Poesie (Palazzeschi)/La croce
La poesia descrive una scena al cui centro troneggia una croce. Si ricorre quindi ad un simbolo dai diversi significati, che viene usato come segno deliberatamente oscuro in una poesia che si distingue per la delicatezza della composizione. Passando, la gente fa il segno della croce.
Titolo | La croce; Il segno (titolo attribuito successivamente)[1] |
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Anno | 1905 |
Raccolta originale | I cavalli bianchi |
Metro | 7 versi di 6, 9, 12 e 15 sillabe. Rima interna tra segno e legno. |
Come altri autori vicini al crepuscolarismo, per Palazzeschi il simbolo non viene più utilizzato come rappresentante di entità astratte ed a noi superiori (salvezza, cristianità, valori). Viene ripreso dalle correnti letterarie precedenti per essere svuotato di parte del suo significato e poi almeno in parte reinterpretato. Il simbolo, la croce, è riconducibile tanto alla cristianità della gente che passa (segno della croce), tanto alla morte (il cui giorno viene indicato sul legno). È legato tanto al legno (rima con segno, identità tra l'oggetto ed il suo materiale), quanto alle strade percorse dalle persone che si incrociano (crocicchio).
Il tono di fondo è intimo ma profondamente malinconico. La reticenza di fondo del Palazzeschi rende la scena misteriosa e cupa. Anche il colore delle immagini, essenzialmente in bianco e nero, fa trasparire i dubbi esistenziali di un giovane poeta in conflitto con la società, turbato e, come avrebbe spiegato più tardi, quasi disperato. È questo uno dei componimenti con i quali Palazzeschi sostenne di aver creato una "poesia malata".
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Al titolo La croce corrisponde inoltre un'altra poesia, meno nota (Fra i rami d'ulivo cadenti...)