Confessione di fede di Westminster/cfw07/cfw07-1

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7:1 Tanta è la distanza fra la creatura e Dio, che sebbene le creature razionali Gli debbano ubbidienza in quanto loro Creatore, esse non potrebbero mai avere fruizione (godimento) di Lui come loro beatitudine e premio se non attraverso una qualche condiscendenza da parte Sua, il che Egli si è compiaciuto di fare attraverso la stipula di un patto (143).

Testo originale[modifica]

Inglese Latino
I. The distance between God and the creature is so great that although reasonable creatures do owe obedience unto him as their Creator, yet they could never have any fruition of him as their blessedness and reward but by some voluntary condescension on God's part, which he hath been pleased to express by way of covenant I. Tanta est inter deum et creaturam distantia, ut licet creaturæ rationales obedientiam illi ut creatori suo debeant, nullam tamen fruitionem ejus tanquam suæ beatitudinis ac præmii habere unquam potuissent, ni voluntaria fuisset aliqua ex parte Dei condescentio; quam ipsi exprimere placuit icto fœdere.

Riferimenti biblici[modifica]

  • (143) "Chi ha preso le dimensioni dello spirito del SIGNORE o chi gli è stato consigliere per insegnargli qualcosa? Chi ha egli consultato perché gli desse istruzione e gli insegnasse il sentiero della giustizia, gli impartisse la saggezza e gli facesse conoscere la via del discernimento? Ecco, le nazioni sono come una goccia che cade da un secchio, come la polvere minuta delle bilance; ecco, le isole sono come pulviscolo che vola. Il Libano non basterebbe a procurare il fuoco e i suoi animali non basterebbero per l'olocausto. Tutte le nazioni sono come nulla davanti a lui; egli le valuta meno che nulla, una vanità" (Isaia 40:13‑17); "Dio non è un uomo come me, perché io gli risponda e perché possiamo comparire in giudizio assieme. Non c'è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!" (Giobbe 9:32-33); "Se un uomo pecca contro un altro uomo, Dio lo giudica; ma se pecca contro il SIGNORE, chi intercederà per lui?» Quelli però non diedero ascolto alla voce del loro padre, perché il SIGNORE li voleva far morire" (1 Samuele 2:25); "Chi è simile al SIGNORE, al nostro Dio, che siede sul trono in alto, che si abbassa a guardare nei cieli e sulla terra? ... Servite il SIGNORE con letizia, presentatevi gioiosi a lui! Riconoscete che il SIGNORE è Dio; è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi; siamo suo popolo e gregge di cui egli ha cura" (Salmo 113:5-6; 100:2-3); "«Può l'uomo recare qualche vantaggio a Dio? No; il savio non reca vantaggio che a se stesso. Se sei giusto, ne viene forse qualche vantaggio all'Onnipotente? Se sei integro nella tua condotta, ne trae egli un guadagno? ... Se sei giusto, che gli dai? Che riceve egli dalla tua mano? La tua malvagità non nuoce che al tuo simile, e la tua giustizia non giova che ai figli degli uomini" (Giobbe 22:2-3; 35:7-8); "Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"»" (Luca 17:10); "Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa" (Atti 17:24-25).­

Commento[modifica]

Le creature razionali (dotate di ragione) devono ubbidienza a Dio come loro Creatore. La differenza, però, che esiste fra Dio il Creatore e l'umanità è immensa. Non c'è modo per l'umanità di fare esperienza della gioia di conoscerlo, amarlo e servirlo (la beatitudine ed il premio che ne consegue) se non nella misura che Dio sceglie di condiscendere all'umanità. Dio si è compiaciuto di farlo attraverso la stipulazione di un patto (un'alleanza).

Poter godere (fruire) di Lui e dei benefici della comunione con Lui, infatti, è "premio" della fedeltà agli originali propositi che caratterizzano la loro natura di creature intelligenti (razionali). Il primo dovere dal quale dipende la loro stessa vita, è l'ubbidienza alla volontà del loro Creatore, il rispetto delle finalità e dei limiti della propria natura: questo è stabilito dalle modalità di un patto (foedus), autentica "base contrattuale".. Il patto, è lo strumento principe di natura legale che Dio sin dall'inizio ha scelto per regolare i rapporti fra di Lui e le creature intelligenti. Dio è un Dio d'ordine e non di confusione. Egli stabilisce che rapporti fra le creature razionali e morali non siano lasciati all'arbitrio della soggettività ma abbiano una base legale che stabilisca chiaramente quali siano i diritti ed i doveri delle parti contraenti. Parlare di "natura contrattuale" del rapporto fra Dio e le creature raziionali, non è però del tutto corretto, come se esso implicasse che le creature potessero mercanteggiare e discutere i termini del patto per giungere, magari, a quelli "più convenienti". Il Patto è ciò che Dio stabilisce con la Sua autorità sovrana. Esso è unilaterale e non negoziabile. Il Patto è stabilito solo per il beneplacito di Dio. Egli non è tenuto a stipularlo e non è cosa alla quale noi si possa accampare diritti di sorta. Dio si compiace di stabilire un patto e questa è prerogativa del Suo Essere Dio.