarcato bizantino non fu in grado, però, di reggere la pressione dei conquistatori arabi del settimo secolo. Il primo attacco arabo all'Esarcato di Cartagine ebbe inizio - ma senza un grande successo - in Egitto nel 647. La campagna finale contro Cartagine si ebbe dal 670 al 683. Nel 698 l'Esarcato d'Africa fu definitivamente sconfitto dalle nascenti forze dell'Islam.