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Doma dei cavalli/Parte II

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Indice del libro


I tre principi fondamentali della mia teoria fondata sulle caratteristiche principali del cavallo

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PRIMO. Il cavallo è forgiato dalla natura in modo da non fare resistenza ad alcuna richiesta che gli venga fatta e che abbia completamente capito, purché la richiesta sia fatta in un modo coerente con le regole della sua stessa natura.

SECONDO. Il cavallo non ha la consapevolezza della sua potenza senza averne l'esperienza, e può essere maneggiato secondo la nostra volontà senza l'uso della forza.

TERZO. Noi possiamo, in accordo con le regole della sua natura in base alle quali il cavallo esamina tutte le cose nuove attorno a lui, prendere qualsiasi oggetto, anche spaventevole, che non causi dolore, e portarlo attorno o sopra di lui, o appoggiarlo su di lui, senza causargli paura.

Per discutere queste asserzioni in modo ordinato, per prima cosa esporrò le ragioni per le quali penso che il cavallo sia naturalmente obbediente, e non offrirà alcuna resistenza ad alcuna cosa che capisca completamente. Il cavallo, nonostante possegga alcune facoltà superiori all'uomo, non disponendo del potere del ragionamento, non ha consapevolezza di cosa sia giusto o sbagliato, di libera scelta e di decisioni indipendenti, e non si rende affatto conto di qualsiasi imposizione subisca, per quanto irragionevole questa imposizione possa essere. Di conseguenza, non può pervenire ad alcuna decisione su quello che dovrebbe o non dovrebbe fare, perché non ha le facoltà di ragionamento dell'uomo per decidere la giustezza delle cose che gli vengono richieste. Se le avesse, tenuto conto della sua maggiore forza, sarebbe inutilizzabile come servitore per l'uomo. Dategli intelletto in proporzione alla forza, e pretenderà da noi verdi distese per la sua discendenza, dove vagare a piacere, rifiutando del tutto l'obbligo della servitù. Dio ha saggiamente forgiato la sua natura in modo che vi potesse agire la sapienza dell'uomo per soddisfare la sua volontà; e potrebbe essere ben chiamato un servitore inconsapevole e sottomesso. Possiamo verificare questa verità per gli abusi che vengono praticati ogni giorno sul cavallo. Chiunque scelga di essere così crudele, può montare il nobile destriero e correre finché cade per lo sfinimento, o, come nel caso dei cavalli più focosi, finché muore sotto il suo cavaliere. Se avesse la capacità di ragionare, non si impennerebbe e non getterebbe a terra il suo cavaliere, piuttosto che sopportare di essere spinto a correre fino alla morte? O acconsentirebbe di trasportare affatto il vanesio impostore che, con un intelletto del tutto simile, avesse cercato di sopraffare i suoi eguali diritti e il suo spirito ugualmente indipendente? Ma fortunatamente per noi, il cavallo non è consapevole dell'imposizione, e non concepisce la disobbedienza se non per la reazione causata dalla violazione delle regole della sua natura. Di conseguenza, quando disobbedisce, è colpa dell'uomo.

Di conseguenza, non possiamo far altro che pervenire alla conclusione che, se un cavallo non è affrontato in un modo che contrasti con le regole della sua natura, farà qualsiasi cosa possa comprendere completamente, senza fare alcun tentativo di resistenza.

Secondo - Il fatto che il cavallo sia inconsapevole della sua forza può essere soddisfacentemente provato da chiunque. Per esempio, questi commenti sono comuni, e forse potete ricordare di averli sentiti. Una persona dice a un'altra, "Se quel cavallo selvaggio fosse consapevole della sua forza, il suo padrone non potrebbe affatto utilizzarlo con quel veicolo; quelle redini e quei finimenti così leggeri, se lo sapesse potrebbe strapparli via in un minuto ed essere libero come l'aria"; e "Quel cavallo là, che rampa e si agita per seguire il gruppo che si allontana rapidamente, se conoscesse la sua forza non resterebbe legato a lungo al suo palo, controvoglia, con una cinghia che non potrebbe resistere di più al suo peso e alla sua forza di quanto un filo di cotone potrebbe legare un uomo robusto". Tuttavia questi fatti, resi comuni dal loro verificarsi giornaliero, non sono affatto ritenuti sorprendenti. Come l'uomo ignorante che guarda le diverse fasi della luna, voi guardate a questi fatti come lui guarda il cambiamento delle fasi, senza farvi venire in mente la domanda: "Perché queste cose sono fatte così?" Quale sarebbe lo stato del mondo se tutte le nostre menti giacessero addormentate? Se gli uomini non pensassero, ragionassero, e agissero, i nostri intelletti, indisturbati e sonnacchiosi, non supererebbero l'imbecillità di un bruto; vivremmo nel caos, a stento consapevoli della nostra esistenza. E nonostante tutta l'attività della nostra mente, ogni giorno scorrono fatti inosservati che sarebbero magnifici se chi si facesse sopra un po'di filosofia e di ragionamento; e con la stessa incoerenza ci preoccupiamo di cose che un po'di attenzione, di riflessione, e di filosofia renderebbero dei problemi di soluzione molto semplice.

Terzo - Il cavallo permetterà che qualsiasi oggetto, anche se di aspetto spaventevole, si avvicini, passi sopra di lui o si appoggi su di lui, purché non causi dolore. Sappiamo come effetto del corso naturale del ragionamento, che non c'è mai stato un effetto senza una causa, che non c'è mai una reazione in qualsiasi materia animata o inanimata, senza che ci sia stata prima una qualche causa a produrla. E da questo fatto evidente di per se stesso sappiamo che c'è una causa per ogni impulso e per ogni attività sia della mente che della materia, e che questa legge governa ogni azione e ogni movimento nel regno animale. Quindi, secondo questa teoria, ci dev'essere una qualche causa prima che la paura possa esistere; e, se la paura avviene come effetto dell'immaginazione, e non dal fatto che è stato provocato un vero dolore, può essere rimossa assecondando le leggi di natura secondo le quali il cavallo esamina un oggetto, e stabilisce se si tratta di un oggetto innocuo o pericoloso.

Un ceppo o un tronco su un lato della strada potrebbe essere, nell'immaginazione del cavallo, un grosso animale pronto a balzargli addosso; ma se lo portate vicino all'oggetto e lo lasciate stare fermo un po', e toccarlo con il suo naso, e procedere fino in fondo nel suo procedimento di verifica, non se ne preoccuperà più. E lo stesso principio e processo avrà lo stesso effetto su ogni altro oggetto, quantunque di aspetto spaventevole, che non costituisca un pericolo. Prendete un ragazzo spaventato da una maschera, o da qualsiasi altro oggetto che non capisca subito; ma permettetegli di prendere quella maschera o quell'oggetto fra le mani e di esaminarla, e non se ne preoccuperà più. Questa è una dimostrazione dello stesso principio.

Con questa presentazione dei principi della mia teoria, nel prosieguo tenterò di insegnarvi a usarli nella pratica; e di tutte le istruzioni che seguono potrete fidarvi, perché sono state provate dalla mia sperimentazione personale. E sapendo per esperienza proprio quali ostacoli ho trovato nel maneggiare cavalli difficili, tenterò di anticiparveli, e di assistervi nel superarli, cominciando con i primi passi che devono essere fatti con il puledro, e accompagnandovi attraverso l'intero processo della doma.