Ebrei a Caluso - Progetto "Salva una storia"/Capitolo 1

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Caluso veduta

Capitolo 1 . Caluso e la provincia d'Aosta

Caluso è un comune in provincia di Torino, nei pressi di Ivrea. L'etimologia del nome di questo paese secondo alcuni potrebbe derivare dal nome di persona Calusius, secondo altri è invece da mettere in relazione con il termine latino caliginem da cui caluginem con riferimento alla nebbia spesso presente in zona.

Dal 1927 fino alla fine della seconda guerra mondiale, fece parte della Provincia di Aosta e, in quanto tale, ospitò, dal 1941, i profughi ebrei deportati dallo Stato Indipendente della Croazia, creato dallo smembramento del Regno di Jugoslavia a seguito dell'occupazione nazifascista.

I motivi di tale trasferimento sono ancora oggetto di studio da parte degli storici: alcune ipotesi attribuiscono il trasferimento degli ebrei nella parte italiana del territorio occupato alla volontà di sottolineare l'autonomia decisionale dei comandi italiani rispetto a quelli tedeschi; altri lo riconducono al tentativo di sottrarre gli ebrei alle persecuzioni degli ustascia di Ante Pavelic e ai soprusi dei tedeschi[1]. Certo è che in quel contesto, gli ebrei rappresentavano un pericolo per la pubblica sicurezza e avrebbero potuto accrescere o determinare disordini o azioni di resistenza armata da parte della maggioranza slava della popolazione.

L'8 dicembre del 1941 dal porto di Spalato partì una nave carica di 200 ebrei serbi e croati diretti a Trieste. Giunti nell'attuale Friuli, partirono in treno alla volta dell'Italia occidentale. Arrivati a Chivasso, paese situato nella provincia di Aosta, ripartirono verso Ivrea che era la più importante città del Canavese e che ospitava la sede di una comunità ebraica fra i cui membri spiccava il nome di Camillo Olivetti.

Accolti dal questore di Aosta, furono poi smistati nei comuni stabiliti per l'internamento: San Vincenzo della Fonte (S. Vincent), Cuorgnè, Castellamonte, Chiaverano, Fiorano e Caluso.

Per gli Ebrei iniziò dunque una fase di internamento libero con obbligo di residenza in comuni che funzionavano come dei campi, questa fase durò dall'agosto del 1941 (entrata in vigore delle leggi di internamento) alla fine dello stesso anno, determinando un notevole aumento del numero di province destinate a tale scopo (63 province, 150 comuni) e, quindi, del numero di prigionieri ivi residenti.

  1. Arrigo Petacco, L'esodo, la tragedia negata degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia-Giulia, Mondadori, Milano, 1999