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Valdobbiadene/Storia

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Indice del libro

La Grande Guerra

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Introduzione generale

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Il nuovo fronte dopo la ritirata di Caporetto si delinea tra il Monte Grappa e il fiume Piave sulla sponda destra, fino al mare. Esso risulta notevolmente più corto rispetto all’ex fronte giulio; dai 650 km precedenti, infatti, si passa a 410. Sul Grappa, per un’intuizione geniale di Cadorna -che aveva previsto la necessità di fermare un’eventuale avanzata nemica proprio in quel punto- sono state realizzate già dal 1916 grandi opere come le trincee del Monfenera, appostamenti per artiglierie, strade e teleferiche, che risultano di vitale importanza soprattutto durante la Battaglia d’Arresto (10-26 novembre, 4-25 dicembre 1917), celebrata come la prima vittoria italiana dopo Caporetto, nonostante le enormi perdite che essa ha comportato. A difendere il nuovo fronte vengono chiamati alle armi tutti gli uomini idonei, compresi i cosiddetti “Ragazzi del ‘99” e parte della Classe 1900.

L'ultimo anno di guerra e il Piave

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Dopo il blocco economico imposto dall’Intesa a seguito degli attacchi dei sottomarini tedeschi, la situazione dell’esercito austroungarico nella primavera 1918 è disastrosa. Il principale problema sono gli approvvigionamenti; la fame, infatti, colpisce sia civili sia soldati, costretti a fare razzia dei territori occupati. Le ultime speranze sono riposte in un’offensiva in cui gli austriaci impiegano tutte le risorse rimaste, comprese molte divisioni austriache spostate dal fronte russo a quello italiano (la Russia, infatti, è uscita dalla guerra nel marzo 1918 con il Trattato di Brest-Litovsk), nella consapevolezza che sarà l’estremo tentativo per vincere la guerra e per arginare le pressioni interne provenienti dalle varie etnie residenti nell’Impero austroungarico. L’attacco, previsto per maggio, viene spostato a giugno, e prende il nome di Battaglia del Solstizio, essendo combattuta intorno a metà giugno, solstizio d’estate (15-23 giugno 1918). Il piano dell'offensiva austriaca prevede tre operazioni: l'"Operazione Radetzky", ovvero l'attacco all'Altopiano di Asiago per raggiungere Padova e Vicenza; un'offensiva secondaria chiamata "Lawine" ("Valanga") sul Passo del Tonale, per minacciare la Lombardia; infine il "Piano Albrecht", che si ripromette di forzare il Piave in direzione di Treviso. Il 21 aprile si stabilisce che "Lawine" preceda di qualche giorno gli altri due attacchi per distrarre le riserve nemiche. Il difetto di questa offensiva consiste nel fatto che le forze austriache, pur essendo pari a quelle italiane, sono divise in tre operazioni diverse, in nessuna delle quali, quindi, possono beneficiare della superiorità di uomini e di cannoni che sarebbe necessaria. Gli austroungarici sono però convinti di avere facile vittoria (“le nostre unità sono salde, numerose e agguerrite […]. Le sue (italiane) scarse riserve non potranno mai bastargli a fronteggiare la nostra pressione da tutte le parti […] la nostra vittoria sarà tanto più facile e decisa sarà la nostra avanzata” (Generale Arthur Arz, 11 giugno 1918). Alle tre del mattino del 15 giugno 1918 cominciano i bombardamenti con artiglierie e gas. Sul settore montano gli italiani rispondono bene agli attacchi nemici, mentre sul Piave gli austriaci sfondano in più punti, occupando Nervesa e parte del Montello e arrivando fino a pochi chilometri da Treviso. Tuttavia l’intervento dell’aviazione e la disponibilità di riserve consentono all’Italia di riconquistare in pochi giorni le terre perdute. Sulle Grave di Papadopoli gli austriaci riescono a sfondare fino a Maserada, ma l’assenza di rinforzi li costringe poi ad arretrare a nuoto di nuovo verso le Grave. A rendere più complicate le operazioni per il nemico la piena del Piave, che travolge le passerelle di barche messe a punto dal nemico per attraversare il fiume. La notte del 21 giugno il livello delle acque torna ad abbassarsi, ma il giorno dopo viene eseguito l’ordine di ritirata impartito dall’imperatore Carlo alle truppe austriache. Dieci giorni dopo il suo inizio, la Battaglia del Solstizio si conclude a favore dell’Italia, con perdite altissime su ambo i fronti.

La vita dei civili

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Gli "sfollati"

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  • Le testimonianze orali

I siti della grande guerra

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La Montagnola è una collina situata nei pressi della sponda sinistra del Piave, tra le località di Villanova e Funer. Questo luogo ha un importante valore storico: è dedicata al Capitano alpino Francesco Tonolini (Battaglione Alpini "Stelvio"), qui deceduto il 28 ottobre 1918, durante le fasi conclusive della Grande Guerra. Sopra ad essa, infatti, è stato costruito un monumento con una piuma spezzata, che simboleggiava la morte e la distruzione della guerra. Si trova in una posizione strategica, con lo sguardo rivolto verso tutta la vallata; inoltre, sopra a questa, si trovava un nido di mitraglieri italiani. Quest'ultimo è stato scavato proprio perché durante la guerra la vegetazione era inesistente e, quindi, difficile nascondersi e ripararsi dai nemici. I soldati italiani non potevano nascondersi, perciò iniziarono a scavare gallerie (trincee) e nidi, che hanno caratterizzato la prima guerra mondiale, per questo chiamata anche guerra di posizione.

NOTE E STATO DI CONSERVAZIONE: I resti storici si sono conservati molto bene anche grazie agli alpini e molte altre persone che fanno dei controlli periodici e che ristrutturano in caso di bisogno. Mentre i nidi,anche grazie agli agenti atmosferici, negli anni sono franati e modificati a causa della vegetazione.