Vai al contenuto

Laboratorio di scrittura/Intervista

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro

L'intervista è un dialogo tra il giornalista e qualcuno che abbia qualcosa da dire e pensare su un fatto o un evento. L'intervista costituisce un genere di articolo giornalistico e si distingue per tre caratteristiche:

  • Un evidente interesse per la persona intervistata;
  • Un impiego di tecniche giornalistiche nel formulare domande e risposte;
  • La volontà espressa di diffonderne il contenuto attraverso un mezzo di comunicazione.

Caratteristiche

[modifica | modifica sorgente]

Le teorie di Paolo Diana e Paolo Montesperelli, espresse nel libro Analizzare le interviste, affermano che: "Le interviste sembrano migliori dei sondaggi su campioni numerosi, più estesi ma anche più superficiali, e nei quali paiono scomparire le peculiarità di ogni singolo intervistato. Si tratta di un approccio molto interattivo, flessivo, capace di immedesimazione empatica nella prospettiva del soggetto studiato.
Secondo alcuni occorrono specifici requisiti perché si possa parlare di "testo" anche nel caso dell'intervista: è necessario che il destinatario (l'intervistatore) lo riconosca come tale e che sia in forma scritta, in modo da consentire l'autonomia dal proprio autore.
Rinunciare alla matrice dei dati, a strumenti statistici raffinati (come l'analisi delle corrispondenze lessicali) e mantenere invece la struttura discorsiva non implica necessariamente un più basso livello di organizzazione formalizzata della documentazione raccolta. Un altro concetto fondamentale nella famiglia della matrice è la "fedeltà", intesa come grado di corrispondenza fra lo "stato effettivo" di ciascun referente sulla proprietà e il dato in matrice. Trascrivere un'intervista non direttiva è un'operazione tutt'altro che banale o automatica: essa implica la necessità di interpretare le informazioni raccolte, compiere scelte, stabilire alcune proprietà in base ai nostri obiettivi cognitivi, creare le condizioni per le successive analisi, consentire il controllo pubblico della comunità scientifica, ecc.
Trascrivere non è neppure un'operazione facile, visto che riguarda un complesso processo comunicativo. Qualunque intervista può essere considerata un evento comunicativo, in quanto si viene a stabilire una transazione di informazioni fra due o più attori che interagiscono; ma tale complessità aumenta quando il basso grado di direttività dell'intervista agevola un'interazione più stretta e una comunicazione più libera. L'intervistato/emittente deve compiere un'operazione particolarmente macchinosa: mentre sta enunciando una frase, deve tenere costantemente sotto controllo quello che ha detto negli attimi precedenti e determinare se esso è coerente con le proprie intenzioni; contemporaneamente deve pianificare il prossimo enunciato e adattarlo allo schema generale di ciò che vuole dire; e tutto ciò controllando non solo l'esecuzione coerente dell'insieme di tali operazioni, ma anche la ricezione e la reazione da parte di chi ascolta. Una scelta importante riguarda quanto scrivere, ossia se tradurre in scritto l'intera intervista o soltanto i brani più significativi.
Purtroppo una trascrizione integrale richiede molto tempo; la mancanza di tempo, o di altre risorse, può imporre di procedere secondo ritmi più rapidi. In tal caso di solito è sconsigliabile riassumere l'intervista, perché sintetizzare un testo in maniera corretta è molto più difficile di quanto si creda comunemente. Spesso è preferibile ascoltare le registrazioni, estrarre e trascrivere letteralmente solo gli stralci più significativi. Una volta ben selezionati e trascritti gli stralci, occorre comunque organizzarli in maniera sistematica, classificandoli attentamente. I vantaggi di questa procedura sono molteplici: essa amalgama l'èquipe di ricerca; aiuta a chiarire gli obiettivi cognitivi, previene l'insorgere di duplicazioni e, soprattutto, di lacune nell'individuazione delle proprietà da rilevare, aiuta a individuare in sede di analisi dei dati le reazioni fra variabili.
Nella ricerca sociale, però, è sempre molto problematico risalire alle intenzioni dell'intervistato, perché il rapporto fra emittente e destinatario non è immediato; perciò non è mai agevole risalire all'intervistato, ed è ancora più difficile stabilire, volta per volta, fino a che punto questo obiettivo sia stato raggiunto. Inoltre gli strumenti di rilevazione gravano pesanti limiti: gli stessi principi empatici non garantiscono la riproducibilità dell'esperienza dell'altro, ma colgono soltanto la distanza fra l'intervistato ed il ricercatore. Del resto l'intervista non è mai un monologo, ma un processo comunicativo che manifesta la condivisione di una stessa "definizione della situazione", di un linguaggio comune e di un medesimo insieme di significati; perciò il testo di un'intervista non è un atto individuale, ma una pluralità di tracce impresse da un sistema intersoggettivo di senso. Dunque non è sempre facile considerare le interviste un insieme coerente: non di rado gli eventi narrati si contraddicono; le opinioni espresse sembrerebbero logicamente incomponibili; i silenzi, le lacune, i sottintesi, le ellissi occultano un'organicità intrinseca.
Rileggendo il trascritto dell'intervista, il ricercatore può meglio riflettere sull'intervistato e su se stesso, affinare i concetti, chiarire i propri asserti e sviluppare nuove idee."

In conclusione ecco il pensiero di Alison Jane Pickard espresso in Metodi di ricerca nelle scienze dell’informazione: “Una rassegna critica della letteratura è una ‘via d’accesso’ perché dovrebbe

  • chiarire i vostri obiettivi di ricerca
  • fornirvi la necessaria profondità e ampiezza delle conoscenze sull’argomento
  • formare lo schema teorico per la vostra ricerca empirica
  • contribuire al vostro disegno o progetto di ricerca

Limiti dell'intervista

[modifica | modifica sorgente]

Generalizzazione dei risultati

[modifica | modifica sorgente]

Secondo Alison Jane Pickard in Metodi di ricerca nelle scienze dell’informazione: “Il campionamento viene utilizzato quando non è possibile o non risulta pratico includere nell’indagine l’intera popolazione oggetto della ricerca: un caso molto frequente. Per campionamento si intende il processo di selezione di un campione ristretto dalla totalità del gruppo per essere in grado di condurre una ricerca empirica. È necessario che si accetti fin dall’inizio che un campione rappresenta una forma di ‘scambio di concessioni’ (trade off) tra quello che si desidera e quello che si può ottenere, ma questo accade più spesso nel campionamento statistico che in quello descrittivo. Nel campionamento descrittivo qualitativo il caso viene selezionato sulla base di che cosa possiamo imparare dal caso stesso e raramente lo scopo è quello di fare inferenze sulla popolazione più ampia sulla base di questa scoperta. Attualmente si discute sulla possibilità di generalizzare da una ricerca di tipo qualitativo, ma io tendo a scoraggiare tale scelta. Trasferire i risultati è molto diverso che generalizzare e, se la generalizzazione è lo scopo della ricerca, allora ad essere messa in discussione dovrebbe essere la stessa applicabilità delle tecniche qualitative. Nella maggior parte della ricerca quantitativa, si seleziona un campione e si fanno inferenze sul resto della popolazione sulla base di quel campione. In entrambi gli approcci, sarebbe molto più produttivo, a livello di informazioni raccolte, studiare l’intera popolazione, ma questo è quasi sempre impossibile, visti i costi e il tempo necessari. Per questa ragione si seleziona un campione.
Il metodo di campionamento utilizzato gioca un ruolo essenziale in ogni indagine di ricerca. Molto spesso le caratteristiche, la composizione e la scala del campione forniscono il peso dei risultati che emergono dall’indagine.

È del tutto inappropriato cominciare uno studio qualitativo localizzato e su piccola scala e poi cercare di generalizzare dai risultati. Allo stesso modo, è inappropriato cominciare uno studio su vasta scala e tentare di fornire un dettaglio specifico riguardante i singoli individui. Una ‘prova del nove’ molto semplice è considerare che la ricerca quantitativa tenderà ad utilizzare tecniche di campionamento probabilistico e la ricerca qualitativa tenderà ad utilizzare il campionamento significativo o non probabilistico.
La ricerca qualitativa può produrre generalizzazioni a livello teorico, il che significa che è possibile generalizzare, poniamo, lo studio di un caso ad una teoria più ampia sulla base dei risultati di quello stesso studio. La replicazione degli eventi nello studio di un caso fungerebbe allora da conferma alla teoria. Nella letteratura sui metodi di ricerca si discute animosamente su questo aspetto particolare del processo.”

Altre informazioni

[modifica | modifica sorgente]

Come afferma il libro di Vanda Lucia Zammuner:

Questionario e intervista sono termini generici che indicano dei metodi di raccolta di informazioni di vario tipo; essi tuttavia sono strumenti per raccogliere dati più complessi del previsto, poiché la validità e l’attendibilità dei risultati ottenuti dipendono da diversi fattori, quali ad esempio il modo di presentare le domande o l’ordine con cui queste sono esposte, che possono fornirci riscontri finali differenti. Solitamente, il termine “questionario” si riferisce ad un insieme strutturato di domande chiuse e/o aperte, con conseguenti categorie di risposte, mentre con il termine “intervista” ci si riferisce di solito ad un insieme di domande aperte, sottoposte da un intervistatore ad un intervistato.

(tratto da : Vanda Lucia Zammuner, Tecniche dell’intervista e del questionario. Bologna, Il mulino. (1998, 2000))

La tecnica dell’intervista, all’apparenza semplice, racchiude in realtà, come ci spiega sempre la Zammuner, un lavoro molto complesso:

Le domande

Le domande rivestono un ruolo primario in un’intervista; quali siano e in che ordine siano presentate sono fattori che possono influire sul risultato finale. Molto spesso addirittura, se questi fattori non vengono rispettati appieno, si corre il rischio che i risultati ottenuti non riflettano il vero pensiero degli intervistati. La Zammuner ci spiega ora quali siano i principali aspetti da considerare per la formulazione di una domanda:

  • Argomento: più è delicato, più l’intervistato darà una risposta socialmente desiderabile;
  • Tipo di domanda: le più soggette a distorsione sono quelle soggettive;
  • Fraseggio: la domanda deve essere pronunciata in maniera neutra, in modo che non “piloti” la risposta;
  • Contesto: a seconda del contesto, l’intervistato si impegnerà più o meno nella risposta;
  • Ordine: in che ordine sono poste le varie domande;
Il processo di risposta

Una volta che viene posta una domanda, gli intervistati o i soggetti della ricerca danno il via ad un complesso processo cognitivo, basato su tre passaggi principali:

  • Comprensione della domanda: l’intervistato deve comprendere innanzitutto la domanda che gli è stata posta;
  • Formulazione di un giudizio: una volta capita la domanda, è tempo di pensare a che tipo di risposta dare;
  • Espressione verbale del giudizio: l’intervistato comunica il proprio giudizio all’intervistatore, o lo scrive sul questionario;
L’intervista e l’intervistatore

Molto importante è anche il ruolo dell’intervistatore, a partire dalla sintonia con l’intervistato fino ad arrivare agli effetti che l’intervistatore ha sulle risposte a lui date. Il punto fondamentale da cui partire per l’analisi della sua figura è questo: le risposte da lui ottenute devono riflettere in pieno il pensiero dell’intervistato. Chiarezza, trasparenza e veridicità sono le parole chiave per un buon lavoro di intervista; logicamente, i dati raccolti devono rispecchiare il pensiero di chi li espone nei limiti del possibile, altrimenti si scade nell’invadenza e nella maleducazione (mai forzare una risposta). I compiti specifici dell’intervistatore sono essenzialmente tre, secondo Vanda Lucia Zammuner:

  1. Localizzare gli intervistati ed assicurarsene la cooperazione;
  2. Addestrare gli intervistati ad assumere appieno il loro ruolo;
  3. Porre le domande nel modo corretto e registrare le risposte;

Il punto 1 è, in genere, il più difficile, poiché molto spesso i soggetti da intervistare presentano poca disponibilità di tempo o poca voglia di sottoporsi a delle domande, nonché una certa diffidenza verso l’intervistatore. Va detto che questo sentimento di diffidenza nei confronti dell’intervistatore spesso è supportato da alcuni comportamenti inadeguati dello stesso, come ad esempio il presentarsi a casa del possibile intervistato ad orari inappropriati o la poca sicurezza mostrata nell’intervista, senza contare le sempre più diffuse lacune nelle abilità socio-comunicative o la presentazione poco chiara degli scopi dell’intervista. In un’intervista poi, risulta essere di fondamentale importanza la comunicazione non-verbale, che comprende:

  • Cinesica: il cosiddetto “linguaggio del corpo”;
  • Contatto fisico;
  • Prossemica: il comportamento nello spazio interpersonale;
  • Caratteristiche fisiche;
  • Ornamenti;

La comunicazione non-verbale è uno scambio di espressioni o di messaggi, che arricchiscono l’intervista con elementi che magari a parole sarebbe difficile esprimere.

Questionario

[modifica | modifica sorgente]

Per i questionari, invece, può essere appropriato sscegliere un campione casuale di soggetti, secondo il metodo indicato da Alison Jane Pickard:

Campionamento casuale semplice

Il campionamento casuale è quella procedura che crea un campione nel quale ogni membro della popolazione definita ha una pari possibilità di venire scelto e che quindi garantisce la casualità delle estrazioni. Questa viene ottenuta, ad esempio, con il classico sistema dell'estrazione di un numero, come avviene nel gioco del bingo, oppure - più comunemente - si utilizza un computer con un generatore di numeri casuali. Essa offre due vantaggi:

  • risponde ai caratteri di un buon campionamento, vale a dire che ogni individuo ha la stessa probabilità di essere scelto.
  • consente la valutazione dell'attendibilità dei risultati ottenuti.

Ovviamente vi sono situazioni in cui il campionamento per randomizzazione semplice risulta poco pratico se non addirittura inapplicabile. Infatti, il principale svantaggio è quello di richiedere la preventiva numerazione di tutti i soggetti; successivamente è necessario individuare nella popolazione quelli corrispondenti ai numeri estratti.

Bibliografia

[modifica | modifica sorgente]
  • Diana, P., & Montesperelli, P. (2005). Analizzare le interviste ermeneutiche. Roma: Carocci.
  • Zammuner, V.L. (1998). Tecniche dell'interviste e del questionario. Bologna: Il Mulino.
  • Pickard, A.J.(2007) Research methods in information London: Facet.