Gesù e il problema di una vita/Capitolo 6

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La preghiera sacerdotale, di Eugène Burnand (1901)
Indice del libro

Capitolo 6: Inizi del ministero di Gesù[modifica]

I vangeli non rivelano molto su ciò che accadde nella vita di Gesù finché non in iziò il suo ministero di insegnamenti e guarigioni. Secondo la datazione fornita da Luca,[1] Giovanni il Battista iniziò a predicare nel 27 e.v., col ministero di Gesù che comincia subito dopo. Ciò significa che circa trent'anni erano passati dagli accadimenti di Betlemme. Cosa successe nel frattempo?

Il lungo silenzio[modifica]

L'unico avvenimento registrato durante tale tempo nella vita di Gesù viene esposto da Luca: una memorabile visita a Gerusalemme coi genitori quando Gesù aveva dodici anni. Conclude il resoconto come segue:

« Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. »
(Luca 2:51-52)

L'implicazione è che Gesù crebbe normalmente nel corso di una vita indistinguibile da qualsiasi altro giovane del villaggio. Coma la maggior parte dei ragazzi ebrei cresciuti in famiglie devote, Gesù avrebbe imparato a leggere il Tanakh, imparandone a memoria grandi porzioni. Avrebbe inoltre seguito la comune pratica e appreso il mestiere di carpentiere/falegname da Giuseppe.[2]

Sembra che la gente trovi insoddisfacente la natura limitata di tali informazioni ed esistono molti racconti leggendary che cercano di riempire le lacune biografiche. L'attrazione di tali documenti persiste a tutt'oggi. Ogni tanto viene pubblicato un libro con titolo del tipo "Gesù: gli anni perduti" e – come sottotitolo – una di quelle domande accattivanti come "Gesù viaggiò in India e imparò l'antica sapienza dei Guru?", la cui risposta è inevitabilmente "No". Il fatto è che, sebbene quello che Gesù insegnò fu rimarchevole e senza paralleli nell'ambito dell'ebraismo, non mostra segni d'esser stato influenzato da altre correnti al di fuori della fede ebraica.

La realtà è che, senza dubbio, Gesù crebbe, fu istruito nella sua propria fede e seguì le orme di Giuseppe nel suo mestiere, e che successe ben poco d'altro. L'idea che per gran parte della sua esistenza terrena, Gesù visse una vita in cui non accadde granché, dovrebbe essere di incoraggiamento a molte di quelle persone che si ritrovano in situazioni che non cambiano così velocemente come desidererebbero. Dio è Signore degli eventi e anche dei non-eventi.

C'è però un'osservazione da fare. Quando, dopo questo lungo intervallo di tempo, gli evangelisti parlano della famiglia di Gesù, Giuseppe non è più presente e si presume sia morto nell'interim. Quindi Gesù avrebbe provato dei sentimenti di lutto famigliare. Ma è importante evidenziare che, con la morte di Giuseppe, Gesù – figlio maggiore – sarebbe diventato capofamiglia, fatto che ora significava avere la madre Maria e sei altri tra fratelli e sorelle a carico.[3] Pertanto, pur non essendo sposato e senza avere figli, Gesù probabilmente sapeva cosa significasse avere la responsabilità di una famiglia.[4]

Giovanni il Battista e l'annuncio del Regno[modifica]

Tutti i vangeli collegano l'inizio del ministero di Gesù con Giovanni il Battista, figura che reputano molto importante. La storia lo conferma. Flavio Giuseppe cita Giovanni come battezzatore e riformatore morale, e dice che ebbe un tale impatto straordinario sul popolo ebraico che Erode Antipa si preoccupò che potesse incitare una rivolta.[5] Gesù diede a Giovanni altissime lodi, dicendo che egli era "più di un profeta" e che "tra i nati di donna non è sorto mai nessuno più grande di Giovanni Battista".[6]

E allora, chi era Giovanni il Battista (ebr. יוחנן המטביל‎; gr. Ιωάννης ο Πρόδρομος, "Giovanni il Precursore"; gr. antico: Ἰωάννης ὁ βαπτίζων; lat. Ioannes Baptista)?

Tra le personalità più importanti dei vangeli, venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi, la sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l'opera di Gesù; insieme a quest'ultimo, Giovanni Battista è menzionato cinque volte nel Corano col nome di Yahyā b. Zakariyyā,[7] come uno dei massimi profeti che precedettero Maometto; nella religione dei Mandei, con il nome di Iahia Iuhana[8], viene considerato il più grande di tutti i profeti.

Intorno alla sua figura sono cresciute numerose credenze popolari.[9] Giovanni Battista ha un posto di rilievo anche nel calendario della Massoneria.[10]

Nascita[modifica]

Antonio Rossellino, Giovane San Giovanni Battista, 1470 circa, National Gallery of Art

Fonte principale sulla vita e la figura del Battista sono i vangeli. Essi affermano che fu concepito da Elisabetta, sposa di Zaccaria, quando i due sposi erano in tarda età. In modo simile, un angelo aveva preannunciato ad Abramo la nascita di Isacco quando il patriarca era in tarda età. L'annuncio viene dato dapprima a Zaccaria (Luca 1:1-7) e poi a Maria.

L'annuncio a Zaccaria

Significativamente, Zaccaria riceve l'annuncio mentre si trova nel Tempio di Gerusalemme innanzi all'altare del Signore, dopo aver terminato il proprio servizio sacerdotale. Al sommo sacerdote levita della classe di Abìa (Luca 1:5) l'angelo preannuncia la nascita di un uomo giusto, immune dal vizio del bere, che avrebbe svolto la duplice missione di riunire gli Israeliti intorno al loro Signore e di riavvicinare i figli ai loro padri, superando la durezza dei cuori dei padri e riportando i figli alla sapienza davidica dei giusti patriarchi. I figli sono definiti "ribelli", epiteto riservato anche a Satana, e sono contrapposti a Giovanni, che riconobbe la divinità di Gesù fin dal grembo materno. L'angelo assimila Giovanni al profeta Elia, che ebbe il privilegio di manifestarsi insieme a Mosè e a Gesù nel monte Tabor. Le parole riservate da san Gabriele a Giovanni non sono meno celebrative di quelle di Gesù, poiché nessun altro uomo nominato nell'intera Bibbia fu mai paragonato a Mosè o Elia. Come Elia, Giovanni è colmato di Spirito Santo e dei suoi carismi, oltreché della forza necessaria a riunire le famiglie al loro interno e poi le Dodici di Tribù intorno al re d'Israele. Il legame col sacerdozio levitico è quindi duplice: al sommo sacerdote Zaccaria, nel pieno espletamento delle sue funzioni nel Tempio, viene profetizzata la nascita di un nuovo sommo sacerdote che con sant'Elia avrebbe condiviso il fine di convertire Israele e i necessari doni dello Spirito Santo e della forza.

Diversamente dagli apostoli e come Gesù, la sua missione divina sulla terra non segue ad una chiamata in età adulta, bensì è nota alla famiglia fin dalla nascita ed è implicita nel suo nome.

Giovanni non è presente alla discesa dello Spirito Santo nella solennità di Pentecoste perché è (morto rif. Matteo 14:1-2) colmo di Spirito Santo "fin dal seno di sua madre" (Luca 1.15), in modo simile alla Vergine che ne fu colmata nel momento del suo assenso, all'Annunciazione. La presenza dello Spirito Santo nell'infante Giovanni si manifesta nel sussulto in grembo che indica il riconoscimento di Gesù come Dio.

L'Annuncio a Maria

L'arcangelo Gabriele rivela a quest'ultima che la parente Elisabetta, che tutti dicevano sterile, era al sesto mese di gestazione; quando questa andò a visitare Elisabetta, il nascituro balzò di gioia nel ventre materno. Per aver conosciuto direttamente Gesù e per averne annunciato l'arrivo ancor prima che questi nascesse, Giovanni è ricordato come "il Precursore" o "il più grande dei profeti".

Se i vangeli canonici non fanno alcuna menzione né dei genitori di Elisabetta né di quelli di Maria, una tradizione secolare e, col precetto di Papa Gregorio XIII (1584), la Chiesa cattolica in modo ufficiale, venerano sant'Anna come madre di Maria; Esmerìa, madre di Elisabetta, al contrario, non è stata dichiarata santa e solo Elisabetta è presente nel calendario della Chiesa cattolica e ortodossa. Il Vangelo di Luca dice genericamente che Maria ed Elisabetta "sono parenti" (Lc 1,36). In questo senso, si pronuncia anche il Catechismo di Pio X (Parte II, art. 83).
La Chiesa Ortodossa, invece, venera Elisabetta e Maria come figlie di sorelle (Esmerìa ed Anna), e quindi Giovanni Battista come cugino di secondo grado di Gesù.

Seguendo la legge ebraica, Giovanni venne circonciso esattamente otto giorni dopo il parto (Lc 1, 57-60). La legge ebraica prevedeva anche che il padre scegliesse un patronimico (Zaccaria stesso, oppure un antenato del ramo paterno e maschio) e la futura promessa sposa del figlio, ma i genitori per il nome seguono le indicazioni dell'annunciazione. Giovanni poi non si sposò sia secondo i Vangeli che secondo la tradizione, per seguire il compito che gli era stato affidato.

Luca lo colloca in un quadro storico ben preciso, riportando nomi, casato e cariche dei protagonisti politici di quel tempo (Luca 3:1-2), riconducibile al periodo corrispondente agli anni 27 e 28 e.v., quindicesimo anno dell'impero di Tiberio.

Mosaico di Giovanni il Battista, nella Basilica di Santa Sofia in Istanbul (12. Jh.) con la scritta greca Ό άγιος Ιω[άννης] ό Πρόδρομος "San Giovanni il Precursore"

In occasione della Visitazione di Maria Elisabetta sarebbe stata nel sesto mese di gravidanza; questo ha permesso di fissare la nascita di Giovanni tre mesi dopo il concepimento di Gesù e dunque sei mesi prima della sua nascita, assumendo per ipotesi una probabile ancora non definitiva datazione del Natale nel mese di dicembre, non dimostrata ma nemmeno incompatibile con l'indicazione del turno sacerdotale di Zaccaria al Tempio.
Ci si domanda quindi se la successione delle classi fosse ininterrotta, indipendentemente dal sopraggiungere dell'anno nuovo, provocando un continuo sfasamento rispetto all'anno precedente, o se ogni anno, ad un determinato punto, l'ordine delle classi sacerdotali ripartisse dal principio, con la prima classe (Jehoiarib); le testimonianze talmudiche in proposito non sono univoche.[11]

Predicazione e battesimo di Gesù[modifica]

Battesimo di Cristo di Guido Reni, (Kunsthistorisches Museum di Vienna)

Giovanni andò a vivere nel deserto, conducendo una vita di penitenza e di preghiera, secondo la tradizione ebraica del voto di nazireato: "Giovanni portava un vestito di peli di dromedario e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico" (Marco 1:6). Nei Vangeli è definito "voce di uno che grida nel deserto" (in latino: vox clamantis in deserto). La profezia dell'Antico Testamento riferita a Giovanni Battista viene erroneamente attribuita, dal Vangelo secondo Marco, al solo Isaia: "Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri";[12] in realtà, questo brano risulta essere la fusione di due diverse profezie di Malachia ("Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti."[13]) e di Isaia («Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio."»[14]). Qualche copista, nei primi secoli, tentò anche di sanare l'incongruenza nel passo del Vangelo secondo Marco, mutando la formula introduttiva da "Come è scritto nel profeta Isaia" nella più generica "Come è scritto nei profeti". Il Vangelo secondo Matteo – posteriore a quello di Marco, che usò anche come fonte – riporta invece correttamente la citazione: "Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!".[15][16][17][18]

Giudea, Samaria, Galilea e Perea al tempo di re Erode

Giovanni dichiarò più volte di riconoscere Gesù come il Messia annunciato dai profeti, ma il momento culminante fu quello in cui Gesù stesso volle essere battezzato da lui nelle acque del Giordano; in tale occasione Giovanni additò Gesù ai suoi seguaci come: "l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (Giovanni 1:29). Nello stesso tempo, dal cielo si ode una voce: "questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3:13-17) che afferma che Gesù Cristo è Dio, e il Messia. Giovanni sottolineò la propria filiazione spirituale affermando:[19][20] "Egli deve crescere e io invece diminuire" (Giovanni 3:30). Tuttavia risulta che non pochi continuarono a dirsi seguaci del Battista ancora a lungo.

Il Vangelo secondo Giovanni[21] si discosta dai sinottici riguardo alla figura di Giovanni Battista, che secondo il suo resoconto sembra non conoscere Gesù, all'opposto del Vangelo secondo Luca[22] che li presenta come parenti;[23] inoltre, secondo il Vangelo di Marco[24] – quando Gesù si recò in Galilea a predicare dopo il battesimo – Giovanni Battista era in prigione, mentre invece secondo il Vangelo di Giovanni[25] in quel momento il Battista non era ancora stato imprigionato.[26][27][28] Infine, subito dopo il battesimo da parte di Giovanni Battista, Gesù - secondo i sinottici - andò nel deserto per quaranta giorni dove il diavolo lo sottopose alle tentazioni; nel Vangelo di Giovanni, invece, tale episodio è completamente assente e tale vangelo precisa in modo esplicito che Gesù – ancora il giorno successivo al proprio battesimo – viene visto dallo stesso Giovanni Battista presso il Giordano e si recherà tre giorni dopo a Cana, in Galilea, a una festa di nozze dove inizierà il suo ministero.[29]

Secondo alcune ricerche del Novecento, Giovanni Battista sarebbe stato anche il fondatore di una comunità battista[30] che fu all'origine di alcuni movimenti religiosi del I secolo come la comunità cristiana fondata da Gesù di Nazareth e le comunità gnostiche samaritane fondate da Dositeo, Simone Mago e Menandro[31]

Si discute tuttora sui possibili rapporti fra il Battista e la comunità giudaica degli Esseni, che vivevano in comunità monastiche nel deserto, aspettavano l'avvento del Messia e praticavano il battesimo come rito di purificazione. La novità del battesimo di Giovanni, rispetto alle abluzioni di tipo rituale che già si conoscevano nella tradizione giudaica, consisteva nel preciso impegno di "conversione", da parte di coloro che andavano a farsi battezzare da lui.

Secondo alcuni vangeli apocrifi, in seguito alla morte della madre si sarebbe recato nel deserto dove fu ispirato dagli angeli e uomini sapienti per la sua futura missione.

Scuola "separata" dei discepoli del Battista[modifica]

Dettaglio della Crocifissione dipinta da Grünewald

La polemica fra discepoli del Battista e di Gesù (Marco 2:18) sembra trasparire dai Vangeli nel passaggio in cui lo stesso Battista, pur convinto del carisma profetico di Gesù, non rimase altrettanto convinto della sua messianicità, tanto che, mentre era recluso nel carcere di Macheronte,[32] inviò alcuni dei suoi più fidati discepoli a domandargli per suo conto se fosse Lui quello che doveva venire "o se si dovesse aspettare che venisse un altro Messia ancora" (Vangelo secondo Matteo, 11, 2-3). "Gesù rispose: Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella (|Matteo 11:4-5). Questa replica è rilevante poiché si basa, tramite esplicite citazioni, sui criteri di discernimento messianico indicati agli ebrei da Isaia (si vedano i versetti 29, 18; 35, 4-6; 42, 6-7; 61, 1).

El Greco, San Giovanni Battista, 1600-1605, Museo di belle arti di Valencia

Gesù annuncia e decreta:

  1. la guarigione dei ciechi,
  2. la guarigione degli storpi (zoppi),
  3. la guarigione dei lebbrosi,
  4. la guarigione dei sordi,
  5. la risurrezione dei morti,
  6. la predicazione della buona novella ai poveri.

Rispetto però alla profezia dell'Antico Testamento, Egli aggiunge la guarigione dei lebbrosi e, soprattutto, sostituisce "la libertà degli schiavi e la liberazione dei prigionieri" con la risurrezione dei morti, avvisaglia d'una salvezza procrastinata post mortem, escatologicamente. Tant'è che, infatti, il Battista muore decapitato per ordine di Erode.

Sta di fatto che Giovanni, dopo aver visto la manifestazione dello Spirito su Gesù (Matteo 3:16) e avere udito la Voce del Padre che parlava di Gesù come dell'eletto (Matteo 3:17), decise di non sciogliere la sua scuola e di non seguire Gesù come uno dei suoi discepoli. Continuò invece la sua missione e si spinse a condannare il matrimonio tra Erode ed Erodiade, divorziatasi da Filippo (Marco 6:18), i quali lo fecero incarcerare e decapitare. «Dopo che il Battista fu giustiziato si formò un gruppo che invocava il suo nome e arrivò persino a identificarlo con il Messia, tramutandosi così in un rivale del cristianesimo nascente.»[33]

Viceversa è Gesù stesso a dichiarare beato chi non si scandalizza di Lui (Matteo 11:6). Ed è sempre Lui che definisce il Battista, pur essendo il più grande tra i nati di donna (in quanto a carismi ricevuti dall'infanzia [Luca 1:44] fino al battesimo sul Giordano), più piccolo del "più piccolo nel regno dei Cieli" (Matteo 11:11). A testimonianza della grande importanza storica di quest'episodio, la precedente frase di Gesù su Giovanni Battista è riportata dall'apocrifo Vangelo di Tommaso, nel detto 46, nella maniera seguente: «Gesù disse, "Da Adamo a Giovanni il Battista, fra quanti nacquero da donna nessuno è tanto più grande di Giovanni il Battista da non dover abbassare lo sguardo. "Ma vi dico che chiunque fra voi diventerà un bambino riconoscerà il regno e diventerà più grande di Giovanni." Il Vangelo secondo Luca riporta un'affermazione simile da parte di Gesù Cristo:

« Perciocchè io vi dico che fra coloro che son nati di donna, non vi è profeta alcuno maggior di Giovanni Battista; ma il minimo nel regno di Dio è maggior di lui. »
(Luca 7:28)

In modo analogo, anche la Bibbia di re Giacomo del 1611 traduce in lingua inglese le parole del Maestro nel seguente modo: "tra coloro che sono nati da donna, non esiste profeta più grande di Giovanni il Battista: e tuttavia, chiunque è nel Regno dei Cieli, è più grande di lui".[34] Giovanni il Battista è quindi definito da Gesù come il maggiore fra i profeti.

Missione eliatica[modifica]

Oltre a Paolo di Tarso e ai contrasti con la comunità gerosolimitana guidata da Giacomo il Giusto, a Giovanni Battista bisogna guardare per capire perché il cristianesimo e l'ebraismo hanno percorso nella storia due cammini diversi. Paolo, affermando la superiorità della grazia sulla legge, voleva solo liberare il messaggio cristiano dall'obbligo di seguire la cultura da cui era venuto. Il Battista non poté seguire Gesù, che aveva additato come l'Agnello di Dio, poiché fu arrestato da Erode e decapitato su richiesta di Erodiade, divenendo martire. Egli non venne, comunque, meno alla sua missione eliatica (vedi anche Elia) di riconciliare il cuore dei padri con quello dei figli (Malachia Malachia 3:1-24 - Matteo 17:10-12). Il gruppo delle cosiddette colombe, che appartenevano al Sinedrio, come Nicodemo (3:1-36) e Giuseppe di Arimatea, e gli apostoli si recavano al Tempio per pregare e presenziare ai riti come ogni altro ebreo praticante. Il Battista era dunque dichiaratamente uno dei grandi sostenitori di Gesù, e nei primi anni dopo la resurrezione di Gesù non vi era molta differenza tra ebraismo e cristianesimo, a parte che quest'ultimo stava via via abbandonando tutta quell'ortoprassi legalista di riti dell'Antica Alleanza che lo stesso Gesù aveva dichiarato decaduta. Naturalmente, l'ulteriore differenza consisteva nel fatto che i cristiani (i primi erano quasi tutti ebrei) credevano che il Messia atteso da Israele fosse giunto e fosse Gesù di Nazareth.

Morte[modifica]

Decollazione di San Giovanni Battista, Caravaggio (1608), La Valletta, Concattedrale di San Giovanni
Decollazione di S. Giovanni Battista Masolino da Panicale. Battistero di Castiglione Olona (Varese)

Il Battista morì a causa della sua predicazione fra il 29 e il 32. Secondo il racconto evangelico egli condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade rimasta vedova di Filippo; il re lo fece prima imprigionare, poi per compiacere la figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato a un banchetto, lo fece decapitare.

Secondo il racconto di Flavio Giuseppe[35], questi eventi si svolsero a Macheronte, e per questo la popolazione ebraica pensò che la sconfitta subita dall'esercito di Erode contro Areta IV, avvenuta nell'inverno del 36/37 e nella quale Macheronte fu distrutta, fosse una punizione divina per la decapitazione di Giovanni.

Assunzione in cielo[modifica]

La decollazione di Giovanni Battista nella chiesa omonima di Madaba in Giordania

Alcuni antichi salmi sostennero l'idea che Giovanni Battista fosse stato assunto in Cielo al tempo della Risurrezione di Cristo. A tal proposito, papa Giovanni XXIII, nel maggio del 1960, in occasione dell'omelia per la canonizzazione di Gregorio Barbarigo, ha mostrato la sua prudente adesione a questa "pia credenza" secondo la quale il Battista, come anche san Giuseppe, sarebbe risorto in corpo e anima e salito con Gesù in Cielo all'Ascensione. Il riferimento biblico sarebbe in 27:52-53 « [...] i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E, uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella Città santa e apparvero a molti.».[36]

La tradizione trova fondamento nelle speciali parole riservate a Giovanni. L'arcangelo Gabriele lo assimilò a sant'Elia per i doni (Spirito Santo e forza) e per la missione fra le Tribù d'Israele (Luca 1:15-16). Nondimeno, Gesù lo definì il più grande profeta fra i nati di donna. Solo Giovanni fu definito colmo "di Spirito Santo fin dal seno di sua madre", parole che a Maria furono rivolte soltanto in età adulta, al momento del suo assenso al concepimento verginale di Gesù.

Giovanni non si sposò e non ebbe figli, rinunciando quindi anche il diritto a trasmettere la primogenitura sacerdotale. Anche questo aspetto è associabile al compito di Gesù di istituire un nuovo sacerdozio alla maniera di Melchisedek per il quale Giovanni accettò di rinunciare ad un diritto levitico concorrente a quello istituito dal Signore Gesù.

In una società patriarcale come quella ebraica, l'infertilità maschile e femminile erano un fatto infamante, specialmente per una famiglia sacerdotale. La prole era interpretata come la benedizione del Signore su una famiglia e su un patriarca. Giovanni è destinato a servire Israele, ma è anche il premio delle preghiere di Elisabetta e Zaccaria che in tarda età furono ricompensati del dono di un figlio, compimento di ogni unione matrimoniale, a motivo della loro irreprensible osservanza di "tutte le leggi e le prescrizioni del Signore" (Giovanni 1:5-7). Malgrado una vita ascetica, santa e verginale culminata nel martirio per decollazione, Giovanni invece non ricevette un'apparente ricompensa terrena.

Tali considerazioni aprirono all'ipotesi della concessione del privilegio terreno dell'Assunzione di Maria, l'unica della quale è detto che fu colmata di Spirito Santo e concepita senza peccato, mentre di Giovanni è detto che fu colmato "di Spirito Santo fin dal seno di sua madre". Nel caso di Maria, la Chiesa Cattolica ha stabilito che l'Immacolata Concezione fosse un dogma necessario per quello dell'Assunzione al cielo in anima e corpo. Sebbene di Giovanni sia detto fu ricolmo di Spirito Santo fin dalla gestazione della propria madre. non fu mai elaborata una dottrina dell'immacolta concezione di Elisabetta e contestualmente non fu mai ufficializzato un dogma relativo alla sua Assunzione al Cielo. Tale pia credenza, biblicamente fondata, fu tollerata e mai espressamente vietata.

Le tentazioni[modifica]

TRATTARE COL DIAVOLO
Chiunque legga i resoconti delle tentazioni di Gesù nel deserto nota il fatto che parlano tutti del suo incontro con un avversario vivente, personale, soprannaturale: il diavolo. Qui, come altrove nei vangeli, c'è la menzione di un oppositore spirituale maligno.

Pensando a Satana, o al diavolo,[37] dobbiamo subito scartare idee che comprendano vesti rosse, code biforcute e corna. Nella Bibbia non esistone tali descrizioni. Quello che invece apprendiamo lì è che il diavolo è il capo di quelle potenze angeliche opposte a Dio e al Suo popolo.
Il diavolo viene citato raramente nella Bibbia. Tuttavia, il fatto che la maggior parte dei riferimenti al diavolo sono riscontrati negli insegnamenti di Gesù, deve cautelarci nel non scartarne l'idea che sia una semplice superstizione. Il diavolo è il grande nemico del Regno di Dio, nonché colui che tenta gli esseri umani. Dai riferimenti al diavolo nei vangeli possiamo dedurre quanto segue:
Primo, il diavolo è potente. Gesù lo chiama "il principe di questo mondo",[38] implicando che il mondo è sotto la sua influenza.
Secondo, il diavolo è sempre ostile verso di noi. È "il maligno" del quale dobbiamo pregare di liberarci e che toglie via dai cuori la buona novella:[39]

« Tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore. »
(Matteo 13:19)

Gesù lo descrive anche come "assassino":

« Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. »
(Giovanni 8:44)

Terzo, i metodi del diavolo sono ingannevoli. Gesù dice che il diavolo "odia la verità" ed è un "menzognero", ed è "padre della menzogna". Altrove, Gesù ritrae Satana nelle fattezze di un fattore malvagio che segretamente semina zizzania nei campi di un rivale.[40]
Purtuttavia, nonostante rappresentino il diavolo come potente, ostile e ingannevole, i vangeli lo mostrano anche come qualcuno la cui potenza e minaccia sono limitate. Non lo si vede mai come una scusa per la malvagità umana (come nel detto "me l'ha fatto fare il diavolo") ma come qualcuno che, con la potenza di Dio, possiamo resistere. Le azioni di Gesù negli esorcismi e guarigioni dimostrano la sua superiorità rispetto al diavolo. La sfida di Gesù a Satana è ben più di alcune dimostrazioni specifiche di potenza risalenti a tanto tempo fa in Palestina. Gesù ha insegnato che la croce fu dove il potere del diavolo viene decisamente distrutta:

« Ora è il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo. »
(Giovanni 12:31)

Le lettere del Nuovo Testamento espandono gli insegnamenti di Gesù[41] e, in particolare, danno grande importanza al fatto che il diavolo è ora un nemico sconfitto.[42]

I vangeli ci dicono che il battesimo di Gesù fatto da Giovanni fu seguito dalla sue tentazioni da parte del diavolo. Se il battesimo di Gesù segnò l'inizio del suo ministero, le tentazioni segnarono la sua prima prova.

I sinottici ci narrano come, subito dopo il battesimo, Gesù passò quaranta giorni nel deserto, dove fu tentato. Il periodo di quaranta giorni ricorda la storia del popolo ebraico: anche Mosè passò quaranta giorni e notti digiunando nel deserto prima di ricevere la Legge di Dio[43] e gli Israeliti passarono quaranta anni nel deserto dopo aver disobbedito a Dio. Il tempo di Gesù nel deserto lo indicherà quindi non solo come il nuovo Mosè, ma anche quale rappresentante del nuovo Israele, il popolo obbediente nel deserto.

Non è difficile immaginare i problemi confrontati da Gesù in quel tempo. Mediante il suo battesimo, Gesù è stato incaricato e unto quale Messia: ora, nel deserto deve decidere come essere il Messia. Per comprendere con cosa si confrontò Gesù nel deserto, dobbiamo capire la relazione tra "essere messo alla prova" e "essere tentato". In questa esperienza, entrambi i termini vengono usati. Mettere alla prova qualcosa o qualcuno vuol dire far qualcosa di positivo: il tester spera che il test verrà superato cosicché si possa passare ad una nuova fase successiva. Ma tentare qualcuno è un'azione molto più negativa: il tentatore spera che la tentazione sarà fallita. Ora, se uno accetta la visione della Bibbia che ci siano sia un Dio che un diavolo nell'universo, allora si può capire come qualcosa possa essere sia un test che una tentazione. Dalla prospettiva di Dio, questo tempo nel deserto fu un test per Gesù, poiché Egli voleva che Suo Figlio superasse la prova. Dal punto di vista del diavolo, era un'opportunità per tentare Gesù, poiché voleva che questi fallisse.

Collegato con ciò sta il modo in cui tutti i resoconti delle tentazioni di Gesù parlano di lui che viene "condotto" o "spinto" dallo Spirito Santo ad andare nel deserto e confrontare il diavolo. Gesù non stava, per così dire, pensando agli afferi suoi quando venne accostato da Satana. La sua prova fu il risultato dell'iniziativa di Dio di mandare Gesù a confrontarsi col diavolo nel territorio di quest'ultimo, il deserto. Ci sono due punti importanti che sono rilevanti, non solo per la vita di Gesù ma per tutta la storia del mondo. In primo luogo, Dio, non il diavolo, controlla gli eventi. In secondo luogo, Gesù non fu semplicemente qualcuno che riuscì a sopportare gli attacchi del diavolo, bensì qualcuno che lo sfidò, lo combetté e vinse. Gesù non è soltanto il grande sopravvissuto dal male: egli è il vincitore ultimo sul male.

Il test di Gesù si compose di tre tentazioni.

Racconto dei Vangeli[modifica]

Secondo i vangeli, dopo essere stato battezzato, Gesù digiuna per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. In questo periodo Satana lo tenta per tre volte.

  • La prima tentazione riguarda il cibo:
« Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane". »
(Matteo 4:3)
  • La seconda tentazione riguarda l'obbligare Dio ad intervenire:
« Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". »
(Matteo 4:5-6)
  • La terza tentazione è una richiesta da parte del diavolo di essere adorato:
« Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". »
(Matteo 4:8-9)

Ogni tentazione è rifiutata da Gesù con una citazione della Bibbia tratta dal libro del Deuteronomio.

  • La prima risposta di Gesù è:
« Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". »
(Matteo 4:4)
  • La seconda dice:
« Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". »
(Matteo 4:7)
  • E infine la terza risposta afferma:
« Ma Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto". »
(Matteo 4:10)

I Vangeli terminano il racconto dicendo che, essendo venuta meno ogni tentazione da parte del diavolo, gli angeli sono intervenuti per portare del cibo a Gesù.

A differenza dei racconti di Matteo e di Luca, che sono molto simili, quello di Marco è molto breve e non riporta per nulla il dialogo tra Gesù ed il demonio:

« Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. »
(Marco 1:12-13)
Miniatura che illustra la terza tentazione di Gesù

L'episodio delle tentazioni di Gesù durante i quaranta giorni nel Deserto della Giudea – avvenuto immediatamente dopo il suo battesimo[44] e prima di ritornare in Galilea e iniziare il suo ministero – è riportato solo dai sinottici, mentre è completamente assente nel Vangelo di Giovanni. Quest'ultimo precisa in modo esplicito che Gesù – ancora il giorno successivo al suo battesimo – viene visto da Giovanni il Battista presso il Giordano e si recherà tre giorni dopo a Cana, in Galilea, ad una festa di nozze dove inizierà il suo ministero[45][46].
Anche all'interno degli unici due sinottici che riferiscono i particolari dell'episodio vi è una differenza nel racconto: secondo Luca[47], il diavolo prima offre a Gesù tutti i regni del mondo e poi lo sfida a gettarsi dal pinnacolo del Tempio, mentre al contrario, secondo Matteo[48], il diavolo prima sfida Gesù a gettarsi dal pinnacolo del Tempio e solo dopo gli offre tutti i regni del mondo.[49][50][51] Secondo gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" e quelli dell'interconfessionale Bibbia TOB, Luca inverte le due tentazioni per porre l'ultima proprio a Gerusalemme, città dal profondo significato simbolico, "dove la passione sarà il supremo assalto del diavolo".[52][53]
Ancora gli studiosi della Bibbia TOB rilevano come mentre in Marco la "prova-tentazione" è una lotta che si prolunga durante tutta la permanenza di Gesù nel deserto, invece secondo Matteo e Luca questa "ha luogo soltanto alla fine di tale soggiorno".[54]
Anche lo storico e teologo Rudolf Bultmann considera non storico l'episodio delle tentazioni nel deserto e ritiene appartengano al modello mitologico della "Tentazione dell'Uomo Santo, che è messo alla prova (dal male) ed emerge vittorioso", rilevando una serie di similitudini precedenti in figure come Buddha e Zarathustra e un uso successivo fatto per i santi Cristiani.[55]

Simbolismo[modifica]

Il Monte della Quarantena (Deserto della Giudea), dove, secondo la tradizione, Gesù passò i 40 giorni di digiuno

Il racconto delle Tentazioni di Gesù è fortemente simbolico.

I quaranta giorni di digiuno nel deserto, come abbiamo già detto, si possono avvicinare ai quarant'anni durante i quali gli ebrei camminarono nel deserto dopo aver attraversato il mar Rosso e prima di entrare nella terra promessa, così come raccontato nel libro dell'Esodo. Quaranta sono anche i giorni che Mosè passò sulla montagna prima di ricevere le tavole della legge. Il deserto è luogo che non avendo in sé vita ci avvicina all'esperienza della morte e quindi all'esperienza di Dio. I riferimenti all'inizio e alla fine del brano delle tentazioni agli animali e alle selve pone Gesù qui in parallelo con Adamo.[56] Gesù, dal momento dell'Incarnazione è ritornato al paradiso terrestre che, distrutto dal peccato e dalle sue conseguenze, è diventato un deserto privo di vita.

Le tentazioni fatte dal diavolo mirano a mettere in secondo piano il primato di Dio per sostituirlo con:

  • i piaceri carnali dell'uomo (prima tentazione, vinta con la virtù della castità),
  • il successo e il potere mondani (seconda tentazione, vinta con la virtù della povertà),
  • l'autonomia dal volere divino (terza tentazione, vinta con la virtù dell'obbedienza).[57]

Questo schema ternario è alla base della triplice rinuncia o promessa battesimale[58][59] rinnovata durante la veglia pasquale,[60] ed è stato ripreso in filosofia mediante le tre metafisiche speciali.

Note[modifica]

Per approfondire, vedi Serie cristologica.
  1. Luca 3:1-2.
  2. Marco 6:3.
  3. Marco 6:3.
  4. Cfr. Ebrei 4:15.
  5. Flavio Giuseppe, Ant. 18.5.2.
  6. Matteo 11:7-15.
  7. Jane Dammen McAuliffe (General editor), Encyclopaedia of the Qur'ān, Leiden, Brill, 2001, voce John the Baptist di Andrea Rippin, Vol. III, pp. 51-52.
  8. Edmondo Lupieri, The Mandaeans: The Last Gnostics, Grand rapids, Eerdmans, 2002, p.96: Iuhana è il termino mandeo per Yuhanan-Giovanni e Iahia è formato dall'arabo Yahya (Giovanni): questo uso è quindi posteriore alla conquista araba della Mesopotamia (639 e.v.).
  9. antropologia e iconografia su Sapere.it.
  10. I due San Giovanni ed il senso dei Solstizi - Simbologia esoterica, su freimaurerei.ch, 1º settembre 2018 (archiviato l'8 marzo 2019).
  11. Mons. Mario Righetti, Storia liturgica, vol. II, Milano, Ancora, 1969, pp. 65-70; Le origini della festa di Natale, Gennaio 2003
  12. Marco 1:2-3.
  13. Malachia 3:1.
  14. Isiaia 40:3.
  15. Matteo 3:3
  16. Bruce Metzger e Bart Ehrman, Il testo del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, 2013, p. 231.
  17. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 133.
  18. (EN) Bart Ehrman, Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why, HarperOne, 2005, pp. 94-95.
  19. Vulgata.
    «Illum oportet crescere, me autem minui»
  20. commentario su laparola.net.
  21. Giovanni 1.
  22. Luca 1;3.
  23. Corrado Augias e Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Mondadori, 2011, p. 45.
  24. Marco 1:14.
  25. Giovanni 1:43;2:1-12;3:22-24.
  26. Bibbia TOB, Nuovo Testamento, Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 198.
  27. Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 180-181.
  28. Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 104-105.
  29. (EN) Bart D. Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, pp. 40-41.
  30. Walter Wink, in Encyclopedia of Religion, vol. 7. NY, MacMillan, 2005 (1987), pp. 4942-3.
  31. (IT)
    « Le prime forme di gnosticismo (c. 50–120 e.v.) ebbero origine all'interno di differenti ambienti religiosi in Medio Oriente nel tardo primo secolo, in cui un giudaismo settario non-rabbinico a un'ancora fluida e creativa missione cristiana erano indistinguibili, talvolta reagenti l'una contro l'altra. Sette Battiste Samaritane. Il movimento fondato da Giovanni il Battista si divise in numerose diramazioni (incluso il gruppo di Gesù) dopo la morte di Giovanni intorno al 27 e.v. In una di queste sette, capeggiata a turno da tre Samaritani (Dositeo, Simone e Menandro), emerse per la prima volta l'idea che il mondo fosse la creazione di angeli più o meno depravati che "ignoravano" l'esistenza di un Dio superiore - una sorprendente radicalizzazione dell'angeologia apocalittica che si diffuse nel giudaismo contemporaneo. Il rituale battesimale quindi compiva non solo la remissione dei peccati ma anche una rigenerazione, per mezzo della quale la morte naturale cui gli umani sono predestinati dagli angeli regolatori può essere superata »

    (EN)
    « The earliest forms of Gnosticism (c. 50–120 CE) originated within different religious milieus of the late-first-century Middle East, in which a sectarian nonrabbinical Judaism and a still fluid and creative Christian mission were unfolding, sometimes reacting upon one another. Baptist Samaritan sects. The movement founded by John the Baptist split in several offshoots (Jesus' group included therein) after John's death around 27 CE. In one of these sects, headed in turn by three Samaritans (Dositheus, Simon, and Menander), there emerged for the first time the idea that the world was the creation of more or less depraved angels who "ignored" the existence of the highest God—a striking radicalization of the apocalyptic angelology that was widespread in contemporary Judaism. The baptismal ritual therefore accomplished not only the remission of sins but also a regeneration, by means of which the natural death allotted to humans by the ruling angels could be overcome. »
    (Ugo Magri, Gnosticisme. The emergence stage in Encyclopedia of Religion, vol. 5. NY, Macmillan, 2005, p. 3515)

  32. Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche 18.5.2.
  33. Armando J. Levoratti, Nuovo commentario biblico. I Vangeli, Roma, Città Nuova, 2005, p. 304.
  34. (EN) 1611 King James Bible, Luca 7:28, su kingjamesbibleonline.org (archiviato il 9 gennaio 2013).
    «For I say unto you, among those that are borne of women, there is not a greater Prophet then Iohn the Baptist: but he that is least in the kingdome of God, is greater then he.»
  35. Antichità giudaiche libro 18, cap. 5, verso 2.
  36. Vittorio Messori, Ipotesi su Maria, Milano, Edizioni Ares, 2005, pp. 382-383.
  37. Il vocabolo שָׂטָ֣ן śaṭan ("avversario") si presenta per la prima volta nella Torah in Numeri 22:22. Esso è un angelo (מַלְאַ֨ךְ, mal’akh) di Dio il cui scopo è di porsi come avversario contro Balaam ergendosi lungo il suo cammino con la spada sguainata nella mano. In tale parte del testo, secondo Giulio Busi, esso riassume alcuni attributi fondamentali del śaṭan biblico; in quanto inviato di Dio, del quale segue il comando, il suo obiettivo è di evitare che Balaam percorra una strada storta, e ch'esso cada in un errore irreparabile. Attraverso la provocazione l'avversario ingenera ira alla vittima, alla quale però diventa evidente quanto è in atto. Il diavolo invece proviene dall'equivalente greco, Διάβολος diabolos. Le due parole sono usate intercambiabilmente nei vangeli. Il diavolo ha altri titoli nei vangeli, tra cui "il Tentatore", "Beelzebub" e "il Nemico".
  38. Giovanni 12:31,14:30,16:11.
  39. Matteo 6:13,13:19
  40. Matteo 13:24-30,36-43.
  41. Cfr. 1 Corinzi 10:13, 2 Corinzi 11:14, Giacomo 4:7, 1 Pietro 5:8, 1 Giovanni 4:4.
  42. Colossesi 2:15, Ebrei 2:14, Apocalisse 20:10.
  43. Esodo 34:28.
  44. Marco 1:10-13. Al versetto Mc1,12 la Bibbia Martini riporta: "E immediatamente lo Spirito lo spinse nel deserto." e la Vulgata Sisto-Clementina: "Et statim Spiritus expulit eum in desertum." (Monsignor Antonio Martini, La Sacra Bibbia secondo la Volgata, Tipografie di Prato, 1817/1832).
  45. Giovanni 1:19-50;2:1-13.
  46. Bart D. Ehrman, Jesus Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible, HarperCollins Publishers, 2009, pp. 40-41.
  47. Luca 4:5-11.
  48. Matteo 4:5-9.
  49. Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2445.
  50. La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1601.
  51. Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, p. 48.
  52. Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 897-898.
  53. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 208.
  54. Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 135.
  55. Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 253-257.
  56. Cfr. commentario su laparola.net.
  57. John Navone, Teologia del fallimento, Roma, Pontificia Università Gregoriana, 1988, pp. 103-108.
  58. J. Navone, op. cit., pp. 108ss.
  59. CCC 1237.
  60. CCC 1254.