Confessione di fede di Westminster/cfw16/cfw16-5

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16:5 Noi non possiamo, [nemmeno] con le nostre opere migliori, meritare da parte di Dio il perdono dei peccati o la vita eterna in ragione della grande disparità [sproporzione] esistente fra esse e la gloria futura e dell'infinita distanza che esiste fra noi e Dio; noi non possiamo né trarre dei vantaggi né ripagare con esse il debito dei nostri peccati antecedenti (319), ma quando abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare, non abbiamo fatto che il nostro dovere e siamo [ancora] dei servi inutili (320); le nostre opere, quando sono buone, procedono dal Suo Spirito (321) e nella misura in cui derivano da noi, esse sono macchiate e mescolate con tanta debolezza ed imperfezione che non possono sopportare la severità del giudizio di Dio (322).

Testo originale[modifica]

Inglese Italiano
V. We can not, by our best works, merit pardon of sin, or eternal life at the hand of God, by reason of the great disproportion that is between them and the glory to come, and the infinite distance that is between us and God, whom by them we can neither profit nor satisfy for the debt of our former sins; but when we have done all we can, we have done but our duty, and are unprofitable servants; and because, as they are good, they proceed from his Spirit; and as they are wrought by us, they are defiled and mixed with so much weakness and imperfection that they can not endure the severity of God's judgment. V. Peccatorum veniam, aut vitam æternam de Deo mereri non valemus, ne optimis quidem operibus nostris; cum propter summam illam inter ea et futuram gloriam disparitatem; tum etiam propter infinitam distantiam quæ inter nos ac Deum intercedit; cui nos per illa nec prodesse quicquam possumus, neque pro antecedentium peccatorum nostrorum debito satisfacere; verum cum quantum possumus fecerimus, non nisi quod debemus præstiterimus, ac servi inutiles futuri sumus; tum denique quoniam a spiritu Dei in quantum bona sunt proficiscuntur, ita vero sunt coinquinata, tantumque imperfectionis ac infirmitas admistum habent, prout a nobis efficiuntur, ut strictum Dei judicium non sint ferendo.

Riferimenti biblici[modifica]

  • (319) "...perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato ... Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio ... Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito ... Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere" (Romani 3:20; 4:2,4,6); "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti" (Efesini 2:8-9); "...egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna" (Tito 3:5-7); "Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo" (Romani 8:18); "Ho detto a Dio: «Tu sei il mio Signore; non ho bene alcuno all'infuori di te»" (Salmi 16:2); "Può l'uomo recare qualche vantaggio a Dio? No; il savio non reca vantaggio che a se stesso. Se sei giusto, ne viene forse qualche vantaggio all'Onnipotente? Se sei integro nella tua condotta, ne trae egli un guadagno? ... Se sei giusto, che gli dai? Che riceve egli dalla tua mano? La tua malvagità non nuoce che al tuo simile, e la tua giustizia non giova che ai figli degli uomini" (Giobbe 22:2-3; 35:7-8}.
  • (320) "Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"»" (Luca 17:10).
  • (321) "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge" (Galati 5:22-23).
  • (322) "Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco; tutti quanti appassiamo come foglie e la nostra iniquità ci porta via come il vento" (Isaia 64:6); "Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste" (Galati 5:17); "Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. ... Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no" (Romani 7:15,18); "...e non chiamare in giudizio il tuo servo, perché nessun vivente sarà trovato giusto davanti a te ... Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere?" (Salmi 143:2; 130:3).

Commento[modifica]

Noi non possiamo, nemmeno per le nostre opere migliori, meritare da parte di Dio il perdono dei nostri peccati o la vita eterna proprio a causa del grande divario esistente fra loro e la gloria a venire, come pure per l'infinita distanza che c'è fra noi e Dio. Con le nostre opere noi non possiamo meritare per noi stessi un qualche vantaggio né possiamo soddisfare Dio per il debito dei nostri peccati. Quando però noi abbiamo fatto del nostro meglio, abbiamo solo fatto il nostro dovere e siamo ancora "servi inutili". Nella misura in cui le nostre opere sono buone, esse hanno origine nell'opera dello Spirito Santo, ma in quanto esse sono compiute da noi, esse ancora sono tanto contaminate e mescolate con debolezza ed imperfezioni, che non potrebbero comunque reggere di fronte alla severità del giudizio di Dio.