Iliade/Introduzione

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La figura di Omero[modifica]

La figura di Omero, che la tradizione ci indica come l’autore dell’Iliade e dell’Odissea, è probabilmente la più problematica della letteratura greca. Già gli antichi, del resto, mostravano di avere opinioni assai discordanti su questo autore, sia per quanto riguarda la sua patria d’origine, sia anche per quanto riguarda l’epoca in cui egli sarebbe vissuto. Alcuni studiosi antichi ritenevano che Omero fosse di fatto contemporaneo alle vicende della guerra di Troia da lui narrate (secondo la cronologia di Eratostene di Cirene, la guerra avrebbe avuto luogo nei dieci anni tra il 1194 e il 1184 a.C.); altri lo collocavano invece nell’VIII secolo a.C. (750 a.C. circa). Erodoto, nelle sue Storie (2, 53), afferma che Omero fu contemporaneo dell’altro grande poeta epico Esiodo, e che entrambi erano vissuti nel IX secolo. Tradizionalmente, inoltre, ben sette città si vantavano di avere dato i natali a Omero: queste erano Chio, Smirne, Colofone in Asia Minore; Pilo e Argo nel Peloponneso; l’isola di Itaca, nello Ionio, e infine Atene. Già agli occhi degli antichi, in realtà, la scelta pareva restringersi alle prime tre, con una predilezione per Smirne e Chio: quest’ultima, in particolare, si afferma su tutte le altre, cosicché in più occasioni Omero viene indicato semplicemente come Χῖος ἀνήρ “l’uomo di Chio”.

In epoca moderna, tutte queste testimonianze sono state riconsiderate nel loro complesso. Ovviamente è difficile, se non impossibile, giungere a conclusioni condivise, dato che l’esistenza stessa di Omero è stata posta in questione da diversi studiosi. Il nome Ὄμηρος, dal canto suo, era interpretato in diversi modi già dagli antichi: un’etimologia assai diffusa, ma palesemente falsa, lo faceva derivare da ὁ μὴ ὁρῶν “il non vedente”, in riferimento all’opinione tradizionale secondo cui Omero sarebbe stato cieco. Altri ritenevano invece che Ὄμηρος fosse in realtà un soprannome: il termine ὅμηρος, in greco, significa infatti “ostaggio”, e Omero lo avrebbe ricevuto per essere stato fatto prigioniero durante qualche scontro militare. Di recente è stata proposta un’interpretazione diversa del nome di Omero, a partire dall’identificazione delle due componenti ὁμ- (<ie. sṃ-, cfr. greco ἅμα “assieme”) e αρ- (cfr. αἴρω “raccogliere”): si tratterebbe dunque di un nome tradizionale, strettamente connesso all’attività del cantore: Ὄμαρος (rispetto a cui Ὄμηρος rappresenterebbe la forma ionica) sarebbe “colui che riunisce”, in riferimento al pubblico che si raccoglieva per assistere alla performance del cantore epico. Sembrerebbe dunque più probabile che Omero sia da interpretare come soprannome, quasi un “nome d’arte”, come è altrimenti attestato anche per altri autori (Stesicoro si chiamava in realtà Tisia: il soprannome gli fu assegnato in relazione alla sua attività di poeta lirico corale e, quindi, “istruttore di cori”, στησίχορος appunto). Nell’onomastica greca, del resto, Omero è un nome estremamente raro.

Sull’epoca e sul luogo di composizione dei due poemi omerici, sono i testi stessi a fornirci qualche indizio. Le peculiarità linguistiche dei poemi, che vedono una sostanziale mescolanza di forme eoliche e ioniche, indicano l’Asia Minore come luogo più probabile della composizione: in questa regione, infatti, si ebbe una progressiva sovrapposizione e sostituzione di popolazioni di lingua ionica alle precedenti popolazioni eoliche. La mescolanza linguistica dei poemi omerici potrebbe dunque conservare traccia di questi fenomeni, come si dirà meglio in seguito. L’epoca della composizione potrebbe risalire tra IX e VIII secolo; si accetta comunque in genere che i poemi omerici siano stati composti prima di quelli esiodei, da collocare probabilmente tra VIII e VII secolo.


La questione omerica[modifica]

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