Diventare un bibliotecario educatore all'università/Conoscere le pratiche pedagogiche

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Conoscere le pratiche pedagogiche[modifica]

Se il ruolo di educatore del bibliotecario è, non solo ribadito nelle linee guida professionali, ma anche nei fatti dal grande numero di attività formative che le biblioteche promuovono in modo particolare sull'Information literacy, approfondire il come si facilita l'apprendimento diventa fondamentale. Nel documento intitolato Roles and Strengths of Teaching Librarians (2017) l'Association of College and Research Libraries (ACRL) definisce le prassi che il bibliotecario formatore deve attivare nella progettazione didattica:

  • analisi dell’ambiente didattico e definizione del pubblico di riferimento;
  • identificazione delle esigenze di apprendimento degli studenti, affrontando in modo creativo e affronta in modo creativo le esigenze identificate e attingendo a un repertorio di strumenti, metodi e teorie;
  • definizione di obiettivi e risultati per le esperienze di apprendimento; .
  • creazione di lezioni innovative e accattivanti con materiali didattici che supportino i risultati dell'apprendimento.
  • valutazione del successo e l'impatto delle esperienze di apprendimento e intervento per migliorare il coinvolgimento e l'apprendimento degli studenti.
  • aggiornamento sulle tendenze e le innovazioni nelle tecnologie di apprendimento e didattica.

In questo significativo elenco viene delineato un approccio alla formazione in cui il focus è spostato sul protagonismo degli studenti che imparano facendo esperienze coinvolgenti in un'ottica laboratoriale di co-costruzione delle conoscenze. Le pratiche di didattica attiva difficilmente vengono apprese dai bibliotecari nei loro curriculum di studi, più facilmente queste si consolidano con l'esperienza e il confronto nella comunità professionale. La mancanza di questo tipo di competenze può portare i bibliotecari a sentirsi insicuri nel ruolo di formatori[1][2] e a "rifugiarsi" nelle più confortevole zona della lezione frontale. Quello della formazione dei formatori è sicuramente un tema centrale, non solo in ambito bibliotecario. Le prassi descritte di seguito vogliono contribuire a suggerire percorsi possibili e "infondere coraggio" ai bibliotecari interessati a lavorare con metodi di didattica attiva, che, per sua natura, attiva processi di tipo circolare, in cui la valutazione in itinere e la revisione dei moduli formativi è parte integrante dell'approccio formativo.

I fattori chiave nella didattica attiva[modifica]

Laboratorio[modifica]

Il laboratorio è un'infrastruttura formativa che attiva processi di apprendimento brevi, intensi e trasformativi, anche grazie alle interazioni tra i partecipanti. Questa modalità di formazione si adatta bene alle esigenze delle biblioteche di programmare cicli di formazione tematici.

Tempo[modifica]

L’unità di misura della lezione accademica di circa 50 minuti mal si concilia con le attività laboratoriali che prediligono un tempo più concentrato. Meglio quindi accorpare le ore degli incontri laboratoriali.

L’ambiente di apprendimento[modifica]

Nel laboratorio è fondamentale “rompere la frontalità”. Quando non lo si può fare davvero perché lo spazio è predefinito e gli arredi non sono flessibili si possono cercare soluzioni alternative: dalla richiesta ai partecipanti di sfruttare lo spazio come se fosse circolare (sedendosi sui banchi o, comunque, in modo che tutti possano vedere in faccia tutti), fino all'occupazione di spazi meno formali, come cortili, corridoi, ecc. Nel corso degli incontri, la crescita della coesione del gruppo e la nascita di relazioni interpersonali tra i partecipanti faciliteranno lo scambio, nonostante tutto. L'eventuale aula digitale è complementare a quella in presenza.

Numero di partecipanti[modifica]

La didattica partecipativa predilige gruppi non troppo numerosi di partecipanti. La copresenza di due docenti per venti/venticinque partecipanti è, tutto sommato, realistica in un contesto accademico.

Il patto formativo[modifica]

Il patto formativo è stabilito tra formatori e studenti ed è frutto dell'incontro tra gli obiettivi del corso e le aspettative dei partecipanti. Nella definizione del patto formativo si stabilisce il perimetro su cui si lavorerà durante il laboratorio e si esplicitano i metodi didattici. La discussione può partire raccogliendo i pensieri degli studenti, tramite la tecnica del brainstorming, collegandoli per gruppi omogenei e discussi fino ad arrivare ad un orizzonte di attesa realistico e condiviso, che dovrà essere valutato nei suoi risultati alla fine del corso

Valutazione[modifica]

La valutazione è una fase fondamentale del processo laboratoriale. L’attenzione è spostata dalla misurazione della prestazione individuale (normalmente espressa con il voto e tipica dell'erogazione frontale di contenuti) al raggiungimento degli obiettivi che il gruppo si è dato.

La valutazione si svolge durante tutte le fasi del percorso formativo. La prima fase valutativa serve a comprendere lo stato delle conoscenze di partenza degli studenti, che saranno le "fondamenta" su cui si andrà a costruire la struttura didattica. Queste informazioni si possono rilevare semplicemente, facendo qualche domanda che stimoli la discussione nel gruppo, in modo che il formatore possa individuare i temi su cui è più importante focalizzare l'attenzione o utilizzando strumenti strutturati[3]. La valutazione in itinere analizza i risultati delle attività proposte di volta in volta. Le criticità riscontrate potranno, così, essere prese in carico e affrontate negli incontri successivi migliorando l’efficacia del laboratorio. La valutazione finale, oltre a fare tesoro delle attività valutative in itinere, prevede la valutazione delle competenze acquisite e la raccolta di proposte di miglioramento per le eventuali edizioni successive del corso. I giochi sono strumenti di valutazione, oltre che di apprendimento.

Ruolo del bibliotecario educatore[modifica]

il bibliotecario educatore progetta i corsi, prepara i materiali, presenta le attività, svolge un’azione di coordinamento, di attenzione al funzionamento del gruppo e alle sue dinamiche, riportando l’attenzione della classe sui risultati in itinere e conclusivi (cosa stiamo ottenendo? Cosa abbiamo ottenuto?).

Attività[modifica]

Le attività di didattica attiva sono di molti tipi. Qui ne prenderemo in analisi alcuni che ci sembrano particolarmente adatti alle attività formative delle biblioteche accademiche.

Note[modifica]

  1. Wheeler, E., & McKinney, P. (2015). Are librarians teachers? Investigating academic librarians’ perceptions of their own teaching roles. Journal of Information Literacy, 9(2), 111-128.
  2. Citti A., Zuccoli M.., Bibliotecari nel futuro: cambiamento di servizi e di ruoli: 2. Biblioteche oggi, marzo 2018, pp. 17-24.
  3. Per esempio il test Europass per le digital skills.