Poesie (Palazzeschi)/La casa di Mara
Una vecchia donna, Mara, viene raffigurata in una piccola casa di legno.
Titolo | La casa di Mara |
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Anno | 1905 |
Raccolta originale | I cavalli bianchi |
Metro | 16 versi di 6, 9, 12 o 15 sillabe. |
Mara vive esclusa dal mondo esterno e conduce la sua esistenza senza alcun cambiamento (La casa di Mara è una piccola casa di legno/la vecchia ha cent'anni...). L'unico sviluppo di cui si parla nel componimento è quello della società: i dintorni della casa, profondamente mutati, sono oramai diventati un nuovo paesaggio urbano dominato dalle dinamiche moderne: (Davanti vi corrono i treni che stanno volando rumorosamente). Il progresso della tecnologia non fa che sottolineare la staticità delle giornate di Mara, ripetutesi all'infinito come se nulla fosse successo nel mondo esterno. Anche in questa poesia, il metro ripetitivo di senari e novenari sottolinea la mancanza di dinamiche vere e proprie nella vita di Mara, dato che non fa altro che ripetersi (Ell'alza la testa un istante /e presto il lavoro riprende).
La soluzione ritmica scelta, imperniata sulla struttura a tre sillabe (dattilico), è quella che maggiormente definisce la metrica di questa raccolta e della successiva (Lanterna): restano invece in secondo piano la lunghezza del verso e la divisione in strofe, alla quale Palazzeschi in genere rinuncia.
L'occupazione principale di questa donna è quella di filare (E vive filando in quell'ombra). Secondo diversi studiosi (v. bibliografia), Palazzeschi potrebbe creare un riferimento alla mitologia greca. Le tre Parche sono le donne che fanno scorrere il filo della vita: una fila, un'altra avvolge il filato, quella al centro assiste alla scena per poi intervenire tagliando il filo: è questo il momento della morte, che presumibilmente è il tema del componimento Ara Mara Amara. A dispetto della giovane età (circa vent'anni), Palazzeschi dà l'impressione di scrivere come se la fine dei suoi giorni fosse oramai prossima.
Come le altre poesie di questa raccolta, questa fu pubblicata da Palazzeschi a proprie spese: nel farlo, l'autore indicò una casa editrice inesistente, la Cesare Blanc di Firenze. Stando a ciò che il poeta fiorentino avrebbe spiegato successivamente, questo non era altro che il nome del suo gatto. All'epoca il giovane Palazzeschi corrispondeva alla perfezione alla classica figura di artista disadattato e solo (si pensi al fatto che viveva all'epoca dell'aiuto finanziario della famiglia, benestante ma perbenista e poco propensa ad accettare l'esistenza di un figlio artista).