Questo è l'ebraismo!/Capitolo 3

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Benedizione della Luna Nuova, di Artur Markowicz (1933)

Nell'Era moderna[modifica]

Per approfondire, vedi Storia e memoria.

Dopo la distruzione romana del Secondo Tempio nel 70 EV, gli ebrei si sparsero per tutti i punti del mondo civilizzato. Le comunità ebraiche furono stabilite in tutta Europa, nel Medio Oriente, nel Nord Africa e persino in paesi lontani come l'India e la Cina. La Diaspora ha aiutato la cultura ebraica a sopravvivere, ma ha anche minacciato l'esistenza del popolo ebraico.

Divisioni all'interno dell'ebraismo[modifica]

Per approfondire, vedi Ebraismo chassidico.

La dispersione della popolazione ebraica in tutta Europa creò due grandi divisioni religioso-culturali all'interno dell'ebraismo: sefarditi e ashkenaziti. I sefarditi sono originari della penisola iberica, che comprende Spagna e Portogallo. Gli ebrei sefarditi (che significa "iberico" in ebraico = ספרד – Sefarad, "Spagna") ) parlavano ladino, una miscela di spagnolo ed ebraico. Quando gli eserciti islamici conquistarono la regione agli inizi del 700, molti ebrei provenienti da altri punti d'Europa migrarono verso ovest in Iberia. La comunità ebraica crebbe e prosperò sotto il dominio musulmano. Gli ebrei spesso ricoprivano incarichi governativi ufficiali e fornivano importanti contributi alla cultura araba musulmana. Molti ebrei sefarditi parlavano arabo e i testi religiosi ebraici erano spesso scritti in tale lingua.

Gli ebrei dell'Europa centrale divennero noti come ebrei ashkenaziti. La prima comunità ashkenazita apparve nell'attuale Germania occidentale. Altre grandi comunità sorsero in Polonia, Ungheria e Lituania. Gli Ashkenaziti svilupparono la lingua yiddish, una forma di tedesco che incorpora parole ebraiche.

I sefarditi e gli ashkenaziti condividono i legami comuni dell'ebraismo ma differiscono sotto molti aspetti. Oltre a parlare lingue diverse, i due gruppi pronunciano l'ebraico in modo diverso. Le preghiere sono leggermente differenti e i cibi di ogni cultura differiscono perché hanno origine in paesi diversi. Tradizionalmente, gli ashkenaziti si concentravano maggiormente sullo studio della religione e della legge ebraica rispetto ai sefarditi, che abbracciavano più pienamente la scienza e la filosofia secolare.

Maltrattamenti e persecuzioni[modifica]

Nel corso dei secoli, il grado in cui gli ebrei della Diaspora godevano della libertà religiosa nelle loro nuove terre d'origine subì alti e bassi. In Europa, Nord Africa e Medio Oriente, gli ebrei attraversarono periodi sia di prosperità che di persecuzione.

Le radici dell'antisemitismo, o sentimento antiebraico, possono essere fatte risalire a quasi 2000 anni fa. A quel tempo, molti leader della Chiesa cattolica stabilirono il modello di antisemitismo che esiste ancora oggi. La dottrina ufficiale della chiesa affermava che gli ebrei avevano ucciso Gesù Cristo, che i cristiani credono sia il Figlio di Dio, e che sia la distruzione del Secondo Tempio che la Diaspora furono punizioni di Dio per misfatti passati. Inoltre, la chiesa dipingeva gli ebrei come estranei/stranieri malvagi e sediziosi perché non erano riusciti ad accettare il cristianesimo.

Numerosi miti alimentarono ulteriormente il fuoco dell’antisemitismo. Il mito della diffamazione del sangue – secondo cui gli ebrei usavano il sangue dei bambini cristiani nei rituali religiosi – era ampiamente accettato come verità, così come lo erano le affermazioni secondo cui gli ebrei avvelenavano l’acqua potabile nelle comunità cristiane. Molti cristiani consideravano la mancata conversione degli ebrei al cristianesimo come un segno di servizio all'Anticristo, la figura sinistra del Nuovo Testamento che si oppone a Cristo quando Cristo ritorna per adempiere le profezie di Dio.

Alimentata da tali percezioni, la violenza contro gli ebrei non era rara. Nel 1096, i crociati cristiani intrapresero lunghi viaggi per combattere i musulmani in Terra Santa, che apparteneva al Regno di Giuda. Mentre i crociati attraversavano i villaggi ebraici lungo la strada, massacravano migliaia di ebrei perché gli ebrei si rifiutavano di convertirsi. Gli eserciti uccisero ancora più ebrei in Francia e Germania nelle crociate successive.

Molti leader cristiani incolparono gli ebrei per aver sparso la peste nera che uccise milioni di europei durante il 1300. Presi come capri espiatori della peste mortale, gli ebrei divennero vittime di massacri e persecuzioni. Le case e le attività commerciali degli ebrei furono distrutte e molti ebrei furono assassinati, tra cui centinaia di ebrei bruciati vivi a Strasburgo, in Francia.

Deportazioni, ghetti e pogrom[modifica]

Dove stiamo andando? Dimmi. Lo sai?

Non lo so, bambina mia.

Ho paura. È sbagliato, dimmi, è sbagliato aver paura?

Non so. Non credo.

In tutta la mia vita non ho mai avuto tanta paura.

Mai...

Dimmi, lo sai? Dove stiamo andando?

Fino alla fine del mondo, bambina. Stiamo andando alla fine del mondo.

È così lontano?

No, non proprio.

Vedi, sono davvero stanca. È sbagliato, dimmi, è sbagliato essere così stanca?

Sono tutti stanchi, bambina mia.

Anche Dio?

Non lo so. GlieLo chiederai tu stessa.

Elie Wiesel, Un Juif aujourd’hui[1]

Nel 1290, gli ebrei furono espulsi dall'Inghilterra, e poi dalla Francia nel 1306. Nel 1492, dopo anni di dura persecuzione, il re Ferdinando e la regina Isabella di Spagna ordinarono agli ebrei del loro paese di convertirsi al cristianesimo o di essere uccisi. Circa 200 000 ebrei fuggirono dalla Spagna, stabilendosi principalmente in Marocco, Grecia, Paesi Bassi, Turchia e Italia. Altri si trasferirono in grandi città dell'Europa nordoccidentale, come Londra, in Inghilterra, dove fu loro nuovamente permesso di farlo. Nel 1569, Papa Pio espulse tutti gli ebrei dallo Stato Pontificio, situato nell'attuale Italia. Meno di 30 anni dopo, agli ebrei fu ordinato di lasciare il resto dell’Italia e la Baviera, in Germania.

In molti luoghi gli ebrei furono segregati con forza dal resto della popolazione. Furono costretti a vivere in sezioni di città chiamate ghetti. Nel 1500 e 1600, i funzionari governativi istituirono ghetti per gli ebrei a Roma, in Italia; a Francoforte, Germania; e in molte altre città europee. La vita nel ghetto comportava condizioni di malattie infettive data la scarsa igiene, le risorse alimentari limitate e mancanza di acqua potabile.

Per approfondire su Wikipedia, vedi le voci Ghetti ebraici in Italia, Quartiere ebraico (diaspora), Giudecca (quartiere ebraico) e Pogrom.

Nell'Europa orientale, gli ebrei erano spesso vittime di pogrom (погром /pɐ'grom/), una parola russa che significa "devastazione", "rivolta". Queste rivolte antiebraiche si verificarono periodicamente nel corso del 1800 e del 1900 in Ucraina, Russia meridionale, Polonia e Bielorussia, uccidendo decine di migliaia di ebrei. In molti casi, funzionari governativi e di polizia incoraggiavano la violenza contro gli ebrei e il furto delle proprietà ebraiche.

La Shoah[modifica]

Buchenwald, 1945. Il Nobel Elie Wiesel è nella seconda fila a partire dal basso, il settimo da sinistra
Per approfondire, vedi Interpretazione e scrittura dell'Olocausto e Shoah e identità ebraica.

L'Olocausto si verificò dal 1933 al 1945. Chiamato anche Shoah (in ebraico "devastazione"), fu l'omicidio sistematico e sponsorizzato dal governo di 6 milioni di ebrei da parte del regime nazista, più di un terzo di tutti gli ebrei che vivevano sulla Terra. Tra le vittime vi furono un milione e mezzo di bambini.[2] Il dittatore tedesco Adolf Hitler credeva che gli ebrei rappresentassero una minaccia per l'umanità e, soprattutto, per la nazione tedesca. Incolpava gli ebrei di corrompere la morale, della depressione economica mondiale degli anni ’30 e altro ancora. Hitler e i suoi collaboratori nazisti sostenevano che gli ebrei fossero una razza geneticamente inferiore e criminale che doveva essere estinta. Una lunga storia di antisemitismo ispirò le azioni di Hitler. Il giornalista olandese Pierre van Paassen ha scritto: "I am convinced that Hitler neither could nor would have done to the Jewish people what he has done . . . if we [Christians] had not actively prepared the way for him by our own unfriendly attitude to the Jews, by our selfishness and by the anti-Semite teaching in our churches and schools".[3]

Hitler iniziò a perseguitare gli ebrei immediatamente dopo la sua elezione a cancelliere della Germania nel 1933. I nazisti promulgarono leggi che rimuovevano gli ebrei dal servizio pubblico, dalle cariche politiche e dalla proprietà terriera. Molti ebrei furono arrestati e mandati nei campi di lavoro. Nel 1941, nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale (1939-1945), il regime ideò un piano per sterminare ogni ebreo che viveva nelle terre controllate dai tedeschi. Decine di migliaia di ebrei furono fucilati in Germania e Polonia, mentre intere comunità di ebrei furono torturate e uccise. In molti casi, le popolazioni locali antisemite cacciavano e uccidevano gli ebrei. Migliaia di ebrei furono messi ai lavori forzati per conto dei nazisti. Altri furono arrestati e costretti a trasferirsi nei ghetti. Si stima che lì più di 800.000 ebrei siano morti a causa di malattie, fame e omicidi per mano dei nazisti.[4]

Nel 1942 Hitler e altri leader tedeschi fondarono sei campi di sterminio in Polonia. Gli ebrei furono deportati da paesi di tutta Europa e trasportati nei campi su vagoni ferroviari. Chiunque tentasse di scappare veniva ucciso. Nei campi, le guardie tedesche a volte radunavano gruppi di ebrei nelle camere, chiudevano le porte e riempivano le stanze di gas letale. Più di tre milioni di ebrei furono assassinati nei sei campi.[5]

Per approfondire su Wikipedia, vedi le voci Olocausto, Olocausto in Italia e Bibliografia sull'Olocausto.

Una nuova Casa[modifica]

Per approfondire, vedi Il Chassidismo di Elie Wiesel e Sorpresa! Israele e la Guerra dello Yom Kippur.

Dopo che la Germania perse la Seconda guerra mondiale, molti ebrei sopravvissuti tornarono nei loro villaggi per tentare di ricostruire le proprie vite. I rimpatriati spesso trovavano le loro case saccheggiate o abitate da estranei. Molti ebrei emigrarono negli Stati Uniti, in Canada e in Sud America. Una destinazione molto ambita era la Palestina controllata dagli inglesi – la patria originaria degli ebrei – dove ebrei provenienti da molti paesi si erano già trasferiti da diversi decenni. Molti di questi ebrei erano sionisti, persone che volevano creare uno Stato ebraico e un rifugio per gli ebrei. Gli arabi si opposero alla creazione di uno stato ebraico in Palestina. Per accontentarli, gli inglesi limitarono l'immigrazione ebraica. Scoppiò un conflitto armato tra gli ebrei che vivevano in Palestina e gli inglesi nonché gli arabi, appunto. Incapaci di arginare la violenza, gli inglesi chiesero alle Nazioni Unite (ONU) di risolvere il problema. Nel 1947, l’ONU approvò un piano per dividere la Palestina in due stati: lo stato ebraico indipendente di Israele e uno stato palestinese. I leader arabi rifiutarono il piano e lanciarono attacchi contro i coloni ebrei. Nonostante le continue violenze, il 14 maggio 1948, il presidente del Consiglio di Stato provvisorio di Israele, David Ben Gurion, proclamò lo Stato di Israele. Ciò stabilì il primo stato ebraico in 2000 anni.

Note[modifica]

Per approfondire, vedi Serie misticismo ebraico, Serie delle interpretazioni e Serie maimonidea.
  1. Elie Wiesel, Un Juif aujourd’hui (1977), mia traduzione. Cfr. anche John K. Roth, "Wiesel’s Contribution to a Christian Understanding of Judaism", in Alan Rosen e Steven T. Katz, curr., Elie Wiesel: Jewish, Literary, and Moral Perspectives, (Bloomington: Indiana University Press, 2013), 264.
  2. “The Holocaust: An Introductory History”, Jewish Virtual Library. American-Israeli Cooperative Enterprise, 2018.
  3. Pierre Van Paassen, The Forgotten Ally. New York: Dial, 1943, 45.
  4. “Documenting the Number of Victims of the Holocaust and Nazi Persecution”, Holocaust Encyclopedia. United States Holocaust Memorial Museum, 2018.
  5. “The Killing Machine: The Concentration Camps, 1933–1945”, Holocaust: A Call to Conscience, 2009.