La religione romana/Le fabulae/Volcanus
Volcanus (anche Vulcanus o Volkanus; Vulcano) è un'antica divinità italica[4], e comunque romana, del fuoco distruttore e divoratore sia dell'ambiente umano che di quello naturale[5], acquisendo successivamente, o forse già in origine, le caratteristiche metallurgiche del dio greco Héphaistos (Efesto).
Il geografo greco antico Strabone (I sec.) narra[6] di un suo culto presso la Solfatara di Pozzuoli:
Allo stesso modo Plinio il Vecchio ci narra di fuochi spontanei che fuoriescono dalla terra:
Questo spiega[8] per quale ragione gli aruspici etruschi indicarono in un'area esterna alla città, in questo caso di Roma, la collocazione del tempio dedicato al dio Volcanus, così come riportato nel De Architectura di Marco Vitruvio Pollione:
Il dio Volcanus fu venerato fin dalle origini dai Romani che gli dedicarono la festa dei Volcanalia, (23 di agosto, mese Sextilis, dopo mese Augustus) e un'area cultuale, il Volcanal, collocata nell'Area Volcani, nel Foro Romano[9]. Da tener presente che l'area cultuale del Volcanal[10] precede la prima pavimentazione del Foro[11] risultando collocata inizialmente al di fuori del perimetro cittadino[12]. Un suo nuovo tempio fu collocato in Campo Marzio nel III secolo a.C.[13] nei pressi del Circus Flaminius[14].
Durante la festa dei Volcanalia venivano offerti al dio dei piccoli pesci vivi pescati nel fiume Tevere allo scopo di tutelare il popolo[15] evidentemente dalla furia devastatrice del dio particolarmente attiva nel mese di agosto[16].
Il nome Volcanus non è certamente di origine latina[17], dal punto di vista fonetico risulterebbe vicino al cretese Ϝελχανος[18], ma è stato accostato anche a nomi etruschi[19] e non sono mancate altre differenti etimologie[20].
Volcanus era indicato anche con l'epiteto Mulciber in quanto tutto «"molce" e doma»[21]. Questo fatto di rendere "molle" ciò che da lui viene investito, ad esempio il farro tostato per la sfarinatura[22], consentirà la sua più tarda identificazione con il dio del fuoco delle fucine, il greco Efesto[23].
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ HJR e Scheid, OCD4 p.1563.
- ↑ Cfr. Il foro romano. Periodo arcaico. Roma, Quasar, 1983, p. 177.
- ↑ Cfr. Sull’origine e le funzioni del culto di Volcanus a Roma, in Rivista storica italiana, n. 96, 1984, p. 813.
- ↑ HJR OCD 2 p.2334
- ↑ HJR e Scheid, OCD4 p.1563
- ↑ V, 246.
- ↑ Detta in latino Forum Vulcani, oggi conosciuta come "la Solfatara", cfr. nota 302, Anna Maria Biraschi, p. 179.
- ↑ HJR e Scheid, OCD4 p.1563
- ↑ Individuata da Filippo Coarelli. Cfr. Filippo Coarelli, Il Foro romano. I. Periodo arcaico, Roma, Edizioni Quasar, 1986, pp. 161 e sgg.
- ↑ VIII secolo a.C., cfr. Carandini pp. 500 e 599.
- ↑ Cfr. Carandini, p.500
- ↑ Filippo Coarelli, Foro Romano, 1983, pp.164 e sgg.
- ↑ HJR e Scheid, OCD4 p.1563
- ↑ Dumézil, p. 285.
- ↑ Ad esempio «Volcanalia a Volcano, quod ei tum feriae et quod eo die populus pro se in ignem animalia mittit» (Varrone, De lingua latina, VI, 20; Festo, 345.
- ↑ OCD4 p.1563; Dumézil, p.285
- ↑ HJR e Scheid, OCD4 p.1563<
- ↑ Arthur Bernard Cook, Zeus: a Study in Ancient Religion, vol. II, (1925) pp. 946 e sgg.
- ↑ Per la serie, cfr. Franz Altheim Griechische Götter im alten Rom 1930, p.172.
- ↑ Per alcune di queste, cfr. nota 12 Dumézil, p. 284
- ↑ «Mulciber est Vulcanus, quod ignis sit et omnia mulceat ac domet. » Macrobio, VI, 5, 2.
- ↑ Ovvero rendere "culturale" ciò che era "naturale", in tal senso Sabbatucci, p.351.
- ↑ OCD2 e OCD4.