Sumero

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Il sumerico (eme-ĝir), o lingua sumera, è stata la lingua parlata dal popolo dei sumeri ed attualmente una delle lingue di più antica attestazione scritta. Non si riconosce alcuna parentela ufficiale con altre lingue note, sebbene siano stati condotti numerosi studi per provare somiglianze con altre lingue ma senza particolare successo.

Il sumerico si estingue come lingua parlata a partire dal III millennio a.C. tuttavia viene conservato dal popolo semitico degli Accadi come lingua letteraria e lingua liturgica e questo status durerà fino alla fine della tradizione mesopotamica.

Da un punto di vista grammaticale il sumerico è una lingua agglutinante, come il giapponese o il turco, ciò significa che i vari morfemi che contribuiscono a veicolare il significato grammaticale, vengono semplicemente aggiunti come suffissi o prefissi alla radice nominale o verbale. La principale difficoltà del sumerico non è costituita tanto dalla sua grammatica quanto dalla resa fonetica delle varie parti del discorso, le quali seguono complesse regole di assimilazione a seconda dei casi. Ad esempio:

diĝir.ani.ra = divinità-suo-[DATIVO] quindi letteralmente "al suo Dio", viene reso foneticamente in questo modo:

diĝir-ra-ni-ra pertanto non è sempre facile riconoscere i differenti confini di morfema

Il plurale[modifica]

Il plurale si può formare in diversi modi ma qui elenchiamo i principali.

Il metodo più comune di formazione del plurale è quello che prevede l'impiego del morfema .ene al termine della catena nominale; il sumerico non possiede nessuna parola che indichi la congiunzione come il nostro /e/, eccetto in testi tardi il prestito accadico .u pertanto per congiungere due nomi è sufficiente metterli di seguito:

lugal il re

lugal.ene i re

šeš fratello

šeš.ene fratelli

ama madre

dumu indica sia figlio maschio che figlia femmina. Per distinguerli si aggiunge "nita" per il maschio e "munus" per la femmina---

amadumu madre e figlio

amadumu.ene madri e figli (la marca in questo caso pluralizza l'espressione per intero, considerata un'unità)

Esistono altri metodi di formare il plurale, come ad esempio il raddoppiamento del nome. Tuttavia è possibile che il raddoppiamento sia un metodo per indicare la totalità e non un semplice plurale:

kur paese

kur.kur i paesi/tutti i paesi

Inoltre il raddoppiamento degli aggettivi ha effetto direttamente sul nome al quale si riferiscono:

diĝir.gal.gal "la grande divinità" [lett: la divinità grande grande]

diĝir.gal.gal.ene "le grandi divinità" notare il raddoppiamento ed anche la marca del plurale

In altri casi il raddoppiamento ha un valore di rafforzativo, ad esempio:

babbar bianco

babbar.babbar splendente

Il possessivo[modifica]

Il possessivo in sumerico è un suffisso che si concorda con il possessore. Ne esiste uno per ogni persona:

  • ĝu mio
  • zu tuo
  • ani suo
  • bi suo (per animali e oggetti inanimati)
  • me nostro
  • zu.ene vostro (scritto zu-ne-ne)
  • ani.ene loro (scritto a-ne-ne)

Alcuni esempi:

ama.ĝu mia madre

lugal.ani il suo re

nin.a-ne-ne la loro regina

Quando la marca del possessivo deve essere seguita dal morfema del genitivo .ak o del locativo .a subisce dei mutamenti fonologici di assimilazione in questo modo:

  • ĝu diventa ĝa
  • zu diventa za
  • ani diventa ana
  • bi diventa ba oppure bi.a

La funzione del genitivo[modifica]

Il genitivo in sumerico non fa parte dei normali casi di declinazione ma è una particolare funzione grammaticale. Il genitivo viene indicato dal morfema .ak posto alla fine del blocco morfematico al quale si riferisce, pertanto è possibile che se ne trovino più di uno alla fine di un "blocco". Un esempio per capire bene:

e.dumu.lugal.ak.ak

significa "la casa del figlio del re" dove il primo .ak è riferito a dumu mentre il secondo è riferito a lugal secondo questa logica quasi matematica:

[ e [ dumu [ lugal ] ak ] ak ]

Si tratta di un sistema concentrico, che funziona sia per le costruzioni al genitivo che per i verbi o le catene nominali. Notare che l'ordine delle parole può fare un'enorme differenza:

e.diĝir.du.ak "la casa del dio buono"

e.du.diĝir.ak "la casa buona del dio"

Quando viene reso foneticamente anche il genitivo subisce numerose modifiche fonetiche: la -a di -ak tende a cadere se la parola alla quale si aggancia termina per vocale, ma anche la -k può cadere se non segue niente dopo. Se segue un morfema che inizia per vocale, questa vocale viene assimilata alla -k come nell'esempio:

nin.diĝir.ene.ak.e diventa

nin-diĝir-re-e-ne-ke "la signora degli dèi"

dove .e indica la marca di un caso grammaticale (vedremo nei paragrafi seguenti)

Per fare invece un esempio più complesso, che contiene due sintagmi genitivali, uno dentro l'altro:

lugal-dug-e-gal-sumu-uru-ak-ak-me-ene

questa frase può essere analizzata come segue:

lugal-dug-[[e.gal-sumu-[uru]-ak]-ak]-me-ene ossia:

re-buono-[[palazzo-vecchio-[città]-di]-di]-nostro-PLURALE

un altro esempio:

lugal-kalam-ma-ka [= lugal-kalam-ak-a(k)]

“sovrano”-“paese”-gen.-gen. = “del sovrano del paese”

Genitivo preposto[modifica]

La marca del genitivo può anche comparire prima del nome al quale si riferisce. In questo caso, che rappresenta una eccezione alla regola e che inverte i membri del rapporto genitivale, si parla di particolari funzioni poetiche o legate al prestigio (quando si parla di re o dèi):

e.gal-ak lugal "il re del palazzo"

Ordine degli elementi[modifica]

Il genitivo non rappresenta sempre un semplice rapporto tra membri, ma a volte fa parte di una complessa catena di elementi racchiusi all'interno della frase principale. Tutto ciò che è espresso dal genitivo -ak viene preceduto da un aggettivo (Se c'è) e ancor prima dal nome. A seguire, dopo la marca -ak tutti gli elementi che possono essere presenti devono ordinarsi secondo una specifica gerarchia: prima i pronomi possessivi, poi l'eventuale morfema del plurale, infine il morfema che indica il caso grammaticale (vedi paragrafo seguente) ed eventualmente, la copula. L'espressione del genitivo -ak deve a sua volta rispettare le regole dell'ordine degli elementi della frase principale, pertanto, due frasi complete, subordinate da un genitivo, apparirebbero come segue:

NOME-AGGETTIVO-[NOME-AGGETTIVO-POSSESSIVO-PLURALE-DECLIN.]-AK-POSSESSIVO-PLURALE-DECLINAZIONE-(COPULA)

A livello puramente teorico, si possono creare infiniti ordini di frasi subordinate dal genitivo, a patto che il "blocco genitivale" sia sempre posto in quel preciso punto che l'ordine gerarchico degli elementi della frase impone. La regola generica dunque è:

NOME-AGGETTIVO-[FRASE 2]-AK-POSSESSIVO-PLURALE-DECLINAZIONE-(COPULA)

E ovviamente ad una frase 2 può subordinare una 3, una 4 e così via...

I casi grammaticali[modifica]

Il sumerico non possiede una vera e propria declinazione essendo una lingua agglutinante, pertanto i morfemi che indicano i vari casi grammaticali non alterano la forma della radice (anche se possono essere soggetti ai soliti problemi di assimilazione). In generale riconosciamo dieci casi grammaticali (ma dipende dal tipo di manuale che stiamo usando):

  • assolutivo: -ø
  • ergativo: -e
  • darivo: -ra
  • locativo: -a
  • comitativo: -da
  • terminativo: -še
  • strumentale: -ta
  • terminativo locativo: -e
  • equativo: -gin
  • genitivo: -ak

Assolutivo ed ergativo[modifica]

L'ergativo è il caso grammaticale che indica il soggetto di un verbo transitivo (anche noto come agente) che si oppone all'assolutivo, indicante invece il soggetto di un verbo intransitivo o transitivo in forma passiva, oppure l'oggetto di un verbo transitivo . Pertanto in sumerico il soggetto di un verbo transitivo dotato di complemento oggetto, che abbia quindi il valore di agente, sarà marcato dal caso ergativo, mentre il paziente, o oggetto dell´azione, sarà nel caso assolutivo. I soggetti di verbi intransitivi saranno anch'essi nel caso assolutivo. La marca dell'assolutivo è in realtà l'assenza di marca, pertanto viene segnata con lo zero barrato -ø e non ha nessuna realizzazione fonetica.

Dativo[modifica]

Il caso dativo .ra indica il complemento di termine ma si può agganciare solo agli enti animati, che in sumerico sono rappresentati da umani e divinità (gli animali non sono considerati animati). La sua resa vocalica può presentare particolari assimilazioni, ad esempio:

dumu.ra > dumu-ur

lugal-kalam-ma-ra resa fonetica di lugal-kalama(k)-ra : sovrano-paese-gen.-dat. = “al sovrano del paese”

Locativo[modifica]

Il locativo semplice è la marca dello stato in luogo o del marcatore temporale. Si aggancia solo ad enti inanimati e può anche accompagnare espressioni idiomatiche di tipo temporale, vedi ad esempio:

ud-bi-a "in quei giorni"

bala nam lugal-la-ga "durante gli anni del mio regno"

Comitativo[modifica]

Il caso comitativo indica il complemento di compagnia, si applica ad entrambe le classi

Terminativo[modifica]

Il caso terminativo in -še (da alcuni ricostruito come -eše e a volte reso come semplice -š) si applica ad animati ed inanimati e svolge diverse funzioni:

  1. indica la direzione (verso qualcosa)
  2. indica l'oggetto di interesse (riguardo a..., per quanto concerne...)
  3. indica la causa
  4. può indicare "prima"
  5. può indicare il desiderativo o richiestivo

uru-še ĝa-e ga-ĝen

"desidero recarmi in città" ma anche "lascia che mi rechi in città"

Terminativo 2[modifica]

Il caso locativo-terminativo indica un particolare tipo di locativo. Si comporta fonologicamente come l'ergativo e la marca è la medesima: .e il cui senso più comune è quello di indicare le vicinanze di qualcosa. Si aggancia solo ad enti inanimati ed è di solito accompagnato da un infisso dimensionale /ni-/

I verbi[modifica]

Il verbo è l'argomento più complesso della lingua sumera, sebbene essi non posseggano una vera e propria coniugazione né secondo tempi o modi né secondo le persone, esistono comunque alcune categorie e modi di coniugazione da tener presente, ed il loro agire all'interno della frase non è sempre scontato. A differenza dei nomi e degli aggettivi che si agglutinano e comportano più o meno allo stesso modo, il verbo può presentare infissi (prefissi o suffissi) di genere complesso. Distinguiamo due categorie principali:

  1. Finiti (possono prendere infissi)
  2. Infiniti (presentano la sola radice)

I verbi infiniti possono essere seguiti da alcuni morfemi (/a/ o /e/) oppure la copula.

Distinguiamo due temi o tipologie verbali:

  1. ĥamtu
  2. marû

Queste ultime tipologie derivano dalla analisi dei grammatici accadi pertanto non sappiamo se sia perfettamente applicabile al sumerico. Sappiamo tuttavia che determinati morfemi si agganciano solo alla prima tipologia, e viceversa per la seconda. La forma ĥamtu è considerata la forma di base del verbo. Corrisponde alla radice verbale pura mentre a forma marû indica valore aspettuale imperfettivo, e viene di norma tradotta con presente o futuro.

Distinguiamo quattro classi:

  1. Standard: la radice coincide con il verbo. L'aggiunta di infissi non ne modifica la natura.
  2. Raddoppiabili: quando sono in forma coniugata, o marû la radice si raddoppia
  3. Alterati: presentano numerose variazioni nella coniugazione, ma sono scarsamente attestati
  4. Complementari: cambiano completamente a seconda del tema verbale

Persone[modifica]

Il verbo sumerico può intendere la persona direttamente agglutinandola come suffisso dopo la radice:

  • io, tu = -en
  • egli = -ø
  • noi = -enden
  • voi = -enzen
  • essi = -eš

ricordiamo la particolare resa fonetica che può causare non pochi problemi:

i-ku-re-en-ze-en "voi entrate" da ku.r "entrare" ossia

i.kur.enzen (il prefisso i- verrà analizzato più avanti)

Se il verbo è di tipologia marû allora tra il prefisso e la radice che indica la persona si trova anche un infisso, il quale indica se il riferimento è animato (-n-) o inanimato (-b-).

Se il verbo è di tipologia ĥamtu allora può presentare particolari infissi pronominali:

  • io = -n/b/ø-
  • tu = -e-
  • egli (persone) = -n-
  • egli (cose e animali) = -b-
  • noi = -enden
  • voi = -enzen
  • essi = -

esempio:

gu.e saĝ ib.zig

"il bue sollevò la testa"

saĝ in.zig.enden

"noi sollevammo la testa"

saĝ in.zig.eš

"loro sollevarono la testa"

Prefissi coniugativi[modifica]

I verbi sono praticamente sempre (tranne alcune eccezioni) accompagnati da alcuni prefissi. Quale sia la loro funzione precisa non è ben chiaro, si suppone siano marcatori enfatici del verbo o riferiti agli enti animati ed inanimati:

  • i- prefisso neutro
  • mu- prefisso animati (persone e divinità)
  • ba- prefisso inanimati (cose e animali)

Ovviamente questi prefissi possono subire numerose modifiche fonetiche, elenchiamo le principali:

  • /i/ diventa /ib/ se seguito dall'infisso pronominale -b- mentre diventa /in/ se seguito dall'infisso pronominale /-n-/
  • /i/ può essere seguito da altri prefissi, nel caso si assimila (ad esempio > /im/)
  • in alcuni testi /i/ si trova scritto come /e/
  • /mu/ diventa /ma/ se veicola il senso di dativo e /ma-ra/ per il dativo riferito alla seconda persona singolare
  • se preceduto da /i/ e se in principio di verbo, /ba/ diventa /im-ma/
  • /ba/ esiste anche alla variante /bi/ che diventa /im-mi/ o /i-mi/ se preceduto da /i/ e /mi-ni/ se seguito dall'infisso -n-

Abbiamo visto che /mu/ può variare in /ma/ se seguito da "dativo". Questo tipo di dativo che si aggancia ai verbi è definito dativo dimensionale e svolge funzioni di questo tipo:

ma-du "egli ha costruito per me" il dativo dimensionale può indicare come infisso anche altre persone:

-ra- 2a singolare : mu.ra.du "egli ha costruito per te"

-na- 3a singolare : mu.na.du "egli ha costruito per lui"

Non esiste solo il dativo dimensionale, ma anche altri casi grammaticali possono svolgere la stessa funzione agganciata ai verbi come il comitativo /da/ (che può assumere la sfumatura di potenziale) ed il terminativo /še/ (raramente reso con /ši/), l'ablativo /ta/ ed il locativo, eccezionalmente reso con /ni/ nel caso verbale.

Copula[modifica]

Il sumerico possiede anche una copula, il cui uso non è obbligatorio, ma che va posizionata sempre e solo alla fine della frase come ultimo elemento della catena. La copula viene generalmente ricostruita con la seguente forma: i.men e possiede una sua coniugazione. Un esempio:

lugal.zu i.men notare l'ordine dei componenti nella frase, letteralmente tuo-re essere (io) = "io sono il tuo re"

Una nota sulla resa fonetica: ricordiamo che la copula viene spesso resa foneticamente come me-en per via della scrittura sillabica del sumerico. La prima e la seconda persona presentano la stessa forma della copula /men/ o me-en mentre la terza è solo me. Al plurale invece:

  • noi me-enden
  • voi me-enzen
  • essi me-eš

La copula possiede anche una variante enclitica che si aggancia direttamente ai sostantivi o aggettivi, in questo caso la sua coniugazione rimane invariata, eccetto per la terza persona che fa .m o .am ma per il resto è identica. Questo tipo di copula contribuisce anche alla formazione di nominalizzazioni dei verbi.

Suffissi e prefissi modali[modifica]

Il sumerico possiede diversi suffissi e prefissi che agglutinandosi ai verbi contribuiscono a conferirgli sfumature temporali o aspettuali. I suffissi più importanti sono:

  • Suffisso -ed segue direttamente la radice (può essere scritto solo -e), può diventare -u per armonia vocalica se anche la radice possiede una /u/. La sua funzione varia dall'obbligativo al futuro. Veicola il senso di "dovere" e "possibilità". e.ĝu lu i.bur.ed.e scritto é-ĝu lú ì-bùr-dè "qualcuno potrebbe essere entrato in casa mia" analizzando letteralmente pezzo per pezzo: casa (é) mia (ĝu) un uomo (lú) prefisso verbale (i) fare un buco, irrompere (bùr) possibilità (ed) egli (-e)
  • Suffisso -a è un suffisso relativizzante, può chiudere una forma finita o non finita, serve principalmente a creare frasi subordinate. Lo ritroviamo in alcune formule fisse come ad esempio lú.a "colui il quale", ud.a.a "nel giorno in cui", ud.a.ta "dal giorno in cui", ... a.ta "dopo che ..." bar ... ... -a.ak.eše "a causa di...", mu ... ... -a.eše "poiché..."
  • Prefisso nu- indica il negativo nu.i.men scritto nu-u-me-en  : "non è così" nu.i.gub.še scritto nu-u-gub-ba-še  : "poiché non era presente..."
  • Prefisso bara- indica un negativo affermativo, ad esempio: bara.ra dug scritto ba-ra-ra dug  : "io non ti ho detto"
  • Prefisso na- / nam- indica un'enfatica proibitiva (se il verbo è marû) o un'enfatica affermativa (se il verbo è ĥamtu) na.i.bi.gub scritto nam-mi-gub "egli davvero (na) lo (bi) pose (gub)"
  • Prefisso ha- enfatico affermativo (ĥamtu)
  • Prefisso ga- coortativo

Frase finale

mu.lugal nindubsar dumu ka dam.eše ha.tuku bí.n.dug.a ninnamhani ur.lama nam.erim.àm

"tale è il giuramento di Ninnamhani ed Urlama che ha detto in nome del re giuro che prenderò in sposa Ninduhsar figlia di ka"

Analisi:

prefisso (mu) re (lugal) Nindubsar (nin-dub-sar) figlio (dumu) [di] Ka (ka) sposo (dam) come (eše) prefisso (ha) avere (tuku) prefisso + n (bí.n) dire (dug) nominalizzatore (.a) Ninnamhani (nin-nam-ha-ni) Ur-Lama (ur.lama) giuramento (nam.erim) è (.àm)

Bibliografia[modifica]

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  • The Cambridge Encyclopedia of the World's Ancient Languages di R.D. Woodard et al. (Cambridge University Press) 2004, pp. 19–59
  • Delitzsch, F., 1914, Grundzüge der sumerischen Grammatik, J.C. Hinrichs, Leipzig
  • Poebel, A., 1923, Grundzüge der sumerischen Grammatik, (autoprodotto), Rostock
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  • Zólyomi, G., 2016, An introduction to the grammar of Sumerian, Budapest.