Bellezza naturale/Parte VII
Mito 1: la bellezza è puramente soggettiva
[modifica | modifica sorgente]Per apprezzare il significato della bellezza, bisognerebbe liberarci da due miti sui valori. Il primo mito è che la bellezza sia meramente soggettiva.
L'esperienza della bellezza naturale suggerisce importanti lezioni sui valore, che devono oggi essere chiarite. Si sente comunemente: "La bellezza è negli occhi di chi guarda", oppure "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace". Da un lato, l'affermazione è ovvia. Dall'altro, questi motti vengono usati per affermare qualcosa che è meno ovvio: le persone non sono d'accordo sui valori, sulla bellezza. Inoltre, la frase sugli occhi di chi guarda vuole affermare che il valore è soggettivo — relativo all'individuo o al gruppo che sta effettuando la valutazione. Un'analisi più profonda indica che la bellezza naturale illustra la verità che il valore è reale.
C'è una forza universale nell'esperienza della bellezza. In un'epoca in cui le differenze comunitarie sono esaltate in opposizione all'ideale dell'umanità universale, l'affinità interculturale di menti riconoscenti che godono delle bellezze della natura offre accesso a un terreno comune. In presenza della bellezza sentiamo che non stiamo semplicemente rispondendo a qualcosa che accade per soddisfare le nostre preferenze personali, ma vogliamo condividere la nostra scoperta e sentiamo che stiamo godendo di qualcosa che dovrebbe attrarre tutti (o tutti con una pari preparazione all'esperienza). Anche se alcuni preferiscono le montagne al mare, le bellezze di ogni tipo di luogo sono ampiamente riconosciute. La sublimità del cielo notturno ha suscitato timore reverenziale e meraviglia in innumerevoli spiriti affini. Come può una persona non sentire l'attrazione dell'ineffabile nel guardare il cielo?
Naturalmente, a sostegno della tesi secondo cui la bellezza è reale, non è sufficiente sottolineare che ci sono luoghi di bellezza come il Grand Canyon e le Cascate del Niagara che sono ricercati dai viaggiatori di tutto il mondo. Ci sono differenze personali e culturali e non devono essere minimizzate. La cultura influenza la misura in cui la natura è considerata la dimora degli spiriti ancestrali, l'opera magnifica del Creatore, un reame d'interpretazione mistica e allegorica, uno stock di materie prime per lo sfruttamento umano, un luogo per la ricreazione ed il rafforzamento del carattere, o un prezioso sistema di supporto per forme di vita in pericolo. Ciononostante, quando le storie di differenza sono raccontate in sufficiente pienezza, tale differenza non sembra un dato definitivo, grezzo, ma solo una questione di preferenze soggettive. Piuttosto, le differenze sono comprensibili come risposte alla complessità del panorama dei valori. Ad esempio, i turisti affollano le spiagge di Bali, un po' con sorpresa degli stessi balinesi, che tradizionalmente considerano la montagna al centro della loro isola come la dimora degli dei. C'è una logica nella preferenza balinese. Dalla montagna proviene l'acqua pura dei fiumi che diventano più sporchi a valle poiché vengono utilizzati da più persone mentre scorrono fino al mare.
Un altro esempio della logica di differenza culturale nella percezione estetica è che gli europei non hanno apprezzato la bellezza delle montagne e delle foreste durante i secoli in cui questi erano luoghi temibili. Fattori geografici e climatici mettevano a rischio i viaggiatori e i briganti aspettavano al varco. Man mano che il cristianesimo riduceva gli spiriti della natura a demoni, il bosco diveniva più spaventoso e impressionante. Tuttavia, quando finalmente i poeti, filosofi e pittori si unirono in una conversazione unisona sul sublime, sul bello e il pittoresco e quando il paesaggio lacustre in Inghilterra, in Italia, in Francia, venne celebrato in versi, la valutazione estetica della natura fiorì. Questa storia illustra la lunga evoluzione culturale necessaria per apprezzare i valori della natura.
Il nostro discorso sullo sviluppo della sensibilità europea alle bellezze della natura è coerente con la seguente tesi. Le valutazioni estetiche delle persone convergeranno in modo tale che, al culmine dell'evoluzione umana, tutti saranno d'accordo. La tesi di convergenza, tuttavia, nonostante i suoi meriti, trascura il fatto che ci sono diversi tipi di personalità. Il ministero della bellezza nella personalità è realizzato da esperienze diverse per persone diverse. Una funzione della bellezza, ad esempio, è quella di facilitare il rilassamento e il divertimento; ma alcune persone hanno bisogno di stimoli più complessi o sottili per soddisfare questa esigenza. Un'altra funzione della bellezza è quella di simboleggiare le qualità della vita sublime: una persona ottiene questo valore osservando una montagna, un'altra scalandola.[1]
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Per questa sezione si vedano soprattutto Sergio Belardinelli, La normalità e l’eccezione: il ritorno della natura nella cultura contemporanea, Rubbettino, 2002; Lynn Margulis & Dorian Sagan, What is Life?, Simon & Schuster, 1995; Luigi Pareyson, Estetica: teoria della formatività, Sansoni, 1974 (3ª ed. riveduta; 1ª ed.: Ed. di "Filosofia", 1954); Umberto Eco, (a cura di), Storia della bellezza, Bompiani, 2004, passim.