Discussioni utente:Eldomm

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Corso di lombardo[modifica]

Ciao carissimo,

sono l'autore del Corso di insubre.

Tieni presente che tra il lombardo occidentale (o insubre) e il lombardo orientale ci sono notevoli differenze, al punto che alcuni linguisti le considerano due lingue distinte. E' per questo che ho scelto di scrivere un manuale soltanto della variante occidentale (quella di cui sono parlante). Ti invito a visionare il mio lavoro, lieto e grato se potrai darvi il tuo prezioso contributo (mi sembra di capire che anche tu sei un "occidentale").

Per contattarmi scrivi sulla mia pagina di discussione (sono Utente:Stefano Prina). P.S. Di dove sei?

Stefano Prina

Lombardo[modifica]

Ciao, sono Stefano Prina / Codice1000. Sei cordialissimo. Ho letto le tue osservazioni a favore dell'unità del lombardo. Anche a me piacerebbe che fosse così! In realtà le somiglianze ci sono e sono tante, ma non tali da dire che si tratti di un'unica lingua. Soprattutto se si guarda alla lingua orale, che è la vera identità di una lingua. Lo scritto è soltanto un supporto. Forse le tue esperienze riguardano più che altro lo scritto. Ma ti vorrei invitare a fare la stessa esperienza con uno spagnolo, un portoghese o un napoletano. Ti accorgeresti che sono lingue molto più facili di quello che sembrano. O meglio: che nello scritto vengono appiattite molte delle caratteristiche della lingua a favore di un "latinismo" sovranazionale. Il Gallo-italico è un continuum. Ciò significa che i dialetti vicini si assomigliano e la trasformazione non ha veri e propri confini. Così, ad esempio, il dialetto di Treviglio può essere considerato un po' milanese per un bergamasco e un po' bergamasco per un milanese. Io non credo che la distinzione tra lombardo orientale e lombardo occidentale sia una formalità. Tra l'uno e l'altro passano differenze sostanziali, anche se le due lingue rimangono in continuità l'una con l'altra e in un rapporto di parentela forte e unico (= la loro somiglianza è maggiore della somiglianza del lmo. occidentale con il piemontese o, a maggior ragione, del lmo. orientale con il veneto, ma anche maggiore della somiglianza di entrambi con l'emiliano...). Ma poi in realtà la questione per me è un altra. A me non interessa più di tanto la definizione scientifica o politica, anche se capisco che è importante per ottenere il tanto sospirato riconoscimento legislativo. Io ho uno sguardo soprattutto pedagogico. Cioè: penso a come insegnare la lingua. Io credo che insegnare un lombardo che sia allo stesso tempo occidentale e orientale sia materialmente impossibile, se non a prezzo di far sbiadire le vere peculiarità linguistiche lombarde. Ti faccio un solo esempio: la durata vocalica. Il lombardo orientale non la possiede, mentre per il lombardo occidentale si tratta di gran lunga della sua caratteristica più preziosa, poiché è unica nell'intero panorama delle lingue neolatine! La mia morale è: partiamo dalla realtà. Cioè: non cerchiamo una realtà ideale pensando che così possa essere maggiormente fruibile. Non è l'assenza di perfezione o di unità ad aver portato alla quasi estinzione i nostri dialetti. E' stata una deliberata interruzione della trasmissione generazionale. Secondo me la chiave di una rinascita delle nostre lingue sta nel comprendere i motivi di questa interruzione e far rinascere nei giovani l'interesse. Quindi: partiamo dalla realtà. L'unità linguistica nella nostra regione non c'è mai stata, e ciò non va letto per forza come un segno di sconfitta o di mancanza di identità regionale. Io penso che si tratti invece di una ricchezza, perché siamo una delle regioni al mondo linguisticamente più ricca. Siamo all'incrocio della sensibilità linguistica classica con la sensibilità celtica, e siamo stati gli unici a generare una vera sintesi di questi due elementi, non creando un compromesso ma, anzi, una moltiplicazione delle capacità espressive. Spero potremo collaborare ancora.

Stefano Prina