Sefer כותב ישוע/Capitolo 5
E ora, duemila anni dopo, quale εὐαγγέλιον posso ancora predicare, quale קַבָּלָה rivelare nel mondo moderno, forsanche postmoderno? Cosa posso ancora fare per dare la Luce all'umanità?
Il termine Luce è soltanto una parola in codice, una metafora usata dai miei antichi discepoli per convogliare il vasto spettro di appagamenti cui gli esseri umani aspirano. Avete mai osservato un raggio di sole dopo la pioggia in un giorno d'estate? Quando colpisce una goccia d'acqua la luce si scompone nei sette colori dell'arcobaleno. Come questo singolo raggio di sole racchiude tutti i colori dello spettro, così la parola Luce rimanda a tutti i «colori» della gioia che le persone vanno cercando.
Tuttavia, esiste una differenza fondamentale tra la metafora della luce solare e la Luce di cui parlo. La luce bianca che ci arriva dal sole è costituita soltanto dai sette colori dello spettro. La Luce cui mi riferisco, invece, racchiude una gamma infinita di «colori».
In altre parole, in essa si può ritrovare ogni forma di appagamento possibile e immaginabile cui un'anima possa aspirare, comprese le gioie del sesso e l'estasi della Natura, il potere della guarigione, della prosperità e la benedizione di una relazione piena d'amore e di passione.
La Luce include anche quella forza che chiamo intuito. La magia che porta nella vita le persone e le occasioni giuste. La forza che rende efficiente il sistema immunitario umano. Quello spirito che ho inculcato nell'essere umano e che risveglia in esso la speranza. L'energia che spinge ad andare avanti. La costante felicità e l'entusiasmo dell'essere vivi.
Ma la Luce non è intesa solamente come felicità e gioia. Nei miei termini, essa rimanda a una felicità senza fine, a una gioia costante. È la differenza che esiste tra piacere e appagamento. In realtà l'essere umano non aspira a un fugace momento di piacevolezza. I suoi desideri più profondi non sono limitati a quindici minuti di fama, o al fuggevole entusiasmo che prova dopo avere concluso un'opdera buona. Né a un effimero «sballo» dato da una droga o al momentaneo sollievo indotto da un antidolorifico. La persona non vuole che i suoi simili la apprezzino solo per un breve periodo. Non desidera mantenersi in salute solo per metà della sua esistenza. Non desidera avere un'appagante vita sessuale con il suo compagno solamente per i primi due mesi della sua relazione: vuole che i suoi desideri siano costantemente soddisfatti. Questo appagamento costante è definito Luce.
Ed io vi dico: alla base della vostra infelicità e della vostra ansia sta il fatto che i vostri desideri non sono sempre permeati di Luce, la mia Luce. Se per cinque anni in un'area della vostra vita perdura la gioia significa che nel «serbatoio» c'era Luce soltanto per durare quel determinato lasso di tempo. Esaurire la Luce – o meglio, disconnettersi da essa – è ciò che vi rende infelici. Più Luce avete nella vostra vita, più a lungo i vostri desideri restano appagati e più felici sarete. Esiste anche una tremenda paura che la vostra felicità sia destinata a finire. Quando vi sentite in un raro stato di benessere e serenità, avete la brutta tendenza a pensare che sia troppo bello per essere vero. Vi preoccupate del domani. E nello stesso istante in cui questi dubbi si insinuano, non appena cominciate ad angustiarvi chiedendovi quanto durerà, esaurite la Luce. Perdete la connessione. Dunque la Luce viene definita anche come il conforto, la sicurezza, la tranquillità mentale di sapere che la felicità ci sarà anche domani. Quando siete connessi con la Luce, non esistono la paura, l'ansia, o l'insicurezza riguardo al futuro.
In basea quanto ho appena detto, devo comunque riconoscere che il desiderio più grande di ogni essere umano è quello della Luce. Inoltre tale Luce è ovunque. È la sostanza più diffusa nell'universo. Riempie il cosmo e permea la realtà. È infinita. Sconfinata. E sempre pronta a fare più di quanto si possa immaginare. Ciò induce ad una domanda inevitabile:
Se il desiderio è la vostra essenza,
e l'universo è mondato di Luce, che cosa si
frappone tra voi e una felicità senza fine?
MIA RISPOSTA: UN VELO.
In passato ho raccontato molte parabole utilizzando esempi concreti e basandomi sul paragone tra due situazioni: una nota e una non nota, incentrate su uno o più tra questi temi: la venuta del Regno dei Cieli, le caratteristiche di Dio, questioni inerenti alla moralità e alla giustizia. Ho parlato del seminatore, del granello di senape, del lievito, dei talenti, del tesoro nascosto, della perla, del seme che germoglia da solo, e via dicendo — parabole che vogliono rivelare i reami dell'esistenza. Ho infatti detto ai miei discepoli che esiste un velo che divide la realtà in due reami: quello dell'1 per cento e quello del 99 per cento. Il primo reame comprende il mondo fisico, ma esso rappresenta una piccolissima parte dell'intera mia Creazione. È soltanto ciò che potete percepire con i vostri cinque sensi: ciò che potete annusare, assaporare, toccare, vedere e sentire. E non è che un minuscolo frammento di quello che davvero si può trovare «là fuori». Dall'altro lato del velo c'è il reame del 99 per cento, che comprende la vasta maggioranza della realtà. Nel reame dell'1 per cento la vita ha la fastidiosa abitudine di prendervi in contropiede. Soffrite di quella che io chiamo la cosiddetta «Sindrome dell'Improvvisamente».
Improvvisamente ha avuto un infarto!
Senza alcun preavviso l'ha lasciata.
Vi ritrovate improvvisamente senza soldi.
Improvvisamente l'affare è andato a monte.
Ha cambiato improvvisamente idea.
Improvvisamente i medici le hanno scoperto un nodulo.
La vita improvvisamente ti sembra così vuota.
Ma è proprio vero che le cose accadono «improvvisamente»? Secondo la mia Parola no. Assolutamente no. All'origine di ogni evento «improvviso» c'è sempre una causa nascosta, qualcosa che vi è sfuggito.
Vi è mai capitato di svegliarvi una bella mattina e di accorgervi che in giardino è improvvisamente spuntata una maestosa quercia? Ovviamente no. Nel passato, da qualche parte, deve essere stato piantato un seme. Secondo l'εὐαγγέλιον quando salta fuori un problema grave che interrompe bruscamente il flusso di felicità che appagava un vostro particolare desiderio, non si tratta di un evento casuale, caotico. Esiste una causa più profonda. Nel passato, da qualche parte, deve essere stato piantato un seme. Ricordate la mia parabola del seme? L'errore più grave che commettete è quello di credere che esistano errori, o circostanze accidentali. Non esistono errori. Non esistono coincidenze. Né incidenti né catastrofi improvvise. Tutto ciò che accade ha sempre una ragione.
La Sindrome dell'Improvvisamente deriva dalla vostra incapacità di vedere attraverso le illusioni della vita vissuta nel reame dell'1 per cento. Non siete capaci di vedere al di là del tumulto momentaneo per cogliere il mio grande disegno. Non sapete vedere dall'altra parte del velo, là dove risiede la realtà più vasta. I meteorologi si trovavano ad affrontare lo stesso problema nel cercare di prevedere il tempo. Poiché i temporali e le altre fluttuazioni nelle condizioni atmosferiche si verificavano senza preavviso, erano giunti alla conclusione che le condizioni atmosferiche non fossero altro che una caotica, casuale e imprevedibile serie di eventi. Grazie ai progressi scientifici, invece, si scoprì che nel caos si celava un misterioso ordine. La scienza chiama tale mio fenomeno effetto farfalla.
Per quanto possa sembrare incredibile, la lievissima turbolenza prodotta dal battito d'ali di una farfalla a Tokyo può amplificarsi fino a sfociare in un tornado in Sicilia. Così come una persona che sbatte una portiera della macchina a Roma può influenzare le condizioni atmosferiche di Acapulco. A un livello di realtà più profondo tutte le cose sono connesse. Se ai meteorologi il tempo sembra misterioso è solo perché non sono in grado di cogliere e valutare l'infinità di influssi che concorrono a originare un temporale... come farfalle che battono le ali o portiere che vengono richiuse con forza.
Ho già ispirato questo concetto secoli fa nella קַבָּלָה. Per quanto la vostra vita possa sembrare caotica, in essa si cela un ordine intrinseco. Il problema è che un velo limita la vostra capacità di individuare tutte quelle farfalle che portano correnti di caos nella vostra esistenza. Eppure, tutti i tornado e le tempeste che vi investono hanno una causa nascosta dietro al velo. Voi osservate il livello di realtà in cui si manifestano gli effetti non quello in cui si celano le cause: di fronte al restante 99 per cento siete ciechi.
E così vi ritrovate a contatto con una microscopica porzione di realtà nello sforzo disperato di appagare i vostri desideri più profondi. Alcuni di voi si accostano alla scienza, altri alla religione tradizionale che vi ho ispirato, c'è anche chi ricorre alle droghe. Alcuni ricercano denaro e potere. Ma il vuoto interiore rimane. Vi sentite insignificanti, senza difese, impotenti, affamati di nutrimento spirituale, alla ricerca di un senso, di un cambiamento positivo.
Resterete confinati nel reame dell'1 per cento? Sarete per sempre esclusi dalla realtà del 99 per cento? Siete forse condannati al caos e alle tenebre?
Quel velo rimarrà per sempre?
No.
Io sono il Melekh Mashiach
Io squarcio il velo