Architettura gotica/Europa centrale

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Nel resto d'Europa il gotico si diffuse più tardi rispetto a Francia e Inghilterra, e in alcune regioni incontrò anche resistenze. Nell'Europa centrale e meridionale si possono quindi ammirare soprattutto costruzioni in stile tardogotico, che raggiunse risultati di tutto rilievo.

Nei territori del Sacro Romano Impero ci fu un'iniziale diffidenza verso il nuovo stile proveniente dalla Francia. La transizione fu lenta, e inizialmente furono realizzati edifici che fondevano caratteristiche del gotico con elementi ancora tipicamente romanici. Esempi di questa fase sono il coro della cattedrale di Magdeburgo (1208) e la collegiata di San Giorgio a Limburgo sul Lahan (1211-35). I primi edifici che possono dirsi compiutamente gotici risalgono invece agli anni trenta del XIII secolo.[1]

I primi esempi di gotico tedesco[modifica]

Chiesa di Santa Elisabetta a Marburgo, facciata (1235)

Gli elementi tipici dello stile architettonico gotico si diffusero tardi nei paesi di lingua tedesca. Fin dall'epoca di Carlo Magno, e poi sotto gli Ottoni e gli Hohenstaufen, i maestri costruttori delle regioni occidentali dell'Impero, e in particolare nel bacino del Reno tra Basilea e Colonia, svilupparono un originale stile architettonico, destinato a durare fino al 1230, quando cedette sotto l'influenza del gotico. In queste aree il nuovo stile proveniente dalla Francia, tuttavia, dovette adattarsi ai modi costruttivi preesistenti. Nelle regioni del nord, invece, sopravvisse per lungo tempo un'architettura basata sul laterizio che realizzava edifici dalle forme pesanti, che nulla avevano a che vedere con la leggerezza del gotico. Solo nella metà del XIII secolo si diffuse uno stile particolare di gotico, adattatosi all'uso del mattone.[2]

Attorno al 1230, come detto, ogni resistenza cadde: a Treviri e a Marbugo il nuovo stile proveniente dalla Francia venne accolto e accettato in maniera entusiasta. Le due città diventarono così i centri principali da cui si diffuse il gotico francese in terra d'Impero.[3] Uno dei primi e più significativi esempi è la chiesa di Santa Elisabetta a Marburgo, in Assia, la cui costruzione fu avviata nel 1236, e nella quale è evidente l'influenza delle cattedrali di Noyon e Reims. Quest'ultima è stata un punto di riferimento anche per i costruttori della chiesa della Vergine a Treviri, un'elegante chiesa poligonale a pianta centrale e con diversi absidi.

Cattedrale di Colonia, esterno (iniziata nel 1248)

Amiens, invece, fu fonte di ispirazione per Gerhard, l'architetto della cattedrale di Colonia. Costruita nel 1248 sulle rovine della precedente cattedrale carolingia (distrutta da un incendio), fu consacrata nel 1322, quando era completato solo il coro. I lavori procedettero molto lentamente, anche perché il progetto era estremamente ambizioso: le volte del coro superano i 43 metri di altezza. La cattedrale fu ultimata solo nell'Ottocento, quando furono rinvenuti i disegni del progetto originale.

La costruzione della cattedrale di Strasburgo (che all'epoca era una città dell'Impero) seguì le vicende artistiche legate alla penetrazione del gotico in terra d'Impero. L'iniziale edificio ottoniano fu ricostruito tra il XII e XIII secolo secondo lo stile tardoromanico; i progettisti, però, cambiarono presto direzione, in seguito all'arrivo nel cantiere di un architetto di origini francesi, che adottò soluzioni rayonnant nella costruzione della testata meridionale. Queste soluzioni incontrarono subito apprezzamento e il cantiere di Strasburgo, insieme a quello coevo di Colonia, divenne in breve un centro per l'elaborazione dello stile rayonnant.[4]

Il tipico gusto tardogotico per le forme alte e slanciate si nota anche nella cattedrale di Ratisbona, che fu costruita nella seconda metà del XIII secolo e che è meno legata delle precedenti ai modelli francesi. Presenta inoltre uno stile più essenziale, secondo i canoni che nei decenni successivi sarebbero stati diffusi in Europa dagli ordini mendicanti, per i quali la cattedrale era principalmente un luogo per la predicazione e la preghiera. In Germania, in particolare, questa nuova spiritualità trovò espressione principalmente nella realizzazione di chiese a sala (Hallenkirchen), come la Wiesenkirche di Soest in Westfalia, costruita verso il 1330. Quest'ultima presenta una pianta quadrata in cui la navata non è distinta dal coro, mentre le arcate, sostenute da snelle ed eleganti colonne, si elevano armonicamente fino alle volte.[5]

Bisogna inoltre ricordare il coro della cattedrale di Aquisgrana (1355), adiacente alla Cappella Palatina, in cui si fondono l'influenza di Colonia con quella della Sainte-Chapelle di Parigi. La struttura è composta da pareti ricoperte da vetrate, sormontate da una vela. Il modello adottato fu quello del coro a sala, che si diffuse poi nell'area austriaca. In questo caso, le tre navate del coro sono trattate come elementi distinti, con l'abside che sporge maggiormente all'esterno rispetto alle navate laterali.[6]

Nelle regioni più settentrionali, nelle città anseatiche e baltiche, la mancanza di cave di pietra da cui ricavare i materiali di costruzione portò invece alla nascita di un particolare stile gotico basato sul laterizio, chiamato Backsteingotik. I costruttori dell'epoca riuscirono infatti a coniugare l'impiego di questo materiale povero con l'elevazione e la leggerezza proprie del gotico francese, semplificandone le forme pur senza rinunciare alla sontuosità. E non si limitarono alla sola architettura religiosa: furono varati interi piani urbanistici secondo lo stile gotico delle regione anseatiche, con la costruzione di edifici civili e pubblici. Soluzioni che è possibile ammirare in città come Lubecca, Chorin, Prenzlau e Stralsund.[7]

La dinastia Parler[modifica]

Chiesa parrocchiale della Santa Croce a Schwäbisch-Gmünd (1320)

In Svevia e in Boemia la diffusione del gotico è connessa al lavoro dei Parler, una dinastia di capomastri che costruirono un'estesa rete di relazioni professionali, rafforzate anche attraverso opportuni matrimoni. In origine il termine parler indicava il primo aiutante del magister operis nei lavori di un cantiere, e solo a partire dal XIV secolo divenne un patronimico. Il capostipite della famiglia, o perlomeno il primo di cui si abbia notizia certa, è Heinrich I il Vecchio, che ebbe tre figli: Peter, Michael I e Johann I. Una terza generazione comprende i figli di primo letto di Peter, Wenzel e Johann IV. Viene inoltre distinto un ramo meridionale della famiglia, i cui principali membri sono Johann III e il figlio Michael III. Nei lavori di questi architetti non è possibile individuare un vero e proprio stile unitario e coerente; si possono piuttosto riconoscere alcuni elementi ricorrenti, soprattutto nella disposizione degli spazi e nella conformazione delle volte, tali da giustificare comunque l'uso del termine Parlergotik.[8] L'influenza dei Parler si estese in gran parte della Boemia, nell'area germanico-austriaca, e arrivò fino al Brabante e alle Fiandre.[9]

Heinrich Parler e il figlio Peter lavorarono entrambi alla chiesa parrocchiale della Santa Croce a Schwäbisch-Gmünd (1320), in Svevia: a loro probabilmente si devono alcuni elementi di novità inseriti nel coro, iniziato nel 1350, come il cornicione inserito sopra l'arcata e le singolari curve dei trafori. Heinrich riprese il modello della Halle, rifacendosi però alla semplicità delle chiese degli ordini mendicanti. La facciata è un muro a pignone, con un'ampia finestra decorata da un prezioso traforo. Il coro, costruito a partire dal 1350 circa, riprende la struttura a sala ed è circondato da cappelle rette da contrafforti.[10]

Cattedrale di San Vito a Praga, copertura a vela del coro (1356)

Peter Parler, in particolare, fu uno dei grandi protagonisti del tardogotico. Dopo essersi formato a Strasburgo, Colonia e Norimberga, nel 1356 fu chiamato dall'imperatore Carlo IV a completare la cattedrale di San Vito a Praga. Il sovrano aveva spostato a Praga la capitale del suo regno e voleva ampliarla attraverso un ambizioso piano urbanistico e architettonico. Insediata a Praga una sede arcivescovile, Carlo IV aveva affidato la costruzione della cattedrale inizialmente a un architetto francese, Mathieu di Arras; alla morte di questi, gli subentrò Parler, che dimostrò grande inventiva. Anzitutto spezzò il ritmo fluido del deambulatorio aggiungendo una sacrestia a due campate sul lato nord e una cappella a pianta quadrata dedicata a san Venceslao, che assorbe parte del transetto meridionale. La parte superiore del coro presenta poi un ritmo ondulato che ritorna nel claristorio; ogni finestra inoltre è dotata di una nicchia disposta obliquamente. Gli interni sono infine coperti da una volta a vela, che richiama le nervature regolari già osservate nel gotico inglese.

A Peter Parler si deve anche la cappella di Ognissanti sulla collina di Hradčany a Praga, nella quale prende come modello la Sainte-Chapelle di Parigi.[11] L'attività di Peter non si fermò qui: progettò e costruì anche il ponte Carlo sulla Moldava (1357), il coro di Kolin (1360) e la tomba di Ottocaro I (1377). È forse sua anche la Frauenkirche di Norimberga, una chiesa a sala con evidenti elementi parleriani.[12]

Come già ricordato, membri della famiglia Parler furono attivi in molti dei più importanti cantieri d'Europa: Wenzel fu architetto della cattedrale di Vienna (1400-1404), Johann IV lavorò al coro di Kutná Hora, mentre Heinrich III nel 1392 era presente nel cantiere del duomo di Milano.[13] Alla lezione dei Parler si rifecero molti costruttori del tardogotico tedesco. Urlich von Ensigen, per esempio, nel 1392 proseguì il lavoro iniziato dai Parler nel duomo di Ulma, costruendo un alto portico a tre fornici finemente decorato, posto alla base dell'enorme torre che troneggia al centro della facciata. Questa fu portata a termine dal figlio di Urlich, Matthäus von Ensigen, ma è solo nell'Ottocento che l'edificio fu ultimato, in stile neogotico. Urlich lavorò inoltre alla facciata della cattedrale di Strasburgo, la cui torre fu invece ultimata da Johannes Hültz. Alla fine del XIV secolo, poi, lo stile Parler fu adattato anche alle chiese in laterizio: ne sono esempi la chiesa di Santa Maria a Stargard e quella di Santa Caterina nel Brandeburgo.[14]

Il tardogotico tedesco e boemo[modifica]

Gli edifici progettati a partire dalla metà del Quattrocento ripresero e svilupparono caratteri già presenti nelle opere dei secoli precedenti. I cantieri delle cattedrali di Vienna, Colonia, Berna e Strasburgo furono centrali per lo sviluppo e la diffusione delle soluzioni stilistiche, e da ciascuno di questi cantieri dipendevano vari cantieri minori.

Nel 1446 Hans Puchspaum divenne maestro d'opera proprio della cattedrale di Vienna e riprese lo stile flamboyant, che contribuì a diffondere. Modificò i trafori e il rapporto tra il nucleo centrale e l'estensione verticale delle arcature. La chiesa parrocchiale di Annaberg (1499) riprese e sviluppò il modello della chiesa a sala, con la sua volta a nervature torte sorretta da pilastri ortogonali ad angoli concavi.

Ad Arnold di Westfalia si devono il municipio, il castello e il duomo di Meissen, a cui lavorò a partire dal 1470. Il castello in particolare, l'Albrechtsburg, è circondato all'esterno da una spessa muratura, mentre lo spazio interno risulta frammentato, una sensazione che viene accentuata dal disegno delle volte.[15]

Una delle figure chiave dell'architettura tardogotica nell'Europa centrale fu Benedikt Ried, regio maestro d'opera in Boemia. Il suo stile si caratterizza per le volte a doppia curvatura, con nervature rampanti e da nervature che, talvolta, prendono la forma di rami d'albero. Ried realizzò, tra il 1493 e il 1502, la Sala di Ladislao, una sala per tornei che sorge nel castello reale sulla Hradčany di Praga. La sala ha una volta con nervature a doppia curva, che raggiungono quasi il soffitto. Sorprendente è anche la volta sopra la Scala dei Cavalieri, che presenta delle nervature asimmetriche e tronche. Nonostante la struttura gotica, nelle porte e nelle finestre sono evidenti caratteristiche tipiche dell'architettura rinascimentale.

Nel 1512 Ried intervenne anche nella chiesa di Santa Barbara a Kuttenberg, che era stata iniziata nel 1388 da Peter Parler e proseguita dal figlio Johann. Ried lavorò alla volta della navata, costruendo nervature attorte che si sviluppano a partire dai pilastri, con un effetto simile a quello di esili rami. Le pareti sono quasi completamente vetrate e all'esterno la chiesa presenta una lunga fila di archi che sostengono la volta.[16]

Fiandre e Brabante[modifica]

Municipio di Aalst, campanile (XV secolo)

Nel Medioevo, l'attuale Belgio era parte della diocesi di Colonia e fin dal XIII secolo vi furono costruite svariate cattedrali e chiese, influenzate dai grandi modelli francesi e inglesi. È tuttavia nell'architettura civile che il gotico belga raggiunse il suo apice. Già dalla fine del Duecento l'area delle Fiandre e del Brabante era stata al centro di un'importante rete commerciale, manifatturiera e finanziaria. La ricchezza della regione favorì lo sviluppo della vita civica, che si manifestò anche attraverso importanti opere di edilizia civile. Sorsero edifici grandiosi che si caratterizzavano per le decorazioni in pietra da taglio. Le strutture più rappresentative furono le hallen (sale usate come magazzini per le merci e come spazi per le riunioni cittadine) e i municipi. Per far sì che questi edifici, simboli del potere civico, fossero immediatamente riconoscibili anche da lontano, furono dotate di torri campanarie: una soluzione che rendeva le halle e i municipi sempre più simili, nell'aspetto e nelle funzioni, alle chiese e alle cattedrali.[17]

Il palazzo municipale di Aalst (1225) divenne un punto di riferimento per gli edifici successivi. La sua struttura si compone di quattro torri d'angolo e da una fila continua di finestre nella facciata. I palazzi municipali di Bruges e Bruxelles presentano una struttura simile, ma con una più ricca decorazione sulla facciata, tipica dello stile tardogotico. Un gusto per la decorazione che si può osservare nei palazzi municipali di Mons (1458) e Gand (1518). I più arditi sono però quelli di Lovanio (1448) e il più tardo palazzo di Oudenaarde (1526-1536).[18]

Municipio di Bruges (1377-1387)

Note[modifica]

  1. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, p. 168.
  2. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 121.
  3. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 126.
  4. Francesca Prina, Storia dell'architettura gotica, Milano, Electa, 2009, p. 60.
  5. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, pp. 169-170.
  6. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 137.
  7. Francesca Prina, Storia dell'architettura gotica, Milano, Electa, 2009, p. 64.
  8. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 142.
  9. Francesca Prina, Storia dell'architettura gotica, Milano, Electa, 2009, p. 109.
  10. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 144.
  11. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, pp. 170-173.
  12. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, pp. 144-145.
  13. Francesca Prina, Storia dell'architettura gotica, Milano, Electa, 2009, p. 108.
  14. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, p. 173-175.
  15. Louis Grodecki, Architettura gotica, con contributi di Anne Prache e Roland Recht, traduzione italiana di Anna Bacigalupo, Milano, Electa, 1978, p. 148-150.
  16. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, pp. 175-177.
  17. Francesca Prina, Storia dell'architettura gotica, Milano, Electa, 2009, p. 125.
  18. David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, Zanichelli, 2007, pp. 178-180.