Utente:KaeZar~itwikibooks/Sandbox
Struttura (bozza)
[modifica | modifica sorgente]- Il suono e le note
- Il suono
- Organizzazione dei suoni (le note)
- Come "gira" il mondo della musica
- Ordinare le note
- Le scale
- La scala di DO maggiore
- Le altre scale maggiori
- Le altre scale
- Accordi 1
- Armonia
- Integrazione di una melodia nella sua scala
- Modi delle scale
- Accordi 2
- Improvvisazione
- Composizione
- Relazione tra i vari gradi delle scale
- Il sistema tonale
- Relazione tra i vari modi delle scale
- Il sistema modale
- Scrivere la musica
- Il pentagramma
- Leggere le note sul pentagramma - la chiave
- l'altezza delle note
- la durata delle note
- la legatura di valore e il punto
- I tabulati
- Altro (se esiste)
- Il pentagramma
Teoria
[modifica | modifica sorgente]Il suono
[modifica | modifica sorgente]Per musica si intende un insieme ordinato (secondo criteri soggettivi) di suoni. Il suono è essenzialmente una vibrazione dell'aria, un'onda, prodotta nei più svariati modi possibile, che noi esseri umani percepiamo attraverso l'apparato uditivo ed elaboriamo con la mente. E' infatti grazie al cervello che possiamo distinguere rumore, musica, parole e tutti gli altri suoni che giungono alle nostre orecchie.
Come ogni vibrazione anche il suono possiede tre caratteristiche principali:
- Forma dell'onda: dalla forma che l'onda assume dipende il timbro del suono. A sua volta la forma dell'onda dipende dallo strumento che la emette: un pianoforte produrrà un'onda di forma differente rispetto ad un flauto o ad una voce umana, e questo ci permette di distinguere il suono dei vari strumenti musicali, come pure il timbro delle varie voci.
- Ampiezza d'onda: da quanto l'onda si estende "in verticale" dipende l'intensità del suono: maggiore è l'estensione maggiore sarà il volume.
- Frequenza: la frequenza dell'onda, ovvero il numero delle sue ripetizioni in un certo intervallo di tempo (o la sua "larghezza", che poi è la stessa cosa), è quel parametro del suono che ne determina l'intonazione: le basse frequenze sono proprie delle note gravi, mentre le alte di quelle acute.
La proprietà che più ci interessa, e dalla quale dipende tutta la teoria musicale (note, scale, accordi ecc...), è la frequenza, misurata in Hertz (Hz), dal momento che ci permette di distinguere le varie note, cosa che è evidentemente impossibile fare basandosi su timbro e volume.
Tutte le note
[modifica | modifica sorgente]Una nota è un suono di timbro e volume qualsivoglia, ma di frequenza stabilita. L'orecchio umano è in grado di percepire vibrazioni di frequenza all'incirca dai 20 ai 15000 Hz (anche se questi valori variano a seconda della persona e dell'età). Sotto i 20 Hz i suoni non sono udibili perché troppo gravi, mentre sopra i 15000 si trovano gli ultrasuoni, che non possono essere uditi per il motivo contrario: sono troppo acuti. Nella musica convenzionale la gamma di frequenze utilizzate coincide con gli estremi del pianoforte (o dell'organo), che sono gli unici strumenti in grado di raggiungere contemporaneamente i due limiti opposti, il più basso e il più alto, dell'estensione musicale; ne segue che tutte le note prodotte dagli altri strumenti, o dai vari tipi di voce, possono essere riprodotte col pianoforte o con l'organo (naturalmente però non per quanto riaguarda timbro e volume). La frequenza più bassa che è possibile suonare (il primo tasto, a sinistra) è di 27,5 Hz, mentre la più alta (l'ultimo, a destra) è di 3520 Hz (Alcuni modelli, con più tasti, arrivano a 4186). Seppur meno di tutte quelle udibili, nel mezzo comunque sono presenti migliaia di intonazioni differenti (27, 28, 29, ..., 4185, 4186), e se ad ogni Hertz si facesse corrispondere una nota diversa la tastiera di un pianoforte sarebbe così lunga che per adoperarla servirebbero un centinaio di pianisti. Per questo (e soprattutto perché così tante note, la maggior parte delle quali simili tra loro, sarebbero superflue) noi occidentali usiamo scegliere le nostre note di riferimento dividendo tutta la gamma di frequenze in brevi intervalli regolari chiamati semitoni, come si potrebbe fare con i colori della tavolozza in figura, in cui da un'infinità di colori, ne vengono scelti 25 di riferimento:
In realtà il discorso è un po' più complesso, anche storicamente, ma per il momento non è necessario approfondire.
Più interessante è invece notare come nella figura precedente ad un certo punto (a metà) i primi dodici colori inizino a ripetersi, più chiari rispetto ai primi, ma nello stesso identico ordine: il tredicesimo è uguale al primo, il quattordicesimo al secondo e così via fino al venticinquesimo, che è uguale al tredicesimo, e quindi al primo. Questo in un certo senso avviene anche con le note musicali, infatti di tutti i semitoni (un centinaio) in cui è suddivisa la gamma di frequenze che stiamo considerando, solo dodici sono effettivamente differenti tra loro come "colore", dodici note (partendo da un DO: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, più 5 tasti neri) che si ripetono in successione ogni volta che la frequenza raddoppia (DO1(261,5 Hz), #, RE1, #, MI1, FA1, #, SOL1, #, LA1(440Hz), #, SI1, DO2(523 Hz), #, RE2, #, MI2 FA2, #, SOL2, #, LA2(880Hz), #, SI2 DO3(1046x Hz), # RE3 ecc...), quindi di volta in volta più acute. La distanza che separa note di frequenza doppia (DO1,DO2; RE1,RE2; MI1,MI2; ecc...) si chiama ottava, il perché lo capiremo in futuro, come in futuro capiremo la ragione di esistere dei cancelletti (i tasti neri del pianoforte) al posto dei nomi di alcune note.
La scala di DO maggiore
[modifica | modifica sorgente]Appurato che alla base di tutta la teoria musicale (occidentale contemporanea) ci sono soltanto dodici note, dodici semitoni, in cui sono suddivisi intervalli di frequenze di volta in volta doppi, passiamo a vedere come questi suoni possono essere utilizzati per fare qualcosa di bello, o quantomeno di conosciuto.
Anzitutto vediamo come essi si manifestano su pianoforte e chitarra:
- Pianoforte e tastiere: tutti i tasti del pianoforte (bianchi e neri) hanno tra loro distanza di un semitono. Quindi per coprire la distanza di un'ottava da un punto qualsiasi sarà sufficiente contare dodici tasti (senza dimenticare i neri) da quel punto, verso destra se si vuole raggiungere l'ottava più acuta, verso sinistra per quella più grave.
- Chitarra: contrariamente al pianoforte, nella chitarra non ci sono "discriminazioni" tra i tasti: ognuno rappresenta un semitono e sono tutti uguali, sia come intervallo sia come "aspetto". Contando dodici tasti dall'inizio (da sinistra) di una corda qualsiasi si noterà, in corrispondenza del dodicesimo, qualche segno sul manico (uno o due pallini, o qualche simbolo differente dagli eventuali altri). Questo sta ad indicare il fatto che, come abbiamo già detto prima, dopo dodici semitoni la nota raddoppia di frequenza e quindi si ripete più acuta. Ad esempio: la prima corda della chitarra, la più sottile, è un MI2 (x Hz); suonando il dodicesimo tasto (che sarebbe la tredicesima nota, contando anche la corda libera) di quella corda si otterrà un MI3 (2x Hz).
Consideriamo ora l'intervallo tra DO1 (261,5 Hz) e DO2 (523 Hz), suddiviso in dodici semitoni come vuole la teoria, ed accingiamoci a capire:
- Perché se chiedi ad un bambino "Quali sono le note?" lui ti risponde "DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI", mentre io ho passato un casino di tempo a dire che le note sono 12.
- Perché effettivamente le altre 5 note non hanno un nome.
- Perché le "note senza nome" sul pianoforte sono rappresentate dai tasti "piccoli e neri" più sfigati degli altri.
- Perché l'intervallo dopo il quale le note si ripetono si chiama ottava.
La colpa dell'esclusione di cinque note dall'immaginario collettivo è imputabile al monaco che un giorno decise di dare un nome alle note, e lo fece assegnandone uno ad ogni nota della scala di DO maggiore, lasciando le altre nell'ombra.
Una scala è una successione di '7 note' scelte fra le dodici che compongono l'ottava; il termine ottava deriva proprio dal fatto che l'ottava nota della scala (la tredicesima contando anche le altre) è il punto in cui questa comincia a ripetersi. La nota da cui si inizia a contare dà il nome alla scala, mentre l'aggettivo, che in questo caso è "maggiore", si riferisce al criterio con cui sono scelte le altre sei. Mentre però dal fatto che una scala sia "maggiore", piuttosto che "minore" o altro dipendono le impressioni che l'insieme di suoni suscita in chi lo ascolta, la scelta della nota da cui partire è del tutto arbitraria: qualsiasi melodia, qualsiasi scala, può essere costruita partendo da qualsiasi nota, ma questo lo vedremo meglio dopo. Il nostro monaco scelse di partire da quella nota che sarebbe diventata il DO, e di costruire la scala secondo il criterio maggiore. Vediamo ora come fare a costruire la scala di DO maggiore, ovvero scegliere correttamente le note che la compongono. Per fare questo sarà utile introdurre il concetto di "tono". Un tono (t) non è nient'altro che una distanza doppia rispetto ad un semitono (s), due tasti di distanza invece che uno: semitono + semitono = tono. Una scala chiamata "maggiore" si costruisce scegliendo le note secondo lo schema "(prima nota a scelta)TONO->TONO->SEMITONO->TONO->TONO->TONO->SEMITONO": la seconda nota avrà un tono (due semitoni) di distanza dalla prima, la terza un tono dalla seconda, la quarta un semitono dalla terza e così via... Nell'esempio qua sotto ogni "tasto" (lo spazio tra due sbarrette) rappresenta, come in un pianoforte con tutti i tasti uguali, un semitono; i tasti appartenenti alla scala sono contrassegnati con una 'S', quelli che non gli appartengono con una 'n':
S n S n S S n S n S n S | | | | | | | | | | | | | t------>t------>s-->t------>t------>t------>s-->
le note inutilizzate dalla scala diventano tasti neri:
DO RE MI FA SOL LA SI |___| # |___| # |___|___| # |___| # |___| # |___| t------>t------>s-->t------>t------>t------>s-->
Ecco che ora questa tastiera diventa uguale a quella di un pianoforte (naturalmente dopo il 'SI' le note ricominciano dal 'DO').
Come già detto prima nella chitarra invece i tasti sono tutti uguali:
SI' no SI' no SI' SI' no SI' no SI' no SI' |-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----| t---------> t---------> s---> t---------> t---------> t---------> s---> DO # RE # MI FA # SOL # LA # SI |-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----| t---------> t---------> s---> t---------> t---------> t---------> s--->
Le altre scale maggiori
[modifica | modifica sorgente]Proviamo a schiacciare un tasto a caso del pianoforte e, basandosi su quella nota, a canticchiare le prime quattro note (o anche tutta, se fa piacere) di "Fra' Martino" (Fra-Mar-ti-no). Poi ripetiamo l'operazione cambiando nota di riferimento. Facciamolo finchè non ci convinciamo che, qualsiasi sia la nota da cui si parte, è sempre possibile cantare "Fra' Martino", e questo non avviene perché la filastrocca in questione abbia una struttura particolarmente studiata, anzi, è possibile fare la stessa cosa con qualsiasi altra canzone, e più in generale, con qualsiasi altro insieme di note (provare per credere...), e naturalmente anche con le scale. A questo punto uno potrebbe chiedersi: "Ma se cambia la nota iniziale, e con lei quindi anche tutte le altre, cos'è quella cosa che resta uguale, per cui la "musica", la melodia, non cambia?". Ebbene, quella cosa che resta uguale, e che permette quindi al nostro cervello di identificare le canzoni, è la distanza tra le note: se ognuna di esse mantiene lo spazio che la separa dalla precedente, la melodia rimane la medesima.
Per questo motivo la formula "t-t-s-t-t-t-s" è utilizzabile per costruire una scala maggiore a partire da qualsiasi nota, da qualsiasi tasto del pianoforte, della chitarra o di qualunque altro strumento.
Accordi
[modifica | modifica sorgente]Scelta una scala (e per il momento ne possiamo scegliere poche...), in genere si usa assegnare ad ognuna delle sette note che la compongono un nome o, meglio, un semplice ed intuitivo numero ordinale: la prima nota verrà chiamata 'prima', la terza 'terza', la quinta 'quinta', fino alla 'settima' e, "per sicurezza" allottava', che poi sarebbe la nota, uguale alla prima, da cui la scala ricomincia da capo, più alta.
Abbiamo visto come di 12 note ne abbiamo scelte 7; ora su queste sette opereremo un'ulteriore selezione e ne considereremo 3: la prima, la terza e la quinta (che nel caso della scala di DO maggiore sono DO, MI e SOL). Queste tre note, suonate assieme non sono cacofoniche come se pescassimo tre note a caso, ma, al contrario, la loro compresenza è armoniosa e ci dà un'idea della scala che rappresenta. Questo vuol dire comporre un accordo.
Per sperimentare questa situazione di "armonia" col pianoforte è sufficiente premere i tre tasti in questione contemporaneamente, mentre con la chitarra per ciascuna scala ci sono determinate posizioni della mano sinistra (destra, per i mancini) che, per amore o per forza, si finirà per imparare a memoria. Ma questo riguarda più che altro la parte pratica dello strumento.
Pratica 1 (chitarra)
[modifica | modifica sorgente]Questa prima parte di pratica non ha ancora l'obbiettivo di collegarsi con la teoria fatta finora, ma serve a non annoiarsi troppo e nel contempo a fare esercizio muovendo per la prima volta le mani sulla tastiera.
Leggere i tabulati
[modifica | modifica sorgente]Il modo più immediato per capire cosa suonare da un testo scritto è leggere un tabulato. Questo è una particolare notazione musicale semi-grafica, ossia un modo di scrivere la musica visivamente associabile al manico della chitarra. Una riga di tabulato si presenta così:
e------------------------------------------------------------ B------------------------------------------------------------ G------------------------------------------------------------ D------------------------------------------------------------ A-3-5-7------------------------------------------------------ E------------------------------------------------------------
In questa specie di disegno sono presenti tre elementi: le lettere, i numeri e i trattini (da considerarsi delle linee). Le 6 linee rappresentano le sei corde della chitarra, dalla più sottile ed acuta, in alto, alla più grossa e grave, in basso. La funzione delle lettere, che si trovano sempre all'inizio della linea, è identificare ciascuna corda: E, A, D, G, B ed E sono i nomi che gli inglesi danno alla nota prodotta da ciascuna corda, quando suonata libera (senza che sia premuto nessun tasto). La prima e l'ultima corda si chiamano allo stesso modo perché producono la stessa nota (anche se naturalmente l'una più acuta e l'altra più grave). A questo punto uno potrebbe pensare che l'estensione orizzontale del tabulato rappresenti la lunghezza del manico. Non è così: la tastiera della chitarra è rappresentata solo in verticale, mentre la dimensione orizzontale è occupata dal tempo. Per capire quali tasti schiacciare bisogna perciò riferirsi ai numeri, ognuno dei quali, a seconda del suo valore e della corda su cui è posizionato, ci da le coordinate (corda e tasto) della nota da suonare. la lettura va effettuata da sinistra a destra, una "colonna" alla volta.
Il tabulato qua sopra vuol dire: suona il terzo tasto della seconda corda, poi il quinto tasto della seconda corda, poi il settimo tasto della seconda corda.
Vediamo di suonare qualcosa di un po' più lungo:
e---------------------------------------------------------------- B---------------------------------------------------------------- G------------------------------------2---------------2----------- D-----------------2-3-5---2-3-5---5----5-3-2-------5---5-3-2----- A-3-5-7-3-3-5-7-3------------------------------3---------------3- E---------------------------------------------------------------- e---------------- B---------------- G---------------- D---------------- A-5---3---5---3-- E---3-------3----
già sentita vero?
Qualche semplice tabulato
[modifica | modifica sorgente]1) Jingle bells
e----------------------------------------------------------- B----------------------------------------------------------- G----------------------------------------------------------- D-2-2-2---2-2-2---2-5-----2---3-3-3-3-3-2-2-2-2-0-0-2-0---5- A---------------------3-5----------------------------------- E----------------------------------------------------------- e------------------------------------------------------- B------------------------------------------------------- G------------------------------------------------------- D-2-2-2---2-2-2---2-5-----2---3-3-3-3-3-2-2-2-5-3-2----- A---------------------3-5---------------------------5-3- E-------------------------------------------------------
2) Smoke on the water (una sola corda)
omessa - verificare il possibile uso didattico di un tabulato semplificato
3) Greensleeves
e---------------------------------------------------------------- B---------------------------------------------------------------- G---------------------------------------------------------------- D---------------------------------------------------------------- A---------------------------------------------------------------- E----------------------------------------------------------------
Pratica 2 (Chitarra)
[modifica | modifica sorgente]La tastiera della chitarra
[modifica | modifica sorgente]Prendiamo ora in mano la nostra chitarra: la parte del manico con tutte quelle sbarrette verticali si chiama "tastiera", gli spazi tra le sbarrette (che d'ora in avanti chiameremo "capitasti") sono i cosiddetti "tasti".
Come ho già detto i capitasti sono disposti in modo che la differenza di suono tra ogni tasto sia sempre la medesima: un semitono. Quello che fa la differenza è l'intonazione di ogni corda. Pizzicate così come sono (senza premere alcun tasto) le sei corde suonano queste note:
MI (corda più spessa) LA RE SOL SI MI (corda più fine)
Possiamo quindi nominare ogni tasto secondo lo schema della scala di DO maggiore che abbiamo visto prima (nella rappresentazione le corde non sono ordinate dalla più bassa alla più alta, ma al contrario, come nei tabulati):
MI | FA | # | SOL | # | LA | # | SI | DO | .. SI | DO | # | RE | # | MI | FA | # | SOL | .. SOL | # | LA | # | SI | DO | # | RE | # | .. RE | # | MI | FA | # | SOL | # | LA | # | .. LA | # | SI | DO | # | RE | # | MI | FA | .. MI | FA | # | SOL | # | LA | # | SI | DO | ..