Franz Kafka e la metamorfosi ebraica/Introduzione
Introduzione
[modifica | modifica sorgente]Sembra fatta più per far inciampare che per essere percorsa.
(Kafka, Quaderni in ottavo)
La metamorfosi [1] di Franz Kafka racconta la bizzarra storia della trasformazione di Gregor Samsa in insetto e l'isolamento disperato e la ricerca personale di un'esistenza significativa che ne consegue. Un capolavoro della letteratura moderna, esplora le preoccupazioni e le lotte universali della modernità, ma offre anche spunti sulla vita degli ebrei assimilati che vivevano a Praga all'inizio del secolo scorso. I paesi europei avevano emancipato le loro popolazioni ebraiche durante il corso del diciannovesimo secolo. L'acquisizione dei diritti civili fondamentali offrì opportunità agli ebrei europei in materia di istruzione, occupazione e alloggio. L'integrazione nella società occidentale presentò quindi nuove sfide per gli ebrei man mano che definivano la loro nuova posizione nella società europea. Il difficile compito degli ebrei di adattarsi alla cultura occidentale incontrò ulteriori contrasti provenienti dalla società europea ambivalente, ancora incerta sull'integrazione. L'emancipazione ebraica derivava dalle motivazioni politiche nei paesi europei, in particolare dai bisogni delle economie industriali emergenti; non come culmine di sforzi concertati da un movimento per i diritti civili. Il nuovo posto per gli ebrei come cittadini liberi nella società occidentale li rese vulnerabili alle pressioni di assimilazione. La cultura occidentale, spesso interpretata come cultura tedesca, aiutata come protezione dall'antisemitismo per l'ottenimento della cultura europea, in teoria avrebbe dovuto servire come prova della lealtà degli ebrei alla cultura statale. Alla fine del diciannovesimo secolo, il nazionalismo e l'antisemitismo politico aumentarono in tutta Europa, specialmente in Boemia. La letteratura di questo periodo riflette sia gli atteggiamenti antisemiti in politica che nei media, sia la reazione degli ebrei agli effetti dell'assimilazione sulla loro identità. La letteratura kafkiana trascende il contesto storico in cui venne scritta, ma La metamorfosi riflette l'ansia che pervase la psiche degli ebrei assimilati nella Praga del secolo scorso.
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Le lettere di Kafka a Felice Bauer, con cui lo scrittore boemo ebbe tra il 1912 e il 1917 una relazione sentimentale dalle alterne vicende, sono fondamentali per capire la genesi e lo sviluppo de La metamorfosi. Dal carteggio veniamo a sapere che la mattina del 17 novembre 1912, dopo aver lavorato fino a tarda notte a Il disperso – romanzo ancora allo stadio di abbozzo e destinato a rimanere incompiuto e ad essere pubblicato postumo con il titolo America –, Kafka uscì da un sonno agitato con un'idea fissa che non lo abbandonò e portò alla nascita del libro: che sensazione si proverebbe a risvegliarsi trasformati in un insetto? (Lettera a Felice Bauer del 17 novembre 1912).
Quel giorno stesso, rispondendo a una missiva di Felice, affermò di volere attendere la sera stessa alla stesura di una storia ispirata dal conturbante pensiero. Tuttavia, quello che doveva essere un breve racconto rivelò sin dall'inizio una portata ben più vasta e complessa. Solo a inizio dicembre, infatti, annunciava alla donna di aver portato la storia a compimento con la morte del protagonista (Lettera a Felice Bauer la cui data non è stata accertata ma collocata nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1912).
Alla pubblicazione mancavano però ancora quasi tre anni. Kafka riprese in mano Il disperso dandone alle stampe il primo capitolo, mentre solo nel gennaio 1914 tornò ad occuparsi del nostro racconto, correggendolo in vari punti. Dopo ulteriori temporeggiamenti, La metamorfosi comparve per la prima volta sul mensile Die weißen Blätter (I fogli bianchi, ottobre 1915) e due mesi più tardi presso l'editore Kurt Wolff di Lipsia, nella collana Der jüngste Tag (Il giorno del giudizio) (cfr. (FR)E. Fuchs, Le long chemin jusqu'à la publication, in F. Kafka, La Métamorphose, Vitalis, 2006, pp. 117-118).