Indagine Post Mortem/Conclusione

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Resurrección del Señor, di Bartolomé Esteban Murillo (c.1660)
Indice del libro

CONCLUSIONE[modifica]

La risurrezione di Gesù è di fondamentale importanza per la fede cristiana tradizionale. Nonostante i disaccordi su vari aspetti del Nuovo Testamento, c'è un ampio consenso tra gli studiosi storico-critici che (1) Gesù morì a causa della crocifissione romana, (2) subito dopo, un certo numero di persone ebbe esperienze che credevano fossero apparizioni del Gesù risorto, e (3) il corpo di Gesù mancava (Habermas 2005, 2013). In questa mia monografia è stato dimostrato che la tesi della risurrezione di Gesù non è stata smentita; al contrario, ci sono buone ragioni per pensare che la migliore spiegazione per (1), (2) e (3) è che Dio si è rivelato attraverso la risurrezione miracolosa di Gesù dai morti, rivendicando così le sue affermazioni di essere divino e confermando l'opera salvifica che ha compiuto sulla croce.

In risposta all'obiezione che gli storici non dovrebbero presupporre che Dio abbia agito e dovrebbero cercare di spiegare le affermazioni delle apparizioni della risurrezione di Gesù e della tomba vuota in altri modi (naturalistici) (Carnley 2019, p. 231), ho spiegato nella mia Introduzione usando un quadro analitico originale che queste altre vie naturalistiche possono in linea di principio essere escluse dallo storico sulla base dell'evidenza storica e che lo storico può ragionare dall'evidenza empirica alla risurrezione di Gesù. In particolare, è stato mostrato nei Capitoli da 1 a 6 che l'evidenza storica indica che la tomba di Gesù era vuota e che nessuna ipotesi naturalistica spiega ragionevolmente ciò che accadde al corpo di Gesù la prima mattina di Pasqua. L'evidenza storica indica anche che c'erano persone nella metà del I secolo e.v. che affermavano di aver visto Gesù vivo dopo la sua crocifissione: avevano visto veramente qualcosa, e ciò che avevano visto non fu causato intramentalmente ma extramentalmente, e l'entità extramentale era proprio lo stesso Gesù morto in croce. Perciò Gesù risorse. Ho risposto al problema dei miracoli nel Capitolo 7 e ho concluso che, poiché la risurrezione di Gesù è avvenuta insieme alla sua affermazione di essere veramente divino (Loke 2017a), ci sono buone ragioni per pensare che un miracolo del più grande significato possibile sia avvenuto in quella prima mattina di Pasqua.

Questa conclusione potrebbe essere ribaltata dalla scoperta di ulteriori prove in futuro? Gli scettici hanno obiettato all'argomento storico per la risurrezione di Gesù, osservando che la documentazione storica che abbiamo oggi è incompleta (Allison 2005a, p. 337). Nei tempi antichi, molto poco veniva registrato per iscritto e di questo, molto poco cadeva nelle mani degli scrittori successivi e di questo, molto poco è sopravvissuto per duemila anni (Carrier 2005a, p. 177). Sicuramente molti documenti devono essere stati persi, o forse distrutti dai cristiani, tutti i primi attacchi scritti contro il cristianesimo furono distrutti dalla chiesa e sono noti solo nelle citazioni di autori cristiani che li confutarono, e ci furono molte altre critiche che vennero scritte e che noi non conosciamo. Quanto sarebbe diverso se avessimo tutti i documenti del primo secolo (Carrier 2005a, pp. 179, 180-181)? In modo simile, MacCulloch (2010, p. 112) scrive:

« We have to remember that the vast majority of early Christian texts have perished, and despite many new archaeological finds, there is a bias among those that survived towards texts which later forms of Christianity found acceptable. One expert on the period has recently estimated that around 85 per cent of second-century Christian texts of which existing sources make mention have gone missing, and that total itself can only represent a fraction of what there once was. »

MacCulloch (2010, pp. 120–121) aggiunge:

« One has always to remember that throughout the New Testament we are hearing one side of an argument. When the writer to Timothy insists with irritating fussiness that ‘I permit no woman to teach or to have authority over men; she is to keep silent’, we can be sure that there were women doing precisely the opposite, who were probably not slow in asserting their own point of view. But their voices are lost, or concealed in texts modified much later. Up to the end of the first century, it is virtually impossible to get any perspective on the first Christian Churches other than that of writings contained in the New Testament, however much we would like to have a clearer picture of why and how conversions took place. There is a silence of about six crucial decades, during which so many different spirals of development would have been taking place away from the teachings of the Messiah, who had apparently left no written record. »

Inoltre, c'è anche il problema della sottodeterminazione: così come si possono tracciare un numero qualsiasi di curve attraverso un insieme finito di punti per creare mille immagini, si possono fare molte ipotesi possibili con l'evidenza limitata (Allison 2005a, p. .339).

In risposta, osserva O'Collins (2017, pp. 500-501), "si interpretano erroneamente i giudizi storici affermando che ‘tutti i giudizi storici sono aperti alla revisione’" (contra Novakovic 2016, pp. 128-129, 155):

« It is historically certain that Napoleon was finally defeated at Waterloo, even if some secondary details of the event can be open to revision. While certainty in history is not established in the way certainty can be reached in mathematics, chemistry and other disciplines, there are innumerable cases of historical certainty. »
(O'Collins 2017, pp. 500–501)

Per ciascuna di queste certezze storiche, sarebbe impraticabile cercare di spiegare il contenuto di tutte le prove documentali che ne indicano l'avvenimento, postulando l'esistenza di un'altra causa naturalistica X, perché X comporterebbe conseguenze false. Ad esempio, si potrebbe postulare X: una congiura che ha cambiato tutti i documenti storici per indicare che Napoleone fu definitivamente sconfitto a Waterloo quando in realtà non lo fu, ma un atto del genere sarebbe stato notato da altri e avrebbe lasciato tracce rilevabili, che non troviamo. È l'implicazione di tali false conseguenze che ci impedisce di formulare ipotesi naturalistiche plausibili alternative alle certezze storiche, anche se possiamo formulare molte ipotesi alternative possibili. Poiché qualsiasi scoperta di ulteriori prove in futuro che potrebbero capovolgere naturalisticamente la conclusione che "Napoleone fu infine sconfitto a Waterloo" richiede l'esistenza di X che comporta false conseguenze, è irragionevole pensare che tali scoperte future capovolgerebbero tale conclusione.

La considerazione cruciale, quindi, è l'evidenza che supporta la conclusione storica in questione e se potrebbe esserci un'altra X per spiegare questa evidenza senza comportare false conseguenze. Ora non sto affermando che dimostrare la risurrezione di Gesù come un caso di certezza storica sia necessario per l'argomentazione storica o per credere che Gesù sia risorto — provare che la risurrezione di Gesù è almeno altrettanto valida (o migliore) delle ipotesi naturalistiche alternative attualmente disponibili sarebbe stato sufficiente per dimostrare la ragionevole liceità (o ragionevolezza) di credere che Gesù sia risorto (è stato dimostrato nel Capitolo 7 che la risurrezione di Gesù ha una probabilità di almeno il 99,4%, che è di gran lunga superiore alle ipotesi naturalistiche alternative). Tuttavia, penso che l'evidenza della risurrezione di Gesù sia ancor più forte, e che la conclusione che Gesù sia risorto come un caso di certezza storica sia difendibile. Per quanto riguarda il caso della risurrezione di Gesù, nei Capitoli precedenti è stato sostenuto che abbiamo buone prove documentali per il suo verificarsi e che i tentativi di spiegare il contenuto di questi documenti in modo naturalistico non funzionerebbero. Ad esempio, è stato mostrato nel Capitolo 1 che, data la sostanziale evidenza manoscritta, è irragionevole pensare che (X) – tutti i passaggi rilevanti nelle Epistole (ad es. 1 Corinzi 15), i Vangeli, le citazioni dai padri della chiesa, le loro citazioni di non-cristiani, e così via – furono interpolate dai cristiani successivi (anche se avessero interpolato un passo tipo quello di Marco 16:9-10), poiché un tale atto sarebbe stato notato da altri e avrebbe lasciato indietro tracce rilevabili (come illustrato, ad esempio, dalle tracce nelle testimonianze manoscritte che hanno permesso di rilevare come interpolazione Marco 16:9-20).

Riguardo al punto di Carrier e di MacCulloch sulla perdita di antichi manoscritti, è stato notato nel Capitolo 1 che uno dei motivi per cui molti degli scritti non cristiani non sono sopravvissuti è che nessuno promosse attivamente la copiatura e la conservazione dei loro scritti mentre i loro aderenti morivano. (cfr. Gamble 1995, p. 127). Nel caso degli scritti gnostici, come spiegato nei Capitoli precedenti, la loro attendibilità storica era dimostrabilmente inferiore a (diciamo) i Quattro Vangeli, quindi è comprensibile il motivo per cui i primi cristiani che lo riconobbero non li conservarono. Anche se molti documenti sono stati persi o distrutti dai cristiani (Carrier) e ascoltiamo solo un lato dell'argomentazione per i primi sei decenni del cristianesimo (MacCulloch), è stato sostenuto nel Capitolo 1 che nessuno tra la fine del primo e l'inizio del secondo secolo avrebbe avuto il potere e l'autorità di alterare tutte le copie di (diciamo) 1 Corinzi possedute da diverse comunità di teologie diverse (a volte anche opposte) senza lasciare traccia nei manoscritti superstiti provenienti da diversi luoghi del Mediterraneo, come anche tutte le copie di altri documenti del I e ​​del II secolo – vedi i Quattro Vangeli, Atti, 1 Clemente, Lettere di Ignazio, ecc. – che attestano varie testimonianze oculari di Gesù risorto.

Parimenti, come sostenuto nei Capitoli precedenti, le seguenti considerazioni sono ben stabilite nonostante la documentazione incompleta di cui disponiamo:

Considerazioni storiche:
  1. La crocifissione di Gesù intorno al 30 e.v.
  2. Individui (compresi gli ex noncredenti Paolo e Giacomo) e gruppi di persone (compresi gli apostoli di Gesù che lo conoscevano bene) affermarono di aver visto Gesù risorto poco dopo.
  3. La minaccia di persecuzioni contro di loro e la loro disponibilità a morire per la loro religione.
  4. L'importanza della rivendicazione della resurrezione corporea transfisica di Gesù per i primi cristiani.
  5. Tra loro era presente il riverente timore di essere giudicati da YHWH per essere stati falsi testimoni.
  6. Lo scetticismo della risurrezione corporea era presente tra loro e il loro pubblico.
  7. L'idea logica di "controllare" i "testimoni oculari" era presente tra loro.
  8. La mobilità e il "networking" tra i primi cristiani.
  9. L'autore del resoconto di Matteo in merito alle guardie della tomba di Gesù non avrebbe commesso un "suicidio di credibilità" inventando una storia facilmente confutabile per un suo scopo apologetico.
    Considerazioni generali:
  10. Nessun gruppo di persone sarebbe disposto a sacrificare tutto per ciò che non crede essere vero e ad essere condannato da Dio dopo la morte per essere stati falsi testimoni.
  11. Senza una corrispondente stimolazione esterna del relativo organo sensoriale, gli stati mentali interni a ciascuna persona nell'ambito di un gruppo di persone non sarebbero d'accordo su vari dettagli riguardanti la loro esperienza del mondo esterno.
  12. Molti casi di allucinazioni ottengono successivamente l'intuizione che la loro esperienza è allucinatoria dopo che tale esperienza è terminata.
  13. Nessun comune essere umano sarebbe stato in grado di far manifestare naturalisticamente al proprio corpo la "transfisicità".
  14. Una persona mezza morta che soffre ancora per le ferite della crocifissione non sarebbe in grado di convincere la gente che egli è il Signore risorto alla vita.

Qualsiasi futura scoperta che pretenda di confutare la risurrezione di Gesù richiederebbe un'altra X (ad esempio, l'ipotesi dell'allucinazione) per spiegare queste (e forse altre) considerazioni prese insieme senza comportare false conseguenze, ma ciò non funzionerebbe come mostrato nei Capitoli precedenti (ad esempio, si veda la confutazione dell'ipotesi allucinatoria nei Capitoli 3 e 6). Non sorprende quindi che le affermazioni sulla scoperta del (diciamo) corpo di Gesù si siano rivelate fasulle (cfr., ad esempio, la presunta scoperta della tomba di famiglia di Gesù a Talpiot discussa nel Capitolo 5.1.3).

Per quanto riguarda il problema della sottodeterminazione, è stato mostrato in questo wikilibro che il numero delle ipotesi riguardanti la risurrezione può essere ridotto a poche, e che tutte le alternative naturalistiche possono essere eliminate una volta che le considerazioni storiche riassunte in ogni Capitolo ed elencate in precedenza sono stabilite. Mentre la documentazione storica che abbiamo è incompleta e limitata, una "mancanza di accesso completo al passato non è la stessa cosa di una completa mancanza di accesso al passato" (Keith 2011), e la quantità di prove che abbiamo è già sufficiente per stabilire tali considerazioni storiche, come dimostrato nei Capitoli precedenti. Non è necessario possedere tutti i documenti storici del I secolo o conoscere tutti i dettagli degli eventi per dimostrare che le ipotesi naturalistiche sono impraticabili. Basta stabilire quelle considerazioni storiche, dato che nessuna delle ipotesi naturalistiche è praticabile come spiegazione storica dell'inizio del cristianesimo, come spiegato nei Capitoli precedenti. Sebbene in futuro possano essere suggerite nuove ipotesi o nuove combinazioni di ipotesi, ciascuna di esse può essere classificata in una delle categorie logicamente esaurienti indicate in questo mio studio e le considerazioni contro quella categoria che sono state spiegate in questo studio saranno usate contro di essa. Poiché è irragionevole pensare che qualsiasi X possa spiegare le molteplici linee di prova a sostegno della tesi della risurrezione di Gesù senza comportare altre conseguenze false, non c'è da preoccuparsi che eventuali scoperte future sosterrebbero un'ipotesi naturalistica che capovolgerebbe la conclusione che Gesù risorse.

La conclusione che la risurrezione di Gesù sia un caso di certezza storica è ulteriormente supportata dal fatto che, nonostante l'intenso esame nel corso dei secoli da parte di così tanti scettici, il caso della risurrezione di Gesù ha resistito alla prova del tempo e che "nessuno storico moderno è riuscito a fornire una spiegazione più convincente" (Wright 2003). L'eminente storico del buddhismo Paul Williams (2002, pp. 134–135) spiega la sua conversione dal buddhismo al cristianesimo come segue:

« It does not seem to me that any other religion or spiritual teaching has anything so dramatic or convincing as the resurrection from the dead—a resurrection that still seems plausible two thousand years later—to support its claims. Buddhists (and others) sometimes talk about the wonders their spiritual heroes and heroines have done and can do. But nowhere is there a case so clearly and plausibly demonstrated as the resurrection. That, it seems to me, is a fact... Such a plausible case of resurrection from the dead by a great spiritual teacher—the only such case—when combined with the historical survival of Christianity and the palpable goodness and wisdom of many Christians, is enough for me at least to take the leap and accept Christianity. »
(2002, pp. 134–135)

La conclusione di questo libro ha una serie di implicazioni significative per l'umanità e per la teologia, in particolare le dottrine della rivelazione, di Dio, di Cristo, della salvezza, della chiesa ed dell'escatologia.

In primo luogo, riguardo alla dottrina della rivelazione, il teologo Wolfhart Pannenberg (1987, p. 135) conclude:

« The historical solidity of the Christian witness [to the resurrection] poses a considerable challenge to the conception of reality that is taken for granted by modern secular history. There are good and even superior reasons for claiming that the resurrection of Jesus was a historical event, and consequently, the Lord himself is a living reality. And yet there is the innumerable repeated experience that in the world the dead do not rise again. As long as this is the case, the Christian affirmation of Jesus’ resurrection will remain a debated issue, in spite of all sound historical argument to its historicity. »

Mentre sono d'accordo con la conclusione di Pannenberg che "ci sono ragioni buone e persino superiori per affermare che la risurrezione di Gesù è stato un evento storico e, di conseguenza, il Signore stesso è una realtà vivente", ci si può chiedere fino a che punto dovrebbe importare per la nostra valutazione della risurrezione di Gesù che "tuttavia ci siano innumerevoli e ripetute esperienze che nel mondo i morti non risuscitano". Perché, come spiegato nel Capitolo 7, queste innumerevoli esperienze indicano solo che, lasciati soli, i morti non risorgono, ma queste esperienze non escludono la possibilità che ci possa essere qualcuno là fuori nell'universo (ad esempio un alieno con un'avanzata tecnologia) o al di là dell'universo (ad esempio Dio) che ha il potere di resuscitare i morti. Inoltre, ciò che non osserviamo accadere al giorno d'oggi non implica che non sia accaduto in passato: dobbiamo comunque considerare le prove che abbiamo. Ad esempio, nessuno scienziato oggigiorno ha mai osservato un Big Bang, ma quasi tutti gli scienziati credono che un evento di Big Bang sia accaduto in passato a causa delle prove del suo verificarsi. Similmente, si dovrebbe credere che Gesù sia risorto a causa dell'evidenza, poiché è stato mostrato nei Capitoli precedenti che l'evidenza storica indica che (I) c'erano persone che affermavano di aver visto Gesù poco dopo la sua crocifissione, (II) essi ebbero un qualche tipo di esperienza, (III) ciò che videro e provarono non fu causato intramentalmente ma extramentalmente, e (IV) l'entità extramentale non era un'altra persona ma lo stesso Gesù morto sulla croce. Perciò Gesù risorse. Pertanto, è "la concezione della realtà data per scontata dalla moderna storia secolare" che deve cambiare. Inoltre, ho spiegato nel Capitolo 7 che dopo che lo storico ha stabilito la conclusione che Gesù risorse, il filosofo e il teologo possono continuare a sostenere che la causa più ragionevole di questo evento è Dio. Abbiamo quindi buone ragioni per pensare che Dio si sia rivelato nella storia risuscitando Gesù dai morti. La verità della risurrezione di Gesù dunque "richiede una nuova concezione della storia e del coinvolgimento di Dio nel mondo" (Rae 2005, p. 84).

In secondo luogo, per quanto riguarda la cristologia, la risurrezione di Gesù indica che non era semplicemente una figura umana. Come notato in precedenza, Gesù affermò di essere veramente divino nel contesto del monoteismo ebraico. Poiché ci sono prove per pensare che Gesù sia risorto fisicamente dopo la sua crocifissione e che un evento così significativo e miracoloso indichi che il suo ministero e le sue affermazioni sono stati divinamente giustificati, ci sono buone ragioni per pensare che Gesù non fosse solo veramente umano, ma anche veramente divino — in altre parole, Dio incarnato.

In terzo luogo, per quanto riguarda l'escatologia e la soteriologia, la risurrezione di Gesù è proclamata come testimonianza del giudizio divino nelle Scritture. "Poiché [Dio] ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che Egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti" (Atti 17:31). Il Dio che ha risuscitato Gesù dai morti un giorno risusciterà tutti gli esseri umani, "alcuni per vita eterna, altri per vergogna e infamia eterna" (Daniele 12:2). La risurrezione di Gesù è anche una conferma divina dell'affermazione fatta da Gesù di aver dato la sua vita in riscatto per molti (Marco 10:45 — Come notato nel Capitolo 7, la prima tradizione in 1 Corinzi 11:23-26 cfr. Marco 14:22-25, indica che Gesù insegnò la sua morte sacrificale). Pertanto, dichiara la Scrittura, "se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Romani 10:9). La risurrezione di Gesù è la base della gloriosa speranza che coloro che credono in Gesù saranno con lui per sempre, il che è molto meglio (Filippesi 1:23).

« Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. »
(1 Tessalonicesi 4:13-14)

Infine, per quanto riguarda l'ecclesiologia, la risurrezione di Gesù è la base per pensare che egli è il Signore della chiesa e che coloro che gli obbediscono in quanto Signore e lo servono fedelmente troveranno nella vita il compimento ultimo.

« Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore. »
(1 Corinzi 15:58)

Yeshua l'Ebreo, Melekh Mashiach Figlio di Dio, Risorto e Glorificato
ישוע היהודי, מלך המשיח בן האלוהים, קם לתחייה והתפאר

« There's no way to really preserve a person when they've gone and that's because whatever you write down it's not the truth, it's just a story. Stories are all we're ever left with in our head or on paper: clever narratives put together from selected facts, legends, well edited tall tales with us in the starring roles. »
(Steven Hall, The Raw Shark Texts, p. 413)