Nahmanide teologo/Capitolo 6
Eretz Yisrael, la Terra d'Israele
[modifica | modifica sorgente][6.1] La centralità della Terra d'Israele (אֶרֶץ יִשְׂרָאֵל, Eretz Yisrael) nello schema divino dell'universo è un motivo importante nella teologia di Nahmanide. La Terra d'Israele è il luogo della terra dove la mediazione della natura è meno significativa e la presenza di miracoli nascosti più significativa. Poiché l'osservanza dei comandamenti merita l'esperienza di miracoli nascosti, anche quei comandamenti che non sono subordinati alla dimora in Eretz Yisrael assumono un significato più intenso quando praticati lì. E la Terra d'Israele unisce le forze dei miracoli nascosti e pubblici. Perché, come i miracoli nascosti, la divina provvidenza è continua; e, come i miracoli pubblici, la provvidenza vi è spesso manifesta. Delle benedizioni della Terra, Nahmanide scrive:
[6.2] Il Santuario di Gerusalemme incarna il carattere speciale della Terra:
[6.3] Pertanto, alcuni fenomeni possono verificarsi solo in Terra d'Israele:
La parola tsara‘at, che designa la malattia di cui parla Nahmanide, è solitamente tradotta con "lebbra", in accordo con LXX in Levitico 13:1 e segg. (lepras). Ma a differenza della malattia a lungo nota come lebbra (ora chiamata malattia di Hansen), lo tsara‘at contamina gli abiti, le case e i corpi. Inoltre, i suoi sintomi nei casi umani sono più simili a quelli dell'eczema o della psoriasi che a quelli di una malattia smembrante come la lebbra. Maimonide (Hilkhot Tum’at Tsara‘at, 16.10) considera il termine generico, che copre diverse condizioni fisiche. Designa tsara‘at come soprannaturale (’ot ve-pele) e non presenta alcuna eziologia fisica per esso. Invece elabora l'eziologia morale suggerita dai rabbini (per es., Sifra: Metsora, cur. Weiss, 73a rif. Deuteronomio 24:9): tsara‘at è una punizione per il linguaggio improprio.
Ha-Levi attribuì la singolare propensione ebraica per tsara‘at alle caratteristiche fisiche uniche degli ebrei e dei loro possedimenti, risultanti dalla Shekhinah in Israele (Kuzari, 2.61-62). Per lui l'eziologia dell'afflizione era oggetto di una "scienza astrusa" (hokhmah mufla’ah - 2.58, tr. Hirschfeld, 119). Nahmanide estende questo approccio ad includere le caratteristiche fisiche uniche della Terra d'Israele (cfr. Kuzari, 2.15ss.).
[6.4] La Terra d'Israele fornisce l'ambiente ottimale per osservare tutti i comandamenti, anche quelli che devono essere osservati altrove:
[6.5] Il tema è ulteriormente sviluppato nella discussione di Nahmanide sul versetto che i Rabbini hanno preso come base scritturale del comandamento di recitare il ringraziamento dopo i pasti (birkat ha-mazon): "Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa della terra fertile che ti ha dato" (Deuteronomio 8:10):
Poiché il comandamento di recitare la grazia dopo i pasti, sempre e ovunque, è derivato dal versetto dei rabbini (B. Berakhot 20b-21a), Nahmanide chiama questo aspetto del versetto "l'obbligo, (o forza obbligatoria) di questo comandamento". Un obbligo (hiyyuv) è un comandamento che non dipende da condizioni che possono essere evitate (cfr. Maimonide, Hilkhot Berakhot, 11.2 basato su B. Sotah 44b). Se l'obbligo si applica ovunque, si chiede Nahmanide, perché il comandamento che lo afferma è legato a una frase sulla Terra d'Israele? Di certo, il comandamento ha un'applicazione più ampia. In effetti, ringraziare Dio per il cibo è visto come relativo ai non-ebrei così come agli ebrei (Bereshit Rabbah 43.7 su Gen. 14:19; cfr. Y.Berakhot 6.1/9d rif. Salmi 24:1). Ma Nahmanide trova che anche se il comandamento deve essere osservato ovunque, si apprezza al meglio il cibo che Dio ci dà dalla terra (min ha’arets, cfr. B. Berakhot 38a-b) in quella terra (ha’arets, nello specifico la Terra di Israele) dove la provvidenza è più diretta (cfr. Y. Berakhot 6.1/10a rif. Salmi 72:16; B. Ketubot 111b; Bereshit Rabbah 15.7).
[6.6] La Terra d'Israele è il luogo più prossimo della manifestazione della Shekhinah. Dopo aver dato il significato esteriore del versetto: "La giustizia e solo la giustizia seguirai" (Deuteronomio 16:20) come espressione dell'importanza dello zelo nell'amministrazione umana delle leggi divine che governano gli affari umani, Nahmanide offre un'interpretazione mistica basata sul suo principale testo cabalistico, Sefer ha-Bahir (sez. 74-75). L'interpretazione collega il comando di perseguire la giustizia con il resto del versetto: "per poter vivere e possedere la terra che il Signore tuo Dio ti dà":
Questo commento gioca sul doppio significato di "la terra" nel pensiero rabbinico, dove significa o la Terra d'Israele (per es., Hullin 16b rif. Deuteronomio 12:20) o il mondo a venire (per es., M. Sanhedrin 10.1 rif. Isaia 60:21). La glossa cabalistica collega i due significati apparentemente separati della parola.
[6.7] La santità della Terra d'Israele deriva dalla sua centralità, contrassegnata per Nahmanide dal sito dell'archetipico Tempio celeste:
[6.8] La Terra d'Israele è l'unico residuo della terra com'era prima che il peccato umano si manifestasse. È interamente sotto la diretta provvidenza, senza la mediazione della natura:
[6.9] La Terra d'Israele non solo è il luogo meno soggetto alla mediazione della natura, è essa stessa in qualche modo un intermediario del governo di Dio:
[6.10] La santità della Terra d'Israele deriva dal fatto che è il luogo terreno dove è più prossimo il legame con la realtà trascendente del mondo a venire. È la posizione del Giardino dell'Eden:
[6.11] Nahmanide attinge dall'antica idea che tutte le nazioni del mondo sono sotto il controllo di intermediari angelici, mentre Israele è sotto il diretto controllo di Dio stesso (LXX in Deut. 32:8; Siracide 17:17; B. Shabbat 156a). Ma sottolinea la centralità della Terra d'Israele almeno quanto quella del popolo d'Israele:
[6.12] Proprio come le nazioni del mondo non sono sotto la diretta provvidenza, ma sono legate a Dio attraverso poteri celesti intermedi, in pari modo tutte le altre terre sono legate a Dio. Solo la Terra d'Israele è governata direttamente da Dio:
[6.13] Il collegamento tra i comandamenti della Torah e la Terra d'Israele colora la discussione di Nahmanide su un'opinione sostenuta da molti dei Rabbini secondo cui i patriarchi osservavano l'intera Torah prima che fosse rivelata sul Monte Sinai (M. Kidd. 4.14/fine; B. Yoma 28b; Y. Berakhot 2.3/4c; Bereshit Rabbah 95.3; Louis Ginzberg, Legends of the Jewish [Philadelphia: Jewish Publication Society of America, 1925] 5.259, n. 275). Nahmanide sembra più incline al punto di vista opposto, secondo cui i patriarchi osservarono solo i comandamenti noachici e la circoncisione, e che nessuno osservò l'intera Torah fino a quando non fu rivelata al Sinai (B. Sanhedrin 56b; Shir ha-Shirim Rabbah 1.16; Maimonide, Hilkhot Melakhim, 9.1; KR: Torat ha-Shem Temimah - I, 173). Ma nel commentare Genesi 26:5 (CT - I, 151) sostiene che se l'opinione massima è corretta (ve’im ken, CT - I, 149) l'osservanza patriarcale era solo nella Terra d'Israele. La logica è che se i comandamenti possono essere osservati pienamente dal popolo d'Israele solo nella Terra d'Israele, allora i singoli individui, senza il sostegno della comunità, richiederebbero sicuramente d'essere in Eretz Yisrael per poter osservare il pieno complemento dei comandamenti .
L'idea che si possa osservare ciò che non è stato comandato, con una ricompensa minore rispetto all'obbedienza a comandi espliciti (B. Kiddushin 31a; Tos., s.v. gadol, Hiddushei ha-Ramban ad loc., p. 296), permette a Nahmanide di aprire un via di mezzo tra le visioni massimaliste e minimaliste dell'osservanza patriarcale. In modo diverso, anche i Rabbini vedevano la Terra d'Israele come il luogo ottimale per osservare le mitsvot (Sifre: Devarim, n. 43 rif. Deuteronomio 11:17-18, cur. Finkelstein, 102).
[6.14] Per ragioni chiaramente legate alla sua situazione storica, Nahmanide vedeva nella Torah un obbligo positivo per ogni ebreo di vivere in ogni momento in Terra d'Israele:
[6.15] Nahmanide è qui in disaccordo con Rashi, il cui Commentatio alla Torah comprende le parole "e vi abiterete" (Num. 33:53) come assicurazione di ricompensa: se durante la conquista israelita di Canaan, spodesterete correttamente il Cananei, allora abiterete al sicuro nella Terra. Nahmanide è particolarmente critico nei confronti di Maimonide per non aver elencato la mitsvah di dimorare nella Terra d'Israele come uno dei 613 comandamenti della Torah Scritta. Non ritiene sufficiente che né Rashi né Maimonide abbiano discusso il merito di abitare nella Terra:
[6.16] La santità della Terra d'Israele è tale che è peccaminoso abbandonarla, anche per ristrettezze economiche. Della discesa di Abramo in Egitto dopo aver raggiunto la Terra per volere di Dio, Nahmanide scrive:
Nahmanide identifica due peccati nel testo: primo, il fatto che Abramo spaccia la moglie per sua sorella, rischiando che venga portata nell'harem del Faraone e violata. Ma quel peccato era involontario (bi-shegagah). Il secondo, la sua discesa in Egitto, fu volontario. (Per la distinzione, M. Yoma 4.2; Maimonide, Commentario alla Mishnah ad loc.) I commentatori del Commentario alla Torah di Nahmanide hanno difficoltà a spiegare perché un peccato fosse volontario, e l'altro involontario e quindi meno grave (Chavel, nota su CT - I, 79). Ma forse possiamo collegare la maggiore preoccupazione di Nahmanide per l'abbandono della Terra con il timore che tale errore si ripeta nelle generazioni successive, un evento più probabile della tentazione di far passare la moglie per sorella.
[6.17] La Terra d'Israele non è solo l'ambiente perfetto per adempiere i comandamenti, ma ha il potere di alterare alcuni dei nostri obblighi. Così, nel commentare un versetto che sembra richiedere l'uso e il godimento senza riserve della Terra da parte degli israeliti conquistatori, Nahmanide elabora una glossa talmudica:
Maimonide (Hilkhot Melakhim, 8.1) aveva dedotto il permesso talmudico dalla preoccupazione che in tempo di guerra i soldati potessero essere sull'orlo della fame. Vede la sentenza come una dispensa basata sul comandamento di preservare la vita anche a costo di violare un precetto negativo (B. Sanhedrin 74a rif. Lev. 18:5; B. Yoma 85b). Ma Nahmanide, notando che il permesso talmudico si applica anche quando non c'è pericolo, sostiene che la Terra, almeno in alcuni casi, per la sua stessa santità, cambia del tutto i comandamenti. (Ma cfr. Semahot 7.8; B. Kiddushin 21b-22a; B. Sanhedrin 59a per l'applicazione delle dispense in tempo di guerra in situazioni non pericolose per la vita e non limitate alla Terra d'Israele; cfr. Sifre: Devarim, no. 211 re Deut. 21:10, cur. Finkelstein, 245).
[6.18] Nahmanide non perde mai l'occasione di mostrare come la santità della Terra d'Israele ancori le specificità di molti comandamenti, sia scritturali che rabbinici. Un primo esempio si vede nella sua spiegazione della sentenza (M. Megillah 1.1) che il Libro di Ester deve essere letto il quindicesimo di Adar nelle città con mura dal tempo di Giosuè, ma il quattordicesimo in tutte le altre città e paesi. Meravigliandosi che i Rabbini differenzino così nettamente le pratiche ebraiche in due tipi di luoghi, Nahmanide introduce la santità della Terra d'Israele come spiegazione:
Nahmanide qui segue R. Seemon nel Talmud palestinese (Y. Megillah 1.1/70a), dove diventa chiaro che le città della Terra d'Israele, che non erano state murate al tempo di Mardocheo ed Ester, non devono essere considerate meno importanti della capitale straniera di Shushan, che a quel tempo era murata. Nahmanide sostiene che si dovrebbe prestare attenzione alla Terra d'Israele per due motivi: (1) il miracolo più grande avvenne lì a causa della maggiore vulnerabilità della Terra, poiché all'epoca aveva solo città senza mura; (2) le città della Terra d'Israele non dovrebbero essere messe in una categoria meno onorevole della capitale straniera di Shushan.
[6.19] Nahmanide non rende la santità della Terra d'Israele indipendente dal rapporto della Terra con il popolo d'Israele. La Terra è santificata e benedetta perché inclusa nell'alleanza perpetua tra Dio e Israele. Così, nel commentare il versetto: "Io mi ricorderò della mia alleanza con Giacobbe, dell'alleanza con Isacco e dell'alleanza con Abramo e mi ricorderò della terra" (Levitico 26:42), Nahmanide scrive :
Per approfondire, vedi Serie misticismo ebraico, Serie maimonidea e Serie delle interpretazioni. |