Vai al contenuto

Biografia del Melekh Mashiach/Capitolo 16

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
CAPITOLO 16
CAPITOLO 16

La preesistenza

[modifica | modifica sorgente]

Eternalità del Mashiach

[modifica | modifica sorgente]

La vita del Mashiach non ha inizio. Egli è eterno: senza inizio né fine. Questa è la magnifica affermazione con cui Giovanni introduce il suo racconto evangelico: "In principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio." Giovanni cita deliberatamente Genesi 1:1 e inizia la sua narrazione dove comincia la Bibbia. Sia Mosè che Giovanni affermano così la loro ispirazione miracolosa nelle primissime parole che registrano. Come poteva un semplice uomo finito sapere cosa esisteva o accadeva prima che il primo uomo venisse ad esistere? Come altrimenti se non tramite la rivelazione diretta di Dio?

"In principio" del tempo o della creazione. Gli elementi essenziali del tempo sono un inizio e una fine. Questo è vero per un secondo, un anno o un millennio. Il tempo è ciò che sta nel mezzo. Ciò che era prima della creazione aveva una fine alla creazione, ma non aveva inizio: è senza tempo, eterno. Ciò che sarà dopo il giudizio avrà un inizio, ma non avrà fine. Sarà senza tempo, eterno. Giovanni afferma che il Verbo esisteva prima che si verificasse qualsiasi atto di creazione. Con una ripetizione impressionante afferma e riafferma l'eternità del Mashiach. Non solo dichiara che la Parola esisteva prima che iniziasse la creazione, ma ripete enfaticamente che la Parola è il Creatore di tutto. "Creatore" e "creato" sono termini reciprocamente esclusivi.

In questa straordinaria frase di apertura, Giovanni afferma (1) l’eternalità ("In principio era la Parola"); (2) la personalità ("E la Parola era con Dio"). Una persona non può essere "con" un'altra persona a meno che non sia una personalità diversa; (3) la divinità ("E la Parola era Dio"). Sebbene non possiamo capire come il Padre e il Figlio possano essere la stessa persona e tuttavia persone diverse, dobbiamo ricordare a noi stessi che non possiamo comprendere Dio. Ma senza Dio non possiamo comprendere nulla. Troviamo la Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – sottolineata (sebbene il termine "Trinità" non venga utilizzato) in Matteo 28:19; 2 Corinzi 13:14; Efesini 6:23; Colossesi 1:1-6 (e nel testo controverso di 1 Giovanni 5:7). La preesistenza di Cristo è affermata in Giovanni 8:58;17:5; Colossesi 1:15,17; Ebrei 1:1-4; 1 Giovanni 1:1; Apocalisse 22:13.

Il misterioso titolo "la Parola" sottolinea l'unità del Padre e del Figlio. Giovanni il Battista si definì "la voce di uno che grida nel deserto", citando le predizioni di Isaia e Malachia. I termini "voce" e "Parola" stabiliscono la missione di rivelare. Giovanni è l'unico scrittore del Nuovo Testamento ad usare questo titolo (cfr. Giovanni 1:1,14; 1 Giovanni 1:1,2; Apocalisse 19:13; e l'uso piuttosto simile in Ebrei 4:12,13). Giovanni non tenta di costruire un qualche argomento su tale titolo. È piuttosto una grande affermazione. Questa prefazione è una profonda introduzione filosofica a un resoconto fattuale di avvenimenti storici. Quando Dio diede la Sua rivelazione finale all'uomo, non creò una nuova lingua in cui rivelarla. Usò la lingua universale del mondo civilizzato nel primo secolo. La lingua greca è insuperabile per accuratezza e bellezza. È quindi chiaro che le parole che Dio ispirò ai Suoi messaggeri di usare erano state utilizzate prima un numero incredibile di volte. Parimenti con il sostantivo logos — "Parola". Ma il significato che Giovanni dà a questo sostantivo è assolutamente unico. Ne fa un titolo per Gesù Mashiach, il Figlio di Dio.

Utilizzando il termine logos come titolo per il Figlio di Dio, Giovanni non coniò una nuova parola, ma diede un nuovo significato a una parola già in uso. Platone aveva utilizzato il termine nel suo sistema filosofico, come fecero gli stoici dopo di lui. Filone, il filosofo ebreo di Alessandria d'Egitto, adottò il sistema filosofico greco che sosteneva che il mondo conteneva due elementi: spirito e materia. Lo spirito era buono e la materia cattiva; un essere intermedio che lui chiamava "logos" si frapponeva. I greci usavano il termine nel senso di "ragione", ma non è mai usato in questo senso nella Scrittura.

Quando Giovanni usa il termine come titolo per Gesù, lo introduce senza spiegazioni. Ciò segue il modello dell'insegnamento del Mashiach nel sottoporre coraggiosamente istruzioni estremamente difficili senza spiegazioni e lasciare gli ascoltatori a una profonda riflessione e a uno sforzo intenso per comprendere. La visione secondo cui Gesù era la Parola fino alla Sua incarnazione e poi divenne il Figlio di Dio alla Sua nascita a Betlemme non è intelligibile, inaccessibile all'intelligenza umana. Gesù dichiara: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Giovanni 3:17).

Questa prima frase ha una sublime semplicità di stile e un'insondabile profondità di significato. Ogni parola è importante, ma quando viene letta ad alta voce l'enfasi dovrebbe essere posta sui sostantivi piuttosto che sui due verbi ("era") e sulla preposizione ("con"): "In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio". Ciò mostra la natura equilibrata della struttura grammaticale e comunica in modo più efficace il significato profondo. Né la CEI né le altre versioni neotestamentarie italiane mantengono l'ordine delle parole greche nell'ultima clausola. Giovanni scrisse: "e Dio era la Parola". Un traduttore non è obbligato a mantenere l'ordine delle parole greche; potrebbe risultare in un italiano goffo. La traduzione italiana standard è comunque bella e maestosa. Ma un'enfasi vitale che Giovanni ha dato all'ordine delle parole greche è andata perduta. Una nota a piè di pagina avrebbe potuto fornire questa informazione al lettore. Giovanni ha esaurito ogni mezzo linguistico per dare un'affermazione chiara ed enfatica della divinità di Gesù.

Il prologo è degno di nota per le parole chiave che contiene, come luce e vita, testimonianza, grazia e verità. Queste parole compaiono costantemente nell'intero libro. Mentre afferma che il Mashiach ha creato tutte le cose che sono state create, Giovanni non afferma che egli abbia creato vita e luce. "In lui era la vita; e la vita era la luce degli uomini" (v. 4). Vita e luce sono elementi eterni dell'essere di Dio. "Dio è luce, e in Lui non ci sono tenebre" (1 Giovanni 1:5). Genesi 1:3 non deve essere inteso come creazione di luce, per aver fatto sì che la luce divina della Sua presenza risplendesse sul vuoto oscuro della terra: "Sia la luce [sulla terra]: e la luce [sulla terra] fu". "E la luce splende nelle tenebre; e le tenebre non l'hanno accolta" (v. 5). Notare il presente (azione continua) "splende" seguito dall'aoristo che sottolinea il netto rifiuto storico di Gesù nel suo ministero e la relativa tragedia che ne conseguirà nel testo.

Gesù e Giovanni

[modifica | modifica sorgente]

La Nascita Verginale in Giovanni

[modifica | modifica sorgente]

Incarnazione

[modifica | modifica sorgente]

Grazie e Verità

[modifica | modifica sorgente]


Per approfondire, vedi Serie cristologica, Serie misticismo ebraico, Serie maimonidea e Serie delle interpretazioni.