Confessione di fede di Westminster/cfw16/cfw16-4

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16:4 Coloro che, nella loro ubbidienza, raggiungono le massime vette possibili in questa vita, sono ancora molto lontani dal compiere opere supererogatorie e fare più di quello che Dio esige. Sono anzi lontanissimi dal compiere tutti quegli stessi doveri ai quali sono tenuti (318).

Testo originale[modifica]

Inglese Latino
IV. They who in their obedience attain to the greatest height which is possible in this life, are so far from being able to supererogate and to do more than God requires, as that they fall short of much which in duty they are bound to do. IV. Qui gradum obedientiæ summum quidem in hac vita possibilem assequuntur, tantum abest ut supererogare quicquam possint ac plus præstare quam quod Deus requisiverit, ut multum sane subsidant infra illud, quod ex officio præstare obligantur.

Riferimenti biblici[modifica]

  • (318) "Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"»" (Luca 17:10); "Ordinai anche ai Leviti di purificarsi e venire a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricòrdati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia!" (Neemia 13:22); "Sì, certo, io so che è così; come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio? Se all'uomo piacesse disputare con Dio, non potrebbe rispondergli su un punto fra mille" (Giobbe 9:2-3); "Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste" (Galati 5:17).

Commento[modifica]

Per "opere supererogatorie" si intendono le opere volontarie che verrebbero compiute al di là, al di fuori e al di sopra dei comandamenti di Dio, in altre parole: rendere a Dio non solo tutto ciò che si è tenuti a fare, ma molto di più, più di quanto richiesto. Questo articolo nega che alcuno possa, in questa vita, compiere "opere supererogatorie", più di quanto Dio richieda. Anzi, tutti rimangono ben lontani dal compiere anche solo quanto sia loro dovere di fare. Supererogare vuol dire fare oltre ciò che è d'obbligo (di solito "quanto una religione richiede per essere 'a posto'"). Nel Cattolicesimo, fare di più di quanto è richiesto per essere in regola sarebbe particolarmente meritorio. Sono le opere non necessarie in sé stesse, ma "consigliate" come la povertà e la castità, che così sono spiegate; "Occorre considerare dapprima i consigli dati da Paolo: in effetti, il termine “consiglio” [«gnóme»] ci viene però da Paolo, che nelle sue lettere a volte dice: “in questo vi do un consiglio” [2 Corinzi 8:10; 1 Corinzi 7:25], a proposito di quelle che potremmo chiamare la povertà e la castità supererogatorie, finalizzate alla ricerca di una maggior carità verso Dio e verso il prossimo ... da un punto di vista ascetico è molto educativo lasciare alla libera iniziativa e generosità della persona, come singola o anche inserita in una specifica comunità, una parte del lavoro di santificazione. Anche le regole più rigorose prevedono e incoraggiano la libera e generosa pratica personale di opere 'supererogatorie', in aggiunta a quelle prescritte per tutti", in: http://www.lavoraeprega.it/?page_id=1170. Queste opere in alcuni darebbero luogo a "meriti traboccanti". Sarebbero "le opere dei santi" che costituirebbero "il tesoro dei meriti della chiesa", quei meriti ai quali si dice che il fedele possa attingere. Persino nell'Islam "più il credente compie opere supererogatorie, più si avvicina ad Allah", "il merito e il valore degli atti di culto volontari, che suppliscono alle imperfezioni compiute in quelli obbligatori, ma ancora di più avvicinano ad Allah ... Perché quando si ama non ci si accontenta dello stretto necessario, del puro dovere. Le opere supererogatorie ci introducono nella dimensione dell’amore".