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Martin Heidegger, la vita e l'opera

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La casa natale di Heidegger a Meßkirch. Heidegger aveva modeste origini, il padre, Friedrich Heidegger (1851-1924), era un mastro bottaio di Meßkirch che al contempo ricopriva l'incarico di sacrestano della chiesa St. Martin a Meßkirch.
Engelbert Krebs (1881-1950), sacerdote e teologo cattolico seguirà il percorso per la libera docenza di Heidegger alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. A lui Heidegger indirizzerà la lettera del 9 gennaio 1919 in cui comunicherà l'allontanamento dal cattolicesimo. Sul rapporto tra Heidegger e la fede cristiana, l'allievo di Heidegger Ernst Nolte (1923) riferisce di un racconto di un altro allievo, Max Müller (1906-1994) il quale era solito compiere lunghe passeggiate con il maestro. Secondo Müller questi ogni qualvolta arrivava davanti a una cappella si faceva il gesto della croce. Alla domanda dell'allievo perché lui che non si considerava un cristiano compisse quel gesto, Heidegger rispose: «In cappelle come questa è ancora viva molta religiosità passata degli uomini, alla quale non posso sottrarmi e che non posso contraddire. Ne faccio parte anche io, in un certo modo, sebbene me ne sia allontanato»[1].
Edmund Husserl, il padre della fenomenologia. Il 17 gennaio 1919 Heidegger viene nominato suo assistente, quindi nell'incarico che precedentemente fu Edith Stein (1891-1942). Nell'autunno del 1928 Husserl si adopera affinché il suo allievo Martin Heidegger gli subentri nella cattedra della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo che il padre della fenomenologia deve lasciare per raggiunti limiti di età. Il 14 aprile 1933, Husserl viene definitivamente congedato dall’insegnamento. A partire dal varo della Reichsbürgergesetz, datata 15 settembre 1935, Husserl perde, in quanto "ebreo", la cittadinanza tedesca. Husserl muore il 26 aprile del 1938. I contatti tra Husserl e Heidegger furono, dopo il congedo universitario di Husserl, sporadici, per lo più mediati dal filosofo Max Müller (1906-1994), il quale ricorderà:
« Aveva per me l'aspetto di un "saggio"; non gli interessavano le questioni del quotidiano, anche se era proprio la politica quotidiana a minacciare costantemente lui e sua moglie perché ebrei. Era come se non sapesse nulla di questa minaccia, o semplicemente non volesse prenderne atto »
(Cit. in Safranski p. 313)
Dopo un primo sdegno occorso nel 1933, l'opinione di Husserl nei confronti di Heidegger tornò ad essere positiva. Ricorda, Müller, come lo considerasse ancora «il più dotato di tutti coloro che abbiano fatto parte della mia cerchia». Al funerale di Husserl, Heidegger non parteciperà in quanto, spiegherà poi, in quel periodo malato. L’Albert-Ludwig Universität di Friburgo verrà invece dispensata dall'obbligo di commemorarlo. Il giorno 29 aprile 1938 il corpo di Husserl verrà cremato, l'unico professore presente sarà lo storico Gerhard Ritter (1888-1967). Nella sera dello stesso giorno Karl Diehl (1864-1943), professore di economia nazionale, terrà una commemorazione di Husserl di fronte a un piccolo gruppo di docenti, gruppo che Diehl amava indicare come la "facoltà delle persone oneste". Nel 1940, su pressione dell'editore Max Niemeyer, Heidegger farà omettere la dedica a Husserl nella riedizione di Sein und Zeit, ma il ringraziamento celato nelle note, a p.38, verrà comunque conservato.
La Philipps-Universität di Marburgo, dove Heidegger insegnò dal 1923 al 1928. Nello stesso periodo questa università era anche la sede della "Fachbereich Evangelische Theologie" (Dipartimento di teologia evangelica), quindi anche della scuola di "fenomenologia della religione" di Marburgo fondata da Rudolf Otto (1866-1931).
La Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. Fondata nel 1455 da Alberto VI d'Asburgo (1418-1463), deve il suo secondo nome, Ludwigs, a Ludwig I di Baden (1763-1830) che nel 1817 gli accordò delle donazioni che ne impedirono la chiusura. Dal 21 aprile 1933 al 27 aprile del 1934, Heidegger ricoprì l'incarico di rettore di questa prestigiosa università operando attivamente per la sua "nazificazione".
Walter Groß (1904-1945), direttore dell'Ufficio razziale dello Nsdap. Sarà lui [2]a segnalare agli uffici di Joseph Goebbels l'inopportunità di prendere in considerazione Heidegger, citando nell'occasione i rapporti dello psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940) e gli articoli della rivista pedagogica Volk im Werden, curata dal filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), in cui la filosofia di Heidegger veniva accusata di essere nichilista e analoga a quelle di tipo "ebraico".

Il periodo della formazione

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Nato il 26 settembre del 1889 a Meßkirch, piccolo centro nel Baden meridionale, da Friedrich Heidegger (1851-1924), sacrestano del paese, e da Johanna Kempf (1858-1927), Heidegger compie i primi studi dapprima nel ginnasio di Costanza (1903-1906, Heinrich Suso), grazie a una borsa di studio di una fondazione locale ottenuta per intervento del parroco del paese, Camillo Brandhuber (1860–1931) e del suo futuro padre spirituale, Conrad Gröber[3] e poi in quello di Friburgo (1906-1909, Berthold Gymnasium) presso i gesuiti. Nel 1907 Gröber lo invita alla lettura di Von der mannigfachen Bedeutung des Seienden nach Aristoteles di Franz Brentano[4]. Dal 30 settembre 1909 al 13 ottobre dello stesso anno, Heidegger è novizio presso il collegio dei gesuiti di Tisis (nei pressi della cittadina di Feldkirch, Austria)[5], ma anche per motivi di salute[6] rinuncia alla vocazione religiosa e si iscrive alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo dove segue i corsi di teologia cattolica per i primi due anni[7], optando successivamente per i corsi di scienze matematiche, scienze naturali e filosofia, frequentando le lezioni di Wilhelm Vöge (1868-1952, storico dell'arte) e di Carl Braig (1853-1923, teologo), del quale studia il trattato Vom Sein: Abriß der Ontologie[8].

È in questo periodo che Heidegger si avvicina ad autori come Nietzsche, Schelling, Hegel, Dilthey, alle poesie di Hölderlin e di Rilke e, grazie a Vöge, alla pittura di Van Gogh, pubblicando contemporaneamente brevi articoli sulle riviste cattoliche Heuberger Volksblatt e Der Akademiker. In Germania in questo periodo si avviano le traduzioni di Kierkegaard e di Dostoevskij, viene stampata la seconda edizione, notevolmente ampliata, della Der Wille zur Macht di Nietzsche, nonché l'edizione Gesammelte Schriften di Dilthey.

Durante l'inverno 1910-1911 Heidegger studia la prima edizione (1900-1) delle Logische Untersuchungen ("Ricerche logiche") di Edmund Husserl[9].

Nel 1912 Heidegger pubblica le sue prime rassegne critiche: Das Realitätsproblem in der modernen Philosophie[10] per la rivista "Philosophisches Jahrbuch", e Neuere Forschungen über Logik [11] per la rivista "Literarische Rundschau für das katholische Deutschland".

Il 26 luglio 1913, Heidegger consegue il dottorato con la tesi Die Lehre vom Urteil im Psychologismus[12], il relatore è Arthur Schneider (1876-1945), correlatore Heinrich Rickert (1863-1936)[13].

Il 2 agosto 1914 si arruola volontario nell'esercito ma il 9 ottobre dello stesso anno viene congedato per motivi di salute.

Il 26 luglio 1915 è libero docente grazie alla tesi Die Kategorien- und Bedeutungslehre des Duns Scotus [14], presentata da Heinrich Rickert, ma seguita dal sacerdote e teologo cattolico Engelbert Krebs (1881-1950) la quale verrà pubblicata nel 1916 con l'aggiunta di una conclusione[15]. Il giorno successivo, il 27 luglio 1915, al fine di ottenere l'abilitazione all'insegnamento (venia legendi), tiene la lezione di prova su Der Zeitbegriff in der Geschichtswissenschaft[16].

In questi primi scritti Heidegger non presenta alcun pensiero originale, successivamente, tuttavia, ricorderà come in quel periodo fossero già presenti le due tematiche che saranno al centro delle riflessioni e delle opere successive: la questione dell'"essere" e la questione del "linguaggio"[17].

Il 18 agosto 1915 Heidegger viene richiamato alle armi, dapprima presso il servizio postale di Friburgo e, successivamente, dopo un addestramento tenuto a Berlino (maggio-luglio 1918), presso il servizio meteorologico di Verdun dove resterà fino a dicembre 1918. Nel frattempo, il 21 marzo 1917, sposa con rito cattolico Elfride Petri (1893-1992), la figlia di un ufficiale prussiano di religione protestante conosciuta nel 1915 a Friburgo mentre ella frequentava i corsi di economia politica. A celebrare il rito sarà, nel Duomo di Friburgo, proprio Engelbert Krebs, mentre testimone di nozze è Heinrich Ochsner (1891-1970). Una settimana dopo verrà celebrato lo stesso matrimonio ma con il rito protestante e questa volta alla presenza dei genitori della sposa. Dal matrimonio nasceranno due figli: Jörg (nato il 21 gennaio 1919) ed Hermann (nato il 28 agosto 1920) [18].

Dopo una convinta adesione al sistema di valori del cattolicesimo, Heidegger comunicherà nella lettera del 9 gennaio 1919 a Engelbert Krebs l'abbandono della fede cattolica: «convinzioni gnoseologiche coinvolgenti la teoria del conoscere storico hanno reso per me problematico ed inaccettabile il sistema del cattolicesimo, non però il Cristianesimo»[19].

Assistente di Husserl alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo; i "primi corsi friburghesi" (1919-1923)

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Quando, il 7 gennaio 1919 Heidegger diviene assistente di Husserl [20] ha già affrontato[21], oltre gli studi già citati di Brentano e di Braig, anche i due volumi della Logische Untersuchungen (1900-1901)[22] del padre della fenomenologia.

È in questo periodo, tuttavia, che Heidegger inizia a maturare una propria visione dell' "ermeneutica della fatticità", così nei suoi "primi corsi friburghesi" (1919-1923) inizia ad emergere una certa originalità di pensiero [23]. Partendo dal principio husserliano dell'andare alle "cose stesse" Heidegger pone al centro della sua ricerca il problema della vita umana, volendo comprenderla all'interno della sua "fatticità e storicità". Quindi Heidegger non intende porre la "vita umana" tra gli oggetti da osservare, non intende "sospendere la vita" (ent-leben), ma muoversi con essa alla ricerca della sua "autenticità" ovvero dell'ambito che le è proprio.

« Heidegger intende e pratica la filosofia non come un'attività teoretica tra le altre, come un sistema di teorie e dottrine indifferente alla vita, ma come comprensione della vita che implica una forma di vita e dà forma alla vita. La filosofia non è solo sapere, ma anche scelta di vita: è salvezza e redenzione. »
(Franco Volpi, Heidegger in "Enciclopedia filosofica" vol.6. Milano, Bompiani, 2006, p. 5212)

In tal senso Heidegger nei "primi corsi friburghesi" affronta autori come San Paolo, Agostino d'Ippona, Lutero, Kierkegaard e, soprattutto, Aristotele, allo scopo di evidenziare il senso profondamente esistenziale dell'indagine filosofica.

A questi "primi corsi friburghesi" partecipano numerosi allievi, tra questi Karl Löwith, (1897-1973), Oskar Becker (1889-1964), Günther Anders (1902-1992), Hans-Georg Gadamer (1900-2002), Leo Strauss (1899-1973), Walter Bröcker (1902-1992) e la di lui futura moglie Käte Oltmanns (1906-1999).

L'incontro con Jaspers

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L'8 aprile del 1920 Heidegger incontra, alla festa per il sessantunesimo compleanno di Husserl, Karl Jaspers (1883-1969) con il quale avvia una comune intesa filosofica e una collaborazione contro la filosofia accademica dell'epoca[24]. È di questo periodo Anmerkungen zu Karl Jaspers »Psychologie der Weltanschauungen«[25] che nel giugno del 1921 invia a Jaspers, ma senza pubblicarla, in quanto contenente delle critiche sull'uso di strumenti concettuali, caratteristici della filosofia tradizionale, per l'analisi del fenomeno dell'esistenza.

Nel corso del 1922 la moglie Elfride fa costruire a Todtnauberg (nella Foresta Nera) una baita (Hütte) dallo stile semplice dove il filosofo trascorre i periodi liberi dagli impegni accademici. A tal proposito Hans-Georg Gadamer ricorda:

« Chi è stato ospite nella baita di Heidegger a Todtnauberg si ricorderà della sentenza incisa sulla corteccia sopra l'architrave della porta: τὰ δὲ πάντα οἰακίζει Κεραυνός "Il fulmine governa ogni cosa" (fr. 64). Queste parole sono allo stesso tempo una sentenza oracolare e un paradosso. Perché certamente in questa sentenza non viene inteso l'attributo del signore del cielo, attraverso cui egli fa tuonare le sue decisioni sulla terra, piuttosto l'improvviso e lampeggiante rischiararsi che rende di colpo ogni cosa visibile, ma in modo tale da essere di nuovo inghiottito dall'oscurità. Così almeno Heidegger legò le sue domande al senso profondo delle parole di Eraclito. Poiché l'oscuro compito che Heidegger attribuiva al suo pensiero non era come per Hegel l'onnipresenza del suo autosapersi dello spirito che in sé unisce l'identità dello scambio e l'unità speculativa degli opposti, ma proprio quell'insolubile unità e dualità di svelamento e nascondimento, di luce e oscurità, in cui il pensiero dell'uomo si trova avvolto. Unità e dualità che si infiamma nel fulmine, che certo non rappresenta il "fuoco eterno" come pensava Ippolito. »
(Hans-Georg Gadamer, Eraclito- Ermeneutica e mondo antico (titolo originale Heraklit Studien e Hegel und Heraklit). Roma, Donzelli, 2004, pp.85-6)

Gli anni alla Philipps-Universität di Marburgo: Essere e tempo e Hannah Arendt; i "corsi marburghesi" (1923-1928)

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Dopo aver compendiato le sue interpretazioni di Aristotele sviluppate lungo i "primi corsi friburghesi", Heidegger invia lo scritto (Phänomenologische Interpretationen zu Aristoteles (Anzeige der hermeneutischen Situation), noto anche come Natorp-Bericht)[26] a Paul Natorp (1854-1924) e a Georg Misch (1878-1965) allo scopo di concorrere per l'insegnamento rispettivamente a Marburgo e a Gottinga. Natorp resta colpito dalla interpretazione di Aristotele promossa da Heidegger e nel 1923 lo nomina professore straordinario (Extraordinarius) all'Università di Marburgo.

A Marburgo, Heidegger resterà fino al 1928, cinque anni molto fecondi, con diversi allievi "friburghesi" che qui lo seguiranno (tra questi Löwith e Gadamer) e l'incontro con colleghi di grande spessore, oltre Natorp, il filosofo Nicolai Hartmann (1882-1950), il filologo Paul Friedländer (1882-1968) e, soprattutto, il teologo evangelico Rudolf Bultmann (1884-1976)[27]. Nuovi allievi si aggiungeranno ai suoi corsi di Marburgo, tra questi: Simon Moser (1901-1988), Gerhard Krüger (1902-1972), Hannah Arendt (1906-1975), Hans Jonas (1903-1993), Hermann Mörchen (1906-1990), Helene Weiß (1901-1951).

In questo primo periodo Heidegger studia la corrispondenza intercorsa tra Wilhelm Dilthey e Paul Yorck von Wartenburg[28] da cui nasce l'intenzione di pubblicarne una recensione che finirà per rappresentare un vero e proprio saggio, il quale, anticipando alcuni temi propri di Essere e tempo, sarà l'oggetto della famosa conferenza, Der Begriff der Zeit Vortrag vor der Marburger Theologenschaft, tenuta a Marburgo il 25 luglio 1924 su invito di Bultmann, di fronte ai teologi della locale università[29].

La storia d'amore con Hannah Arendt

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Hannah Arendt e Martin Heidegger

La pubblicazione di Essere e tempo e la nomina alla prima cattedra di filosofia alla Philipps-Universität di Marburgo

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I contenuti dei seminari universitari di Marburgo (a partire da quello invernale del 1923-1924)[30] rappresentano un cammino verso la pubblicazione principale del filosofo tedesco, Sein und Zeit (Essere e tempo) [31] che uscirà nell'aprile del 1927.

Precedentemente Heidegger aveva consegnato un primo suo manoscritto alla facoltà di filosofia dell'Università, il quale, esaminatolo, propone il 5 agosto 1925 il filosofo come successore di Nicolai Hartmann alla prima cattedra di filosofia, ma il 27 gennaio del 1926 il ministero respinge tale richiesta motivandola per "carenza di pubblicazioni importanti".

Nell'aprile del 1926 si avvia la composizione tipografica del testo, l'8 aprile Heidegger dona a Husserl alcune parti del manoscritto che quest'ultimo rivede.

Nel dicembre 1926, in concomitanza di una visita di Jaspers, Heidegger decide di lasciare incompiuto, alla seconda sezione della prima parte, Sein und Zeit. Il 3 maggio 1927 muore Johanna Kempf, la madre del filosofo. A pubblicazione avvenuta di Sein und Zeit (aprile 1927), il 19 ottobre 1927 Heidegger è nominato alla I cattedra di filosofia dell'Università di Marburgo. Nel frattempo, l'8 luglio dello stesso anno tiene una importante conferenza su Phänomenologie und Theologie (Fenomenologia e teologia)[32] presso la facoltà di teologia dell'Università di Tubinga.

Rientro alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo come successore di Husserl; il coinvolgimento con il nazismo; i "corsi friburghesi" (1928-1944)

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La collaborazione tra Heidegger e Husserl continua, nel 1928 preparano insieme la voce "Phenomenology" per la Encyclopaedia Britannica, curando l'edizione di Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins ("Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo") a suo tempo predisposta da Edith Stein (1891-1942). In autunno viene chiamato dall'Università di Friburgo, la Albert-Ludwigs-Universität, a succedere alla cattedra di Husserl il quale la lasciava per raggiunti limiti di età[33]. Fu lo stesso Husserl a volere Heidegger come suo successore[34].

Il 24 gennaio 1929 tiene la conferenza su Philosophische Anthropologie un Metaphysik des Daseins ("Antropologia filosofica e metafisica dell'esserci) [35]a Francoforte dove ci sarà l'unico incontro con Theodor W. Adorno.

Nella seconda metà di marzo Heidegger interviene a Davos sostenendo la celebre disputa con Ernst Cassirer (1874-1945), il suo intervento sarà compendiato in un libro pubblicato lo stesso anno: Kant und das Problem der Metaphysik[36]. Tale saggio vedrà la dedica a Max Scheler (1874-1928) scomparso l'anno prima e con cui Heidegger ebbe un intenso scambio filosofico già a partire dal 1923[37].

In occasione del settantesimo compleanno di Husserl, il 9 aprile del 1929, Heidegger tiene il discorso celebrativo e in quella occasione pubblicherà nel volume in onore del suo maestro Vom Wesen des Grundes ("Dell'essenza del fondamento")[38]. Il 27 luglio dello stesso anno tiene la lezione su Was ist Metaphysik? ("Che cos'è la metafisica?")[39].

La fama di Heidegger si diffonde per tutto il contesto accademico tedesco, viene invitato quindi a ricoprire una cattedra significativa come quella di Ernst Troeltsch (1856-1923) a Berlino che rifiuta il 3 maggio 1930; l'anno successivo rifiuterà ancora un medesima offerta della stessa università e anche una analoga di quella di Monaco. Per giustificare il suo gesto terrà un discorso alla radio di Berlino che sarà raccolto nello scritto Warum bleiben wir in der Provinz? ("Perché restiamo in provincia")[40].

Da luglio a dicembre del 1930 tiene diverse conferenze a Karlsruhe, Brema, Marburgo, Friburgo e Dresda (estate 1932), sul tema del Vom Wesen der Wahrheit ("Dell'essenza della verità")[41]. Il 26 ottobre dello stesso anno tiene la conferenza nell'abbazia benedettina di Beuron su Augustinus: Quid est tempus?[42].

L'elezione a rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, l'iscrizione al partito nazionalsocialista e le posizioni antisemite

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Per approfondire, vedi Heidegger e il nazionalsocialismo.

L'anno 1933 fu un anno grave per la Germania: il 30 gennaio Adolf Hitler, leader indiscusso del Partito nazista (Nsdap) che aveva ottenuto l'incarico dal presidente della "Repubblica di Weimar", Paul von Hindenburg (1847-1934), forma un nuovo governo, il quale tuttavia non dispone di una maggioranza in parlamento. Il 27 febbraio il parlamento tedesco, il Reichstag, viene dato alle fiamme, i nazisti accusano del gesto i comunisti. Il giorno dopo un decreto a firma dello stesso Hindenburg sospende i diritti politici e civili. Il 5 marzo il partito nazista vince alle elezioni politiche e il 23 dello stesso mese Adolf Hitler fa approvare una legge che assegna al suo governo poteri eccezionali. Il 7 aprile il governo di Hitler vara una legge, la Gesetz zur Wiederherstellung des Berufsbeamtentums, per la quale i funzionari pubblici (e tra questi i professori universitari) "non ariani" devono essere allontanati dal loro ruolo.

Il 21 aprile 1933 Heidegger viene eletto rettore alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, prendendo il posto del dimissionario Wilhelm von Möllendorff (1887-1944), il quale, eletto l'anno precedente, aveva tentato senza successo di ritardare l'attuazione della legge del 7 aprile che metteva in congedo tutti i professori di origine ebraica[43]. Heidegger viene proposto da un gruppo di docenti nazionalsocialisti guidati da Wolfgang Aly (1881-1962) e Wolfgang Schadewaldt (1900-1974). Il voto a favore di Heidegger è pressoché unanime: gli unici 13 voti che non lo appoggiano, su 93 disponibili, sono proprio i voti dei professori "ebrei" che in virtù del decreto attuato dal galautier per il Baden, Robert Wagner, non possono essere conteggiati. Va attestato che dei restanti 80, solo 56 presero parte alla votazione[44].

Il 1 maggio dello stesso anno, in quanto condizione prevista per assumere ufficialmente l'incarico, si iscrive al Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Nsdap, Partito nazista)[45].

Il 27 maggio si insedia ufficialmente al rettorato, tenendo il famoso discorso Die Selbstbehauptung der deutschen Universität ("L'autoaffermazione dell'università tedesca")[46]. Gli effetti di questo discorso furono molteplici e con valutazioni contrastanti, da una parte Heidegger lo ricorderà nel 1945 nel Das Rektorat 1933/1934. Tatsachen und Gedanken (Il rettorato 1933/1934. Fatti e pensieri)[47] sostenendo che già il giorno successivo se lo erano dimenticati tutti e che nulla cambiò; la stampa nazionalsocialista esulterà; i commentatori stranieri, tra cui Benedetto Croce che nella lettera a Karl Vossel del 9 settembre 1933 lo valuterà come inadeguato e opportunista, criticheranno il testo. Diversa la valutazione di Karl Jaspers che il 23 agosto 1933 invierà una lettera a Heidegger per complimentarsi, anche se successivamente spiegherà che voleva dare la migliore lettura possibile di quel discorso per mantenere con lui un dialogo aperto[48]. Franco Volpi[49] nota come il testo sia influenzato dal Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt (1932) [50] di Ernst Jünger (1895-1998), questo per la sua suddivisione nel triplice compito: Arbeitsdienst (servizio del lavoro), Wehrdienst (servizio di difesa) e Wissensdienst (servizio del sapere) consegnando a quest'ultimo il ruolo primario.

Nel settembre 1933 vengono offerte a Heidegger due ambiziose candidature alle cattedre delle prestigiose università di Berlino e di Monaco. L'opposizione al suo nome proviene da due fronti: da una parte i professori conservatori, dall'altra diversi professori nazisti che non riconoscevano nella sua filosofia la Weltanschauung propria del partito[51]. In questa circostanza inizia a circolare un documento stilato dal filosofo e psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940), già collega di Heidegger nel periodo di Marburgo, il quale lo descrive come «pericoloso schizofrenico», propugnatore di pensiero ebraico di genere «avvocatesco-talmudico» che, per questa ragione, secondo Jaensch, avrebbe attratto così tanti ebrei ai suoi corsi. In realtà, secondo lo psicologo nazista, la condotta di Heidegger era solo un abile adattamento della sua filosofia al nazionalsocialismo[52]. L'anno successivo Heidegger torna ad essere in predicato per un incarico molto ambizioso: la direzione del costituendo Nationalsozialistischer Deutscher Dozentenbund ("Accademia dei docenti nazionalsocialisti"). In quella occasione Jaensch rincara la dose con una nuova relazione indicando le idee di Heidegger come «ciance schizofreniche», «banalità con le sembianze di cose significative», idee di un autore pronto a cambiare nuovamente bandiera qualora la rivoluzione nazista si dovesse arrestare. In quella stessa circostanza, il filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), già nominato dai nazisti rettore della Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte, il quale mirava alla medesima posizione di filosofo del partito, esce allo scoperto e, sulla "prestigiosa" rivista di pedagogia nazista, da lui curata, Volk im Werden, appare un articolo del seguente tenore:

« Il tono fondamentale della visione del mondo sottesa alla lezione di Heidegger si caratterizza con i concetti di cura e di angoscia, i quali si riferiscono entrambi al nulla. La cifra di questa filosofia è un aperto ateismo e un nichilismo metafisico, equivalente a quello sostenuto in modo particolare da vari autori Ebrei: essa è perciò un motivo di disgregazione e fiaccamento del popolo tedesco. In Essere e tempo Heidegger filosofeggia esplicitamente e volutamente a proposito della “quotidianità”; ma non vi è neanche un accenno in merito al popolo e allo Stato, alla razza, e al blocco valoriale della nostra immagine nazionalsocialista del mondo. »
(citato in Guida a Heidegger (a cura di Franco Volpi), Bari, Laterza, 2012, p. 37)

In analogo modo si mosse Walter Groß (1904-1945), astro nascente del partito nazista[53], il quale, citando le relazioni di Jaensch e gli articoli di Krieck, avvertì l'ufficio di Joseph Goebbels dell'inopportunità di nominare a tale prezioso incarico Heidegger. Groß suggerisce a Goebbels anche di mettere fine alla politicizzazione delle università di modo che si possa mettere fine agli «sforzi penosi» dei docenti «di recitare la parte del nazionalsocialismo», riservando la cura ideologica alle predisposte sezioni di partito, lasciando alle università il solo ambito tecnico, economico e scientifico[54].

Il 14 aprile 1934 Heidegger rassegna le dimissioni da rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, che verranno accolte dall'università il 27 dello stesso mese.

I discorsi tenuti da Heidegger nel periodo del rettorato, compreso tra il 22 aprile 1933 e il 14 aprile 1934, sono integralmente riportati nel volume 16 della Martin Heidegger Gesamtausgabe, segnatamente nella parte III (pp. 81 -274) e integralmente tradotti in italiano, sempre nella parte III (pp. 75-256), nel volume Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976, curato da Nicola Curcio, per la casa editrice Il melangolo di Genova.

Da queste testimonianze, e da altre testimonianza indirette, è indiscusso per gli studiosi [55] il fatto che Heidegger, nel suo ruolo di rettore, abbia comunque attivamente partecipato al programma di nazificazione della sua università. Già nel discorso di insediamento a rettore, il filosofo tedesco ambiva a una rottura epocale, una sorta di lotta decisiva per la storia dell'essere a partire dalla riforma dell'università. E in questa battaglia egli si presenta come l'alfiere degli studenti rivoluzionari nazionalsocialisti in rivolta contro gli accademici borghesi. Una rivolta, come rileva lo storico Rüdiger Safranski, che possiede parole d'ordine sovrapponibili a quelle del movimento studentesco del '67[56]. Lo studioso Rüdiger Safranski ritiene che le dimissioni di Heidegger vadano imputate alla sua delusione nel riscontrare che il partito nazista non si dimostrasse sufficientemente "rivoluzionario" nei confronti dell'idealismo e del conservatorismo borghesi proprio delle università dell'epoca.

« Quindi le dimissioni di Heidegger dal rettorato sono connesse con la sua lotta per la purezza del movimento rivoluzionario, così come lo intendeva lui, cioè come rinnovamento dello spirito occidentale dopo la "morte di Dio" »
(Safranski p.331)

In questo periodo la condotta di Heidegger nei confronti dei propri allievi e colleghi ebrei è ambivalente. Franco Volpi[57] nota come in alcuni casi, come con Werner Brock, Eduard Fraenkel, Elisabeth Blochmann, Paul Kristeller, Georg von Hevesy egli si sia adoperato per trovare loro una sistemazione all'estero; ma in altri casi, come con Richard Hönigswald, Eduard Baumgarten, Jonas Cohn, Hermann Staudinger, si comportò diversamente, denunciandoli. Denunciò come «non nazionalsocialista» anche il suo allievo cattolico Max Müller (1906-1994) che per questa ragione perse la docenza.

In sintesi Heidegger aderì con entusiasmo alla "rivoluzione nazionalsocialista", interpretata da lui come storica possibilità per la risorgenza dell'essere, e con altrettanto entusiasmo si adoperò, durante il suo rettorato, per la nazificazione della sua università. Diede le dimissioni quando ebbe contezza che il nazismo stava rinunciando alle sue premesse "rivoluzionarie" per mediare con gli interessi "borghesi".

Fatto salvo quindi l'evidente adesione di Heidegger al nazismo, certamente secondo una visione del tutto personale dello stesso, adesione che egli non ritratterà mai, diversi studiosi si sono interrogati se la sua filosofia potesse contenere anche delle posizioni antisemite.

Hadrien France-Lanord (specialista di Heidegger) nella voce Antisémitisme del Le Dictionnaire Martin Heidegger (curato da Philippe Arjakovsky, François Fédier, Hadrien France-Lanord, Editions du Cerf, 2013) afferma, nel 2013, testualmente (p. 27):

(IT)
« Non c'è, in tutta l'opera di Heidegger pubblicata ad oggi (84 volumi su 102), una sola frase antisemita »

(FR)
« Il n'y a, dans toute l'œuvre de Heidegger publiée à ce jour (84 volumes sur 102), pas une seule phrase antisémite. »

Il rifiuto di considerare Heidegger antisemita, fu la posizione di importanti studiosi quali, ad esempio, il già citato Rüdiger Safranski («Heidegger antisemita? Non lo fu nel senso del folle sistema ideologico dei nazionalsocialisti. Risulta infatti evidente che né nei corsi di lezioni né negli scritti filosofici, né nei suoi discorsi e pamphlets politici si possono trovare osservazioni antisemite e razziste.», p. 309) e Bern Martin[58].

Donatella Di Cesare [59] rileva anche come tale posizione di rifiuto nel considerare Heidegger come un "antisemita" sia stata condivisa da molti allievi ebrei di Heidegger quali Karl Löwith, Hans Jonas, Hannah Arendt e Herbert Marcuse che pure non gli fecero mancare critiche.

Nel 2014, tuttavia, la casa editrice tedesca Vittorio Klostermann di Francoforte, casa editrice che cura la Gesamtausgabe di Heidegger prevista in 102 volumi, ha dato alle stampe i volumi n. 94, 95 e 96 contenenti i primi Schwarze Hefte ("Quaderni Neri", taccuini in cui il filosofo raccoglieva, rivedendoli, i suoi pensieri, di fatto una vera e propria opera filosofica) titolati come Überlegungen (Riflessioni, dal II al XV; il I è andato perduto) che coprono il periodo compreso tra il 1931 e il 1941. Questi testi, fino a quel momento sconosciuti in quanto mai pubblicati, contengono delle affermazioni chiaramente antisemite. Così nei 1.694 passaggi numerati nelle Überlegungen (a cui vanno aggiunte le 120 pagine dell'ultimo volume che non contengono la numerazione), Heidegger cita per quattordici volte temi inerenti agli ebrei e all'ebraismo, sette di questi quattordici passaggi sono chiaramente antisemiti.

Il dibattito tra gli studiosi sui temi sollevati dalla pubblicazione dei primi Schwarze Hefte è ancora aperto. Così per lo stesso curatore delle edizioni degli Schwarze Hefte, Peter Trawny, la presenza di tratti antisemiti nel pensiero heideggeriano è indubitabile [60]. La specialista di Heidegger Donatella Di Cesare, nella sua opera Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri" del 2014, rileva, ad esempio, come la posizione di Heidegger sugli ebrei non possa essere considerata solo in base alla "quantità" dei passaggi degli Überlegungen, quanto piuttosto su come questi "passaggi", unitamente ad altre espressioni maggiormente utilizzate in qualità di "sinonimi", possano far comprendere l'effettiva posizione filosofica di Heidegger sugli ebrei, qui evidentemente intesi come popolo posto al di fuori della storia dell'essere, il che iscriverebbe Heidegger in quella tradizione antisemita propria della filosofia tedesca, ad esempio di Kant, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, nonché di buona parte della passata cultura filosofica europea. La studiosa Francesca Brencio, considerando che la prospettiva ermeneutica di tali affermazioni sia ancora di fatto assente, avanza invece l'ipotesi che tale antisemitismo sia piuttosto legato «alla spietata critica che Heidegger muove al cristianesimo»[61]. Di tutt'altro avviso il figlio di Heidegger, Hermann Heidegger, storico e curatore testamentario delle opere del filosofo tedesco, nonché diretto curatore di alcuni volumi della Martin Heidegger Gesamtausgabe che, in un suo articolo del 6 agosto 2015 pubblicato dallo Die Zeit di Amburgo, sostiene che il filosofo non è mai stato antisemita[62].

Il ritorno alla filosofia, Hölderlin

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Dimessosi da rettore e rifiutato come direttore dell'Accademia dei docenti nazionalsocialisti, nel maggio 1934 Heidegger diviene componente della Commissione di filosofia del diritto dell'Akademie für deutscher Recht ("Accademica per il diritto tedesco"). Nello stesso mese si reca a Weimar dove visita l' "Archivio Nietzsche" e dove incontra Elisabeth Nietzsche (1846-1935). In questo periodo il coinvolgimento di Heidegger con la politica si va allentando anche se nutre ancora fede in Hitler e nella rivoluzione nazionalsocialista [63]. Significativo in tal senso è il corso del semestre estivo del 1934[64] che previsto con il titolo "Stato e scienza", aveva attirato numerose personalità naziste curiose anche di conoscere cosa avrebbe sostenuto Heidegger rispetto alle sue dimissioni da rettore. Entrato in aula il filosofo comunica l'intenzione di mutare l'argomento del corso in "Logica" intesa come interrogazione sui fondamenti dell'essere, luogo della problematicità: alla seconda ora di lezione la sala si svuota, solo gli interessati alla filosofia sono presenti[65].

Nel semestre invernale 1934-35 affronta per la prima volta la figura e la poesia di Friedrich Hölderlin (1770-1843)[66]. In una significativa lettera che Heidegger invia il 31 dicembre 1934, alla sua amica, amante e confidente Elisabeth Blochmann (1892-1972), nel frattempo rifugiatasi in Inghilterra per via delle sue origini ebraiche, ne spiega le ragioni:

« Hö[derlin] ha pre-istituito la miseria – che ha un rinnovato inizio – del nostro esserci storico, affinché essa ci attenda. E la nostra miseria è la mancanza di miseria, l’impotenza a un’esperienza originaria della problematicità dell’esserci. E l’angoscia di fronte all'interrogare giace sull'Occidente; esilia i popoli in sentieri invecchiati e li ricaccia in fretta in dimore ormai decrepite. »
(In Martin Heidegger-Elisabeth Blochmann, Carteggio 1918-1969, trad. it. a cura di Roberto Brusotti. Genova, Il melangolo, 1991, p. 135)

L'atto del poetare è quindi ciò che istituisce la cultura. La Grundstimmung ovvero la tonalità emotiva fondante di un popolo, quindi la verità del suo esserci, è istituita dai poeti che, unitamente ai pensatori e agli statisti, creano opere di grande potenza generando nuove condizioni dell'esserci. E, riferendosi a Höderlin, il "poeta del poetare", rivela:

(IT)
« Può darsi che noi un giorno usciamo dal nostro quotidiano, dovendo entrare nella potenza della poesia (Macht der Dichtung), e che non possiamo più tornare alla quotidianità così come l'abbiamo lasciata. »

(DE)
« Es kann sein, dass wir dann eines Tages aus unserer Alltäglichkeit herausrücken und in die Macht der Dichtung einrücken müssen, dass wir nie mehr so in die Alltäglichkeit zurückkehren, wie wir sie verlassen haben. »
(In GA 39 p.22)

La scelta di Hölderlin è da Heidegger ben meditata in quanto il poeta tedesco è «der Dichter des Dichters und der Dichtung» ("il poeta dei poeti e della poesia"), non solo, Hölderlin è anche il «der Dichter der Deutschen» ("il poeta dei tedeschi"), e siccome lui è tutto questo ma il suo poetare è "difficile" (Schwer) e "arcano" (Verborgene), la sua "potenza" non è divenuta "potenza" del popolo tedesco e "siccome non lo è, lo deve diventare" (Weil er das noch nicht ist, muß er es werden)[67].

Quindi parlare di Hölderlin è per Heidegger parlare di politica nel suo significato più "alto"[68] in quanto, e qui Heidegger cita direttamente l'ultima frase della lirica Andenken ('Ricordi') di Hölderlin:

(IT)
« il poeta fonda ciò che resta »

(DE)
« Was bleibet aber, stiften die Dichter »
(GA 39, p. 214)

Per meglio significare questo valore, Heidegger introduce una modifica grafica al termine Sein che diventa Seyn: all'"essere" (Sein) si aggiunge, nella terminologia heideggeriana, l'Essere (Seyn):

(IT)
« Il poeta è il fondatore dell'Essere »

(DE)
« Der Dichter ist der Stifter des Seyns »
(GA 39, p. 214)

Nei fondamentali scritti che inizierà a redigere l'anno successivo, il 1936, e fino al 1938, e che saranno pubblicati con il titolo Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis)[69] Heidegger rende conto dell'importanza di questa innovazione terminologica:

(IT)
« Il domandare dell'Essere secondo la sua storia non è rovesciamento della metafisica, bensì de-cisione in quanto progetto del fondamento di quella distinzione in cui anche il rovesciamento deve continuare a mantenersi. Con tale progetto questo domandare giunge assolutamente al di fuori della distinzione tra essere ed ente ed è per tale ragione che essa scrive ora il nome dell'essere (Sein) nella forma di "Essere" (Seyn). Ciò deve indicare che qui l'essere non è più pensato nel senso della metafisica. »

(DE)
« Das seynsgeschichtliche Erfragen des Seyns ist nicht Umkehrung der Metaphysik, sondern Ent-scheidung als Entwurf des Grundes jener Unterscheidung, in der sich auch noch die Umkehrung halten muß. Mit solchem Entwurf kommt dieses Fragen überhaupt ins Außerhalb jener Unterscheidimg von Seiendem und Sein; und sie schreibt deshalb auch das Sein jetzt als »Seyn«. Dieses soll anzeigen, daß das Sein hier nicht mehr metaphysisch gedacht wird. »
(GA 65, p.436; traduzione di Franco Volpi in Contributi alla filosofia (Dall'Evento); Milano, Mondadori, 2010, pp. 782-3)

Approfondimento

Jaspers e Heidegger si incontrano per la prima volta l'8 aprile del 1920, alla festa di compleanno di Edmund Husserl. Jaspers è già un professore affermato, insegna filosofia presso la Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, mentre Heidegger è l'assistente di Husserl. Ambedue condividono l'esigenza di riformare l'insegnamento accademico, ma il sodalizio ha un arresto quando Heidegger, dopo aver inviato una copia della sua opera capitale, Essere e tempo all'amico, che considera insieme a Rudolf Bultmann (1884-1976) l'unico in grado di comprenderne appieno i contenuti, scopre che questi si è limitato ad affidare a Dolf Sternberger (1907-1989) e a Hans Jonas (1903-1993) l'esecuzione di due seminari. In realtà sappiamo dagli appunti personali di Jaspers che il filosofo non lesse mai del tutto l'opera di Heidegger non essendosene appassionato. Il rapporto tra i due riprende comunque con entusiasmo quando Jaspers invia a Heidegger le sue due opere del 1931 Philosophie ("Filosofia") e Die geistige Situation der Zeit ("La situazione spirituale del nostro tempo"). Nel giugno del 1933, divenuto rettore a Friburgo e aderente al Partito nazista, Heidegger si reca a Heidelberg per una conferenza sull'università nel III Reich. In questa circostanza incontra, per l'ultima volta, Jaspers. Nelle sue memorie Jaspers ricorda questo incontro con Heidegger che affronta il tema del "complotto ebraico mondiale". Jaspers, sposato con Gertrud Mayer (1879-1974) di origini ebraiche, è decisamente preoccupato per il suo avvenire e per l'avvenire della Germania in mano ai nazisti. Ciononostante Jaspers rimane dell'idea di poter mantenere un contatto filosofico con Heidegger, questo almeno fino all'ultima sua lettera, datata 16 maggio 1936. Nel 1937 Jaspers viene costretto al pensionamento e, a partire dal 1938, gli viene impedito di pubblicare le sue opere. Il professore di Heidelberg si prepara quindi a un eventuale arresto da parte della Gestapo meditando, in questo caso, di avvelenarsi insieme alla moglie. I contatti tra i due riprendono solo nell'autunno del 1945 quando Jaspers invia a Heidegger una copia della rivista "Wandlung" di cui è collaboratore. Heidegger non gli risponde, ma sollecita la Commission d'Epuration che si sta occupando della denazificazione delle università tedesche e quindi del suo caso, di prendere contatto con Jaspers. La Commissione è inizialmente intenzionata a dare il via libera alla docenza per Heidegger, ma il duro intervento di Jaspers contro Heidegger, dove questi viene denunciato come nazista e dove viene auspicato il suo allontanamento dall'insegnamento, gli fa cambiare idea. Nel 1949 il rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, Gerd Tellenbach (1903-1999), si rivolge tuttavia nuovamente a Jaspers per un parere su un eventuale ritorno di Heidegger all'insegnamento. Questa la risposta di Jaspers:

« Magnifico Rettore, Con quel che ha fatto in filosofia, Heidegger è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei filosofi più importanti del nostro tempo. In Germania non c'è nessuno che lo superi. Il suo modo di fare filosofia, sensibile alle questioni più profonde e riconoscibile solo indirettamente nei suoi scritti, fa di lui oggi, in un mondo filosoficamente povero, una figura unica. [...] »
(In M. Heidegger-K. Jaspers, Briefwechsel 1920-1963 (a cura di W. Biemel e H. Saner) Francoforte, Monaco, Zurigo, Klostermann, Piper, 1990, p.p. 275.6; Cit. in Volpi Guida a Heidegger, p.43)

La relazione tra i due filosofi riprende, ma il rifiuto di Heidegger di fare autocritica sul suo trascorso nazista fa nuovamente sprofondare il rapporto. Nella sua lettera del 22 settembre 1959 Jaspers chiarisce ad Heidegger che «Dal 1933 in poi si è interposto tra noi un deserto che, dopo quanto è accaduto ed è stato detto in seguito, appare sempre più inattraversabile».

Il 26 febbraio 1969 Karl Jaspers muore, sul suo scrittoio rimane aperto un faldone di 300 pagine manoscritte il cui ultimo appunto è un addio a Heidegger:

« Da sempre - scrive Jaspers- i filosofi tra loro contemporanei si incontrano in alta montagna, sopra un vasto altopiano roccioso. Da lassù lo sguardo spazia sulle montagne nevose e ancora più in basso sulle valli abitate dagli uomini e sull'orizzonte lontano e in ogni dove sotto il cielo. Là, il sole e le stelle sono più lucenti che in qualsiasi altra parte. E l’aria è talmente pura che dissolve ogni opacità, talmente fredda che non lascia levarsi alcun fumo, talmente limpida che uno slancio del pensiero si diffonde in spazi immensi. [...] Oggi sembra che su questo altopiano non ci sia nessuno da incontrare. Ho avuto l’impressione [...] di incontrarne uno soltanto e – tranne lui – nessun altro. Quest’uomo però è stato un mio cavalleresco avversario: le potenze che noi servivamo, infatti, erano irriducibili tra loro. Presto apparve evidente che noi non potevamo affatto parlare uno con l'altro. E così la gioia si trasformò in dolore, un dolore particolarmente inconsolabile, come se si fosse perduta una possibilità che sembrava prossima, a portata di mano. Così è andata tra me e Heidegger. Per questo trovo insopportabili, senza alcuna eccezione, tutte le critiche che egli ha subito: lassù, infatti, su quell'altopiano, non avrebbero trovato posto. Per questo vado alla ricerca della critica che diventa reale nella sostanza del pensiero stesso, alla ricerca della lotta che rompe l’assenza di comunicazione dell'inconciliabile, della solidarietà che lassù – trattandosi di filosofia – è ancora possibile anche tra chi è più estraneo. Una critica e una lotta intese in questo senso sono forse possibili, eppure vorrei, per così dire, tentare di catturarne l’ombra »
(K. Jaspers, Notizen zu Martin Heidegger. Monaco, Zurigo, Piper, 1978, pp. 263-4. Cit. in Volpi Guida a Heidegger, p.45)

L'elenco integrale delle opere di Martin Heidegger, con le relative traduzioni in lingua italiana laddove disponibili, è consultabile nel capitolo Martin Heidegger Gesamtausgabe.

Le opere di Heidegger corrispondono, per larga parte, alla rielaborazione degli appunti inerenti alle lezioni universitarie svoltesi nei semestri accademici. Incedendo su tale percorso si può seguire lo sviluppo, il muoversi negli anni, del suo pensiero filosofico.

Heidegger ha tuttavia lasciato un suo scritto, datato 1937-1938, in cui suggeriva un percorso di lettura della sua opera. Tale scritto, Über die Bewahrung des Versuchten è in GA 66[70].

Franco Volpi[71] ritiene che tale scritto spieghi le ragioni per cui, ad esempio, l'opera Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis) (in GA 65, "Contributi alla filosofia. Dell'evento")[72]) sia risultata inedita fino alla morte del filosofo. Secondo Volpi, Heidegger intendeva applicare quel criterio "tradizionale" proprio del Corpus Aristotelicum, quindi una suddivisione delle opere: "exoteriche" dirette al pubblico, e un insieme di opere "esoteriche" dirette a coloro che risultavano pronti a recepirne i contenuti[73]. Quindi una specie di cammino "iniziatico" verso il "cuore" del suo pensiero. Tale lettura è stata recepita anche da Donatella Di Cesare[74]secondo la quale ciò spiegherebbe, tra l'altro, l'importanza degli Schwarze Hefte nella complessiva opera heideggeriana.

Il "percorso" suggerito da Heidegger in Über die Bewahrung des Versuchten è il seguente:

1. Lezioni universitarie (die Vorlesungen)
2. Le conferenze (die Vorträge)

Hegelvortrag (Amsterdam )[75]
Über das Wesen der Wahrheit[76]
Die gegenwärtige Lage der Philosophie (Konstanzer Vortrag)[77]
Vom Ursprung des Kunstwerks (Freiburger Vortrag)[78]
Vom Ursprung des Kunstwerks (Frankfurter Vorträge)[79]

3. Appunti per le esercitazioni seminariali, in particolare: (die Aufzeichnungen zu den Übungen, im besonderen)

zu Kants transzendentaler Dialektik und zur Kritik der praktischen Vernunft[80]
zu Hegels Phänomenologie des Geistes[81]
zu Leibniz, Monadologie[82]
zu Kants Kritik der aesthetischen Urteilskraft[83]
zu Schillers Briefen über die aesthetische Erziehung[84]
zur Nietzschevorlesung[85]

4. Lavori preparatori per l'opera (Vorarbeiten zum Werk)

(dazu die Selbstkritik von »Sein und Zeit«)[86]

5. Überlegungen und Winke Heft II-IV-V[87]
6. die Hölderlinvorlesung[88] und Vorarbeiten zum »Empedokles«[89]
7. Vom Ereignis (Beiträge zur Philosophie) dazu Nr. 4[90]

  1. Citato in Ernst Nolte, L'eredità del nazionalsocialismo. Roma, Di Renzo Editore, 2003, pp. 13-4.
  2. Safranski, p. 327.
  3. (1872-1948), quest'ultimo all'epoca rettore del convitto di Costanza "Konradihaus".
  4. 1862, tr.it. Sui molteplici significati dell’essere in Aristotele, Milano, Vita e Pensiero, 1995.
  5. La ragione per cui Heidegger dovette trasferirsi in territorio austriaco per frequentare un seminario dei gesuiti risiede nella Jesuitengesetz, la legge tedesca emanata il 4 luglio del 1872 che proibiva la presenza di istituzioni religiose governate dai gesuiti sul territorio tedesco.
  6. Tali motivi ineriscono a problemi di natura cardiaca.
  7. Franco Volpi, Guida a Heidegger, p.4.
  8. Franco Volpi, in Heidegger, Enciclopedia filosofica, Milano, Bompiani, 2006, vol. 6, p. 5210, nota come questo strumento riporti alla fine di ogni capitolo lunghi brani tratti da Aristotele, Tommaso d'Aquino e Francisco Suárez, nonché l'etimologia di termini fondamentali dell'ontologia.
  9. Cfr. GA 14, p.93.
  10. Ripubblicato nel 1979 nella Martin Heidegger Gesamtausgabe, (da ora GA) I volume, pp. 1-15; ed. it. Il problema della realtà nella filosofia moderna, in Martin Heidegger, Scritti filosofici. 1912-1917, traduzione di Albino Babolin. Padova, La Garangola, 1972, pp. 131 e sgg.
  11. Cfr. GA 1, pp.17-43; ed. it. Recenti ricerche sulla logica, in Martin Heidegger, Scritti filosofici. 1912-1917, pp.149 e sgg.
  12. Cfr. GA 1, pp. 59-188; ed. it. La dottrina del giudizio nello psicologismo, traduzione di Albino Babolin. Padova, La Garangola, 1972
  13. In questa tesi Heidegger discute delle posizioni di Wilhelm Wundt, Franz Brentano, Heinrich Maier, Anton Marty, Theodor Lipps, mostrando adesione alle critiche contro le teorie psicologistiche della logica, proprie del neokantismo e della fenomenologia.
  14. Cfr. GA 1, pp. 189-411; ed. it. La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, traduzione di Albino Babolin. Bari, Laterza, 1974
  15. In questo testo Heidegger affronta la relazione tra modi essendi, modi intelligendi e modi significandi, riportati nella Grammatica speculativa opera all'epoca ritenuta di Duns Scoto ma che nel 1922 il medievista Martin Grabmann (1875-1949) dimostrerà essere di Tommaso di Erfurt (cfr. De Thoma Erfordiensi auctore Grammaticae quae Ioanni Duns Scoto adscribitur speculativae, Archivum Franciscanum Historicum, vol. 15 (1922), pp.273–277.
  16. Cfr. GA 1, pp. 413-433; ed. it. Il concetto di tempo nella scienza della storia, in Martin Heidegger, Scritti filosofici. 1912-1917, pp. 210 e sgg.
  17. Cfr. Vorwort zur ersten Ausgabe der "Frühen Schriften" (1972), in GA 1 p.55.
  18. Quest'ultimo non era figlio biologico di Heidegger, ma dell'amante della moglie. Benché ne fosse consapevole, Heidegger lo riconobbe come proprio. Cfr. in tal senso Briefe Martin Heideggers an seine Frau Elfride 1915-1970 a cura di G. Heidegger, Monaco 2005.
  19. Cfr. Nota a partire da B. Casper, Martin Heidegger und die Theologische Fakultät Freiburg (1909-1923), « Freiburger Diözesan-Archiv », C (3a serie, xxii), 1980, pp. 534-541. La lettera è citata in Hugo Ott, Martin Heidegger: sentieri biografici, Milano, Sugarco 1990 (Unterwegs zu seiner Biographie, Campus Verlag, Frankfurt 1988), p. 97 nella traduzione di F. Cassinari.
  20. Husserl fu chiamato nel 1916 a sostituire Heinrich Rickert, mentre Heidegger era impegnato nel servizio militare. Husserl ebbe come assistente Edith Stein (1891-1942) dall'ottobre 1916 a febbraio 1918.
  21. Su questo Volpi, Heidegger in EF, p.5211.
  22. In italiano Ricerche logiche, a cura di Giovanni Piana, 2 volumi, Milano: Il Saggiatore, 1968
  23. Volpi, Heidegger, in EF, p. 5212.
  24. Su questo cfr. anche il 10° capitolo, aggiunto nell'edizione postuma, di Karl Jaspers, Philosophische Autobiographie.
  25. In GA 9. La traduzione italiana è in appendice a Martin Heidegger Segnavia, pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987
  26. In GA 62, Phänomenologische Interpretation ausgewählter Abhandlungen des Aristoteles zu Ontologie und Logik, pp. 341-419; ed.it. Interpretazioni fenomenologiche di Aristotele (Indicazione della situazione ermeneutica), traduzione di V. Vitiello, in Filosofia e teologia, IV, 1990, pp.489-532.
  27. Bultmann era giunto a Marburgo due anni prima. Il rapporto fu per entrambi fecondo, Heidegger precisò meglio la relazione tra filosofia e teologia nell'ottica dell'analisi estenziale, Bultmann elaborò l'interpretazione esistenziale del Nuovo Testamento: ciò che per Heidegger era critica della "metafisica" per Bultmann diveniva un processo di "demitizzazione".
  28. Briefwechsel zwischen Wilhelm Dilthey und dem Grafen Paul Yorck von Wartenburg 1877 - 1897, Halle 1923, ristampa Hildesheim 1995
  29. Il testo, Der Begriff der Zeit. Vortrag vor der Marburger Theologenschaft è in GA 64, pp. 105 e sgg.; ed. it. nella traduzione di Franco Volpi, e con la postilla di Hartmut Tietjen, è in Il concetto di tempo edito dalla Adelphi di Milano nel 1978.
  30. In GA da 17 a 24.
  31. In GA 2; di questa opera fondamentale di Heidegger disponiamo in lingua italiana di una prima traduzione di Pietro Chiodi pubblicata dalla Edizioni Bocca nel 1953, poi, rivista, dalla UTET nel 1969 e infine, sempre rivista, dalla Longanesi nel 1970; una successiva traduzione di Alfredo Marini è stata pubblicata nei Meridiani della Mondadori nel 2006.
  32. In GA 9; la traduzione italiana, di Franco Volpi, è in Segnavia, pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987
  33. Cfr. Elio Franzini Husserl in Enciclopedia filosofica, vol. 6, p. 5395.
  34. Safranski, p. 215
  35. Non pubblicata, è prevista la pubblicazione in GA 80.
  36. In GA 3; di questo testo disponiamo in italiano di una traduzione di Maria Elena Reina, riveduta da Valerio Verra, pubblicata dalla casa editrice Laterza di Bari nel 1981 con il titolo Kant e il problema della metafisica.
  37. Cfr. ad esempio le conferenze tenute, tra il 1923 e il 1924 in varie sedi della Kant-Gesellschaft su suo invito, da cui il testo di Heidegger Wahrsein und Dasein. Aristoteles, Ethica Nicomachea ancora non pubblicato ma previsto in GA 80.
  38. In GA 9; l'edizione italiana di questo testo, curata e tradotta da Franco Volpi, è in Segnavia, pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987.
  39. In GA 9; l'edizione italiana di questo testo, curata e tradotta da Franco Volpi, è in Segnavia, pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987.
  40. In GA 13: Aus der Erfahrung des Denkens; la traduzione italiana di questo volume è di Nicola Curcio, pubblicata dalla casa editrice Il melangolo di Genova con il titolo Dall'esperienza del pensiero nel 2011
  41. In GA 9: Wegmarken; l'edizione italiana di questo volume, curata e tradotta da Franco Volpi, è Segnavia, pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987
  42. In GA 80 volume in attesa di pubblicazione.
  43. Wilhelm von Möllendorff era già inviso ai nazisti per aver pubblicamente difeso il borgomastro di Friburgo, Karl Bender (1880-1970), uomo politico di centro.
  44. cfr. Rüdiger Safranski, Heidegger e il suo tempo (Ein Meister aus Deutschland. Heidegger und seine Zeit, 1994); traduzione di Nicola Curcio, ed. italiana a cura di Massimo Bonola, Longanesi, Milano 1996 e TEA, Milano, 2001, p. 293. Ma anche:
    « The Nazi professors put Heidegger forward, and under pressure from within the university and without, he was duly elected as Rector on 21 April 1933 by an almost unanimous vote of the professoriate. Indeed, the only substantial body of professorial opinion that did not support him consisted of the 12 out of 93 holders of chairs in Freiburg who were Jewish. They were not allowed to cast their votes, however, since they had been suspended from their posts under the law of 7 April by the Nazi Reich Commissioner for Baden, Regional Leader Robert Wagner, as ‘Non-Aryans’. »
    (Richard J. Evans, The Coming of the Third Reich, 2003, versioni epub pos. 544)
  45. Franco Volpi, Guida a Heidegger, p. 36
  46. La traduzione italiana di Carlo Angelino è stata pubblicata dalla casa editrice Il melangolo di Genova nel 1988
  47. In GA 16 al n.180; traduzione italiana in Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976 curato da Nicola Curcio, traduttore insieme a Carlo Angelino, Roberto Brusotti e Adriano Fabris, per la casa editrice Il melangolo di Genova, 2000, p. 338.
  48. Cfr. Safranski, pp. 304-5; Safranski rileva, tuttavia, come Jaspers abbia plaudito alle riforme naziste delle università tedesche e, sempre nell'estate del 1933, abbia cercato di partecipare a tale processo di riforma, senza riuscirvi però, in quanto, coniugato con una ebrea, era appena tollerato dal regime.
  49. Cfr.Guida a Heidegger, p.36
  50. Traduzione italiana in L'Operaio. Dominio e forma, Milano, Longanesi 1984, Parma, Guanda 1991
  51. Alla fine l'offerta a Heidegger venne effettivamente fatta, ma lui la rifiutò motivandola che c'era bisogno di lui a Friburgo.
  52. Safranski, p. 325.
  53. Il 15 maggio 1934 Walter Groß fu nominato, su indicazione del vice di Hitler, Rudolf Hess, nel "prestigioso" incarico di direttore del Rassenpolitisches Amt der NSDAP ("Ufficio per la politica razziale dello Nsdap"), cfr. Max Weinreich, I professori di Hitler, 2003, Milano, Il Saggiatore, p. 98.
  54. Safranski, p. 327.
  55. Cfr. a solo titolo esemplificativo le conclusioni di Franco Volpi, in Guida a Heidegger, p. 319.
  56. Cfr. gli esempi di Safranski, pp. 314 e sgg.
  57. Guida a Heidegger, p. 319
  58. Cfr. Martin Bern, Martin Heidegger und der Nationalsozialismus in Martin Heidegger und das "Dritte Reich". Ein Kompendium (a cura di Martin Bern), WBG, Darmstadt, 1987, pp. 14-50.
  59. Cfr. Donatella Di Cesare, Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri", Torino, Boringhieri 2014, versione mobi pos. 152
  60. « C'è un antisemitismo onto-storico nei testi di Heidegger che sembra contaminare non pochi aspetti del suo pensiero. Questo dato di fatto getta una nuova luce sulla filosofia heideggeriana e sulla sua ricezione. Se finora il coinvolgimento di Heidegger durante il nazismo è stato un problema che ha portato in parte a condanne eccessive e in parte a riserve legittime, la pubblicazione dei Quaderni neri rende impossibile ignorare l'esistenza di una forma specifica di antisemitismo che, per di più, emerge in un periodo in cui il filosofo critica fortemente il nazismo. »
    (Peter Trawny, Heidegger e il mito della cospirazione ebraica (2014), Milano, Bompiani, 2015, versione mobi pos. 1631)
  61. Francesca Brencio, Heidegger, una patata bollente, in La pietà del pensiero. Heidegger e i Quaderni Neri, Passignano sul Trasimento, Aguaplano, 2015, p.139
  62. Cfr. qui
  63. Safranski, 342.
  64. In GA 38 con il titolo Logik als die Frage nach dem Wesen der Sprache.
  65. Safranski, pp. 342-3.
  66. In GA 39 con il titolo Hölderlins Hymnen „Germanien“ und „Der Rhein“.
  67. GA 39, p. 214.
  68. GA 29, p. 214-5
  69. GA 65; la traduzione in lingua italiana di questo volume è di Franco Volpi ed è stata pubblicata con il titolo Contributi alla filosofia (Dall'Evento), dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2007
  70. GA 66, Besinnung: pp. 419-20.
  71. Cfr. ¿Aportes a la filosofia? El diario de un naufragio, in Franco Volpi Martin Heidegger. Aportes a la filosofia. Madrid, Maia Ediciones, 2010, p. 33.
  72. La traduzione in lingua italiana di questo volume è di Franco Volpi ed è stata pubblicata con il titolo Contributi alla filosofia (Dall'Evento), dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2007
  73. Sugli eventuali livelli "esoterici" della sua opera cfr. anche Peter Trawny, Adynaton. Heideggers esoterische Philosophie. Berlino, Matthes & Seitz, 2010.
  74. Heidegger e gli ebrei. I "Quaderni neri". versione mobi pos. 1442.
  75. Intende: Hegel und das Problem der Metaphysik (1930). In GA 80.
  76. Intende: Vom Wesen der Wahrheit (1930). In GA 80.
  77. Intende: Die gegenwärtige Lage und die künftige Aufgabe der deutschen Philosophie(1934). In GA 16.
  78. Intende: Vom Ursprung des Kunstwerks (1935). In GA 80
  79. Intende: Der Ursprung des Kunstwerkes (1936). In GA 5
  80. In: Seminare: Leibniz - Kant, GA 84.
  81. In: Seminare: Hegel - Schelling, GA 86.
  82. In: Seminare: Leibniz - Kant, GA 84.
  83. In: Seminare: Leibniz - Kant, GA 84.
  84. Al riguardo cfr. GA 66 p. 436.
  85. In: Seminare Nietzsche, GA 87.
  86. Intende: Eine Auseinandersetzung mit »Sein und Zeit« (1935/36). In GA 82.
  87. Schwarze Hefte in GA 94-102.
  88. Intende: Hölderlins Hymnen »Germanien« und »Der Rhein«. in GA 39.
  89. Intende: Zu Hölderlins Empedokles- Bruchstücken in GA 75.
  90. In GA 65.

Bibliografia

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Sulla biografia

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  • Ernst Nolte, Martin Heidegger tra politica e storia (Martin Heidegger. Politik und Geschichte im Leben und Denken, 1992); traduzione italiana di Nicola Curcio, Bari, Laterza, 1994.
  • Hugo Ott, Martin Heidegger, sentieri biografici (Martin Heidegger. Unterwegs zu seiner Biographie, 1988); Traduzione italiana di Flavio Cassinari, Milano, SugarCo, 1990.
  • Rüdiger Safranski, Heidegger e il suo tempo, una biografia filosofica (Ein Meister aus Deutschland. Heidegger und seine Zeit, 1994); traduzione di Nicola Curcio, ed. italiana a cura di Massimo Bonola. Milano, Longanesi, 1996; Milano, TEA, 2001.
  • Franco Volpi, Heidegger, "Enciclopedia filosofica" (=EF) vol.6, Milano, Bompiani, 2006.
  • Guida a Heidegger, (a cura di Franco Volpi, con i contributi anche di Adriano Fabris, Costantino Esposito, Leonardo Samonà, Leonardo Amoroso, Mario Ruggenini e Renato Cristin). Bari, Laterza, 2012.

Introduzioni al pensiero di Heidegger

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  • Costantino Esposito, Heidegger. Bologna, il Mulino, 2013.
  • Adriano Fabris e Antonio Cimino, Heidegger. Roma, Carocci, 2009.
  • The Cambridge Companion to Heidegger (a cura di Charles B. Guignon, con i contributi anche di Dorothea Frede, Thomas Sheehan, Taylor Carman, Robert J. Dostal, William Blattner, David Couzens Hoy, Charles Taylor, Piotr Hoffman, Mark A. Wrathall, Michael E. Zimmerman, John D. Caputo, Hubert L. Dreyfus, Julian Young). Cambridge, Cambridge University Press, 1993.
  • Gianni Vattimo, Introduzione a Heidegger. Bari, Laterza, 1991.
  • Guida a Heidegger, (a cura di Franco Volpi, con i contributi anche di Adriano Fabris, Costantino Esposito, Leonardo Samonà, Leonardo Amoroso, Mario Ruggenini e Renato Cristin). Bari, Laterza, 2012.

Lessici heideggeriani

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  • Daniel O. Dahlstrom (a cura di), The Heidegger Dictionary, London-New York, Bloomsbury, 2013.
  • Michael Inwood (a cura di), A Heidegger Dictionary. Malden, Blackwell, 1999.
  • François Jaran e Christophe Perrin (a cura di), The Heidegger Concordance, Prefazione di Theodore Kisiel, London-New York, Bloomsbury, 2013 (tre volumi).
  • Frank Schalow e Alfred Denker, Historical Dictionary of Heidegger’s Philosophy. Lanham-Toronto, Scarecrow Press, 2010.
  • Martin Heidegger - Elisabeth Blochmann: Briefwechsel, 1918-1969. Traduzione italiana a cura di Roberto Brusotti. Genova, Il melangolo, 1991.
  • Martin Heidegger - Karl Jaspers: Briefwechsel, 1920-1963. Traduzione italiana a cura di Alessandra Iadicicco. Milano, Raffaello Cortina, 2009.
  • Martin Heidegger - Hannah Arendt: Briefe 1925 bis 1975 Und andere Zeugnisse. Traduzione italiana a cura di di Massimo Bonola. Torino, Edizioni di Comunità, 2001.

Sugli Schwarze Hefte

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  • Donatella Di Cesare, Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri", Torino, Boringhieri 2014.
  • La pietà del pensiero. Heidegger e i Quaderni Neri (a cura di Francesca Brencio, con i contributi anche di Àngel Xolocotzi Yañez, Sonia Caporossi, Marco Casucci, Luis Alejandro Rossi, Francisco Gómez-Arzapalo y V., Paolo Beretta e Michael Kraft), Passignano sul Trasimento, Aguaplano, 2015.
  • Peter Trawny, Heidegger e il mito della cospirazione ebraica (2014), Milano, Bompiani, 2015.

Collegamenti esterni

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