Utente:Xinstalker/sandbox5
Ecate (in greco antico Ἑκάτη, traslitterato in Hekátē; in latino Hecata o Hecate) è una dea della religione greca e romana, ma di origine microasiatica.
Etimologia
[modifica | modifica sorgente]Pierre Chaintraine ha ipotizzato che il nome Ἑκάτη, avente spirito aspro, derivasse da un'antica forma *Ϝεκάτη.[1]
Dalla stessa radice di Ἑκάτη derivano molti nomi tipici dell'Asia Minore nell'antichità: tra questi Ἑκαταῖος (Ecateo), Ἑκατᾶς (Ecatade), Ἑκατήνωρ (Ecatenore) ed Ἑκατόδωρος (Ecatodoro).[1]
Il nome Ἑκάτη, usato anche come epiteto di Artemide, è il femminile di Ἕκατος, uno degli epiteti di Apollo.[2]
Genealogia
[modifica | modifica sorgente]Esiodo e tradizione relativa
[modifica | modifica sorgente]Secondo la fonte letteraria più antica, la Teogonia di Esiodo (Omero, infatti, non fa mai il nome di Ecate[3][4]), essa è figlia del titano Perse e della titanide Asteria.[5][6][7]
In base a questa notizia essa è, dunque, nipote di Febe e Ceo e, quindi, cugina di primo grado di Artemide e Apollo.[8] Esiodo, per distinguere Ecate da Artemide, sottolinea che Ecate è figlia unica.[9]
Lo Pseudo-Apollodoro segue la genealogia esiodea[10] e la definisce Perseide.[11]
Altre genealogie
[modifica | modifica sorgente]- Secondo una tradizione riferita a Museo Efesio, Ecate sarebbe figlia di Asteria e Zeus.[12]
- Bacchilide[13] la indica come figlia della Notte.
- Alcuni scoli a Teocrito la definirono figlia di Zeus e Demetra.[14]
- Altri scoli a Teocrito, così come Giovanni Tzetzes, la definirono figlia di Zeus e di Ferea o di Era.[15][16]
- Proclo e le Argonautiche orfiche la definirono figlia di Latona o di Tartaro.[17][18]
Ecate nella Teogonia di Esiodo
[modifica | modifica sorgente]Nella sua Teogonia Esiodo dedicò un'ampia digressione ad Ecate (vv. 411-452[19]), la più ampia digressione dedicata a una singola divinità Zeus escluso e uno dei passi del poema in cui la presenza umana è più importante.[20]
Questa sezione viene spesso definita Inno ad Ecate, ma secondo Nicola Serafini la definizione di "inno" è erronea, visto che non corrisponde ad alcuna accezione del termine greco "ὕμνος" (infatti nessuno scoliasta ad Esiodo il termine "ὕμνος" per definire questa sezione):[21] la dea non viene invocata, non viene chiesto il suo soccorso e non vengono narrate le sue vicende mitiche;[22] Nicola Serafini propose la denominazione Lode ad Ecate, come fece uno scoliasta ad Esiodo, che usò il verbo "ἐπαινεῖ" (derivato di "ἔπαινος", "lode") parlando di questa sezione[23]. Sull'autenticità di questo passo si è scatenato un dibattito a partire dalla fine dell'Ottocento: vari studiosi sostenevano che la Teogonia originariamente contenesse solo una menzione di Ecate e che la sezione fosse un'interpolazione tarda, ma attualmente gran parte degli studiosi, tra cui Nicola Serafini e Albert Henrichs, sostengono che sia autentico.[24][8]
La Ecate dipinta da Esiodo è una divinità molto potente, onorata da Zeus più di tutte le altre divinità della generazione nata da Urano e Gea:[25] Zeus non le tolse i poteri che aveva all'epoca dei Titani:[26] fu l'unica della stirpe dei Titani a mantenere il suo potere sotto Zeus.[3] Ecate controllava in parte la terra, il mare e il cielo;[25] proteggeva coloro che facevano i sacrifici correttamente (Esiodo, vv. 416-420), i re (Esiodo, vv. 430, 434), i guerrieri in battaglia (Esiodo, vv. 431-433), gli atleti nelle competizioni (Esiodo, vv. 435-438), i cavalieri (Esiodo, v. 439), i marinai (Esiodo, vv. 440-443), i pastori (Esiodo, vv. 444-447) e i bambini (Ecate è definita κουροτρόφος: Esiodo, vv. 450-452).[27] Nessun'altra divinità nella Teogonia ha un numero così grande di τιμαί (onori, poteri e sfere di influenza);[28] infatti, dato che le sue τιμαί rientrano nei campi di competenza di varie altre divinità, in Esiodo la dea non risulta avere caratteri distintivi.[29]
La prima τιμή nominata da Esiodo è quella su terra, mare e cielo, i tre regni del mondo visibili ai mortali (in opposizione all'Olimpo e al Tartaro, accessibili solo agli dei); secondo Omero, invece, il mare era τιμή esclusiva di Poseidone, il cielo era τιμή esclusiva di Zeus, il Tartaro era τιμή esclusiva di Ade e la terra e l'Olimpo erano condivisi da tutti gli dei.[30][28] Mentre in Omero τιμή sembra avere un'accezione legata al "potere", in Esiodo essa pare maggiormente legata all'"onore": la τιμή di Ecate su questi tre regni non minaccia o diminuisce le τιμαί degli altri dei.[28] Ecate viene figurata come un elemento unificatore dei tre regni dell'universo e come tramite tra mortali e dei; allo stesso modo unisce passato e presente, dato che è l'unica divinità della Teogonia a non aver perso le τιμαί che aveva sotto i Titani e ad averne ricevute di nuove da Zeus.[31]
Il resto del τιμαί nominate da Esiodo riguardano tutte gli esseri umani; mentre il ruolo di protettrice dei bambini viene attribuito ad Ecate anche in altre occasioni, tutte le altre τιμαί sono menzionate solo dalla Teogonia.[32] Per contro, la natura benigna della Ecate esiodea contrasta nettamente colle manifestazioni successive della dea, che presentano caratteri molto più minacciosi tipici delle divinità ctonie.[29] Le spiegazioni proposte per l'ampio raggio delle τιμαί attribuite da Esiodo ad Ecate sono molte e disparate:
- Paul Mazon ipotizzò che Ecate fosse la principale divinità venerata ad Ascra, paese nativo di Esiodo, e che la Teogonia fosse stata composta in occasione di una festa in onore di Ecate stessa.[28] Bernard van Groningen, allo stesso modo, riteneva che il tono di Esiodo avesse un tono più distaccato nel resto della Teogonia proprio a causa della sua personale devozione per Ecate.[28]
- Theodore Wade-Gery ipotizzò che Esiodo colla Teogonia avesse vinto l'agone tenutosi in occasione dei giochi funebri di Anfidamante.[28] Martin Litchfield West, accogliendo questa ipotesi, propose che le varie classi sociali proposte da Ecate fossero gli spettatori del suddetto agone: secondo lui Esiodo avrebbe importato in Beozia il culto di Ecate dall'Asia Minore (suo padre, infatti, era nativo di Cuma eolica) e avrebbe tentato di ingraziare Ecate ai suoi ascoltatori con questo elenco di τιμαί.[28]
- Deborah Boedeker, in base alle teorie di Georges Dumézil, sostenne che Ecate rappresentava le tre parti in cui erano divise le società indoeuropee: la prima deteneva la sovranità, magico-religiosa (coloro che compivano i sacrifici) e legale-contrattuale (i re); la seconda possedeva la forza fisica e bellica (guerrieri, atleti e cavalieri); la terza si occupava della fertilità, del cibo e del benessere fisico (coloro che pescavano, allevavano gli animali e nutrivano i bambini).[33] L'unica anomalia è il fatto che Ecate non proteggesse gli agricoltori, importanti rappresentanti della terza parte della società; forse Demetra aveva già un ruolo nettamente preminente in questo settore e, al tempo stesso, Ecate era legata alla vita animale più che alla coltivazione dei campi.[34] Ci sono alcuni elementi a sostegno dell'utilizzo di questo schema tripartito (sovranità, forza e produttività) per spiegare le τιμαί di Ecate riguardanti gli esseri umani: la presenza di rappresentanti di tutte e tre le parti della società; l'elencazione di questi rappresentanti nell'ordine canonico, dall'alto al basso; il fatto che il medesimo schema tripartito di Dumézil sia stato applicato anche per spiegare il mito delle Cinque Età (Le opere e i giorni, 109-201), alcuni frammenti di Esiodo e vari passi di Pindaro (poeta anch'egli originario della Beozia), nonché la presenza di terzetti di dee venerate insieme in varie parti della Grecia e le caratteristiche di alcune dee delle culture indo-iraniche (secondo Dumézil, infatti, le religioni indoeuropee tendevano a riassumere in alcune dee tutte e tre le caratteristiche delle loro società).[35]
Nell'insieme della Teogonia, Marylin Arthur considera Ecate, l'unica dea dell'epoca dei Titani i cui poteri non vengono ridotti da Zeus, come una controparte positiva di Pandora, dato che i suoi poteri benefici sono rivolti esclusivamente agli uomini: Ecate non minaccia Zeus, dato che può influire solo nelle vicende umane, ma per ampiezza di poteri è la dea che più assomiglia al padre degli dei.[36] Ecate non serve Zeus, ma si limita ad accettare le τιμαί che lui le concede: sembra che Zeus abbia bisogno di Ecate più di quanto Ecate abbia bisogno di Zeus.[37] Ecate sembra essere un paradigma per Zeus, visto che le tre caratteristiche delle società indoeuropee, già riscontrate nelle τιμαί di Ecate, possono essere riscontrate nell'operato di Zeus: conquista il potere e sconfigge i Giapetidi coll'intelligenza, combatte i Titani e Tifone colla forza, infine distribuisce tra gli dei le τιμαί e genera vari figli; queste sono le virtù del buon re, che deve essere saggio (intelligenza), coraggioso (forza) e generoso (produttività).[38] In conclusione Ecate risulta essere un paradigma per Zeus, ma anche l'opposto: Zeus conquista attivamente il potere, mentre Ecate accetta passivamente le τιμαί accordatele e non entra nella lotta per il potere (a differenza di Meti, che infatti viene resa inoffensiva da Zeus).[39]
Ecate nella mitologia
[modifica | modifica sorgente]Lo Pseudo-Apollodoro riferisce che Ecate combatté assieme agli dei dell'Olimpo contro i Giganti e riuscì ad uccidere il gigante Clizio.[40]
Lo stesso autore in un'occasione scrive che Ecate era vergine (su questo concorda Licofrone[41]),[42] in un'altra che Ecate ebbe da Forco una figlia, Scilla.[43]
Ecate come divinità infera
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Culto
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Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ 1,0 1,1 Chantraine, s.v. Ἑκάτη.
- ↑ Template:LSJ
- ↑ 3,0 3,1 Smith.
- ↑ Dizionario di antichità classiche, p. 729.
- ↑ Esiodo, vv. 409-411.
- ↑ Cassanmagnago, p. 934.
- ↑ Guidorizzi, pp. 637, 1419.
- ↑ 8,0 8,1 OCD4, p. 649.
- ↑ Kerényi, pp. 42-43.
- ↑ Pseudo-Apollodoro, I, 2, 4.
- ↑ Pseudo-Apollodoro, III, 478.
- ↑ Scoli ad Apollonio Rodio, DK 2 B 16 (vedi)
- ↑ Bacchilide, frammento 23 [B 40; BL. 31] (vedi Bacchilide, Bacchylides. The Poems and Fragments (PDF), a cura di Richard C. Jebb, Cambridge, Cambridge University Press, 1905, p. 421.«Ἐkάtα δαδoφόρε Νυκτὸς / μελανοκόλπου Θύγατερ»
- ↑ Scoli a Teocrito, II, 12.
- ↑ Scoli a Teocrito, II, 36.
- ↑ Tzetzes, 1175.
- ↑ Proclo, 112 (vd. Smith).
- ↑ Argonautiche orfiche, 975.
- ↑
- ↑ Serafini 2011, p. 192.
- ↑ Serafini 2011, p. 199.
- ↑ Serafini, p. 200.
- ↑ Scoli alla Teogonia di Esiodo, p. 70 Di Gregorio.
- ↑ Serafini 2012, pp. 228-229.
- ↑ 25,0 25,1 Esiodo, vv. 411-415.
- ↑ Esiodo, vv. 421-425.
- ↑ Boedeker, p. 83.
- ↑ 28,0 28,1 28,2 28,3 28,4 28,5 28,6 Boedeker, p. 80.
- ↑ 29,0 29,1 OCD4, p. 650.
- ↑ Iliade, XV, 187-193.
- ↑ Boedeker, p. 81.
- ↑ Boedeker, p. 84.
- ↑ Boedeker, pp. 84-85.
- ↑ Boedeker, p. 85.
- ↑ Boedeker, pp. 85-88.
- ↑ Boedeker, pp. 89-90.
- ↑ Boedeker, p. 90.
- ↑ Boedeker, pp. 91-92.
- ↑ Boedeker, pp. 92-93.
- ↑ Pseudo-Apollodoro, I, 6, 2.
- ↑ Licofrone, 1174.
- ↑ Pseudo-Apollodoro, III, 840.
- ↑ Pseudo-Apollodoro, IV, 829.
Bibliografia
[modifica | modifica sorgente]- Fonti primarie
- Anonimo, Inni omerici: A Demetra (II).
- Apollonio Rodio, Le Argonautiche.
- Anonimo, Argonautiche orfiche.
- Bacchilide, Frammenti.
- Esiodo, Teogonia.
- Licofrone, Alessandra.
- Luciano di Samosata, Gli amanti della menzogna.
- Omero, Iliade.
- Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia.
- Proclo, Commentario al Cratilo di Platone.
- Pseudo-Apollodoro, Biblioteca.
- Publio Virgilio Marone, Eneide.
- Anonimo, Scoli ad Apollonio Rodio.
- Anonimo, Scoli a Teocrito.
- Anonimo, Scoli alla Teogonia di Esiodo.
- Giovanni Tzetzes, Scoli a Licofrone.
- Fonti secondarie
- (EN) Deborah Boedeker, Hecate: A Transfunctional Goddess in the Theogony?, in Transactions of the American Philological Association, vol. 113, 1983, pp. 79-93, DOI:10.2307/284004.
- (FR) Pierre Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque: histoire des mots, Klincksieck, 1999, ISBN 978-2-252-03277-0.
- Esiodo, Tutte le opere, i frammenti, le testimonianze e gli scoli antichi, a cura di Cesare Cassanmagnago, Bompiani, 2009.
- Giulio Guidorizzi, Il mito greco, II, Mondadori, 2012, ISBN 978-88-04-60483-9.
- Herbert Jennings Rose e Charles Martin Robertson (a cura di), Dizionario di antichità classiche, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1995, ISBN 978-88-215-3024-1.
- Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia. Il racconto del mito, la nascita delle civiltà, Cremona, Il Saggiatore, 2014, ISBN 978-88-428-2032-1.
- (EN) Simon Hornblower, Antony Spawforth e Esther Eidinow (a cura di), Hecate, in The Oxford Classical Dictionary, 4ª ed., Oxford, Oxford University Press, 2012, pp. 649-651, ISBN 978-0-19-954556-8.
- Nicola Serafini, I sentieri di Ecate, in Quaderni Urbinati di Cultura Classica, n. 101, 2012, pp. 225-234.
- Nicola Serafini, L'‘Inno a Ecate’ di Esiodo (Theog. 411-452): una falsa definizione, in Aevum Antiquum, n. 11, 2011, pp. 191-201.
- Template:SmithDGRBM
- (FR) Athanassia Zografou, Chemins d'Hécate. Portes, routes, carrefours et autres figures de l'entre-deux, Liegi, Centre International d'Étude de la Religion Grecque Antique, 2010, ISBN 978-2-9600717-7-1.
Voci correlate
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