Gallerie di piazza Scala/XII: differenze tra le versioni

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*'''177. [[w:Luigi Rossi (pittore)|Luigi Rossi]], ''La scuola del dolore'', 1895'''
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*[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Rossi Luigi, La scuola del dolore.jpg|thumb|499px|177. Luigi Rossi, ''La scuola del dolore'', 1895]]
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Rossi Luigi, La scuola del dolore.jpg|thumb|499px|177. Luigi Rossi, ''La scuola del dolore'', 1895]]


La vicenda collezionistica dell’opera ebbe avvio con la I Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia del 1895 dove fu acquistata dalla Casa Reale italiana. Entrata a far parte delle raccolte della Villa Reale di Monza, condivise le vicende della dispersione della collezione dei Savoia seguita al secondo conflitto mondiale, e riapparve sul mercato antiquariale solo nel 1966, quando la Cassa di Risparmio ne dispose l’acquisto.
La vicenda collezionistica dell’opera ebbe avvio con la I Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia del 1895 dove fu acquistata dalla Casa Reale italiana. Entrata a far parte delle raccolte della Villa Reale di Monza, condivise le vicende della dispersione della collezione dei Savoia seguita al secondo conflitto mondiale, e riapparve sul mercato antiquariale solo nel 1966, quando la Cassa di Risparmio ne dispose l’acquisto.
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Esposto alla VI Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia nel 1905 e alla Promotrice di Genova nel 1910, il dipinto entra a far parte della Collezione Fernand du Chéne de Vère, imprenditore di origini francesi ma stabilitosi a Milano, titolare dal 1886 di una delle prime imprese di pubblicità in Italia, committente e collezionista tra i più importanti dell’epoca, specie dell’opera di Antonio Mancini. Nel 1939 il dipinto è esposto a Milano alla mostra dedicata a Leonardo Bazzaro a due anni dalla sua scomparsa.
Esposto alla VI Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia nel 1905 e alla Promotrice di Genova nel 1910, il dipinto entra a far parte della Collezione Fernand du Chéne de Vère, imprenditore di origini francesi ma stabilitosi a Milano, titolare dal 1886 di una delle prime imprese di pubblicità in Italia, committente e collezionista tra i più importanti dell’epoca, specie dell’opera di Antonio Mancini. Nel 1939 il dipinto è esposto a Milano alla mostra dedicata a Leonardo Bazzaro a due anni dalla sua scomparsa.
Il pittore vi raffigura un gruppo di donne che si apprestano a spegnere un incendio scoppiato lungo le rive del Canale della Vena in prossimità del Ponte Vigo, a Chioggia; alcuni barcaioli si uniscono loro nel trasporto dell’acqua contribuendo così alla vivacità della scena, ben caratterizzata dagli effetti luminosi resi con ampie e rapide pennellate e dall’ardito taglio prospettico.
Il pittore vi raffigura un gruppo di donne che si apprestano a spegnere un incendio scoppiato lungo le rive del Canale della Vena in prossimità del Ponte Vigo, a Chioggia; alcuni barcaioli si uniscono loro nel trasporto dell’acqua contribuendo così alla vivacità della scena, ben caratterizzata dagli effetti luminosi resi con ampie e rapide pennellate e dall’ardito taglio prospettico.

Come nella Benedizione e nel più tardo Alla Riva, il pittore ambienta il dipinto nella cittadina veneta dove si reca per la prima volta nel 1884: da allora Chioggia con i suoi canali e la sua vita popolare diventa, accanto agli altri temi del naturalismo lombardo, uno dei soggetti privilegiati della sua arte.
Come nella Benedizione e nel più tardo Alla Riva, il pittore ambienta il dipinto nella cittadina veneta dove si reca per la prima volta nel 1884: da allora Chioggia con i suoi canali e la sua vita popolare diventa, accanto agli altri temi del naturalismo lombardo, uno dei soggetti privilegiati della sua arte.


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[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Lojacono_Francesco,_Le_paludi.jpg|thumb|499px|184. Francesco Lojacono, ''Le paludi'', 1900-1910]]
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Lojacono_Francesco,_Le_paludi.jpg|thumb|499px|184. Francesco Lojacono, ''Le paludi'', 1900-1910]]

Databile al primo decennio del Novecento, è comunque precedente a Tramonto sull’Anapo (1910-1915 circa, Palermo, Fondazione Banco di Sicilia), opera di minori dimensioni raffigurante un identico soggetto ma condotto con una stesura pittorica più abbreviata, riferibile agli ultimi anni di attività dell’artista. In entrambe le tele egli si ispira ai luoghi nei dintorni dei fiumi Anapo e Ciane in Sicilia, ai quali aveva già dedicato una delle opere presentate all’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-1892, soggetti che ricorreranno negli anni seguenti in diversi altri dipinti tra i quali Sulle rive dell’Anapo, presso Siracusa, esposto a Venezia nel 1910 (Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi).
La pittura di paesaggio, alla quale Lojacono si accosta verso la metà dell’Ottocento seguendo la lezione di Filippo Palizzi, matura sul finire del secolo verso toni più intimisti, portandolo a descrivere i luoghi della sua Sicilia non più come vedute piene di luce ma come scorci ombrosi resi in rapide impressioni pittoriche.
Nell’opera in Collezione è raffigurato il paesaggio paludoso che caratterizza l’entroterra siracusano lungo le sponde dei fiumi Anapo e Ciane, secondo un’iconografia divulgata già in anni precedenti attraverso la fotografia da autori come Giorgio Sommer e successivamente resa popolare da numerose serie di cartoline. Rispetto al dipinto oggi conservato a Palermo il tocco pittorico pur abbreviato risulta ancora attento al dettaglio naturalistico e ai valori cromatici: se nel Tramonto sull’Anapo la luce del sole calante è resa nei soli toni del giallo e del rosa, qui trascolora dal grigio azzurro al giallo arancio con un ricco gioco di riflessi sull’acqua, e la pennellata, che si fa ora allungata ora a piccoli tocchi, ricrea nel cielo l’addensarsi delle nuvole e, lungo le rive del fiume, le ombrose fronde della vegetazione.


*'''185. Angelo Morbelli, ''Battello sul Lago Maggiore'', 1915'''
*'''185. Angelo Morbelli, ''Battello sul Lago Maggiore'', 1915'''


[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Morbelli_Angelo,_Battello_sul_Lago_Maggiore.jpg|thumb|499px|185. Angelo Morbelli, ''Battello sul Lago Maggiore'', 1915]]
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Morbelli_Angelo,_Battello_sul_Lago_Maggiore.jpg|thumb|499px|185. Angelo Morbelli, ''Battello sul Lago Maggiore'', 1915]]


Eseguita nel 1915 e presentata due anni dopo all’esposizione romana della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, l’opera raffigura il golfo del lago Maggiore. La veduta è presa da un battello dal quale una donna si sporge ad ammirare il panorama verso l’Isola Madre e la riva di Baveno. Il dipinto appartiene alla tarda produzione dell’artista che dai primi anni Dieci del Novecento inizia ad accostarsi alla pittura di paesaggio, spesso ritraendo i luoghi nei dintorni di Colma di Monferrato dove trascorre lunghi soggiorni.
Al paesaggio del Verbano Morbelli dedica almeno un’altra opera, intitolata Il Lago Maggiore a Baveno, esposta nel 1922 alla galleria milanese Bottega di Poesia in occasione della retrospettiva dedicata alla pittura divisionista in Italia. L’interesse per questi luoghi è legato anche al loro rinnovato successo turistico presso l’agiata borghesia; nel dipinto in Collezione la donna in gita sul battello allude esplicitamente a una delle attività più frequenti durante tali soggiorni di vacanza.
Il taglio inedito della veduta è debitore di una serie di studi compiuti da Morbelli con la fotografia, secondo un procedimento creativo che caratterizza l’intera sua opera e che lo accomuna all’amico Giuseppe Pellizza, anch’egli attento indagatore della luce e della sua resa pittorica attraverso la tecnica del divisionismo. In particolare, la figura femminile riprende in controparte una giovane fotografata in identica posa ed abbigliamento in un’istantanea oggi conservata presso l’archivio del pittore, databile ai primi anni del Novecento. Anche il punto di vista in ombra è tipico del procedimento fotografico e ricorre in modo particolare nella fotografia pittorialista che proprio in questi anni inizia a diffondersi in Italia. Il ricercato effetto di controluce è realizzato con una pittura divisa che attraverso tocchi di bianco, rosa ed azzurro ricrea l’abbagliante riverbero del sole sulle acque del lago, in contrapposizione alla penombra del battello. Sulla sinistra una bandiera tricolore è mossa dal vento, probabilmente un inno alla patria nell’anno in cui, durante il primo conflitto mondiale, l’Italia dichiara guerra all’impero austro-ungarico.


*'''186. Angelo Morbelli, ''Sogno e realtà'', 1905'''
*'''186. Angelo Morbelli, ''Sogno e realtà'', 1905'''

Versione delle 15:45, 2 apr 2013

Sezione XII

Il Simbolismo. Tra natura e allegoria (Sale 21 e 22)

Sono presenti 17 opere che documentano le diverse declinazioni e la diffusione del Simbolismo in Italia tra Otto e Novecento.

177. Luigi Rossi, La scuola del dolore, 1895

La vicenda collezionistica dell’opera ebbe avvio con la I Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia del 1895 dove fu acquistata dalla Casa Reale italiana. Entrata a far parte delle raccolte della Villa Reale di Monza, condivise le vicende della dispersione della collezione dei Savoia seguita al secondo conflitto mondiale, e riapparve sul mercato antiquariale solo nel 1966, quando la Cassa di Risparmio ne dispose l’acquisto. Fin dalla sua prima apparizione la critica riconobbe nel dipinto un caposaldo della pittura verista, in seguito inviato all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Il duraturo consenso goduto dall’opera è, inoltre, attestato dalle repliche autografe destinate a prestigiose collezioni private e dalle numerose varianti ad acquerello. La grande tela fu preceduta dalla presentazione all’Esposizione Straordinaria Nazionale e Internazionale di acquerelli del 1893 e, l’anno successivo, alla Triennale di Milano di un acquerello intitolato Dolore e Curiosità, attualmente disperso. Nella redazione finale del quadro i due stati d’animo coincidono con la disperazione della donna accovacciata sulle scale e con lo stupore dei bambini alla vista della scena, stretti attorno alla ragazzina poco più grande di loro. Nella semplice variazione del titolo si può riconoscere l’evoluzione, ormai compiuta, della pittura di Luigi Rossi verso un’interpretazione simbolica degli usuali temi di ispirazione sociale, cui contribuì l’intensa frequentazione del poeta Gian Pietro Lucini. All’apparizione dell’acquerello, infatti, fece seguito, nel 1894, il componimento in versi di Lucini, intitolato La Prima Orma, che riconosceva nel soggetto l’impronta indelebile lasciata nell’infanzia dalla prima esperienza del dolore. Un’interpretazione in chiave simbolica che certamente influì sulla definizione del titolo dell’opera, ricordata tra quelle che il poeta vide nel suo compiersi. Il tema dell’infanzia derelitta, ancora condotto nei dettami della pittura di genere di impronta verista, assunse così una dimensione e un significato universali.

  • 178. Alessandro Milesi, La traversata (La partenza del marinaio), 1901
178. Alessandro Milesi, La traversata (La partenza del marinaio), 1901

Il dipinto proviene dalla collezione della galleria d’arte fondata a Firenze da Luigi Pisani, dispersa nel 1914. In questa circostanza una parte della raccolta fu acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma mentre la restante, alla quale apparteneva il dipinto di Milesi, fu venduta durante l’asta organizzata a Milano presso la Galleria Pesaro. L’opera, datata 1901, è da considerarsi una replica di Pope! (1897, collezione privata) con la quale Milesi partecipa alla II Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia. Il soggetto ebbe molta fortuna e il pittore ne eseguì almeno un’altra versione, datata 1916 e conservata a Firenze presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, mentre una replica di minori dimensioni (In attesa della gondola, 1897) è nelle collezioni del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano. Il dipinto appartiene alla stagione più matura del pittore, quando egli si allontana dalle scene aneddotiche della pittura di genere per giungere a una rinnovata attenzione nei confronti della vita popolare veneziana e dei sentimenti che la animano: a questo periodo, compreso tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo, appartengono La barca del papà (Milano, Galleria d’Arte Moderna) esposto a Milano nel 1891 e Sposalizio a Venezia (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) premiato a Venezia nel 1897. Nel dipinto in Collezione una donna con i suoi due figli è ritratta sul molo di Santa Croce, lungo il Canal Grande a Venezia e sulla sponda opposta si intravede la Ca’ da Mosto, tra i più antichi palazzi della città. Se nel dipinto del 1897 il titolo rimandava al nome dialettale usato a Venezia per chiamare il gondoliere dei traghetti, nella Traversata, che pure raffigura la stessa scena, il titolo allude alla separazione di un marinaio dai propri cari. In entrambi i casi il pittore dà grande risalto al carattere drammatico della scena attraverso il gesto della mano protesa oltre il molo, gesto che vuol essere un richiamo per il traghettatore in Pope! mentre qui è il saluto alla nave già lontana. La traversata si differenzia dall’opera del 1897 anche per le tonalità più chiare, soprattutto nei riflessi delle acque che si arricchiscono di bianchi e di blu.

  • 179. Cesare Laurenti, La meraviglia in attesa, 1900-1905
179. Cesare Laurenti, La meraviglia in attesa, 1900-1905

il dipinto è databile all’ultimo decennio dell’Ottocento quando Laurenti, probabilmente anche in seguito al lutto per la prematura scomparsa della figlia Fosca, esegue una serie di opere incentrate sulla figura femminile, come Primo dubbio (1891, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), La vedova (1896-1897, Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro) e Calera (ubicazione sconosciuta), ritratto di una popolana delle calli veneziane molto simile al dipinto in Collezione. Il soggetto ritornerà anche negli anni seguenti ma in opere di diverso tenore come Maschera bella, ispirata secondo il nuovo gusto liberty alle figure femminili della pittura rinascimentale: il dipinto viene presentato all’Esposizione nazionale di belle arti di Milano del 1906 e riproposto l’anno seguente alla mostra individuale allestita in occasione della Biennale veneziana. Nella Meraviglia il pittore raffigura una donna in attesa del marito pescatore nei pressi del molo, ricorrendo ad una iconografia già presente nella pittura di genere di altri artisti, come i lombardi Mosè Bianchi e Leonardo Bazzaro o i veneti Luigi Nono e Alessandro Milesi, del quale ricordiamo un soggetto molto simile esposto a Venezia nel 1887 dal titolo In attesa. Laurenti ne accentua la carica emozionale anche sotto la spinta del simbolismo al quale egli si accosta in opere come il dittico La parabola (USA, Georgia, Telfair Museum of Art), esposto a Venezia nel 1895. La prevalenza di tonalità brune e violacee stese con lunghe pennellate sottolinea il carattere malinconico del soggetto ed è questo un elemento stilistico che scomparirà nelle opere degli anni successivi quando Laurenti, ricorrendo a una nuova tecnica a tempera, giungerà ad una pittura più chiara e ricca di effetti di trasparenza come in Fioritura nuova (Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro) presentata nel 1897 alla II Esposizione internazionale d’arte della Città di Venezia.

  • 180. Alessandro Milesi, La gelosa, 1930
  • 181. Leonardo Bazzaro, Orazione a Chioggia, 1897
181. Leonardo Bazzaro, Orazione a Chioggia, 1897

Nel 1897 Leonardo Bazzaro partecipa con Orazione (a Chioggia) alla II Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia dove è accolto da una critica generalmente poco entusiasta a causa del soggetto non nuovo nella sua produzione artistica. Il tema del compianto tradotto in una fusione lirica di figure e paesaggio aveva infatti già ispirato Ave Maria (Milano, Galleria d’Arte Moderna) databile al 1882, sebbene nella diversa ambientazione della Certosa di Pavia, e sempre nel 1897 ricorre in Pace ai naufraghi (ubicazione ignota), premiato quello stesso anno con la medaglia d’oro alla III Triennale di Milano e presentato all’Esposizione universale di Parigi del 1900. Come in Pace ai naufraghi, Bazzaro dipinge una giovane vedova che piange il marito naufrago, sullo sfondo di un paesaggio lagunare condotto con quella maestria che fa del pittore uno dei principali esponenti del naturalismo lombardo. Questo soggetto continuerà a essere più volte replicato dall’artista negli anni seguenti, con ampio successo di mercato, arricchendosi anche di accenti narrativi come in Dopo il naufragio (ubicazione ignota), vincitore del premio Principe Umberto all’Esposizione nazionale di belle arti di Milano del 1906.

  • 182. Leonardo Bazzaro, Alla Benedizione (Un vespro a Chioggia), 1898-1901]]
  • 182. Leonardo Bazzaro, Alla Benedizione (Un vespro a Chioggia), 1898-1901


Il dipinto è con ogni evidenza una replica dell’opera presentata all’Esposizione nazionale di Torino del 1898 col titolo Un vespro a Chioggia, probabilmente esposta anche alla Permanente di Milano nel 1898 come Alla benedizione. Spinto dal successo ottenuto in queste manifestazioni, Bazzaro esegue una nuova versione di tale soggetto, assecondando le richieste dei collezionisti che molto apprezzavano queste scene chioggiotte. La fattura pittorica a rapide e larghe pennellate indica che si tratta di un’esecuzione più tarda, databile entro il 1901 come suggerito dalla riproduzione dell’opera apparsa quell’anno su un periodico. Il soggetto è da ricondurre a una delle principali fonti di ispirazione del pittore, il paesaggio lagunare di Venezia e della vicina Chioggia, luoghi frequentati anche da altri due esponenti del naturalismo lombardo, Filippo Carcano e Mosè Bianchi. La scena è ambientata lungo il canale Perotolo di Chioggia animato da due imbarcazioni; sulla sponda si intravede un gruppo di donne in processione presso il “Refugium peccatorum”, nome col quale si indica la statua della Madonna col Bambino posta sulla balaustra in marmo, vicino alla Cattedrale. Qui, secondo la tradizione, si recavano i condannati a morte per l’ultima preghiera. Il luogo è stato più volte raffigurato nella seconda metà dell’Ottocento tanto da dare il titolo al capolavoro del pittore veneto Luigi Nono (1882, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). In questo dipinto, che per l’ambientazione chioggiotta può essere accomunato alle altre opere in Collezione Fuoco! Fuoco! e Alla Riva, Bazzaro si concentra sulla resa luministica rendendo con vivaci accostamenti cromatici i bagliori del sole sull’acqua; su di essa si specchiano le barche dei pescatori che attendono, come lo donne in preghiera, la benedizione.

  • 183. Leonardo Bazzaro, Fuoco! Fuoco! (L'incendio a Chioggia), 1905
183. Leonardo Bazzaro, Fuoco! Fuoco! (L'incendio a Chioggia), 1905

Esposto alla VI Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia nel 1905 e alla Promotrice di Genova nel 1910, il dipinto entra a far parte della Collezione Fernand du Chéne de Vère, imprenditore di origini francesi ma stabilitosi a Milano, titolare dal 1886 di una delle prime imprese di pubblicità in Italia, committente e collezionista tra i più importanti dell’epoca, specie dell’opera di Antonio Mancini. Nel 1939 il dipinto è esposto a Milano alla mostra dedicata a Leonardo Bazzaro a due anni dalla sua scomparsa. Il pittore vi raffigura un gruppo di donne che si apprestano a spegnere un incendio scoppiato lungo le rive del Canale della Vena in prossimità del Ponte Vigo, a Chioggia; alcuni barcaioli si uniscono loro nel trasporto dell’acqua contribuendo così alla vivacità della scena, ben caratterizzata dagli effetti luminosi resi con ampie e rapide pennellate e dall’ardito taglio prospettico.

Come nella Benedizione e nel più tardo Alla Riva, il pittore ambienta il dipinto nella cittadina veneta dove si reca per la prima volta nel 1884: da allora Chioggia con i suoi canali e la sua vita popolare diventa, accanto agli altri temi del naturalismo lombardo, uno dei soggetti privilegiati della sua arte.

  • 184. Francesco Lojacono, Le paludi, 1900-1910
184. Francesco Lojacono, Le paludi, 1900-1910
Databile al primo decennio del Novecento, è comunque precedente a Tramonto sull’Anapo (1910-1915 circa, Palermo, Fondazione Banco di Sicilia), opera di minori dimensioni raffigurante un identico soggetto ma condotto con una stesura pittorica più abbreviata, riferibile agli ultimi anni di attività dell’artista. In entrambe le tele egli si ispira ai luoghi nei dintorni dei fiumi Anapo e Ciane in Sicilia, ai quali aveva già dedicato una delle opere presentate all’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-1892, soggetti che ricorreranno negli anni seguenti in diversi altri dipinti tra i quali Sulle rive dell’Anapo, presso Siracusa, esposto a Venezia nel 1910 (Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi).

La pittura di paesaggio, alla quale Lojacono si accosta verso la metà dell’Ottocento seguendo la lezione di Filippo Palizzi, matura sul finire del secolo verso toni più intimisti, portandolo a descrivere i luoghi della sua Sicilia non più come vedute piene di luce ma come scorci ombrosi resi in rapide impressioni pittoriche. Nell’opera in Collezione è raffigurato il paesaggio paludoso che caratterizza l’entroterra siracusano lungo le sponde dei fiumi Anapo e Ciane, secondo un’iconografia divulgata già in anni precedenti attraverso la fotografia da autori come Giorgio Sommer e successivamente resa popolare da numerose serie di cartoline. Rispetto al dipinto oggi conservato a Palermo il tocco pittorico pur abbreviato risulta ancora attento al dettaglio naturalistico e ai valori cromatici: se nel Tramonto sull’Anapo la luce del sole calante è resa nei soli toni del giallo e del rosa, qui trascolora dal grigio azzurro al giallo arancio con un ricco gioco di riflessi sull’acqua, e la pennellata, che si fa ora allungata ora a piccoli tocchi, ricrea nel cielo l’addensarsi delle nuvole e, lungo le rive del fiume, le ombrose fronde della vegetazione.

  • 185. Angelo Morbelli, Battello sul Lago Maggiore, 1915
185. Angelo Morbelli, Battello sul Lago Maggiore, 1915


Eseguita nel 1915 e presentata due anni dopo all’esposizione romana della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, l’opera raffigura il golfo del lago Maggiore. La veduta è presa da un battello dal quale una donna si sporge ad ammirare il panorama verso l’Isola Madre e la riva di Baveno. Il dipinto appartiene alla tarda produzione dell’artista che dai primi anni Dieci del Novecento inizia ad accostarsi alla pittura di paesaggio, spesso ritraendo i luoghi nei dintorni di Colma di Monferrato dove trascorre lunghi soggiorni. Al paesaggio del Verbano Morbelli dedica almeno un’altra opera, intitolata Il Lago Maggiore a Baveno, esposta nel 1922 alla galleria milanese Bottega di Poesia in occasione della retrospettiva dedicata alla pittura divisionista in Italia. L’interesse per questi luoghi è legato anche al loro rinnovato successo turistico presso l’agiata borghesia; nel dipinto in Collezione la donna in gita sul battello allude esplicitamente a una delle attività più frequenti durante tali soggiorni di vacanza. Il taglio inedito della veduta è debitore di una serie di studi compiuti da Morbelli con la fotografia, secondo un procedimento creativo che caratterizza l’intera sua opera e che lo accomuna all’amico Giuseppe Pellizza, anch’egli attento indagatore della luce e della sua resa pittorica attraverso la tecnica del divisionismo. In particolare, la figura femminile riprende in controparte una giovane fotografata in identica posa ed abbigliamento in un’istantanea oggi conservata presso l’archivio del pittore, databile ai primi anni del Novecento. Anche il punto di vista in ombra è tipico del procedimento fotografico e ricorre in modo particolare nella fotografia pittorialista che proprio in questi anni inizia a diffondersi in Italia. Il ricercato effetto di controluce è realizzato con una pittura divisa che attraverso tocchi di bianco, rosa ed azzurro ricrea l’abbagliante riverbero del sole sulle acque del lago, in contrapposizione alla penombra del battello. Sulla sinistra una bandiera tricolore è mossa dal vento, probabilmente un inno alla patria nell’anno in cui, durante il primo conflitto mondiale, l’Italia dichiara guerra all’impero austro-ungarico.

  • 186. Angelo Morbelli, Sogno e realtà, 1905
186. Angelo Morbelli, Sogno e realtà, 1905
  • 187. Filippo Carcano, Il gregge (L'Umanità), 1906
  • 188. Bartolomeo Giuliano, Le Villi, 1906
  • 189. Gaetano Previati, La danza delle Ore, 1899
  • 190. Giorgio Belloni, Calma, 1913
  • 191. Emilio Gola, Ritratto di signora, 1903
  • 192. Giulio Aristide Sartorio, Risveglio, 1908-1923
  • 193. Giulio Aristide Sartorio, Sagra, 1908-1923