Rovereto/Introduzione

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Rovereto è un comune della provincia di Trento, nel Trentino-Alto Adige.

Secondo comune della provincia per popolazione, dopo il capoluogo, è la principale città della Vallagarina, così detta la valle dell'Adige nel tratto Besenello-Borghetto di circa 40 km. Già città storica appartenente al Principato Vescovile di Trento entro il Sacro Romano Impero di Germania, per circa un secolo alla Repubblica di Venezia, quindi alla Contea del Tirolo entro l'Impero austro-ungarico.

Rovereto è attualmente un importante centro turistico e culturale del Trentino. Ospita uno dei più grandi musei di arte contemporanea d'Italia, il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART), e la Campana dei Caduti.

Nei pressi di Rovereto, nel comune di Trambileno, nella valle percorsa dal torrente Leno, si trova arroccato su una parete a strapiombo sul torrente stesso, l'Eremo di San Colombano.

Storia[modifica]

Rovereto intorno al 1700, in una stampa dell'epoca

Le origini di Rovereto risalgono alla preistoria, ma con poche testimonianze; è probabile che fosse un insediamento importante nell'Età del ferro. Ben documentata è invece l'epoca romana, durante cui Rovereto era costituita da un fortilizio con alcune zone abitate alla base. Rovereto divenne centro di valle relativamente tardi, dipendendo ecclesiasticamente e amministrativamente da Lizzana[1]. Per circa un secolo fece parte della Repubblica di Venezia, dal 23 giugno 1418 fino alla guerra ordita dalla Lega di Cambrai nel 1509, quando, a seguito della sconfitta veneziana ad Agnadello, venne occupata dal regio esercito imperiale, rimanendo direttamente dipendente dall'imperatore Massimiliano I del Sacro Romano Impero, che il 3 novembre 1510 elevò il borgo a ruolo di città.[2]
La città fece parte, come tutto il Trentino, del Sacro Romano Impero Germanico, della Contea del Tirolo e poi entro la compagine dell'Impero austro-ungarico (dal 1509 al 1918); il periodo forse più fiorente della storia della città di Rovereto è stato il secolo XVIII. In tale periodo si sviluppò al massimo l'industria della seta, che era stata introdotta dai veneziani nel Quattrocento. Per la cultura e il benessere raggiunti (quasi la totalità della popolazione di Rovereto era impegnata nel settore secondario e terziario), alla fine del '700 la città era ritenuta l'Atene del Tirolo. Numerose chiese e palazzi di grande pregio furono eretti in questo periodo e in particolare furono realizzati Via Dante, il Corso Rosmini (che dall'Imperial Regia Stazione conduceva al centro della città) e il Corso Nuovo, viale d'accesso alla città per chi proviene da Trento, successivamente Corso Vittorio Emanuele II e oggi Corso Bettini. Rovereto nel periodo della dominazione imperiale pretese e ottenne di godere delle condizioni di particolare autonomia che ne caratterizzavano lo status nel periodo della dominazione veneziana ed ebbe quindi un regime amministrativo diverso da quello vigente per gli altri territori trentini dell'Impero. Durante la lunga dominazione asburgica, che ha lasciato alla città numerosi monumenti ed edifici (la Manifattura Tabacchi, il Palazzo dell'istruzione, ex Imperial Regio Ginnasio, il Palazzo di Giustizia, il nuovo edificio delle poste, numerose scuole, palazzi vari, uffici, parti del castello e ponti), Rovereto (nota anche nell'Impero Asburgico come Rofreit) divenne una città molto prosperosa. Durante il primo conflitto mondiale gli Austriaci non avevano avuto il tempo di completare la linea di forti atta a sbarrare l'entrata nella Vallagarina, e per questo motivo, allo scoppio delle ostilità, l'esercito italiano riuscì a penetrare in territorio asburgico e ad attestarsi sui monti intorno a Rovereto, dove entrò in contatto con i Welschtiroler Kaiserjäger dell'esercito austriaco. Per questo motivo il governo asburgico fece evacuare immediatamente l'intera città, che fu quasi rasa al suolo dai violenti bombardamenti e il suo territorio fu coinvolto nella Strafexpedition scatenata il 15 maggio del 1916 dall'imperial regio Esercito austro-ungarico. Dopo la Battaglia di Vittorio Veneto, che sancì la completa disfatta e l'abbandono del fronte da parte dell'esercito imperiale, fu occupata dall'esercito italiano, tra il 2-3 novembre 1918. Durante la seconda guerra mondiale, dopo i fatti dell'8 settembre 1943, il Trentino, l'Alto Adige e la Provincia di Belluno furono governate dal Terzo Reich con la Operations zone Alpenvorland (Zona d'operazioni delle Prealpi) fino alla ritirata tedesca di fine aprile-inizio maggio del '45. Nel periodo dell'occupazione tedesca il capoluogo di regione fu posto a Bolzano.

Simboli[modifica]

L'etimologia della parola che dà il nome alla città di Rovereto (Roboretus) deriva dal latino Roborem e trae dalla stessa radice della parola Robur: forza, robustezza, robusto. In botanica, il nome "legno di rovere" è correlato ad una specie di quercia indigena dell'Europa, di minore altezza alla quercia ordinaria, ma che fornisce un legno durissimo: Quercus petraea. Nella toponomastica romana "Roboretum" significava selva di querce, albero che abbonda nella valle ed è effigie dello stemma comunale [3].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica]

Architetture civili[modifica]

  • La Casa natale del filosofo e beato Antonio Rosmini (1797-1855). Nel palazzo, visitabile previo accordo telefonico, si trovano ben conservati la biblioteca, numerosi quadri, l'appartamento e l'arredo che furono del filosofo roveretano.
  • Palazzo "ex Caserma Guardia di Finanza"
  • Palazzo Alberti
  • Palazzo Balista
  • Palazzo de' Cobelli
  • Palazzo del Catasto
  • Palazzo della Cassa di Risparmio
  • Palazzo della Manifattura Tabacchi
  • Palazzo dell'Annona
  • Palazzo delle Poste
  • Palazzo dell'Istituto Magistrale
  • Palazzo Fedrigotti
  • Palazzo Piamarta: da poco restaurato dopo il recente incendio, è ora proprietà dell'università. In passato era una scuola sia elementare, che media, ed ospitò il "Liceo Ginnasio Antonio Rosmini" di Rovereto, il primo istituto di istruzione superiore della regione, che ora è ubicato poco distante da palazzo Piomarta.
  • Palazzo Pretorio
  • Palazzo Testori
  • Palazzo Todeschi-Micheli
  • Stazione Ferroviaria
  • Palestra di S.Giovanni Bosco, ex "palestra di via Giardini" di epoca fascista
  • Villa Tranquillini
  • Scuole medie Paolo Orsi, ex sede della GIL, pregevole edificio in stile razionalista
  • MART, museo di arte contemporanea realizzato su progetto di Mario Botta, si caratterizza per la pregevole cupola di vetro

Architetture religiose[modifica]

  • Cappella dell'Addolorata
  • Chiesa arcipretale di San Marco
  • Chiesa del Redentore
  • Chiesa del Suffragio
  • Chiesa di Loreto
  • Chiesa di Sant'Antonio Abate
  • Chiesa di Santa Caterina e Convento
  • Chiesa di Santa Croce
  • Chiesa di San Floriano della parrocchia di Lizzana
  • Chiesa di San Giorgio
  • Chiesa di San Giovanni Battista
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine
  • Chiesa di San Martino-Noriglio
  • Chiesa di San Nicolò
  • Chiesa di San Rocco e Convento
  • Chiesa Parrocchiale di San Marco Evangelista-Marco
  • Chiesetta di Santa Maria delle Grazie
  • Santuario della Madonna del Monte

Architetture militari[modifica]

Il castello di Rovereto
L'Ossario di Castel Dante
  • Il castello di Rovereto, situato sopra la centrale Piazza Podestà, ove ha sede all'interno di Palazzo Pretorio il municipio cittadino. Il primo nucleo del complesso fu costruito dai conti Castelbarco tra il XIII e il XIV secolo e poi ampliato dai veneziani nel corso della loro dominazione nel XV e XVI secolo. La struttura attuale è frutto proprio degli apprestamenti fortificatori realizzati dai Veneziani. Si tratta di uno dei migliori esempi di fortificazione alpina tardo-medievale. La costruzione del castello e della prima cinta di mura accompagnò anche l'inizio della prima evoluzione urbana di Rovereto, che conobbe grande sviluppo sotto il domino veneziano nel Quattrocento. Il castello è posto in un punto panoramico sulla città, la Vallagarina, la gola del Leno e i monti circostanti.
  • Resti delle mura medioevali castrobarcensi con le torri di vedetta
  • Ossario di Castel Dante

Monumenti[modifica]

  • La Campana dei Caduti o "Maria Dolens", situata sul Colle di Miravalle, i cui cento rintocchi suonano ogni sera in memoria dei caduti di tutte le guerre, invocando pace e fratellanza nel mondo: fu fusa il 30 ottobre 1924 con il bronzo dei cannoni offerti dalle Nazioni partecipanti alla prima guerra mondiale, rifusa nel 1939 e quindi nel 1965 in peso di 22.600 kg. È la 4º campana in ordine di grandezza nel mondo a suonare in movimento, superata dalla "St.PeterGlocke" della Cattedrale di Colonia (D) 24.000 kg. dalla "Millennium bell" di Newport (USA) 33.000 kg. e dalla campana del parco di Gotemba in Giappone 36.000 kg.
  • Ossario di Castel Dante, posto sulla sommità di Colle Castel Dante, dal quale è possibile avere una panoramica sulla città e sui suoi dintorni. La costruzione è del 1936, su progetto dell'architetto Ferdinando Biscaccianti, e conserva al suo interno i resti di dodicimila soldati italiani e austro-ungarici caduti sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale.
Monumento ad Antonio Rosmini
La Fontana Rosmini

Il Sacrario conserva inoltre le spoglie dei martiri Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Un monumento a Guglielmo Pecori Giraldi ricorda la 1ª Armata italiana che, nel 1916, fermò l'offensiva austriaca.

  • Monumento ad Antonio Rosmini, posto sul corso omonimo, di fronte alla casa natale.
  • Monumento all'Alpino
  • Monumento a Clementino Vannetti
  • Monumento a Zandonai
  • Mausoleo Tacchi
  • Monumento in memoria di Damiano Chiesa e Fabio Filzi
  • Mortaio da 305/10
  • Porta di S.Marco
  • Torre Civica

Fontane[modifica]

  • Fontana Rosmini
  • Fontana della Pace
  • Fontana delle Due spine in via S.Maria
  • Fontana del Nettuno in Piazza del Nettuno
  • Fontana di Piazza Filzi a Borgo Sacco

Lapidi storiche[modifica]

Per approfondire, vedi Lapidi storiche.

Altro[modifica]

  • Le impronte fossili lasciate nella zona dei Lavini di Marco da alcuni dinosauri lungo i pendii di questa collina calcarea che da Rovereto costeggia la città degradando dolcemente verso Ala. Ai Lavini si possono ammirare all'incirca un centinaio di orme, impronte fossili.

Questa zona archeologica, non molto lontana dalla Campana dei Caduti, si può raggiungere proseguendo per la stessa strada oppure in mezz'ora di cammino; la strada asfaltata (strada degli Artiglieri) che porta alle Orme è costeggiata da numerosi capitelli votivi che ricordano i caduti della prima guerra mondiale, e porta altresì alla grotta dove fu catturato Damiano Chiesa.

Il poeta Dante Alighieri, di passaggio a Rovereto, fu così colpito alla vista dei Lavini di Marco al punto da citare questo caratteristico panorama nella sua opera più famosa, la Divina Commedia.

« Qual è quella ruina che nel fianco / di qua da Trento l'Adige percosse, / o per tremoto o per sostegno manco, / che da cima del monte, onde si mosse, / al piano è sì la roccia discoscesa, / ch'alcuna via darebbe a chi sù fosse »
(Inferno, Canto XII - Dante Alighieri)
  • I filatoi di Roggia Paiari, che sono un complesso urbanistico di rilevanza storica costituito da sei filatoi edificati tra il 1700 e il 1750 nella zona di Santa Maria.

Personalità legate a Rovereto[modifica]

Paolo Orsi
  • Carlo Belli (1903 - 1991) pittore, nato a Rovereto;
  • Angelo Bettini, antifascista trucidato a Rovereto dai nazisti il 28 giugno 1944;
  • Damiano Chiesa (1894 - 1916), patriota, nato a Rovereto;
  • Gemma de Gresti, filantropa, morta a Rovereto nel 1928;
  • l'artista Fortunato Depero (1892 - 1960) nato a Fondo (TN) ma vissuto per gran parte della propria vita a Rovereto;
  • Renato Dionisi (1910 - 2000) compositore, nato in Istria da genitori di origini trentine e morto a Rovereto;
  • Fabio Filzi (1884 - 1916), patriota, avvocato irredentista a Rovereto;
  • l'animatrice e intellettuale Antonietta Giacomelli (1857 – 1949), fondatrice dell'UNGEI (Unione Nazionale Giovani Esploratrici Italiane);
  • Vincenzo Gianferrari (1859 - 1939), compositore e direttore d'orchestra, dal 1889 direttore della Scuola Musicale di Rovereto;
  • Giambattista Giori (1855 - 1918), presbitero, nato a Borgo Sacco;
  • Federico Halbherr (1857 - 1930), archeologo, nato a Rovereto;
  • Fabrizio Lambertini (1942 - 2008), filosofo e poeta
  • Claudio Leonardi (1926 - 2010), filologo e latinista
  • l'architetto razionalista Adalberto Libera (1903 - 1963), (in realtà nato nel limitrofo paese di Villa Lagarina);
  • lo scultore Fausto Melotti (1901 - 1986), nato a Rovereto;
  • Paolo Orsi (1859 - 1935), archeologo;
  • Pietro Porta (1832 - 1923), presbitero e botanico, diplomatosi nel 1851 al liceo di Rovereto;
  • Gino Pollini (1903 - 1991), architetto razionalista;
  • Giancarlo Ratti (1957), nato a Rovereto;
  • Clemente Rebora (1885 - 1957), presbitero e poeta, vissuto per un periodo a Rovereto;
  • il beato Antonio Rosmini (1797 - 1855), nato a Rovereto, il più importante pensatore italiano dell'Ottocento che, come ricorda un'iscrizione situata in Via della Terra ebbe l'idea-nucleo del suo sistema filosofico, l'idea dell'essere, proprio passeggiando per quella via del centro storico; molte delle sue lettere erano firmate "A.R. prete roveretano".
  • il sacerdote e scrittore irredentista Antonio Rossaro (1883 - 1952), ideatore della Campana dei Caduti;
  • l'intellettuale Giuseppe Bartolomeo Stoffella della Croce (1799 - 1833), morto a Rovereto;
  • Emilio Strafelini (1897 - 1964), antifascista;
  • l'illuminista Girolamo Tartarotti (1707- 1761), nato e vissuto a Rovereto;
  • Ettore Tolomei (1865 - 1952), politico, giornalista e alpino;
  • il poeta e letterato Clementino Vannetti (1754 - 1795), nato e vissuto a Rovereto, noto per la sua Vita di Cagliostro e per il sonetto Italiani noi siam, non tirolesi;
  • Mario Untersteiner (1899 - 1981), grecista
  • Gustavo Venturi (1830;– 1898), botanico, nato a Rovereto;
  • il geologo e paleontologo Sergio Venzo (1908 - 1978), presidente della Società Geologica Italiana
  • il musicista Riccardo Zandonai (1883 - 1944), di cui si ricorda in particolare l'opera più famosa, la Francesca da Rimini (il cui libretto è basato su un'idea di Gabriele D'Annunzio), nato a Borgo Sacco, sobborgo della città.
  • lo storico Raffaele Zotti (1824 - 1873), autore del trattato Storia della Valle Lagarina.

Note[modifica]

  1. Fonte: Atlante TRENTINO, fascicolo n° 6, supplemento al quotidiano "L'Adige"
  2. Fonte: trentinopertutti.it URL consultato il 21/08/2010
  3. http://www.rovereto.org/storia-rovereto.cfm