Teatro delle donne: attrici, registe, compagnie femminili/Scenografe

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Indice del libro

Titina Rota[modifica]

La Regina, figurino per Il favorito del Re atto 1 (1932)

Titina Rota è stata una costumista, scenografa e pittrice italiana.

Biografia[modifica]

Nata nel 1899 a Milano in una famiglia di artisti musicali (ebbe come nonno materno Giovanni Rinaldi, la madre e la zia si esibivano in concerti suonando il pianoforte e suo cugino era il compositore Nino Rota), si dedicò allo studio del violino. In giovane età ebbe l'occasione di frequentare Igor Stravinskij e Gabriele d'Annunzio che apprezzò molto i suoi disegni. A vent'anni lasciò la famiglia per andare a studiare e lavorare come vetrinista e disegnatrice.

Carriera[modifica]

Teatro[modifica]

All'età di trentadue anni, nel 1931, debuttò come costumista nello spettacolo La locandiera di Carlo Goldoni, interprettata da Tatiana Pavlova, al Teatro Odeon di Milano. Chiamata da Guido Salvini a lavorare per La Scala su scene e costumi di opere liriche, Rota stravolse complettamente l'abitudine di noleggiare i costumi teatrali da sartorie esterne, creando all'interno della Scala una équipe di sarte che realizzava i costumi ad hoc per il cast specifico dello spettacolo specifico, diventando una parte integrante della regia[1].

In seguito lavorò per La Fenice, l'Opera di Roma, il Maggio Fiorentino e il Teatro Comunale di Firenze. Nel teatro veneziano, oltre ad occuparsi dei costumi e delle scene di due opere liriche, firmò nel 1948 la sua ultima messa in scena della pièce Il telefono o l'amore a tre di Giancarlo Merotti. Si dedicò inoltre al teatro di prosa, allacciando collaborazioni con i registi Max Reinhardt e Renato Simoni e con interpreti come Memo Benassi, Gino CerviMemo Benassi, Eva Magni, Evi Maltagliati, Elsa Merlini, Rina Morelli e altri. La sua estetica si ispirò all'art déco, il disegno era deciso e allo stesso tempo coloratissimo, leggero e talvolta surreale; i costumi che realizzò per le commedie avevano un'impronta umoristica originale, mentre la sua creatività eccelle nell'opera, da Monteverdi alla musica contemporanea, con lavori molto diversi tra di loro.

Cinema[modifica]

Lavorò nel campo cinematografico come costumista, in trasposizioni o film di stampo teatrale di Carmine Gallone e nei film di Mario Camerini, come Il documento del 1939[1].

Pittura[modifica]

Dagli anni Cinquanta Titina Rota si dedicò all'acquerello, scelgiendo come soggetto prediletto il paesaggio invernale di Anacapri, la sua residenza principale. Altre sue creazioni ritraggono La vita ad Anacapri (1968), Il gelataio a Venezia e diversi olii intitolati Sogno.

Morì nel 1978 ad Anacapri.

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 Titina Rota Milano 1899 - Anacapri 1978, su Enciclopedia delle donne.