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Memoria culturale e concettualizzazione antica dei sogni/Introduzione

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Indice del libro

INTRODUZIONE

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(IT)
« Nell'attaccare gli altri egli mostra astuzia e coraggio; quando si tratta della sua scrittura, è pieno di sogni, meraviglie e miti improbabili; in breve, pieno di superstizioni e racconti da vecchie comari. »

(EL)
« οὗτος γὰρ ἐν μὲν ταῖς τῶν πέλας κατηγορίαις πολλὴν ἐπιφαίνει δεινότητα καὶ τόλμαν, ἐν δὲ ταῖς ἰδίαις ἀποφάσεσιν ἐνυπνίων καὶ τεράτων καὶ μύθων ἀπιθάνων καὶ συλλήβδην δεισιδαιμονίας ἀγεννοῦς καὶ τερατείας γυναικώδους ἐστὶ πλήρης. »
(Polibio su Timeo, Storie 12.24.5.)

Queste poche righe di Polibio racchiudono due approcci radicalmente diversi ai sogni degli scrittori antichi. Da un lato abbiamo Timeo, che avrebbe riempito le sue opere di sogni e altri elementi "irrazionali", e dall'altro abbiamo Polibio, che afferma di evitare del tutto tali cose. Perché scrittori come Timeo erano interessati ai sogni e cosa pensavano fosse degno di essere ricordato nei resoconti dei sogni? Quanto dell'atteggiamento di greci e romani nei confronti dei sogni era unico per il loro patrimonio culturale e fino a che punto erano influenzati da altri intorno a loro?

Questo mio studio esplora il posto dei resoconti dei sogni, e in effetti dei sogni stessi, all'interno della memoria culturale e dell'immaginazione dell'Impero Romano. Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi sui sogni antichi, in particolare l'importante volume di W. V. Harris, Dreams and Experience in Classical Antiquity (vedi sotto), ma l'applicazione della teoria della memoria culturale, come sviluppata da Maurice Halbwachs e Jan Assman, a questo argomento tipicamente "ricordato" deve ancora essere sfruttato. Il periodo dell'Impero Romano (e nel Capitolo 5, il II secolo E.V.) è stato qui scelto perché questo è un periodo durante il quale, gli studiosi hanno talvolta affermato, c'era un crescente sentimento di religiosità tra un popolo privo di diritti civili.[1] Questo è il periodo di imperatori divinizzati, messia, maghi e divieti imperiali a stregoneria e divinazione. Per quanto riguarda i sogni, questo periodo vide l'uso attivo di santuari incubatori, un gran numero di iscrizioni che affermavano di essere state istituite su ordine ricevuto tramite un sogno, svariati resoconti di sogni che apparivano in opere storiche e la comparsa di Hieroi Logoi (Ἱεροὶ λόγοι) di Aristide, Oneirocriticà (Ὀνειροκριτικά = Libro di Interpretazione dei Sogni) di Artemidoro, e Le Metamorfosi di Apuleio. Questo è probabilmente il periodo più fruttuoso per lo studio degli antichi racconti di sogni.

Memoria e Immaginazione

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Per approfondire, vedi Emozione e immaginazione.

Questo studio pone due domande centrali sul rapporto dei sogni e del sognare con la memoria e l'immaginazione nell'Impero romano.

In primo luogo, per quali ragioni gli scrittori greco-romani registravano i sogni nelle loro cronache e nei loro racconti? (Come e perché certi resoconti onirici entrarono nella memoria culturale di un evento e vi rimasero? Fino a che punto le precedenti elaborazioni dei sogni sopravvissero fino al periodo romano? In che modo le persone nell'antico Vicino Oriente, in Egitto e in Grecia concettualizzavano i sogni e il sognare? Fino a che punto le loro idee sopravvissero nel periodo romano? Fino a che punto le idee sui sogni poterono essere trasmesse tramite la migrazione e il commercio, e fino a che punto le diverse culture giunsero a conclusioni simili in modo indipendente? Quale era il significato dei sogni per la memoria culturale?)

In secondo luogo, le persone che vivevano nell'impero romano immaginavano che i sogni rappresentassero un'opportunità per comunicare con il divino? Rispondendo a questa domanda, possiamo tentare di definire il posto dei sogni all'interno dell'immaginazione culturale — chiedendoci non solo se le persone "credessero" o meno che i sogni potevano aprire una comunicazione con qualcosa di divino, ma se questa idea, creduta o meno, era più forte all'interno dell'Impero Romano, in particolare nel II secolo E.V., di quanto lo sia ora o lo fosse in altre culture.

Questo studio è diviso in tre parti. La Parte I fornisce i contesti terminologici, classificatori, letterari e storici del materiale studiato. Il Capitolo 1 esplorerà il linguaggio e la classificazione dei sogni. Questo capitolo si apre con una panoramica delle idee sui sogni provenienti da molti luoghi e culture diverse. Questa panoramica agirà come una sorta di controllo, permettendoci di identificare idee sui sogni che sono comuni a molte società non collegate. Questo Capitolo definirà quindi i parametri di tale studio, discutendo vari modi di classificare sogni e resoconti onirici e spiegando le categorie adottate nel resto dello studio.

Il Capitolo 2 stabilirà il contesto storico dei resoconti dei sogni sotto l'Impero romano. Concentrandosi su quelle aree che hanno avuto il maggiore impatto sul mondo greco-romano — l'Egitto, il Vicino Oriente e, naturalmente, la Grecia classica — questo Capitolo stabilirà brevemente il posto dei sogni all'interno della memoria culturale e dell'immaginazione in queste aree, al fine di rintracciare idee che potrebbero essere state trasmesse attraverso la migrazione, il commercio e così via. Per rispondere alla domanda su quanto i precedenti approcci ai resoconti onirici siano sopravvissuti fino al periodo romano, sarà prima necessario stabilire il posto dei resoconti onirici nella letteratura precedente.

La Parte II dello studio si propone di rispondere alla prima delle nostre due domande e di spiegare perché gli scrittori greci e romani di letteratura storica e immaginativa includessero resoconti di sogni nei loro scritti. Le narrazioni dei sogni hanno avuto una popolarità duratura nella scrittura fantasiosa fino ad oggi, ma di solito non sono inclusi nella moderna letteratura documentaria, sebbene nella scrittura storica greco-romana, specialmente durante il periodo imperiale, appaiano abbastanza frequentemente. Il Capitolo 3 si concentra sulla letteratura documentaria e sul posto dei sogni all'interno della memoria culturale greco-romana. È importante notare qui che questa formulazione è solo per comodità. Naturalmente, non c'è mai stata una sola "memoria culturale greco-romana" che si applicasse a tutte le persone in tutto il mondo romano per i due secoli che esamineremo. Tuttavia, poiché questo studio copre una vasta gamma di materiali, è necessario adottare termini con cui discutere le relative questioni e generalizzare in una certa misura. Il termine che uso in tutto il testo, "memoria e immaginazione culturale greco-romana", si riferisce al nucleo della memoria e dell'immaginazione culturale condivise dalla maggioranza delle persone all'interno del periodo; studi futuri potrebbero esaminare aree più piccole all'interno di un ambito cronologico più ristretto. Descrivendo i modi in cui i sogni sono usati nella letteratura documentaria e indagando su alcuni sogni riferiti particolarmente di frequente, questo Capitolo stabilirà alcune delle ragioni per cui i sogni sono stati usati molto più spesso nella letteratura storica di questo periodo di quanto non lo siano nella scrittura storica moderna, sia accademica che popolare.

Il Capitolo 4 esamina la letteratura immaginativa e si chiede come le storie oniriche riportate nella letteratura immaginativa si inseriscano nell'immaginario culturale. Le storie dei sogni sono popolari nella letteratura di molte culture diverse, ma la natura e l'uso delle storie dei sogni all'interno della letteratura immaginativa greco-romana in particolare possono rivelare qualcosa sul posto che occupavano nell'immaginazione greco-romana. Questo Capitolo inizierà anche a esplorare quello che diventerà un tema centrale del Capitolo 5: la fonte immaginata dei sogni. La letteratura immaginativa ci offre una visione unica di questo problema perché l'autore può scegliere se rivelare definitivamente o meno la fonte di un sogno, e questa scelta darà un suggerimento sul posto dei sogni all'interno dell'immaginazione dell'autore e del suo pubblico.

La Parte III fornisce una sintesi, un riepilogo del posto dei sogni all'interno della memoria e dell'immaginazione greco-romane. Il Capitolo 5 esamina specificamente il II secolo E.V., l'era che ha prodotto alcuni dei più prolifici scrittori antichi sui sogni, tra cui Elio Aristide, Artemidoro e Apuleio. Questo Capitolo si chiede fino a che punto possiamo costruire un'immagine della genuina "credenza" onirica nel II secolo E.V. e se i greco-romani del II secolo E.V. immaginassero che i sogni potessero essere un canale per la comunicazione con il divino o con i morti.

La metodologia utilizzata in questo studio varia leggermente da Capitolo a Capitolo. I Capitoli 1 e 2 (Parte I) sono di ampio respiro e diacronici. Esaminano un'ampia gamma di testimonianze, al fine di ottenere l'accesso ai sogni e alle concettualizzazioni dei sogni in una varietà di tempi e luoghi, per esplorare quanto uniche o meno possano essere le idee di una cultura. Il Capitolo 1 incorpora materiale antropologico sulle concettualizzazioni del sogno in varie culture così come materiale etimologico riguardante la Grecia e Roma, nella sua ampia panoramica del pensiero sui sogni e sul sognare. Il Capitolo 2 è più storico, attingendo a lavori recenti sui sogni egiziani e del Vicino Oriente e spostandosi in un territorio più filologico con il suo sguardo ai sogni nella zona mediterranea del mondo antico.

I Capitoli 3 e 4 (Parte II) sono testuali. Esplorano la natura e le funzioni dei resoconti onirici nella letteratura greca e latina del primo periodo imperiale.

Il Capitolo 5 (Parte III) comprende un approccio più sincronico, utilizzando materiale dei Capitoli precedenti, oltre ad esaminare altri aspetti e altre fonti di prova, come le iscrizioni, per costruire un quadro dei sogni e del sognare nel II secolo E.V. Nel discutere la natura della "credenza", il Capitolo 5 attinge brevemente alla teoria antropologica e sociologica. La maggior parte del Capitolo riguarda la storia della religione, e in particolare la storia della religione nel mondo greco-romano nel II secolo E.V.

Letteratura documentaria e letteratura immaginativa

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Del Corno suggerisce che ci sono due tipi di scrittura sui sogni: quella che ne discute la natura, l'origine e la funzione divinatoria, e quella che ne discute l'interpretazione.[2] Tuttavia, la sua seconda categoria comporta un'ulteriore divisione. Ci sono opere, come Oneirocriticà di Artemidoro, che sono dedicate alla natura dell'interpretazione dei sogni come abilità e al processo di interpretazione dei sogni e, in modo molto diverso, ci sono opere che riferiscono che tal dei tali fece un sogno, e successivamente, è successa una tal cosa, che potrebbe essere genericamente chiamata interpretazione. Tali resoconti dei sogni sono al centro di questo mio studio.

Un resoconto di sogno registrato il più accuratamente possibile nella memoria e trascritto chiaramente non è la stessa cosa di un sogno che è stato inventato da un autore e dato a un personaggio immaginario. Tuttavia, i confini tra storia e finzione nella letteratura antica sono così sfocati che è impossibile per qualsiasi studioso separare semplicemente la storia dalla finzione. Le biografie di Plutarco sono tutte scritte come opere storiche, ma i sogni inclusi nel suo Teseo o Romolo difficilmente possono essere storici; invece il sogno di Pompeo del Bellum civile di Lucano ha un'origine storica, ma è stato alterato per il poema epico romanzato. I poemi epici sono spesso visti dagli studiosi antichi come storici, mentre le opere storiche includono molto materiale mitico, oltre a varie aggiunte inventate dall'autore, in particolare i discorsi.

Bowersock ha suggerito che la categoria di "fiction" debba includere non solo "overt works of the imagination", ma anche "the rewriting of the mythic and legendary past as part of the creation of the new and miraculous present".[3] Ha identificato quattro tipi di narrativa nell'Impero romano (racconti fantastici, revisionismo omerico, romanzi tragico/romantici e romanzi comici/satirici) e sostiene che l'esplosione della narrativa nell'Impero iniziò durante il regno di Nerone.[4]

Tuttavia, estendere l'etichetta di "fiction" alle opere storiche del mondo antico a volte crea più problemi di quanti ne risolva. Nel suo primo capitolo, Bowersock discute varie fonti, tra cui La storia vera di Luciano e i Vangeli cristiani, e suggerisce che le narrazioni di fantasia che sono sopravvissute da questo periodo devono essere viste "within this larger context of fabrication and rewriting". Bowersock riconosce che i romanzi "do not purport to be a historical record of facts in the same way as the Gospels", ma sottolinea i collegamenti tra di essi.[5] È certamente vero che ci sono collegamenti tra i Vangeli e i romanzi, e il il confronto è spesso utile.[6]

Tuttavia, ai fini di questo studio, non si può ignorare la differenza essenziale tra finzione deliberata, palese e opere storiche. È del tutto possibile che alcune opere storiche contengano elementi falsi volutamente romanzati; altre possono essere interamente composte da storie trasmesse oralmente che l'autore riteneva vere o riteneva vagamente possibili e incluse in assenza di alternative. Senza la capacità di interrogare l'autore, possiamo solo esaminare l'opera in base allo scopo previsto, sia che si tratti di registrare qualcosa per i posteri, sia di intrattenere e commuovere i suoi lettori attraverso la scrittura artistica.

È per tali motivi che questo studio adotta i termini "letteratura documentaria" e "letteratura immaginativa". La "letteratura documentaria" si riferisce a resoconti che mirano a registrare informazioni preziose, di solito informazioni che pretendono di essere storia, anche se si tratta di storia inaffidabile. La "letteratura immaginativa" si riferisce a storie inventate o, nel caso di storie mitiche o basate sulla storia, reimmaginate dall'autore. Il Bellum Civile di Lucano, poiché è un poema epico in cui le esigenze artistiche del poema hanno la precedenza sull'accuratezza storica e c'è da aspettarsi una certa licenza poetica, è letteratura dell'immaginazione. Le Vite di Teseo e Romolo di Plutarco e le prime sezioni della Storia di Roma di Livio, nonostante il loro soggetto mitologico e le note interpolazioni autoriali, sono letteratura documentaria, perché lo scopo sottostante di queste opere è quello di registrare la storia greca e romana per i posteri.

La divisione tra letteratura documentaria e letteratura immaginativa pone l'accento sulla natura dell'opera in cui si trova il resoconto del sogno. Che il sogno sia realmente accaduto o meno è in gran parte irrilevante. I resoconti dei sogni giocano un ruolo molto diverso nella letteratura documentaria, in cui lo scopo è quello di creare una registrazione duratura di un popolo o di un periodo, rispetto alla letteratura immaginativa, in cui lo scopo principale è creare un'opera di valore artistico. Queste categorie non sono esaustive o esclusive; molti storici antichi erano alquanto desiderosi di assicurarsi di scrivere opere di valore artistico e molte opere fantasiose, in particolare poemi epici, sono progettate per incapsulare la natura di un popolo o di un periodo. Tuttavia, l'uso dei termini "documentario" e "immaginativo" è progettato per riflettere la principale raison d’être di ogni opera — è inteso principalmente come registrazione di qualcosa o il suo scopo principale è un'opera d'arte fantasiosa? Se si tratta di un lavoro di documentazione, il suo uso dei resoconti di sogni si occuperà di quali ricordi incapsulano relativi alle persone interessate, di ciò che dicono di queste persone in quel momento e del loro effetto sugli sviluppi successivi. I resoconti dei sogni nella letteratura immaginativa hanno molte funzioni diverse, ma nel complesso saranno più interessati ad approfondire il mondo immaginativo che l'autore ha creato. Possono essere descritti in modo più dettagliato e rivelare di più sul modo in cui lo scrittore percepisce il mondo e sulla relazione tra il mortale e il divino, poiché l'autore immaginativo può descrivere il processo inventato in modo molto più dettagliato di quanto sia possibile per l'autore che registra memorie di un evento storico.

Memoria culturale e Immaginazione culturale

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Dobbiamo il termine "memoria culturale" (kulturelle Gedächtnis) a Jan Assmann. Il termine è stato ispirato dalla "memoria collettiva" (la mémoire collective) di Maurice Halbwachs e successivamente sviluppato da Assmann per riferirsi a storie storiche condivise da membri di un gruppo di persone culturalmente distinto.[7] Queste possono essere trasmesse oralmente o commemorate attraverso scrittura storica, iscrizioni, arti visive o altri supporti. La memoria collettiva e culturale di un gruppo stabilisce e rafforza il senso di identità di quel gruppo. Come afferma Assmann:

« Cultural memory has... fixed points [which] are fateful events of the past, whose memory is maintained through cultural formation... and institutional communication... We call these “figures of memory”. »
(Assman 1995: 129)

La memoria autobiografica, come definita da Halbwachs, è la memoria che una persona ha di eventi accaduti nella propria vita, in contrasto con la memoria collettiva.[8]

La memoria collettiva non è stata del tutto abbandonata negli anni tra il lavoro di Halbwachs e quello di Assmann. Il lavoro di Nora su "les lieux de mémoire" ha discusso l'importanza di studiare la memoria per se stessa, piuttosto che come fonte dell'evento originale.[9] Connerton ha esplorato la "social memory" performativa e corporea, concentrandosi sulle esibizioni rituali e sostenendo che la memoria sociale si trova più spesso nelle esibizioni commemorative.[10] Il lavoro dello psicoanalista Spence si è concentrato sui modi in cui l'individuo ricostruisce gli eventi per produrre una nuova memoria narrativa, ma ha chiare implicazioni per la storia registrata, soprattutto autobiografica.[11] Più recentemente, Carruthers ha attinto ai concetti di memoria collettiva e culturale per esplorare l'idea di memoria rerum, utilizzando "things" (che possono essere oggetti, testi o edifici) per informare la memoria.[12]

Tuttavia, fu Jan Assmann a ravvivare e rinvigorire lo studio della memoria collettiva, sviluppando dalla "memoria collettiva" di Halbwach la propria teoria della "memoria culturale".[13] Assmann distinse vari tipi di memoria sociale. La "memoria comunicativa" (kommunikativen Gedächtnis) è l'aspetto sociale della memoria individuale, mediante il quale le memorie individuali e autobiografiche vengono trasmesse tra gli individui.[14] La "memoria collettiva" (Kollektivgedächtnis) si riferisce a memorie condivise il cui compito è trasmettere un'identità collettiva, e questa è particolarmente suscettibile di interferenze politiche.[15] La "memoria culturale" (kulturelle Gedächtnis) è un passo oltre la memoria collettiva, e si riferisce a memorie condivise che diventano parte di una tradizione, oltre il ciclo di tre generazioni della memoria comunicativa.[16] Assmann descrive la memoria comunicativa come caratterizzata dalla sua prossimità al quotidiano, e la memoria culturale come caratterizzata dalla sua distanza dal quotidiano.[17]

Il processo del ricordare un sogno ha diverse fasi. In primo luogo, c'è il ricordo personale del sogno stesso; una memoria autobiografica che Assmann chiamerebbe "scenica", essendo episodica e incoerente.[18] Poi c'è la relazione del sogno con terzi, in cui la memoria si trasforma in una narrazione e diventa ciò che Assmann definisce una memoria "comunicativa".[19] Il sogno può poi essere registrato in forma scritta in un documento destinato alla pubblicazione e alla larga diffusione, divenuto memoria collettiva. Infine, un resoconto onirico particolarmente significativo, come quello di Calpurnia prima dell'assassinio di Cesare, può entrare a far parte della rimembranza pubblica, politicizzata e deliberata, di un evento che contribuisce alla formazione di un'identità culturale, divenendo così memoria culturale.[20]

Possiamo suddividere questo processo in tre fasi principali: il sogno "reale" (a cui non possiamo accedere), il sogno "rievocato" (ricordato dal sognatore e riferito a terzi) e il sogno "culturalmente ricordato" (riferito e ampiamente diffuso). Stratificare mentalmente il racconto del sogno in queste tre fasi elide la distinzione attentamente tracciata da Assmann tra "memoria collettiva" e "memoria culturale". Ai fini di questo studio, tale distinzione non è particolarmente importante o significativa. La maggior parte dei resoconti sui sogni nell'antica letteratura documentaria sono scritti molto tempo dopo l'evento, spesso al di fuori del ciclo di memoria di tre generazioni, e quelli che vengono scritti prima vengono registrati con lo scopo specifico di garantire che le persone continuino a ricordarli e che entrano nella tradizione. Quando si tratta di storici antichi, abbiamo sempre a che fare con una tradizione e, quindi, nei termini di Assmann, con la memoria culturale.

Il termine "immaginazione culturale" è apparso di volta in volta in un'ampia varietà di lavori. Il termine può essere usato in modi leggermente diversi in campi di studio molto diversi e un certo numero di studi accademici lo hanno usato, ma generalmente non lo hanno definito o messo in discussione.[21] È un termine che è diventato particolarmente popolare negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, ed è fortemente correlato alla formazione dell'identità, sia essa politica o sociale.

Uso il termine "immaginazione culturale" in questo mio studio come un'estensione della memoria culturale nel reame dell'immaginazione e della letteratura immaginativa. Proprio come certi ricordi di eventi o persone sopravvivono nella memoria culturale e fanno parte di una tradizione, certe storie, personaggi e concetti diventano sempre più importanti all'interno dell'immaginario culturale e si radicano ugualmente in una tradizione. Miller ha sottotitolato il suo lavoro su Dreams in Late Antiquity con Studies in the Imagination of a Culture. Descrive la prima parte del suo libro come incentrata su "how a culture imagines for itself one of its own processes of imagining".[22] Tuttavia, sebbene Miller si concentri in particolare sul rapporto tra sogno e immaginazione creativa, in realtà non formalizza una posizione usando tali parole. In questo studio, proprio come la memoria culturale si riferisce a storie storiche condivise da un gruppo di persone, l'immaginazione culturale si riferisce a idee (che possono essere storie, concetti o concettualizzazioni) condivise da un gruppo di persone. Condivise, ma non necessariamente comunemente "credute", come verrà discusso nel Capitolo 5.

La letteratura documentaria (letteratura storica) si occupa principalmente della memoria culturale. La sua funzione è quella di aiutare a preservare la memoria del passato, quindi la sua principale preoccupazione è con i ricordi collettivi e con la creazione attiva di storie che diventeranno ricordi culturali. I sogni che compaiono nella letteratura documentaria sono stati trasmessi dalla memoria autobiografica di una persona a un medium destinato a una più ampia diffusione culturale. Molto raramente, un sogno in un diario o in un registro simile potrebbe essere stato originariamente inteso solo per uso privato, ma una volta che qualcosa è stato modificato e preparato per la pubblicazione, è deliberatamente candidato alla registrazione culturale ed è quindi considerato significativo per altri, oltre che per il sognatore.[23] Ciò vale anche per i diari e le lettere, soprattutto quando il diarista e sia l'autore che il destinatario della lettera sono ancora in vita e acconsentono alla pubblicazione. Nelle opere che pretendono di registrare la storia, questo è particolarmente importante. I sogni nelle opere storiche sono inclusi perché l'autore ritiene che abbiano un significato più ampio e dovrebbero essere mantenuti come parte della memoria culturale degli eventi a cui sono legati.

La letteratura immaginativa, tuttavia, è più interessata a riflettere le idee del presente. La memoria culturale rimane significativa nell'affrontare la letteratura immaginativa, perché gli scenari presentati nella letteratura saranno tratti sia dalla memoria autobiografica che da quella collettiva dell'autore. Tuttavia, la funzione della letteratura immaginativa non è solo quella di riflettere i ricordi del passato, ma di tenere uno specchio fino al presente. In questo modo, la letteratura dell'immaginazione si impegna più fortemente con le idee correnti nell'immaginazione culturale che con le memorie culturali.

I sogni che compaiono nella letteratura immaginativa sono fondamentalmente diversi da quelli nella letteratura documentaria perché non sono stati affatto "ricordati", ma inventati dall'autore. Questi possono attingere ai ricordi dell'autore dei propri sogni, ma il sogno specifico in sé è di solito un'invenzione deliberata.[24] L'altra differenza ancora più importante è che questi sogni non sono destinati a diventare parte della memoria culturale degli eventi descritti, anche se questi eventi hanno una base storica. Questo è ciò che separa, ad esempio, il Bellum Civile di Lucano dal Bellum Civile di Appiano; quando Appiano registra un sogno di Pompeo, intende che sia visto come parte della memoria culturale della guerra (e, in effetti, ha preso il dato da fonti precedenti); mentre, quando Lucano dà a Pompeo un sogno, sta usando quel sogno per i propri scopi narratologici e non intende che entri a far parte della memoria culturale della guerra, ma solo per aggiungere arte al suo poema (e, in effetti, la versione del sogno di Pompeo prima della battaglia di Farsalo è diversa da quelle riportate da Plutarco e Appiano; Lucano, Bellum Civile, 7.1-25; Plutarco, Pompeo, 68; Plutarco, Cesare, 42; Appiano, Bellum Civile, 2.10.68).

Le storie oniriche nella letteratura immaginativa, tuttavia, riflettono il posto occupato dai sogni nell'immaginazione culturale. Se un sogno all'interno di una storia è progettato per essere visto in modo diverso dal modo in cui i sogni sono normalmente visti all'interno della cultura dell'autore, allora questo nuovo insieme di regole deve essere spiegato dall'autore. Ad esempio, una giovane coppia che vive a una certa distanza l'una dall'altra in un recente romanzo fantasy si incontra nei sogni, un fenomeno spiegato dai personaggi come parte della magia peculiare di una regione specifica e materiale del mondo fantastico.[25] Similmente, nella fantasy moderna televisiva e nelle graphic novels (romanzi a fumetti), il personaggio Buffy Summers ha sogni profetici perché è un'ammazzavampiri e i sogni fanno parte dei suoi poteri speciali.[26] Poiché molte persone nella nostra cultura non tendono a pensare che i sogni possano essere simbolicamente profetici, ciò deve essere spiegato all'interno della narrazione.

L'antica letteratura immaginativa, in generale, non tende a farlo. I sogni sono usati in certi modi all'interno della letteratura antica per convenzione e senza una spiegazione speciale. Possiamo presumere, quindi, che l'uso dei sogni in questo modo possa riflettere idee comuni sui sogni. Ciò non intende suggerire che tutti i membri di una particolare cultura "credessero" che tali idee fossero letteralmente vere. Tuttavia, suggerisce che anche coloro che non credevano letteralmente che i sogni avessero le proprietà che sono loro date nella letteratura immaginativa, tuttavia, riconoscerebbero l'uso e capirebbero il modo in cui i sogni venivano usati. Quando vediamo spiegazioni più lunghe dei meccanismi del sogno profetico, ciò può indicare che viene utilizzato un insieme di idee meno universalmente riconosciuto.

Si può, naturalmente, sostenere che molti dei sogni che compaiono nella letteratura documentaria nel mondo greco-romano sono, in realtà, invenzioni fantasiose dell'autore. Tuttavia, è lo scopo del lavoro in cui sono inclusi che è qui significativo. Anche se l'autore ha inventato un sogno, una volta entrato in un'opera di documentazione, diventa parte della memoria culturale dell'evento registrato, e può essere ripetuto senza riserve da successivi autori storici. Può mancare della memoria autobiografica originale come sua fonte, ma diventa parte della memoria culturale in un modo che è specifico della letteratura documentaria, indipendentemente dall'effettivo valore di verità della letteratura.

Cos'è un sogno?

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È ampiamente riconosciuto che non possiamo sopravvivere senza dormire, e sembra probabile che sognare sia essenziale anche per la nostra salute.[27] L'universalità del sognare tra gli esseri umani è indiscussa, ma la nostra percezione di cosa sia il sognare, cosa significhi sognare e perché sognamo è cambiata enormemente negli ultimi 100-150 anni. L'enorme impatto della psicoanalisi sarà discusso di seguito, ma prima è importante esaminare brevemente ciò che attualmente intendiamo per sogno in termini medici e fisiologici, sebbene, naturalmente, la natura sfuggente dell'argomento significhi che il pensiero scientifico sull'argomento è in uno stato di flusso costante. Non sappiamo nulla dei sogni, ma negli ultimi decenni abbiamo fatto alcune ipotesi informate. Alcuni scienziati hanno iniziato a parlare con sicurezza di ciò che ora "sappiamo" sui sogni, principalmente a causa del passaggio della ricerca dal lavoro nella prima parte del ventesimo secolo, che era dominato dalla psicoanalisi e dallo studio del significato dei sogni, allo studio di cosa sono i sogni, fisiologicamente parlando, cioè cosa fa il cervello quando una persona sogna.[28]

Nel 1953, Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman pubblicarono un breve articolo tecnico su "Regularly Occurring Periods of Eye Motility... During Sleep", il fenomeno che sarebbe diventato noto come sonno REM (Rapid Eye Movement).[29] Questa scoperta da allora ha dominato la ricerca sul dormire e sognare. All'inizio si pensava che i sogni si verificassero solo durante il sonno REM, ma questo è stato rapidamente riveduto e corretto.[30] La ricerca nel corso degli anni ha esaminato una varietà di questioni correlate, come il tipo di sogni sperimentati durante il sonno REM e NREM (Non-Rapid Eye Movement); ad esempio, la maggior parte, ma non tutti, gli incubi si verificano durante il sonno REM.[31] È stato suggerito che i "sogni d'ansia comuni" si verificano durante il sonno REM, mentre i "rari terrori notturni" si verificano durante la parte più profonda e senza sogni del sonno, sebbene tali conclusioni siano alquanto provvisorie.[32] Esiste una terza categoria nei sogni "ipnagogici", che si verificano all'inizio del sonno e incorporano il più alto grado di memoria, per lo più recente, con un basso grado di "alto affetto onirico" o, si potrebbe dire, stranezza.[33]

Ci sono alcune difficoltà fondamentali con la ricerca scientifica sulla natura dei sogni. Non importa quanto tempo i neurologi trascorrono osservando l'attività REM o NREM di un soggetto addormentato, non possono vedere ciò che la persona sta sognando. Lo studio dei sogni si basa ancora sulla memoria del sognatore quando si sveglia. Il ricordo, – o la sua mancanza – dei sogni è forse l'unica esperienza umana più confusa del sogno stesso.

Anche la memoria gioca un ruolo essenziale nel processo stesso del sogno. Alcune ricerche recenti hanno indicato che i sogni, in particolare i sogni "ipnagogici", che si verificano nelle prime ore della notte, possono essere manipolati facendo impegnare i soggetti in determinate attività, come giocare a Tetris, prima di andare a dormire; questo suonerà familiare a chiunque abbia trascorso tutto il giorno in un lavoro noioso e ripetitivo, solo per poi sognarlo di notte.[34] Tuttavia, la situazione non è così semplice come potrebbe sembrare; gli esperimenti relativi a Tetris hanno rivelato che gli amnesici che non ricordavano di aver giocato al gioco ne sperimentavano ancora immagini durante il sonno ipnagogico (l'articolo pubblicato osserva che gli amnesici "sono in grado di riferire esperienze oniriche").[35] Le attuali teorie neurobiologiche riguardanti la natura del sogno tendono a concentrarsi sui sogni come un modo per classificare l'attività cerebrale recente, nel tentativo di spiegare questo fenomeno.[36]

Anche quelle culture che apprezzano i sogni per la loro connessione con altri mondi di solito riconoscono che molti, se non la maggior parte, dei sogni riflettono i ricordi recenti del sognatore.[37] Freud notò che il contenuto manifesto dei sogni era spesso collegato agli eventi del giorno precedente, o dei "giorni immediatamente precedenti".[38] Hobson sostiene che "recent memory enters into dreaming very little", ma questo è forse dovuto al fatto che capisce piuttosto di più di quanto ci si potrebbe aspettare dai "ricordi". Afferma che "fragments of episodic memory... are incorporated, but whole recollections are never reproduced as such".[39] Tuttavia, nel discorso generale, è probabile che "ricordi del giorno prima" si riferiscano a questi "fragments", piuttosto che a riproduzioni di interi avvenimenti, così la frase viene usata liberamente in tutto questo lavoro, nell'ipotesi che sia evidente da nostre esperienze che molti sogni riguardano ricordi recenti. Va notato, tuttavia, che non ci sono prove che i sogni forniscano l'accesso a ricordi più vecchi e più deboli; sono riflessi del passato molto recente, ma non forniscono l'accesso al passato più lontano.[40]

I tentativi moderni di spiegare il significato o l'importanza dei sogni, in contrasto con le loro funzioni fisiologiche, spesso affrontano l'argomento attraverso la psicoanalisi e la teoria psicoanalitica. Come ha notato Wiedemann, gli approcci fisiologici e psicologici allo studio dei sogni tendono ad allontanarsi l'uno dall'altro e a proseguire su percorsi propri.[41] Hobson ha suggerito che, grazie alla moderna ricerca scientifica (in gran parte dipendente dalle apparecchiature tecnologiche, usate per misurare l'attività cerebrale, che fino a poco tempo fa non erano disponibili), non abbiamo più bisogno di interpretare i sogni. Ha fornito una tabella che confronta la psicoanalisi con la teoria della sintesi di attivazione e suggerisce che, poiché il contenuto dei sogni può ora essere spiegato dall'attività cerebrale durante il sonno, accompagnata dall'attivazione dei centri visivi superiori, dalla perdita della memoria di lavoro, dalla sintesi iperassociativa, attivazione del sistema limbico e amnesia fisica, il significato dei sogni è ora "trasparente" e l'interpretazione "non è necessaria".[42]

Tuttavia, la scoperta che il sogno è correlato al funzionamento sano del cervello non risponde a tutte le domande che le persone hanno sui sogni, come persino Hobson è stato costretto ad ammettere.[43] Perché, ad esempio, abbiamo gli incubi? Hobson si limita ad affermare che "the emotional systems of the brain relating to unpleasant emotions need ‘maintenance’, which is achieved through nightmares".[44] Sono state suggerite alcune altre ipotesi; Wiedemann, ad esempio, suggerisce che una maggiore vigilanza durante o immediatamente dopo gli incubi indica che potrebbero aver avuto originariamente una funzione protettiva per il dormiente.[45] Parimenti, la spiegazione di Hobson per i sogni sessuali è che il cervello ha bisogno di "rinfrescare" certi "programmi di movimento" – questo può spiegare alcuni aspetti di questi sogni, ma fallisce dove riesce Freud – non può spiegare il particolare contenuto di questi sogni.[46] Il suggerimento di Hobson che i sogni in cui si sta facendo un esame e non si riesce a ricordare nulla, non siano necessariamente correlati direttamente all'ansia per gli esami, può essere particolarmente poco convincente.[47] Ci sono molte persone che rimangono insoddisfatte di spiegazioni puramente fisiologiche per vari fenomeni onirici, e che continuano a rivolgersi agli psicoanalisti per avere risposte.

Dall'anno 1900, lo studio psicologico dei sogni è stato dominato dall'opera di Sigmund Freud. Indipendentemente dal fatto che il singolo studioso sia d'accordo o meno con le conclusioni di Freud, è imperativo che la teoria freudiana venga affrontata, a causa della presa enormemente forte che ha ancora sul modo in cui molti di noi pensano ai sogni e al sognare.

Alcuni aspetti della teoria freudiana sono stati a lungo confutati. Hobson ha descritto due "fatali difetti scientifici" nel lavoro di Freud; la "absence of relevant brain science", dovuta ai vincoli del tempo, e la natura limitata dei "dati" — Freud usava principalmente i suoi resoconti sui sogni, insieme a un numero limitato preso dai suoi pazienti.[48] Critiche a Freud a volte sono estreme quanto la teoria originale: Hobson suggerisce che stava inavvertitamente creando una nuova religione, con se stesso come sommo sacerdote.[49] Anche la teoria del "wish-fulfilment" di Freud è viziata, in particolare nel caso degli incubi. Freud intendeva spiegare perché i sogni sono spesso spiacevoli o inquietanti, e sosteneva che c'era un contenuto onirico latente nascosto dietro il contenuto manifesto. Come ha sottolineato Buirski, questa teoria non tiene conto dei sogni/incubi post-traumatici, in cui una persona rivive una vera esperienza traumatica.[50] Freud lo riconobbe e sostenne che questi sogni esistono indipendentemente dal principio del piacere.[51] Buirski osserva che la spiegazione offerta dalla "Ego Psychology" è che rivivere l'esperienza traumatica aiuta l'Ego maturo a superare un evento che ha sopraffatto l'Ego immaturo ripetendolo finché non diventa meno scioccante e produce meno ansia.[52]

Tuttavia, la psicoanalisi freudiana non è affatto morta.[53] Articoli come quello di Hanlon, sugli incubi come espressioni di conflitto, si allontanano dalle preoccupazioni strettamente freudiane relative all'appagamento dei desideri e al desiderio sessuale, pur continuando a esplorare il subconscio freudiano, composto dall'ego e dall'id.[54] Shapiro ha riassunto la teoria psicoanalitica del sogno della fine del XX secolo come una concezione del sogno quale compromesso tra id, ego e superego, centrato sul conflitto interiore.[55] Molto utilmente, Eggan ha suggerito che i sogni sono una "produzione triangolare" composta, in primo luogo, di "latent content that is said to appear in universal symbols, and represents material not accessible to consciousness", in secondo luogo, la personalità e la situazione personale del sognatore e in terzo luogo, "the relation of dreams to cultural provision".[56] Sebbene la prima categoria, molto freudiana/junghiana, sia forse alquanto dubbia (e non ci occuperà qui), la distinzione tra la seconda e la terza categoria può essere più utile.

Quanto sono universali i sogni?

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Halbwachs e Assmann, i due maggiori studiosi di memoria collettiva e culturale, hanno entrambi fatto riferimento ai sogni nel loro lavoro, ma nessuno dei due ha esplorato la connessione tra immagini oniriche e ricordi e condizioni sociali generali. Halbwachs ha sostenuto che un sogno è "basato solo su se stesso" e che, nei sogni, la mente è la più lontana dalla società.[57] Assmann concorda con Halbwachs che nei sogni "il mondo sociale allenta la sua... presa" sulla nostra "vita interiore".[58] Tuttavia, sia la ricerca scientifica che quella storica sui sogni suggeriscono che non è del tutto così.

Sebbene il sognare sia universale, i sogni non lo sono e non tutti sogniamo allo stesso modo. Non solo persone diverse sognano cose diverse, ma culture diverse producono anche sogni "tipici" o ricorrenti diversi. I sogni sono, in una certa misura, esperienze culturalmente determinate. Questo è ovviamente difficile da provare; in effetti, Dodds ha cambiato idea su questo problema tra la composizione di The Greeks and the Irrational e quella di Pagan and Christian in an Age of Anxiety. Nel primo libro, Dodds ha suggerito che, mentre alcuni sogni erano universali, altri erano sogni a "modello culturale" ed erano definiti culturalmente.[59] Nell'opera successiva, notò che Gorer gli aveva fatto notare che le persone ricordano ciò che pensano valga la pena ricordare dei sogni, e lo aveva quindi convinto che era il ricordo del sogno a differire tra le culture, non il sogno stesso.[60] Halbwachs, d'altra parte, aveva sostenuto che, mentre una persona dorme e sogna, non ha alcun contatto con la memoria collettivae non vi fa affidamento.[61] Sebbene l'argomentazione successiva di Dodds, secondo cui si ricorda ciò che si pensa valga la pena ricordare ed è la memoria che cambia, possa avere una certa validità, non sembra sufficiente a spiegare tutte le differenze tra i sogni nelle diverse culture.

Poiché i sogni sono collegati a ricordi recenti, le persone con esperienze quotidiane diverse sogneranno sogni diversi, quindi il contenuto manifesto dei sogni varia tra le diverse culture. Ad esempio, un tentativo degli anni '50 di scoprire se giapponesi e americani sperimentassero gli stessi sogni "tipici", ha scoperto che sostanzialmente più americani sognavano la nudità pubblica, mentre più giapponesi sognavano di essere attaccati o perseguitati.[62] Per fare un diverso tipo di studio, quando Burke cercò di applicare le categorie usate da Eggan nella sua analisi dei sogni Hopi al suo studio dei sogni di quattro gentiluomini del diciassettesimo secolo, scoprì che le sue categorie semplicemente non si adattavano, e creò le sue proprie.[63] Le categorie di Burke includevano "la chiesa" (a significare principalmente l'edificio) e "la politica", categorie che chiaramente si applicano solo a una cultura dominata dalla Chiesa (cristiana) e alle persone che si occupano personalmente di politica.

Freud identificò alcuni sogni come sogni "tipici", trovati frequentemente tra persone diverse in luoghi diversi, e su questi basò gran parte della sua teoria dei sogni.[64] I sogni "tipici" a volte compaiono in più di una cultura: Butler ha trovato prove del motivo comune della caduta dei denti e del motivo della nudità pubblica nei testi accadici.[65] Soprattutto per gli studiosi classici, i sogni in cui un uomo sogna di fare sesso con sua madre, sebbene apparentemente non comuni tra gli uomini occidentali moderni, sono attestati abbastanza frequentemente nell'antichità.[66] Bremmer ha suggerito una possibile ragione per questo; che i cambiamenti nei rapporti tra uomini e donne, con i figli allevati dalle madri fino alla pubertà e poi portati via, sia nell'Atene del V secolo A.E.V. che nell'Europa occidentale della fine del XIX secolo E.V. fece sì che questo sogno fosse vissuto da uomini che avevano avuto uno stretto rapporto con la madre, ma non con altre donne.[67] Non possiamo, quindi, presumere che i sogni "tipici", sebbene comuni, siano universali e dobbiamo procedere a esplorare le concettualizzazioni del sogno nella piena consapevolezza che i membri di culture diverse possono sognare cose diverse. Evans-Pritchard ha anche notato che, quando intervistava la gente Azande, molti affermarono di aver sognato lo stesso sogno, e Evans-Pritchard spiega dicendo che i sogni riguardavano temi comuni.[68]

Detto questo, sembra probabile che alcuni tipi di sogni (come i sogni di persone che sono morte, per esempio) siano relativamente comuni, o almeno si verifichino con una certa frequenza, in molte culture. È impossibile essere certi che questi sogni siano universali e, in effetti, gli individui all'interno di una cultura che apprezza questi sogni potrebbero non aver mai sperimentato questo particolare tipo di sogno per se stessi. Burke, nel suo studio su quattro particolari sognatori, ha trovato abbastanza forte il tema della morte e della sepoltura di se stessi o di qualcuno ancora in vita, ma non fa riferimento ai sogni di persone che sono morte, che chiaramente non erano prominenti nel suo campione.[69] Tuttavia, sembra chiaro che persone di molte, molte culture sognano coloro che sono morti e che, mentre la natura del sogno può variare tra le culture, questo particolare sogno "tipico" è, forse, quello che si verifica più frequentemente rispetto alla maggior parte degli altri esempi. Si ritiene inoltre che gli incubi siano "abbastanza onnipresenti", poiché sono stati segnalati nel corso della storia e attraverso le culture, sebbene sia importante notare che le definizioni di "incubo" possono differire.[70] Va inoltre notato che i sogni indicati come inviati da esseri malvagi in altre culture potrebbero non essere "incubi" nel senso che siano spaventosi; il sognatore può avere un altro motivo per credere che la loro origine sia ostile.

Harris ha recentemente condotto uno studio dettagliato sul tipo di sogni che i greci e i romani potrebbero aver sperimentato, in gran parte incentrato sulla questione se e come le persone possano aver sperimentato sogni di messaggi, che egli definisce "epiphany dreams". Il metodo di Harris si basa in gran parte sulla ricerca di qualità oniriche in antichi resoconti di sogni, in particolare qualità bizzarre o illogiche.[71] È importante notare che la "stranezza" non è considerata una qualità universale dei sogni; Weinstein et al. nel 1991 osservò che pochissimi resoconti di sogni nello studio di Snyder del 1970 erano disgiunti o caotici (sebbene questa sia più probabilmente una caratteristica del resoconto del sogno piuttosto che del sogno stesso – il sognatore dà al sogno una narrazione quando lo racconta ad altri).[72] Harris riconosce e affronta questo problema, ma mantiene l'importanza dell'elemento bizzarro nelle esperienze oniriche.[73]

Anche Del Corno ha mostrato un certo interesse in quest'area, sostenendo che nessuno dei sogni registrati da Artemidoro sono sogni reali, ma che i sogni registrati da Aristide sono genuini.[74] Weber suggerisce, sulla base di resoconti letterari sui sogni, che i sogni antichi, in particolare, erano più simili alla vita da svegli.[75] Il lavoro di Harris è importante perché attira la nostra attenzione sulle somiglianze e le differenze tra l'esperienza onirica antica e quella moderna — soprattutto, ci ricorda che non dobbiamo respingere i sogni-messaggio come falsi, solo perché non sono ora una forma onirica comune.[76] Primenti, Husser ha sostenuto che è necessario cercare di raggiungere l'esperienza onirica di vita reale che sta dietro l'interpretazione che i testi ne danno, per evitare di produrre un commentario di forme letterarie.[77]

In alcuni casi, la questione di quanto il racconto di un sogno assomigli a un'esperienza onirica reale è particolarmente importante e deve essere affrontata, e questo studio considererà occasionalmente la questione se un racconto di un sogno si riferisca a un sogno "reale", in particolare nel caso di Elio Aristide. Tuttavia, per la maggior parte, questo studio non esplorerà in dettaglio la questione dei sogni "reali" o "vissuti". In definitiva, non è possibile "raggiungere" l'"esperienza onirica della vita reale" dietro i testi. In primo luogo, molti dei sogni sono, con tutta probabilità, del tutto spuri o fittizi, e Harris dedica alcune pagine alla discussione su quali resoconti suggerisce siano quasi certamente falsi e quali veri.[78] In secondo luogo, è difficile ricordare un sogno anche poche ore dopo averlo sognato, peggio ancora cercare di ricordarlo settimane, mesi o anni dopo. Sebbene la ricerca in quest'area sia certamente preziosa – come sottolinea Harris, molte ricerche sulla storia antica dipendono da risorse inaffidabili – prolungare la discussione in questo studio aggiungerebbe poco al lavoro di Harris, se non l'offrire alcuni piccoli disaccordi su quali sogni antichi possano o non possano essere autentici rapporti di sogni.[79]

Rapporti sui sogni

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Piuttosto che esaminare i sogni in un senso più generale, come Harris ha fatto con tanto successo, questo studio si concentra sui resoconti dei sogni, cioè resoconti narrativi di sogni specifici, sognati da una o più persone specifiche in un momento specifico. I resoconti dei sogni si distinguono da altri riferimenti ai sogni – usi metaforici di parole per i sogni, discussioni filosofiche sui sogni e così via – in quanto pretendono di essere la registrazione di un sogno così come è stato ricordato dal sognatore.

I processi attraverso i quali ricordiamo, o, più spesso, dimentichiamo, i sogni non sono ben compresi. I soggetti negli studi sul sonno hanno maggiori probabilità di ricordare i loro sogni se sono stati svegliati durante la notte, anche se riferire i loro sogni quando si sono svegliati durante la notte non sembra influenzare il ricordo dei sogni.[80] Un sogno non può mai essere studiato attivamente, come accade, quindi a parte occasionali suoni vocali del sognatore, l'unico modo in cui possiamo vivere un sogno è attraverso la memoria del sognatore (notoriamente inaffidabile), e questo vale anche per il sognatore stesso. Ciò è ulteriormente complicato dal fatto che di solito non ci rendiamo conto che stiamo sognando durante il sogno stesso, e quindi non possiamo esaminare oggettivamente l'esperienza come sogno. Un racconto onirico, quindi, è una raccolta di confusi frammenti di memoria ordinati attivamente in una narrazione dal sognatore e riportati in un secondo momento.

È perché i resoconti dei sogni sono atti deliberati di narrazione che è così importante esaminarli come forme letterarie, come facciamo qui nella Parte II di questo mio studio. A volte, le discussioni accademiche sui sogni nel mondo antico traggono prove da una raccolta di testi che sembrano offrire qualche intuizione senza includere una discussione sui ruoli che i sogni giocano all'interno di quelle opere — in particolare Oneirocriticà di Artemidoro, Hieroi Logoi di Elio Aristide e De Divinazione di Cicerone. Queste opere sono talvolta estratte per potenziali informazioni riguardanti le visioni greco-romane dei sogni e del sogno, e questo potenziale problema è stato notato da alcuni studi.[81] Gli scritti accademici sui sogni in letteratura spesso iniziano riassumendo l'interpretazione dei sogni nel periodo, discutendo di incubazione, medicina, Artemidoro e così via, e poi passano ad analizzare materiale letterario immaginario o meno alla luce di queste osservazioni.[82]

Il problema è che gli argomenti e la visione del sogno che riassumono sono stati spesso sviluppati, non solo attraverso la lettura di Artemidoro e Galeno, ma anche attraverso l'antica pratica di prendere brani da opere letterarie e leggervi un significato storico. Questo non è, di per sé, intrinsecamente problematico, ma in questo studio, propongo di esaminare i sogni nell'ordine inverso. Osservando prima i sogni e le loro funzioni sia nella letteratura documentaria che nella letteratura immaginaria, spero di eliminare gli esempi che non sono progettati per riferirsi a uno scenario "realistico", ma hanno un ruolo specifico da svolgere all'interno della narrazione. Dopo aver esplorato questi sogni, possiamo capire meglio perché gli autori antichi includano certi motivi e cosa questo significhi da un punto di vista storico, esaminando prima le loro possibili funzioni letterarie.

I resoconti dei sogni possono essere brevi come ἐκεῖνος [Tarquinio] ξευρεῖν πρῶτος εἴτε κατὰ λογισμὸν εἴτε ὡς οἴονταί τινες ὀνείρῳ πειθ μccio μενος, "si dice che egli [Tarquinio] abbia ideato le punizioni... mosso a farlo o dal proprio giudizio o, come alcuni credono, in obbedienza a un sogno" (Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, 3.67.3); o lunghi quanto la descrizione di Silio Italico del sogno di Annibale sulla distruzione dell'Italia (Silio Italico, Punica, 3.196-221). La maggior parte delle nostre testimonianze sui sogni nel mondo antico è tratta da questi rapporti, ma la loro funzione all'interno del testo in cui compaiono è spesso più strettamente correlata alle esigenze del testo particolare, piuttosto che avere una forte relazione con concettualizzazioni più generali del sognare. Ecco perché, prima di esplorare cosa si credeva fossero i sogni, è fondamentale stabilire quali ruoli ricoprono i sogni nella maggior parte della letteratura.

Questo studio non include resoconti di sogni che appaiono solo in frammenti. Ciò non perché i frammenti non siano importanti; il nostro unico riferimento onirico sopravvissuto da Sallustio, per esempio, proviene da un frammento (in cui un uomo, pensando di essere stato ingannato, chiese se il tesoro fosse indicato da estispicina o da un sogno) (Sallustio, Storie, Libro 3, Frag. 109). Tuttavia, questo studio si concentra sui resoconti onirici che possono essere meglio contestualizzati, al fine di esaminare più facilmente il posto dei sogni all'interno delle opere letterarie.

È importante notare che in alcuni studi precedenti è stata presa una visione molto ampia di cosa costituisca o meno un resoconto onirico. Esistono diversi modi di riferirsi a un sogno in greco e in latino (vedi Capitolo 1 1.3) e gli studiosi spesso, per non escludere prove importanti, includono storie riguardanti la comunicazione con gli dei che possono riferirsi a un sogno o a una visione da svegli. Ad esempio, Leuci, nel suo studio sui "dream-technical terms", include tutti i termini che potrebbero riferirsi a un sogno, comprese le parole per ordinare, vedere o avvertire.[83] È un luogo comune delle opere sui sogni nel mondo antico che gli scrittori antichi non distinguessero chiaramente tra sogni e visioni nel modo in cui lo fanno gli scrittori moderni.[84] Tuttavia, questo studio mette in discussione tale ipotesi. Sia il greco che il latino includevano parole per dormire e sognare. È certamente vero che un autore possa riferirsi a un sogno con un termine più vago, ma se lo fa, ha scelto deliberatamente di usare un termine più ambiguo, sebbene avesse a disposizione termini più specifici, e tale scelta dovrebbe essere rispettata e considerata quando si è impegnati nello studio filologico di loro opere.

Con questo in mente, il presente studio è stato molto più rigoroso nella scelta dei rapporti su cui si concentra. Renberg ha sottolineato, nella sua tesi del 2003, che con molti di questi termini è assolutamente impossibile stabilire se il testo si riferisca a un sogno o a un'altra forma di divinazione o visione.[85] Allo stesso modo, Weber ha sostenuto che la terminologia antica per i sogni e le visioni era molto più confusa (unschärfer) della terminologia moderna, ma, come osserva, alcuni termini sono generalmente usati per riferirsi a un sogno, mentre altri si riferiscono solo occasionalmente a un sogno, e più spesso si riferiscono a qualche altra visione o apparizione.[86] In quest'ottica si è deliberatamente deciso di incentrare questo studio esclusivamente su quei termini che si riferiscono inequivocabilmente a un sogno o a qualcosa vissuto durante il sonno.

Le testimonianze su cui si è basato questo studio sono state raccolte da ricerche elettroniche sul Thesaurus Linguae Graecae e sul Diogenes PHI Latin Corpus. Piuttosto che fare affidamento su ricerche morfologiche, sono state effettuate ricerche testuali per frazioni di determinate parole. Tali frazioni sono ονειρ, ενύπ, υπν, οναρ, som, dorm, sop, e quiet, dalle parole e frasi ὄνειρος/ ὄναρ, ἐνύπνιον, κατὰ τοὺς ὕπνους, somnus/somnium/somno, dormo, sopor, e quies (per quietem).[87] Sono stati esclusi un certo numero di termini solitamente inclusi negli studi sui sogni, in particolare visus/visum. Questo perché, sebbene tali termini possano essere associati ai sogni, la presenza di uno di questi termini senza una parola per "sonno" o "sogno" non indica necessariamente un sogno.

Ci sono molti studi disponibili che danno un'ampia visione di ciò che costituisce un sogno nella scrittura antica, ma questo studio presuppone che gli scrittori antichi distinguessero effettivamente tra un sogno e una visione e considera solo quei resoconti che sono stati specificamente etichettati come sogno. Con ciò non si vuole negare che gli altri termini possano riferirsi a sogni e cronache oniriche, ma piuttosto si intende tentare di mettere a fuoco i termini più importanti per il periodo di particolare interesse, il II secolo E.V.

Occasionalmente, sono state fatte eccezioni per resoconti di sogni particolarmente interessanti che non presentano queste parole, o per altri resoconti che si riferiscono chiaramente ai sogni. Per la maggior parte, tuttavia, questa regola è stata rigorosamente seguita.

Lo studio dei sogni

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La popolarità dei sogni nel mondo antico come oggetto di studio è aumentata e diminuita nel corso degli anni, ma raramente è stata del tutto trascurata e attualmente sta subendo una rinascita. Le più antiche opere accademiche sui sogni, esclusa la ricerca antica, vanno molto indietro nel tempo. Freud ha basato la sua indagine sull'interpretazione dei sogni nel corso dei secoli sul Traum und Traumdeutung im Altertume di Büchsenschütz, che Clay ha descritto come "then old and... now very aged".[88] Bouché-Leclerq ha incluso un capitolo sulla divinazione onirica nel suo volume del 1879 sulla divinazione nel mondo antico, che si è rivelato influente.[89] Nel 1939, Wikenhauser fornì un breve catalogo di alcuni sogni greci e romani nel suo pezzo sui sogni nel Nuovo Testamento, in cui si limitava a sogni di determinate categorie (vedi Capitolo 1).[90]

Come ha osservato Harris, il libro che ha avuto il maggior effetto sugli studi sui sogni classici del ventesimo secolo è The Greeks and the Irrational di Dodds, pubblicato per la prima volta due anni prima del "punto di svolta" negli studi sui sogni moderni, "Regularly Occurring Periods of Eye Motility, and Concomitant Phenomena, During Sleep", di Aserinsky e Kleitman.[91] Harris osserva in particolare che, sebbene Dodds abbia successivamente riveduto la sua visione degli antichi sogni in Pagan and Christian in an Age of Anxiety, è il lavoro precedente che è rimasto il più influente.[92]

Fu in The Greeks and the Irrational che Dodds discusse la possibilità di strutture oniriche culturalmente specifiche (cfr. supra).[93] Segue questo con una discussione sui sogni in Omero, e poi discute i sogni relativi alle dediche.[94] Discute anche dell'incubazione e osserva che era usata per scopi medici o per provocare un sogno mantico dai morti.[95] Discute anche di Aristide per la prima volta qui e degli usi medici dei sogni.[96] Infine, si rivolge a "to trace briefly the steps by which... Greek intellectuals attained a more rational to dream-experience".[97] Afferma che la visione "religiosa" dei sogni è stata ripresa dagli stoici e continuata nella "tarda antichità" (i suoi esempi qui provengono dal secondo e dal terzo secolo E.V.).[98]

In Pagan and Christian in an Age of Anxiety, Dodds osservava che il sogno era la modalità di comunicazione con il divino più praticata nell'antichità, anche perché può essere praticata da chiunque (e forse non a caso, poiché non può essere evitata anche se si desidera).[99] È qui che cambia idea sul fatto che gli antichi abbiano effettivamente sperimentato sogni "divini" (con cui intende, grosso modo, sogni di messaggi). Dodds esamina quindi più in dettaglio Elio Aristide.[100] Notò anche che l'atteggiamento cristiano nei confronti dei sogni era in gran parte lo stesso dell'atteggiamento pagano che li precedeva immediatamente e discute la Passio di Santa Perpetua.[101]

Lo studio secondario più importante sui sogni nell'antica Mesopotamia è ancora "The Interpretation of Dreams in the Ancient Near East. With a Translation of an Assyrian Dream-Book" di Oppenheim (1956). Il lavoro di Oppenheim si concentra sull'aspetto interpretativo dell'antica credenza onirica, e in particolare sulle interpretazioni offerte dal libro dei sogni. Più recentemente, Butler ha scritto sulle concettualizzazioni di cosa sia un sogno e sui rituali progettati per evitare brutti sogni o per produrre buoni sogni, mentre Zgoll ha fornito una panoramica completa del sogno nell'antica Mesopotamia.[102] Il recente volume di Mouton sui sogni ittiti è il primo a concentrarsi su quest'area e include una serie di testi rilevanti.[103] Noegel ha fornito una rassegna completa degli studi sui sogni del Vicino Oriente Antico nell'introduzione al suo volume Nocturnal Ciphers del 2007, e comprende anche una parte sulla letteratura dei sogni egizi e greco-romani.[104]

Per quanto riguarda l'Egitto pre-tolemaico, Behind Closed Eyes: Dreams and Nightmares in Ancient Egypt di Szpakowska è definitivo, mentre il suo volume curato, Through a Glass Darkly: Magic, Dreams and Prophecy in Ancient Egypt contiene anche diversi articoli utili. Il libro di Szpakowska copre i primi 2000 anni di storia registrata in Egitto. Il breve ma importante studio di Sauneron rimane la risorsa più importante per una panoramica generale sui sogni nell'antico Egitto, mentre il lavoro più recente di Ray è la migliore risorsa sull'interpretazione dei sogni ellenistici in Egitto.[105] Il lavoro di Husser sui sogni nel mondo biblico comprende anche una sezione sull'Egitto.[106]

Diversi studi sui sogni nel mondo greco-romano si concentrano sulle teorie filosofiche riguardanti il sognare. Il libro di Van Lieshout del 1980, Greeks on Dreams, copre i sogni nella letteratura in modo abbastanza generale ma, come ha notato White nella sua recensione, il secondo capitolo, sulle opere filosofiche sui sogni, è particolarmente utile.[107] Il capitolo di Van Lieshout su "Dreams in Literary Sources" soffre per il fatto che fonde insieme la letteratura greca da Omero a Plutarco e fa poca distinzione tra periodi di tempo diversi o generi diversi, ma il suo lavoro sui filosofi rimane influente.[108] L'opera di Holowchak del 2002 sull'antica onirologia è purtroppo limitato dal suo tentativo di concentrarsi sulla "scienza" antica.[109] Il libro di Näf del 2004 Traum und Traumdeutung im Altertum è una panoramica abbastanza elementare delle prove, ma include una sezione che riassume le opinioni filosofiche del V e IV secolo A.E.V.[110]

Più di recente e molto utilmente, Harris ha esplorato teorie "quasi scientifiche" o "naturalistiche" riguardanti i sogni nel mondo antico, e il quarto capitolo del suo libro del 2009 fornisce una breve panoramica dell'argomento.[111] Il suo terzo capitolo, che riassume le opinioni greche e romane sulla veridicità dei sogni, include anche materiale filosofico sostanziale, questa volta incentrato sul fatto che gli antichi pensatori pensassero o meno che i sogni potessero predire il futuro.[112]

Nell'"Introduzione" alla sua tesi del 2003, Renberg dichia che il ruolo dei sogni nella letteratura era già stato discusso così a fondo in varie opere che non c'era bisogno di esplorare tali "argomenti ben battuti" nella sua stessa dissertazione.[113] Tuttavia, molti di questi studi non dedicano troppo tempo alle altre prove disponibili, in particolare le testimonianze pigrafiche.

Il più importante lavoro recente sui sogni nella letteratura storica è lo studio di Weber del 2000, Kaiser, Träume und Visionen in Prizipat und Spätantike, descritto da Banchich nella sua recensione online come "excellent in virtually every respect".[114] Lo studio di Weber fornisce un esame dettagliato dei sogni imperiali registrati in tutto l'impero e nella tarda antichità. La sua bibliografia comprende anche una serie di opere sui sogni nella tarda antichità.[115] Weber sostiene che non c'è distinzione tra il resoconto di un sogno reale e un sogno come costrutto letterario, perché, una volta scritto, il sogno diventa testo.[116] Sebbene questo studio non si allontani tanto dall'approccio di Weber quanto Harris, che cerca prove di sogni reali dietro i sogni letterari, si supporrà che vi sia una differenza significativa tra un sogno che è scritto puramente come un costrutto letterario e un sogno che pretende di essere la registrazione di un sogno reale.

Lo scopo dichiarato del lavoro di Kessels del 1978, Studies on the Dream in Greek Literature, è:

« to investigate to what extent early Greek (especially Homeric) conceptions about dreams differ from ours, and in what way dreams are used as a literary motif’.[117] »

Kessels mira a integrare il precedente lavoro di Hundt, il cui Der Traumglaube bei Homer si era concentrato sulla credenza nei sogni nei poemi omerici, ma aveva trascurato la funzione letteraria dei sogni omerici.[118] Kessels sostiene la comprensione di questi sogni nel loro contesto letterario, ma suggerisce anche che sono "imitazioni coscienti" di sogni reali.[119] La sua enfasi sull'importanza di trattare il sogno come motivo letterario è stata preziosa per gli studi futuri. Particolarmente utile è l'ultimo capitolo, in cui Kessels traccia l'evoluzione del vocabolario greco dei sogni e del sognare.[120]

Miller, nel suo lavoro sui sogni nella tarda antichità, evidenzia la divinazione e i sogni divinatori come parte di un sistema di semiotica antica, piuttosto che concentrarsi sulla divinazione come predizione. Miller si è concentrata su come gli scrittori della tarda antichità immaginavano il processo dell'immaginazione nei sogni e su come certi sognatori trovassero un significato personale nei sogni.[121] Come ha osservato Pearcy, Miller non distingue tra stati psicologici di tipo narrativo, racconti di sogni, sogni letterari e testi onirici.[122]

MacAlister ha esaminato le sequenze oniriche nei principali romanzi greci dai diversi punti di vista di Artemidoro, Durkheim, Bakhtin e dei romanzieri bizantini.[123] Questo produce un interessante esercizio di critica letteraria, ma è meno utile da un punto di vista storico. Come van Hooff ha notato nella sua recensione, lo studio di MacAlister è "a confusing book about a well-chosen theme".[124] Van Hooff era, al momento di scrivere la recensione, particolarmente ben posizionato per giudicare il lavoro di MacAlister sul suicidio, ma lo stesso giudizio può ugualmente applicarsi al suo lavoro sui sogni.

Negli ultimi tre decenni Patrick Kragelund ha svolto un ampio lavoro su singole opere immaginative contenenti sogni. Gli studi di Kragelund includono Prophecy, Populism and Propaganda in the Octavia (1982) e Dream and Prediction in the Aeneid (1976), e un articolo del 1989 sui sogni in Petronio. Gli argomenti principali di Kragelund nell'opera del 1976 sono stati nettamente confutati da Crabbe nella sua recensione; la cosa più importante da notare qui è la divisione di Kragelund tra apparizioni latine e greche dei morti nei sogni.[125] D'altra parte, Kragelund ha ragione a insistere sul fatto che non dovremmo interpretare la domanda di Enea al fantasma di Ettore come un'indicazione che Enea ha dimenticato cosa è successo a Ettore. Il lavoro di Kragelund sull’Ottavia è stato particolarmente utile al momento della pubblicazione, in quanto ha contribuito alla datazione dell'opera dopo il regno di Nerone, come ha notato Griffin nella sua recensione.[126] Più recentemente, Die Traumdarstellungen in der griechisch-römischen Dichtung di Walde fornisce analisi di sogni poetici e alcune utili note sulla classificazione.

C'è stata una recente rinascita di interesse per Elio Aristide, in particolare nel volume curato nel 2008, Aelius Aristides Between Greece, Rome and the Gods, a cura di Harris e Holmes. Questa raccolta comprende diversi importanti saggi sullo Hieroi Logoi di Aristide, discussi nelle parti pertinenti di questo mio studio. Artemidoro non è così popolare; L’Année Philologique non elenca alcun lavoro incentrato su Artemidoro dopo l'articolo di Van Hooff del 2006 pubblicato su Land of Dreams: Studies in Honor of A. H. M. Kessels.[127] Del Corno fornisce un'utile introduzione ad entrambi nel suo contributo ad Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt.[128] Le traduzioni standard di Hieroi Logoi di Elio Aristide e Oneirocriticà di Artemidoro sono ancora quelle rispettivamente di C. A. Behr e R. White.[129]

L'opera più importante sulle iscrizioni del santuario incubatore di Epidauro si trova nella raccolta e interpretazione di iscrizioni relative ad Asclepio assemblata dagli Edelstein, recentemente ripubblicata in edizione aggiornata col titolo Asclepius: Collection and Interpretation of the Testimonies.[130] Un'edizione più piccola dei testi di Epidauro stesso, con traduzione e commentario, è stata realizzata da LiDonnici, includendo un lavoro prezioso su questioni tematiche e caratteristiche linguistiche.[131]

Due tesi di dottorato altrimenti inedite dagli Stati Uniti offrono i trattamenti recenti più completi delle prove epigrafiche. Lo studio di Leuci sui termini tecnici onirici contiene una ricchezza di informazioni utili e di statistiche. Lo studio recente più importante delle testimonianze epigrafiche, in particolare delle iscrizioni poste in obbedienza a ordini divini, è quello di Renberg, la cui tesi di dottorato del 2003 comprende, oltre ad un'ampia analisi, un catalogo completo delle 1300 iscrizioni dedicatorie studiate.[132]

Un approccio popolare allo studio dei sogni nella storia consiste nell'applicare la moderna teoria psicoanalitica, in particolare la teoria freudiana, allo studio dei sogni storici.[133] Ad esempio, in Dreams in Greek Tragedy, Devereux, uno psicologo clinico della scuola psicoanalitica, analizza vari sogni delle tragedie greche, sperando di mostrare se ogni sogno possa essere stato effettivamente sognato da una persona nell'antica Grecia.[134] Questo metodo è particolarmente allettante se speriamo che possa rivelarci qualcosa sul sognatore. Un recente articolo di Ray fa esattamente questo; descrive i sogni registrati da una selezione di persone di Deir-el Medina e trae conclusioni sulla loro vita e personalità dai resoconti dei sogni.[135] Pelling ha notato che i lettori moderni spesso leggono moderne comprensioni psicologiche nei sogni, dove gli antichi cercavano invece la profezia nello stesso sogno.[136]

Tuttavia, per quanto sia allettante analizzare i sogni degli antichi, sembra in definitiva inutile per l'esplorazione delle loro concettualizzazioni del sogno. In primo luogo, le moderne teorie psicoanalitiche rischiano di essere smentite da ulteriori ricerche. In secondo luogo, gli antichi stessi non avevano tali teorie, quindi per quanto possiamo essere convinti che i sogni procedano dal nostro subconscio, questo non sarà di alcuna utilità per articolare cosa una persona antica, che immaginava che certi sogni provenissero dagli dei, pensasse dei propri sogni. In terzo luogo, qualsiasi tentativo di psicanalizzare un personaggio immaginario è alla fine fallisce, poiché non si tratta di persone reali che reagiscono alla loro situazione, ma di marionette che devono essere manipolate dall'autore. Infine, come ha sottolineato Butler, i due approcci al sogno si concentrano su diversi tipi di sogno.[137] Sia le culture antiche che quelle moderne hanno prodotto resoconti di sogni che riflettono chiaramente i ricordi recenti del sognatore, e sogni che sembrano predire il futuro. La differenza è di enfasi; mentre i moderni interpreti onirici ignorano i sogni apparentemente premonitori e molti ne negano l'esistenza, gli antichi interpreti onirici ignoravano quei sogni che erano ovviamente spiegabili con ricordi recenti e si concentravano su quelli che sembravano fornire indizi per il futuro.[138] Il risultato è che non abbiamo molte registrazioni di questi sogni che gli antichi consideravano insignificanti su cui praticare la nostra forma di interpretazione dei sogni.

C'è una certa confusione riguardo alla periodizzazione della storia romana, a causa del disaccordo tra gli studiosi in quest'area, che si riflette nelle opere sui sogni. Oltre a quello che è presumibilmente un errore nell'introduzione di Holowchak (cfr. supra), MacAlister ha fatto riferimento al secondo e terzo secolo E.V. quale "late Hellenistic world" e il lavoro di Miller su "Dreams in Late Antiquity" include capitoli su Elio Aristide e Santa Perpetua.[139] In questo mio studio, si presume che la "tarda antichità" risalga all'ascesa di Diocleziano nel 284 E.V., e sarà al di fuori dell'ambito di questo wikilibro. Il "primo impero", il periodo focale di questo studio, coprirà il periodo dal 31 A.E.V. al 200 E.V. circa (considerando la vittoria di Ottaviano nella battaglia di Azio come l'inizio dell'Impero). Occasionalmente verrà utilizzato il termine "periodo romano"; questo include il I secolo A.E.V., oltre al periodo focale (come fonte di importanti informazioni basilari) e comprende la scrittura greca e tutti i gruppi etnici e nazionalità che vivevano nel mondo romano, oltre agli scrittori latini che vivevano nella stessa Roma.

Per approfondire, vedi Serie delle interpretazioni e Serie dei sentimenti.
  1. Cfr. Dodds 1965:3.
  2. Del Corno 1978: 1605.
  3. Bowersock 1994: 13.
  4. Bowersock 1994: 21-22.
  5. Bowersock 1994: 13.
  6. Questo va oltre i soli Vangeli cristiani; ad esempio, Pelling ha suggerito che Plutarco abbia utilizzato una serie di tecniche apertamente letterarie nelle sue biografie, tra cui fusione di materiale, compressione cronologica e dislocazione e fabbricazione di dettagli circostanziali, ed è certamente utile individuare e riconoscere queste tecniche quando si analizza Plutarco; Pelling 1980: 127.
  7. Cfr. Assmann 2000: 11. Sulla teoria di Halbwach circa la memoria collettiva, si veda l'introduzione di Coser al suo volume sull'opera di Halbwachs; Halbwachs 1992: 21-28. Sullo sviluppo delle idee di Halbwach riguardo a la mémoire collective cfr. anche Dechaux 1998: 624-625.
  8. Cfr. Halbwachs 1992: 24.
  9. Nora 1989: 23-24.
  10. Connerton 1989: 4-5.
  11. Spence 1982: 166-168.
  12. Carruthers 1998: 35.
  13. Anche il termine "memoria collettiva" o mémoire collective è ancora in uso, ma non sempre è così chiaramente definito; per esempio, Van Mal-Maeder lo usa in riferimento all'influenza di Omero su scrittori e artisti successivi; Van Mal-Maeder 2004-2005: 311.
  14. Assmann 2000: 13 (cfr. anche Assmann 2006: 3).
  15. Assmann 2000: 17 (cfr. anche Assmann 2006: 6-7).
  16. Assmann 2000: 18-19 (cfr. anche Assmann 2006: 8).
  17. Assmann 1995: 128-129.
  18. Assmann 2006: 2.
  19. Assmann 2006: 3. Sebbene Nora suggerisca che la memoria e la storia siano fondamentalmente opposte l'una all'altra, la storia scritta dagli scrittori antichi, progettata per preservare la memoria delle persone e degli eventi più importanti in modo che le generazioni future li ricordino, è, intrinsecamente, un prodotto e veicolo di memoria; Nora 1989: 8-9.
  20. See Assmann 2006: 8.
  21. Ad esempio, Going Native: Indians in the American Cultural Imagination esplora i modi in cui i bianchi americani si sono definiti nelle storie sull'interazione con i nativi americani ed è molto interessato alla memoria, all'identità e alla creazione della tradizione; Huhndorf 2001: 23. Eccentricity and the Cultural Imagination in Nineteenth Century Paris chiede cosa significasse chiamare qualcuno "eccentrico" e include una discussione su cosa significasse deliberatamente sovvertire una norma collettiva; Gill 2009: 23. Primenti, Sideshow USA: Freaks and the American Cultural Imagination esplora cosa significhi definirsi un "freak" e porsi al di fuori della norma culturale; Adams 2001: 10. Teacher Education and the Cultural Imagination mette in discussione la natura della "cultura" ed esplora, attraverso i "club del libro" degli insegnanti, le questioni culturali ed etniche che interessano gli insegnanti e i loro studenti, così come nella letteratura autobiografica; Florio-Ruane e DeTar 2001: xxiii. Space and the Irish Cultural Imagination è più interessato all'aspetto "spazio" (quello dell'analisi spaziale, non quello del cosmo) del suo titolo piuttosto che al lato dell'"immaginazione culturale", usando il termine per identificare quel particolare gruppo il cui approccio allo spazio è sotto inchiesta; Smyth 2001: 1. Una presentazione con poster sulle immagini del cambiamento climatico suggerisce che "The cultural imagination of disaster is a collective repertoire of images that give meaning to the brutal meaninglessness of disasters"; Holm 2009: 1.
  22. Miller 1994: 12.
  23. Il Diario di Anna Frank, ad esempio, menziona sogni che erano particolarmente importanti per lei; cfr. Frank 1995: 115.
  24. La parola "di solito" è qui usata perché non è impossibile per un autore dare uno dei propri sogni a un personaggio di una storia, come fece J. R. R. Tolkien ne Il Signore degli Anelli (Carpenter 1981: 213); la narrativa storica può anche includere sogni tratti dalla letteratura documentaria e attribuiti alla persona reale che ha ispirato il personaggio immaginario. Tuttavia, questo è raro e, per la maggior parte, non sarà considerato in questo studio.
  25. Hobb 1998: 511. Molti dei personaggi professano di ignorare questa particolare magia e devono farsela spiegare.
  26. Cfr. Whedon 2007: 2.6.
  27. La deprivazione del sonno nei ratti sembra causare la morte più rapidamente della deprivazione del cibo; cfr. Siegal et al. 1998: 1148. Sui sogni e la salute mentale, cfr. Foulkes e Pivik 1966: 1284, sebbene ritengano necessario fare riferimento alla teoria freudiana quando si rivolgono all'impatto sulla salute dei sogni intensi che hanno osservato in persone che erano state recentemente private della fase di sonno REM. Più recentemente, Lewin e Singer hanno esplorato i possibili collegamenti tra la depressione e la deprivazione del sonno REM (Lewin and Singer 1991: 411).
  28. Cfr. Hobson 2002: 1.
  29. Aserinsky e Kleitman 1953: 273.
  30. Cfr. anche Foulkes 1978: 90.
  31. Cfr. Wiedemann 1987: 87.
  32. Cfr. Safer 1987: 70.
  33. Cfr. Stickgold et al. 2001: 1056.
  34. Cfr. Stickgold et al. 2001: 1056.
  35. Stickgold et al. 2000: 350.
  36. 37 Cfr. Bentley 1999: 71.
  37. Questo è vero per la maggior parte delle società discusse nel Capitolo 1.
  38. Freud 1976: 247.
  39. Hobson 2002: 114.
  40. Cfr. Brainerd e Reyna 2005: 397.
  41. Wiedemann 1987: 94-95.
  42. Hobson 2002: 16. Cfr. anche von Grunebaum, che suggerisce "we have less need of our dreams than had... our forefathers"; von Grunebaum 1966: 20.
  43. Hobson 2002: 30.
  44. Hobson 2002: 81.
  45. Wiedemann 1987: 92.
  46. Hobson 2002: 28.
  47. Hobson 2002: 111.
  48. Hobson 2002: 26. Cfr. anche Crews 1986: 18-111, specialmente 98-99 e 105-106 sulla teoria dei sogni freudiana.
  49. Hobson 2002: 29.
  50. Buirski 1987: 9.
  51. Freud 1922: 37-38.
  52. Buirski 1987: 9.
  53. L'interpretazione dei sogni moderna, così come praticata dagli psicoanalisti, è ancora ampiamente utilizzata e può avere gravi conseguenze. Brainerd e Reyna, ad esempio, hanno discusso di alcuni casi in cui gli psicoterapeuti sono riusciti a convincere i pazienti di aver subito anni di abusi sessuali interpretando i loro sogni; o interpretando gli incubi come ricordi letterali o interpretando altri brutti sogni come il tipo di sogni che hanno le vittime di abusi. In un caso, un terapeuta è riuscito a convincere una giovane donna di aver subito anni di intensi abusi, solo per scoprire diversi anni dopo, dopo aver ristabilito i contatti con i suoi genitori, che in realtà era fisicamente ancora vergine; Brainerd e Reyna 2005: 369-398.
  54. Cfr. Hanlon 1987: 31.
  55. Shapiro 1987: 177.
  56. Eggan 1966: 238.
  57. Halbwachs 1992: 42.
  58. Assmann 2006: 2.
  59. Dodds 1951: 103.
  60. Dodds 1965: 39.
  61. Halbwachs 1992: 39.
  62. Griffith, Miyagi and Tago 1958: 1177. La speculazione sul motivo per cui i cittadini giapponesi potevano sognare di essere attaccati a questo punto della storia sarà meglio lasciarla ad un altro studio.
  63. Burke 1997: 31-32 (cfr. anche Eggan 1966: 238).
  64. Cfr. Freud 1976: 100-101.
  65. Butler 1998: 48-49. Si noti che Weinstein et al. hanno enfatizzato che questi sogni "tipici" – si riferiscono alla perdita dei denti, alla morte e alla nudità – potrebbero non essere così comuni come si crede di solito: Weinstein et al. 1991: 175.
  66. Famosamente citato da Giocasta in Edipo Tiranno (Sofocle, Edipo Tiranno, 981) e anche Platone menziona questi sogni (Platone, Repubblica, 571c). Secondo Erodoto, Ippia sognò di dormire con sua madre (Erodoto 6.107-108), Cesare sognò di violare sua madre (Svetonio, Divus Julius, 7; Dio Cassius 41.24.2) e Pausania racconta la storia di un uomo chiamato Comon che sognò di giacere con la sua defunta madre e lei prese vita, cosa che Pausania ci informa indicava il recupero di Micene (Pausania 4.26.3). Artemidoro dedica una lunga sezione alle possibili interpretazioni di questi sogni, che possono dipendere dalla posizione assunta oltre che dalla condizione del sognatore o dalla natura del suo rapporto con la madre (Artemidoro, 1.79).
  67. Bremmer 1987: 54-55.
  68. Evans-Pritchard 1937: 381.
  69. Burke 1997: 32.
  70. Hanlon 1987: 16. Buirski ha notato che il termine "incubo" è spesso usato per descrivere sogni, inclusi sogni d'ansia, sogni di punizione, sogni post-traumatici e terrori notturni, ed esistono varie definizioni (Buirski 1987: 3).
  71. Cfr. Harris 2009: 17 sull'importanza dell'elemento bizzarro.
  72. Weinstein et al. 1991: 175.
  73. Harris 2009: 18-19.
  74. Del Corno 1978: 1610 e 1616.
  75. Weber 2000: 536.
  76. Cfr. Harris 2009: 23ff. Dobbiamo anche evitare di assumere deliberatamente falsità nei resoconti di antichi sogni in generale. Molti dei resoconti sui sogni esaminati qui sono registrati dopo un evento che sembrano aver previsto e, in molti casi, il resoconto dei sogni è interamente opera di terzi. Tuttavia, nei casi in cui il sognatore è stato coinvolto nella produzione del resoconto del sogno, dobbiamo stare attenti a non saltare a conclusioni del tipo "si stanno inventando tutto". La memoria umana è estremamente inaffidabile. Ricordiamo gli eventi raccontando storie su di essi, e la storia dell'evento si incentra su ciò che Brainerd e Reyna hanno definito "what we believe to have been the crux of experience", altrimenti noto come "gist memory", e questo il processo a volte può portare alla produzione di falsi ricordi; Brainerd e Reyna 2005: 5. Considerando la difficoltà di ricordare i sogni, dovremmo tenere presente la possibilità che, dopo un evento importante, qualcuno coinvolto possa credere di ricordare un sogno in cui è accaduto qualcosa di simile e potrebbe credere pienamente che questo sogno ha predetto l'evento, senza alcun desiderio o intenzione di ingannare gli altri.
  77. Husser 1999: 16.
  78. Harris 2009: 112-120.
  79. Harris 2009: 93. Sono più propenso di Harris a presumere che Agostino stia riferendo qualcosa che ha origine in un vero sogno, e sono anche più disposto a dare almeno ad alcuni dei sogni registrati come esempi di vita reale da Artemidoro il beneficio del dubbio, non importa quanto "credulo" Artemidoro potrebbe essere stato (Harris 2009: 114).
  80. Fagioli et al. 1989: 308; Cipolli et al. 1992: 385.
  81. Si veda per esempio Kessels 1978: 2.
  82. Si veda per esempio Gollnick 1999: 31-52.
  83. Cfr. Leuci 1993: specialmente 10 e 131.
  84. Cfr. per esempio Weber 2000: 31-32.
  85. Renberg 2003: 17.
  86. Weber 2000: 32.
  87. Gli autori latini a volte usavano frasi come nocturni visus per descrivere una visione notturna, che si riferisce chiaramente a un sogno (cfr. ad esempio Livio 8.6.11). Quando ne ho trovati, sono stati inclusi. Inizialmente, nelle ricerche testuali erano inclusi anche νυκτ e noct, ma, man mano che lo studio procedeva, mi diveniva chiaro che pochissimi sogni erano descritti in questo modo senza essere accompagnati da una delle altre parole dell'elenco, e che non ci sarebbe stato tempo per estendere tale ricerca a tutti i testi, visto il gran numero di occorrenze di queste parole al di fuori dei contesti onirici.
  88. Clay 1980: 342.
  89. Bouché-Leclerq 1975: 277-329.
  90. Wikenhauser 1939: 325.
  91. Harris 2003: 19.
  92. Harris 2003: 19.
  93. Dodds 1951: 103-104.
  94. Dodds 1951: 104-109.
  95. Dodds 1951: 111.
  96. Dodds 1951: 112-117.
  97. Dodds 1951: 117-120.
  98. Dodds 1951: 121.
  99. Dodds 1965: 38.
  100. Dodds 1965: 40-45.
  101. 102 Dodds 1965: 46-53.
  102. Butler 1998; Zgoll 2006.
  103. Mouton 2007: 87-314.
  104. Noegel 2007: 4-9.
  105. Sauneron 1959; Ray 1981.
  106. Husser 1999: 59-72.
  107. White 1982: 318; cfr. van Lieshout 1980: 136-141.
  108. Van Lieshout 1980: 6-63.
  109. Holowchak presenta un inizio interessante quando dichiara di studiare onirologia "from Classical Greece... to the Roman Republic in the fourth century AD"; Holowchak 2002: xiii. Holowchak è interessato all'onirologia come un'antica "scienza" e si concentra quasi esclusivamente su testi filosofici e medici. Gli autori antichi su cui sceglie di concentrarsi sono quelli che considera "scienziati" - sostiene che "real science begins with the Greeks", un'affermazione non incontrovertibile che non c'è spazio per discutere completamente qui; Holowchak 2002: 2. I principali problemi con l'approccio di Holowchak ai sogni come "scienza" sono stati riassunti nella recensione di Walde del suo libro; Walde 2003.
  110. Näf 2004: 55-62. Cfr. anche la recensione di questo libro fatta da J. Davies; Davies 2007: 551.
  111. Harris 2009: 229-278.
  112. Harris 2009: 123-228.
  113. Renberg 2003: 1.
  114. Banchich 2001.
  115. Weber 2000: 524-531.
  116. Weber 2000: 11.
  117. Kessels 1978: 1.
  118. Kessels 1978: 2.
  119. Kessels 1978: 2.
  120. Kessels 1978: 174-254.
  121. Miller 1994: 12-13.
  122. Pearcy 1997: 117-118.
  123. MacAlister 1996: 3-4.
  124. Van Hooff 1999: 335.
  125. Crabbe 1978: 250.
  126. Griffin 1983: 322.
  127. Van Hooff 2006: 32-42.
  128. Del Corno 1978: 1607-1618.
  129. Behr 1968; White 1975.
  130. Edelstein & Edelstein 1998.
  131. LiDonnici 1995: especially 22-23.
  132. Renberg 2003: 363-756.
  133. Sui problemi dell'applicare la teoria freudiana al mondo antico in generale, cfr. Lloyd-Jones 1985.
  134. Cfr. Devereux 1976: ix.
  135. Ray 2006: specialmente 195.
  136. Pelling 1997: 197.
  137. Butler 1998: 14.
  138. Per un'argomentazione moderna contro l'esistenza di sogni precognitivi, cfr. Hobson 2002: 18-19.
  139. MacAlister 1996: 8-9; Miller 1994: 148-204.