Metrica classica/Anapesto
L'anapesto si compone di due sillabe brevi, che formano l'arsi del piede, e di una sillaba lunga, che ne è la tesi, secondo lo schema ∪ ∪ —. Si tratta dunque, secondo la codificazione della metrica classica, di un piede quadrimoraico, di ritmo ascendente, appartenente al génos íson, in quanto la proporzione tra arsi e tesi è di 1:1.
Origine
[modifica | modifica sorgente]L'etimologia del nome è chiara. Deriva forse dal verbo ἀναπαίω, ma la sua interpretazione non è sicura: probabilmente è da intendere nel senso di piede opposto rispetto al dattilo. L'origine di questo tipo di versi è da cercare fra i Dori; gli antichi poeti ionici, i giambografi e gli elegiaci lo ignorano, mentre era in ampio uso nell'area dorica, dove in origine aveva il carattere di metro per i canti di marcia, come gli ἐμβατήρια degli Spartiati.
Uso
[modifica | modifica sorgente]Metro legato alla tradizione dorica, l'anapesto si trova più facilmente nei generi letterari più influenzati dalla loro cultura. Lo si incontra quindi nella lirica corale, a partire da Alcmane. Anche la commedia dorica di Sicilia ne faceva ampio uso. Nel V secolo, fu introdotto anche nella poesia teatrale attica, dove conservò il suo originale carattere di ritmo di marcia: è di norma usato quindi nella parodos e nell'exodos della tragedia, e nella parabasi della commedia, anche se tale metro non compare solo in questo contesto, e può anche essere usato in contesti lirici, per lo più di carattere lamentoso, talvolta intervallati con versi di altro metro.
Particolarità
[modifica | modifica sorgente]Gli anapesti si scandiscono normalmente per sizigia, se il numero di piedi è pari; il fenomeno dell'abbreviamento di una vocale lunga davanti a un'altra vocale esiste, ma è meno frequente che nei cola e versi dattilici.
L'anapesto può essere sostituito da uno spondeo o più raramente da un proceleusmatico; la sostituzione con un dattilo non è frequente, e limitata quasi esclusivamente alla poesia drammatica; la sequenza dattilo-anapesto inoltre è generalmente evitata. Nel caso uno di questi piedi sostituisca l'anapesto, il tempo forte cade sempre, in ogni caso, nella seconda parte del piede.
Metri anapestici
[modifica | modifica sorgente]Monometro anapestico
[modifica | modifica sorgente]Come i suoi analoghi di altri metri, il monometro (schema: ∪ ∪— ∪ ∪—) si incontra saltuariamente nei sistemi anapestici, in particolare come penultimo colon, o in associazione con i docmiaci o con i versi eolico-coriambici. Le sostituzioni spondaiche sono molto frequenti. Poiché il dimetro anapestico possiede una forte dieresi centrale, l'identificazione di un monometro nei sistemi lirici è spesso controversa, e muta da un editore all'altro.
- Es. di monometro anapestico puro: Ξένος ἐξαυνύσαι (Sofocle, Edipo a Colono, 1562)
- Es. di monometro anapestico olospondaico: κἀπισκώπτων
In età romana, alcuni poeti, come Mesomede e Sinesio, hanno scritto interi componimenti in monometri anapestici.
Il monometro anapestico ipercatalettico (schema ∪ : ∪ — ∪ ∪—| —) si confonde con il ferecrateo o, se il primo piede è spondaico, con un reiziano: normalmente si tratta di questi ultimi versi, ma nel contesto di un sistema spondaico, queste sequenze vanno interpretate come anapesti.
Il monometro catalettico è raro (∪ ∪— : — ∧) e coincide formalmente con uno ionico a minore: anche qui, solo il contesto metrico può indicare di che piede si tratta.
Tripodia anapestica
[modifica | modifica sorgente]Questo schema metrico ( ∪ : ∪ — ∪ : ∪ — ∪ : ∪ —) non è molto frequente e non si incontra mai negli anapesti di marcia. Le sostituzioni in genere sono frequenti; nei poeti corali, questo metro può essere congiunto con altri metri eterogenei.
- Es. Νυχίαν πλάκα κερσάμενος (Eschilo, Persiani 952)
Quando compare nella forma (— — ∪ : ∪ — — —) questo metro non è distinguibile dal fenecrateo e si presta quindi a giochi di metaritmia (inversione di ritmo).
Dimetro anapestico
[modifica | modifica sorgente]Il dimetro è il colon anapestico dall'uso più diffuso, e uno tra i più antichi cola lirici noti (si incontra già in Alcmane): i sistemi, in genere, non contengono che dimetri alternati a qualche monometro.
Lo schema è ∪ ∪— ∪ ∪— | ∪ ∪— ∪ ∪—; di norma, alla fine del primo metro corrisponde anche fine di parola, che non esclude lo iato, anche se non si tratta di una vera e propria dieresi; casi in cui la fine del metro non corrisponde alla fine della parola sono attestati, ma sono rari.
- Es. Ἐμέ, Λατοΐδα, τέο δ' ἀρχέχορον (Alcmane, fr. 17 B)
Nei sistemi anapestici di marcia, il proceleusmatico non compare o quasi, mentre il dattilo appare di preferenza compare nei piedi dispari. Le sostituzioni usate però sono numerose, e un dimetro composto solo di anapesti è piuttosto raro. La sequenza anapesto + dattilo non è comune, ma è attestata negli anapesti di marcia, in particolar modo in Eschilo.
Il dimetro anapestico catalettico o paremiaco
[modifica | modifica sorgente]Il dimetro anapestico catalettico (schema ∪ ∪— ∪ ∪— ∪ ∪— — ∧) è più noto con il nome di paremiaco (probabilmente da παροιμία, proverbio, in quanto forma metrica spesso adottata dai proverbi).
- Es. Πότε Ἄρτεμις οὐκ ἐχόρευσε (proverbio)
Sull'esatta natura di questo verso (anche se si tratti di un vero anapesto o invece di una forma procefala di dattilo) non c'è accordo tra gli studiosi.
In generale, il paremiaco assume le stesse forme del dimetro anapestico acatalettica; l'ultima sillaba non ammette soluzione, ma può essere breve; la sostituzione con il proceleusmatico non si verifica che negli anapesti "lirici"; il dattilo è limitato ovunque al primo piede; rispetto al dimetro acatalettico, nel paremiaco la "pausa" tra primo e secondo metro spesso non è rispettata. Nei sistemi, il paremiaco riveste la funzione di clausola; può anche essere adoperato katà stíchon negli ἐμβατήρια.
Dimetro anapestico ipercatalettico
[modifica | modifica sorgente]Questo metro (schema ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — ∪ ∪ — |—) è rarissimo. Compare in alcuni casi nella poesia drammatica.
Pentapodia anapestica
[modifica | modifica sorgente]Tale forma metrica ( ∪ ∪ — ∪ ∪ — ∪ ∪ — ∪ ∪ — ∪ ∪ —) è anch'essa estremamente rara. Gli esempi più noti di questo metro si trovano in Aristofane.
- Es. Σὲ μὲν οὖν καταλεύσομεν, ὧ μιαρὰ κεφαλή (Aristofane, Acarnesi 285)
Trimetro anapestico
[modifica | modifica sorgente]La maggior parte dei versi dall'aspetto di trimetri anapestici ( ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — ∪ ∪ —) sono scissi dai metricisti moderni in un dimetro + monometro. I casi in cui ci si trova di fronte sicuramente a un trimetro anapestico sono rari.
La forma catalettica del trimetro ( ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — —) è stata impiegata katà stichon dal poeta alessandrino Simia.
Tetrametro anapestico catalettico
[modifica | modifica sorgente]Un dimetro anapestico acatalettico e un dimetro catalettico formano un tetrametro catalettico:
- ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — ∪ ∪ —|| ∪ ∪ — ∪ ∪ —| ∪ ∪ — | X
Questo verso si incontra per la prima volta nella commedia dorica di Sicilia: Epicarmo aveva scritto due opere intere in questo verso. In seguito, fu adoperato spesso dai poeti della commedia attica: per tale motivo, è spesso chiamato metrum aristophanium.
Nel caso invece che il tetrametro si presentasse con l'ultimo piede intero spondaico, era chiamato invece metrum laconicum, perché era impiegato negli ἐμβατήρια.
- Es. Ἄγετ' ὦ Σπάρτας ἔνοπλοι κοῦροι, ποτὶ τὰν Ἄρεος κίνασιν (Tirteo, fr. 16 B)
In genere, il tetrametro ammette le stesse sostituzioni dei due metri di cui è composto: solo il proceleusmatico è escluso. I versi di soli anapesti sono evitati, mentre i versi con un unico anapesto si incontrano abbastanza di frequente. In Aristofane, il settimo piede è sempre anapestico; la sostituzione dattilica non è molto frequente.
La dieresi mediana è di regola nel tetrametro anapestico; nel caso essa manchi, è rimpiazzata da una cesura dopo la prima sillaba del quinto piede; rarissima invece la cesura dopo la prima sillaba del quarto piede.