Vai al contenuto

Ebrei e Gentili/Saggi

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro
"Mishneh Torah", Spagna e Nord Italia, 1457-65, folio 41v.: Pannello d'apertura a "Sefer Avodah", illustraz. "Servizi al Tempio"
"Mishneh Torah", Spagna e Nord Italia, 1457-65, folio 41v.: Pannello d'apertura a "Sefer Avodah", illustraz. "Servizi al Tempio"


Si dovrebbe accettare la verità da qualunque fonte provenga.
(Maimonide)

Saggi non-ebrei e Mondo a venire

[modifica | modifica sorgente]

Si deve prender nota di un rinomato testo di Maimonide che potrebbe essere citato in opposizione a quanto scritto qui finora. Mi riferisco a MT "Leggi dei Re e loro Guerre", 8:11. Il capitolo in questione si apre con una discussione di come si devono comportare i soldati di un esercito ebraico e include il resoconto di Maimonide riguardo alla "bella prigioniera" (Deut. 21:10-14). Questa discussione si concentra sulla questione della condizione di una "donna di bell'aspetto" fatta prigioniera da un guerriero israelita. Tale questione ha portato Maimonide ad esaminare altre simili situazioni che hanno bisogno di essere chiarite nell'ambito dell'ebraismo: il Noachide, lo straniero residente (ger toshav) ed il giusto gentile (ḥasid umot ha’olam). Il paragrafo 11 dice:

« Chiunque accetti i sette comandamenti noachici e li osserva scrupolosamente è uno dei giusti della nazioni della terra e ha una porzione nel Mondo a venire, a condizione che egli li accetti e li ottemperi perché il Santo, che Egli sia benedetto, li ha comandati nella Torah e resi noti tramite Mosè nostro Maestro che i Noachidi sono stati comandati di obbedirli prima [che venisse data la Torah]. Ma se egli li osserva perché la sua ragione lo obbliga [hekhre’a hada’at], egli non è uno straniero residente [ger toshav], né uno dei gentili giusti [meḥasidei umot ha’olam], ma uno dei loro saggi. »

Questo testo è stato analizzato attentamente e rianalizzato perlomeno sino dal tempo di Moses Mendelssohn, specialmente poiché contiene un noto errore nelle edizioni stampate della Mishneh Torah. È spesso interpretato come se Maimonide insegnasse che solo quei non-ebrei che soddisfano i criteri di ḥasid umot ha’olam, cioè che accettano i comandamenti noachici perché furono insegnati nella Torah, hanno una porzione nel Mondo a venire.[1] Se ciò è corretto, allora i "non-ebrei ebrei" non esistono nell'universo maimonideo, e un'argomentazione importante contro l'affermazione che Maimonide non attribuiva uno status ontologico speciale agli ebrei come tali perde parte della sua forza.

Chiamiamo questa lettura del nostro testo qui un'interpretazione minimalista delle idee di Maimonide su chi debba godere una porzione del Mondo a venire. Taler interpretazione minimalista è supportata soltanto da un altro testo maimonideo. In qualsiasi altro punto in cui allude alla questione della "vita dopo la morte" il criterio in gioco è la perfezione intellettuale, pura e semplice; faccende di etnia,[2] stato confessionale, o persino genere, sono del tutto ignorati. Tutti questi altri testi riflettono il fatto, come dimostrato supra, che Maimonide non ha un meccanismo che gli sia accettabile filosoficamente con cui escludere dal Mondo a venire figure come Aristotele, che egli certamente considerava uno degli uomini saggi tra i non-ebrei, anche se parimenti egli sapesse che lo stagirita non potesse qualificarsi come gentile giusto.

L'altro testo che può essere citato a sostegno dell'interpretazione minimalista è MT "Leggi del Rapporto Proibito", 14:4.[3] Lì Maimonide discute le procedure della conversione, e in tale contesto scrive che il tribunale deve dire al potenziale convertito:

« Ti sia noto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti [tzadikim], che sono Israele. Poiché quello che vedi quando Israele è in difficoltà in questo mondo, in realtà è un beneficio approntato per loro [gli Israeliti], poiché non viene loro concesso di ricevere in abbondanza di cose buone in questo mondo come succede ad altri, cosicché i loro cuori non debbano sentirsi altezzosi e perdersi e sprecare la ricompensa del Mondo a venire, poiché è detto: "Ma Jeshurun si è ingrassato e ha recalcitrato" (Deut. 32:15). »

Questo testo chiaramente è problematico, dato che è ancor più minimalista del nostro passo di "Re"; qui, anche i gentili giusti sono esclusiù dal Mondo a venire, poiché il Mondo a venire è riservato ai giusti, "che sono Israele". Tuttavia, in aggiunta al contraddire il nostro passo da "Re", contraddice direttamente anche MT "Leggi del Pentimento", 3:1, "Leggi dell'Evidenza", 11:1, e il Commentario alla Mishnah, Sanhedrin 10:2. Il primo di questi dice quanto segue:

« Ogni essere umano ha meriti ed iniquità. Colui i cui meriti eccedono le sue iniquità è giusto [tzadik]. Colui le cui iniquità eccedono i suoi meriti è malvagio. Se i due si bilanciano in un individuo, costui appartiene alla classe intermedia.[4] »

Maimonide continua la sua discussione di questa materia nel paragrafo 5:

« Così, anche tutte le persone malvagie le cui iniquità eccedono i loro meriti sono giudicate secondo i loro peccati ed hanno una porzione del Mondo a venire; poiché tutti gli Israeliti, nonostante abbiano peccato, hanno una porzione nel Mondo a venire... e così anche i gentili giusti hanno una porzione nel Mondo a venire.[5] »

MT "Leggi dell'Evidenza", 11:10, insegna:

« Quanto agli informatori, epikorsim, e agli apostati, i Rabbini non ritennero necessario includerli tra coloro che sono inelegibili [per una porzione del Mondo a venire] perché essi enumerarono solo i malvagi tra gli Israeliti. Ma questi miscredenti ribelli sono ad un livello inferiore rispetto ai gentili. Nel caso di pagani, non siamo obbligati a salvarli (dall'abisso) né a gettarli (nell'abisso), ed ai giusti tra loro [ḥasideihen] è assicurata una porzione del Mondo a venire.[6] »

Come scrive in questi testi della Mishneh Torah, così lo scrive anche nel suo precedente Commentario alla Mishnah: Maimonide prende per certo che i gentili giusti abbiano una porzione nel Mondo a venire. Spiegando perché la Mishnah esclude il profeta Balaam dal Mondo a venire, egli scrive: "La Mishnah citò Balaam, sebbene non fosse di Israele, poiché i gentili giusti hanno una porzione nel Mondo a venire, pertanto la Mishnah insegnò che Balaam era un gentile malvagio."[7] Quindi, "Leggi del Rapporto Proibito", 14:4, non solo contraddice la posizione filosofica di Maimonide che la vita nel Mondo a venire è aperta a tutti coloro che hanno ottenuto il necessario livello di perfezione intellettuale; ma contraddice anche svariati altri testi dei suoi scritti halakhici.

Tsevi Hirsch Chajes (1805-55)

Per quanto ne so, il primo ad attirare l'attenzione su questo problema fu Tsevi Hirsch Chajes (1805-55) nella sua glossa a TB Yev. 47a.[8] Lì il Talmud discute della procedura di conversione e commenta:

« Come egli [il candidato alla conversione] viene informato della punizione per [la violazione dei] comandamenti, così anche egli viene informato della ricompensa data [per la loro osservanza]. Essi [i membri del tribunale] gli dicono: "Che ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti [tzadikim] e gli Israeliti al momento presente non sono in grado di godere di troppa prosperità o sopportare troppa sofferenza". »

Su questo testo Rabbi Chajes cita Maimonide, "Leggi del Rapporto Proibito", 14:4 ("Che ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti, che sono Israele"), e commenta: "Non solo il Talmud non afferma questo, ma Maimonide stesso in "[Leggi del] Pentimento" 3 e "[Leggi del]l'Evidenza" 21 scrive che i gentili giusti avranno una porzione nel Mondo a venire; pertanto un errore del copista è avvenuto nel [testo di] Maimonide [qui]."[9]

La supposizione di Rabbi Chajes che ci sia un errore del copista nel testo di Maimonide diventa molto convincente se esaminiamo il testo talmudico su cui Maimonide si stava chiaramente basando in "Leggi del Rapporto Proibito": "Ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti e gli Israeliti al momento presente". Il testo di Maimonide riporta come segue: "Ti sia noto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti, che sono Israele." Si può quindi ben capire come sia facile per chi sta copiando il testo di Maimonide "correggerlo" (deliberatamente o inavvertitamente — come mi stava succedendo proprio ora mentre lo trascrivevo!) se avesse in mente (ma non davanti) il testo talmudico.[10]

Pertanto, l'emendamento proposto da Rabbi Chajes ha senso; se ha ragione, l'errore fu fatto nel testo in una fase molto anteriore, poiché Frankel non elenca manoscritti o edizioni che abbiano quello che, secondo Chajes, dovrebbe essere il testo giusto. Un'altra possibilità è che Maimonide si sia semplicemente contraddetto. La prima opzione è difficile: non esiste prova manoscritta, e noi sappiamo che la Mishneh Torah fu letta e trasmessa molto attentamente. La seconda opzione è difficile: Maimonide era scrittore attento, e non si deve presumere che egli si sia contraddetto in un modo così ovvio (ed è troppo ovvio da spiegarsi come una contraddizione intenzionale). Proporrei una terza opzione: il termine "Israele" in questo contesto include certi non-ebrei. In altre parole, vorrei suggerire che quando Maimonide dice: "Ti sia noto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti, che sono Israele" egli intende alludere che i giusti sono chiamati Israele, che siano o meno i discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe.[11]

Questa terza opzione può essere sostenuta dalla seguente (dichiaratamente creativa) esegesi. Chiunque si sia convinto dalla nostra argomentazione in questo studio, la troverà di spirito maimonideo. La mia esegesi si riferisce a due versetti:

« Il giusto [tzadik] vivrà per la [cioè, in virtù della] sua fede »
(Abacuc 2:4.[12])
« Il tuo popolo sarà tutto di giusti [tzadikim]; per sempre avranno in possesso la terra »
(Isaia 60:21)

Il primo di questi non viene mai citato da Maimonide, mentre il secondo è da lui citato solo una volta (in "Leggi del Pentimento", 3:5),[13] dove si spiega come segue: "Terra è un'allegoria; significa «la terra dei viventi», cioè il Mondo a venire; e così anche, i gentili giusti hanno una porzione nel Mondo a venire." Questo versetto da Isaia, ovviamente, è citato nella Mishnah Sanhedrin 10:1: "Tutti gli Israeliti hanno una porzione nel Mondo a venire".[14] Nella mia discussione di tale testo succitato, ho asserito che per Maimonide i termini "Israelita" e "hanno una porzione nel Mondo a venire" sono coestensivi.

Possiamo ora fare un passo avanti. I (veri) Israeliti, cioè coloro che discendono da Abramo, Isacco e Giacobbe che hanno una porzione nel Mondo a venire, sono i giusti, gli tzadikim. Come abbiamo visto supra, Maimonide, con grande e ovvia angoscia di Rabbi Norman Lamm, definisce questi tzadikim puramente in termini di ciò che pensano e non di ciò che fanno.[15]

Colleghiamo ora la persona giusta, lo tzadik di Isaia 60:21, alla persona giusta, lo tzadik di Abacuc 2:4.[16] Maimonide credeva che gli individui giusti fossero definiti dalla loro fede e ottenessero tramite essa la vita nel Mondo a venire. Egli interpreta la fede come affermazione di verità (in contrapposizione ad un'interpretazione di fede come fiducia in Dio espressa tramite comportamento). Pertanto veniva a chidere: quali credenze specifiche costituiscono la fede dell'ebreo giusto e garantiscono a tale ebreo giusto accesso al Mondo a venire? Maimonide formulava la risposta a tale domanda nei suoi famosi Tredici Principi. L'accettazione di questi principi è la chiave alla salvezza individuale. Rifiutare uno qualsiasi dei principi, o anche solo dubitarli, pregiudicava l'accesso al Mondo a venire.

L'Abacuc di Maimonide, per così dire, definisce la giustizia come fede; Maimonide stesso definisce la fede come assenso ad una serie di proposizioni.[17] Tale assenso non è e non può essere ristretto ai discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe. Qualsiasi essere umano che giunge ad una corretta comprensione delle verità contenute nei primi cinque dei Tredici Principi è perciò uno tzadik, si godrà una porzione del Mondo a venire e, se non è un discendente di Abramo, Isacco e Giacobbe, allora è un non-ebreo ebreo.[18]

Ora possiamo ritornare a "Leggi del Rapporto Proibito", 14:4, e alla sua asserzione che i giusti sono Israele. Forse Maimonide allude al fatto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti (individui moralmente perfezionati che riescono ad ottenere un livello minimo di perfezione intellettuale), che sono di certo Israele, ma Israele della mente, non solo Israele di discendenza.[19]

Avendo chiarito questo apparente ostacolo testuale, possiamo ora ritornare a "Leggi dei Re", 8:11. Quel testo, ci si ricorderà, riporta quanto segue:

« Chiunque accetti i sette comandamenti [Noachici] e li osserva scrupolosamente è un gentile giusto e ha una porzione nel Mondo a venire, a condizione che egli li accetti e li osservi poiché il Santo, che Egli sia benedetto, li ha comandati nella Torah e li ha resi a noi noti tramite Mosè nostro Maestro che i Noachidi erano stati comandati di obbedirli prima [che la Torah fosse data]. Ma se egli li osserva perché la ragione lo obbliga, egli non è uno straniero residente [ger toshav], né uno dei gentili giusti [meḥasidei umot ha’olam], ma uno dei loro uomini saggi. »

Mi pare evidente che Maimonide non sta qui stabilendo criteri generali per chi avrà o non avrà una porzione nel Mondo a venire. Per poterlo comprendere, dobbiamo esaminare i due precedenti paragrafi:

« 9. ...per quel gentile che rifiuta di accettare quei sette comandamenti [Noachici] viene messo a morte se sotto nostro controllo.
10. Mosè nostro maestro lasciò la Torah ed i comandamenti solo a Israele, poiché sta detto "un'eredità è l'assemblea di Giacobbe" (Deut. 33:4), e a quelle altre nazioni che desiderano convertirsi, poiché sta detto: "Ci sarà una stessa legge e uno stesso rito per voi e per lo straniero [ger]" (Numeri 15:16). Ma colui che non desidera convertirsi non viene forzato ad accettare la Torah ed i comandamenti. Inoltre, Mosè, nostro maestro, fu comandato da Dio di obbligare tutti gli esseri umani ad accettare i comandamenti ingiunti ai discendenti di Noè. Chiunque non li accetti viene messo a morte.[20] Colui che li accetta è uno designato in ogni luogo come straniero residente [ger toshav]. Egli deve dichiarare la sua accettazione in presenza di tre associati.[21] »

Pertanto, nei paragrafi 9, 10 e 11, Maimonide distingue tra diverse classi di non ebrei:

  1. non-ebrei che rifiutano di accettare le leggi noachiche (e devono esser messi a morte);
  2. convertiti completi (gerei tsedek);
  3. uno che non desidera convertirsi e che non è forzato a farlo (ma deve accettare le leggi noachiche);
  4. i Noachidi (che formalizzano il proprio status in presenza di un tribunale);
  5. i Noachidi che accettano le sette leggi e sono scrupolosi nell'osservarle; questi sono chiamati "gentili giusti", a condizione che accettino le sette leggi perché furono date dalla Torah; tali individui hanno una porzione nel Mondo a venire;
  6. uno che accetta le sette leggi sulla base di considerazioni razionali e non è un ger toshav, né un gentile giusto, bensì un gentile saggio.[22]

Tre domande si presentano immediatamente:

Qual è la differenza tra i numeri 4 e 5?
Il numero 4 ha una porzione nel Mondo a venire?
Il numero 6 ha una porzione nel Mondo a venire?

Ai nostri fini, possiamo ignorare le prime due domande, sebbene siano intriganti, e concentrarci sull'ultima. Il testo su questa materia tace. Nehorai sostiene che proprio come il numero 5 è superiore al numero 4, così il numero 6 è superiore al numero 5 e chiaramentre ha una porzione nel Mondo a venire.[23] Non siamo costretti a seguire questa interpretazione estrema (sebbene estremamente interessante) per poter constatare che Maimonide non dice nulla di esplicito riguardo alla nostra questione. Se avesse creduto che i membri della classe 6 non dovessero godere di una porzione nel Mondo a venire, non c'è ragione perché non lo abbia asserito esplicitamente. Dato che non lo dice, dato che il testo è ambiguo, e dato che per escludere i gentili saggi dal Mondo a venire dobbiamo ignorare le opinioni di Maimonide chiaramente enunciate su come gli esseri umani si guadagnano il proprio posto nel Mondo a venire, sembra chiaro che l'onere della prova spetta agli interpreti minimalisti di Maimonide, coloro che reputano che egli escluda i saggi gentili dal Mondo a venire.[24] In breve, "Leggi dei Re", 8:11, non sta in opposizione all'affermazione qui proposta, che parlando di "non-ebrei ebrei" stiamo interpretando Maimonide in maniera corretta, seguendo Steven Schwarzschild.

C'è un'altra ragione per accettare questa interpretazione di "Leggi dei Re", 8:11. Abramo, come viene descritto da Maimonide, scoprì Dio tramite hekhre’a hada’at, convinzione ragionata. Egli portò inoltre i suoi contemporanei (Noachidi nel senso letterale stretto del termine) ad accettare il monoteismo mediante hekhre’a hada’at. Si può quindi assumere che, secondo la visione di Maimonide, lo stesso Abramo e coloro che egli avvicinò a Dio, ottennero una porzione nel Mondo a venire. Questa, mi sembra, è una refutazione schiacciante di tutti coloro che vogliono leggere il nostro passo come escludesse i saggi non-ebrei dal Mondo a venire.

L'esito della discussione a questo punto è che Maimonide non distingue gli ebrei in quanto tali dai non-ebrei in quanto tali. La distinzione tra ebreo e non ebreo è radicata nella storia, nel comportamento e nella fede, non nell'ontologia. Maimonide è un vero universalista.

  1. Tale interpretazione è stata recentemente presentata in Gluck, "The King in his Palace", e in Korn, "Gentiles". Si veda anche Kraemer, "Naturalism and Universalism", 58. Nehorai, "A Portion in the World to Come", sta contro questo tipo di interpretazione, come anche Kellner in Maimonides on Judaism and the Jewish People, 75-9. Nehorai e Hannah Kasher hanno precedentemente discusso la questione in Tarbits, 64.
  2. Per le necessarie qualificazioni di questa affermazione, si veda Melamed, Image of the Black, 139-148.
  3. Si veda H. Kasher, "a Means". Kasher cita questo testo per poter provare che Maimonide voleva che i suoi lettori tradizionalisti pensassero che egli sostenesse che l'obbedienza ai comandamenti fosse la sola chiave per entrare nel Mondo a venire. La sua interpretazione viene confutata da Nehorai, "How a Righteous Gentile can Merit".
  4. Maimonide, Libro della Conoscenza, trad. (EN) Book of Knowledge di Hyamson, 84a, con emendamenti.
  5. Libro della Conoscenza, trad. (EN) Book of Knowledge di Hyamson, 84b, con emendamenti.
  6. Maimonide, Libro dei Giudici, trad. (EN) Book of Judges di Hershman, 107 (con emendamenti).
  7. Commentario alla Mishnah, San. 10:2.
  8. Riscontrabile nell'ottima edizione della Mishneh Torah di Shabse Frankel.
  9. I commenti di Rabbi Chajes sono stampati sul retro del Talmud di Vilna e molte ristampe successive. Un "errore del copista" è avvenuto anche nel testo di Chajes, poiché il rispettivo passo in "Leggi dell'Evidenza" è nel cap. 11, non nel cap. 21.
  10. La storia di questo passo nella letteratura rabbinica supporta la supposizione di Rabbi Chajes. Alfasi e Rosh (su TB Yev. 47a) e il Tur ("Yoreh de’ah" 268) conservano la lettura del Talmud, mentre Karo, sia in Beit yosef sia nel Shulḥan arukh, cita semplicemente Maimonide. Maimonide fu un grande ammiratore di Alfasi e pare improbabile che su questa materia egli consciamente preferisse un'interpretazione più ristretta e particolaristica rispetto a quella preferita dal suo grande predecessore.
  11. Yechiel Yaakov Weinberg
    Yechiel Yaakov Weinberg
    Rabbi Yehiel Ya’akov Weinberg (1885-1966) propone un'altra soluzione: con la frase "che sono Israele" Maimonide intende dire che gli ebrei sono giusti in virtù della loro obbedienza ai comandamenti senza però pregiudicare in alcun modo il caso contro la possibilità che (alcuni) non-ebrei otterranno una porzione nel Mondo a venire. Sebbene R. Weinberg insista che non sta facendo dell'apologetica, è difficile liberarsi da questa sensazione che invece la stia facendo. Cfr. Weinberg, Writings, i, 150-4.
  12. Ecco qui di seguito il contesto di questo versetto parziale (nella CEI): «Io starò al mio posto di guardia, mi porrò sulla torre e starò attento per vedere ciò che Egli mi dirà e ciò che dovrò rispondere circa la rimostranza fatta. Quindi il Signore mi rispose e disse: Scrivi la visione e incidila su tavole, perché si possa leggere speditamente. Poiché la visione è per un tempo già fissato, ma alla fine parlerà e non mentirà; se tarda, aspettala, perché certamente verrà e non tarderà: Ecco, la sua anima si è inorgoglita in lui, non è retta, ma il giusto vivrà per la sua fede.»
  13. Si veda Kafih, Maimonides on the Bible.
  14. La fonte della dichiarazione di Maimonide qui in "Leggi del Pentimento" 3:5.
  15. Si veda il capitolo "Ebrei e non ebrei", nota 10. Naturalmente dobbiamo ricordarci che per Maimonide uno non può ottenere un qualche livello significativo di perfezione intellettuale senza prima ottenere (e mantenere) un alto livello di perfezione morale.
  16. Con questa proposizione seguiamo basilarmente Gersonide, che compose una glossa a Genesi 6:9 ("Noè fu uomo giusto [tzadik]") come segue: "[il termine] tzadik è usato rispetto alle virtù morali perfezionate, o rispetto alla perfezione delle intelligibilia [shelemut hamuskalot]. come in «il giusto [tzadik] vivrà per la [cioè, in virtù della] sua fede» (Abacuc {{passo biblico|Abacuc|2:4); è in quel secondo senso che viene qui usato". Per un'espressione di questa interpretazione nella Guida, si veda i.30 (p. 64), dove Maimonide porta abilmente il lettore ad equiparare la giustizia con la saggezza.
  17. Rosenberg, "Concept of Emunah", e Manekin, "Belief, Certainty, and Divine Attributes".
  18. Per un importante testo da leggersi in tale prospettiva, si veda MT "Leggi dell'Anno Sabbatico e del Giubileo", 13:15: "Non solo la Tribù di Levi, ma ciascun essere umano individualmente, il cui spirito lo esorta e la cui conoscenza gli fornisce comprensione per mettersi a parte onde poter stare davanti al Signore, per servirLo, per adorarLo, e per conoscerLo, che cammina eretto come Dio lo ha creato che debba fare, e si libera dal giogo delle molte stolte considerazioni che assillano la gente — tale individuo è consacrato quanto il Santo dei Santi, e la sua porzione ed eredità sarà nel Signore per sempre. Il Signore gli concede adeguato sostentamento in questo mondo, parimenti a come Egli lo ha concesso ai sacerdoti e ai Leviti. Pertanto, invero Davide, pace a lui, dice: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: Tu sostieni quel che mi è toccato in sorte» (Salmi 16:5)." Cito Maimonide, Libro dell'Agricoltura, trad. (EN) Klein, 403.
  19. Non è una coincidenza che Maimonide citi il versetto: "Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità" (Gen. 21:33) all'inizio della Guida, all'inizio delle parti ii e iii della Guida, all'inizio della Mishneh Torah, e all'inizio di una dozzina dei suoi punti. Forse vuole intendere che gli ebrei devono emulare Abramo, che cercò di portare quante più persone possibile ad unirsi all'Israele della mente (Abramo certamente non cercava di "convertirle" a diventare suoi discendenti!). Su Abramo si veda "Leggi dell'Idolatria", 1:3, ed il comandamento positivo 3 nel Libro dei Comandamenti (dove purtroppo Maimonide non cita Gen. 21:33), come anche Guida ii.13 (p. 282) e iii.29 (p. 516). Sull'uso di questo versetto da parte di Maimonide si veda il commento nella nuova traduzione in ebraico della Guida di Michael Schwartz, vol. i, p. 4; cfr. anche Spiegel, Chapters, 572-3, sull'uso del versetto non solo da parte dello stesso Maimonide, ma dai suoi discendenti e seguaci. In connessione con Abramo, bisogna notare che Yeshayahu Leibowitz trova una distinzione in Maimonide tra religione "abramitica" e "mosaica". Leibowitz vede la religione abramitica intesa per il mondo e la religione mosaica intesa per gli ebrei. Si veda Y. Leibowitz, "Maimonides: The Abrahamic Man", e W.Z. Harvey, "Leibowitz on Abrahamic Man".
  20. Da notare: Maimonide qui parla di uccidere un non-ebreo che si rifiuta di accettare i comandamenti noachici; checché se ne pensi di tale idea, il contesto della discussione è ovviamente la Terra di Israele sotto la sovranità ebraica.
  21. Ebr. ḥaverim; in altre parole, davanti ad un tribunale. Ciò sottolinea che il processo per diventare un ger toshav è simile al processo di conversione; il termine è quindi tradotto come "semi-convertito". Cito dal Libro dei Giudici, trad. (EN) Hershman, 230, con emendamenti.
  22. Per un'altra suddivisione si veda Korn, "Gentiles, the World to Come, and Judaism", 274.
  23. Nehorai, "A Portion of the World to Come". In questo Nehorai segue Kook, Igerot hare’ayah, 99-100. La posizione di Rabbi Kook qui fu precedentemente notata da W.Z. Harvey, "Response", 90: "Sembra chiaro che [secondo Maimonide in "Re", 8:11] sia i gentili giusti sia i gentili saggi hanno una porzione nel Mondo a venire, e che quest'ultimo gruppo, che comprenderebbe uomini come Aristotele e Alfarabi, hanno una porzione più sicura (cfr. Rav Kook, Letters, vol. i, pp. 99-100)." Il testo di R. Kook viene citato in inglese in Korn, "Gentile, the World to Come, and Judaism", 277.
  24. Levinger, Maimonides as Philosopher and Codifier, 23 n. 7, interpreta Maimonide nello stesso nostro modo, come anche Henske, "On the Question of Unity", 48-50.