Colico/I monumenti

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Forti[modifica]

Forte Montecchio[modifica]

Forte Montecchio Nord (1)

Costruito tra il 1911 ed il 1914, il Forte Montecchio è l'unico forte militare italiano della Grande Guerra che abbia conservato ancora intatto il suo armamento originario. Funzione principale del Forte era quella di controllare le strade dello Spluga, del Maloja e dello Stelvio nel caso che gli Imperi Centrali, violando la neutralità della Svizzera, avessero deciso di invadere il Nord Italia. Dati gli eventi bellici il forte, che costituiva il punto di forza di un complesso sistema di sbarramento che si prolungava fino al Monte Legnone, rimase inattivo durante tutta la Prima guerra mondiale. Il forte non venne impiegato in azioni militari neanche durante la Seconda guerra mondiale: gli unici colpi di cannone furono infatti sparati contro una colonna tedesca che risaliva l'opposta sponda del lago dopo che il forte era stato occupato dai partigiani. In seguito venne utilizzato come deposito di munizioni ed infine ceduto al demanio pubblico. La visita del forte consente oggi di osservare le soluzioni architettoniche, tecniche ed organizzative, alcune delle quali davvero innovative per l'epoca, adottate all'inizio del secolo nell'edificazione dei forti militari.

Forte Montecchio Nord (29)

L'attrattiva principale del forte è comunque rappresentato l'armamento: quattro cannoni, con una gittata di 14 km, con installazioni a pozzo protetti ciascuno da una cupola in ghisa. Il Forte, per il quale recentemente è iniziata un'opera di restauro finalizzata a migliorarne la fruibilità turistica, è sostanzialmente diviso in due parti: la zona bassa che contiene gli alloggi e le polveriere e la zona alta ospitante i cannoni. Le due aree sono collegate da una suggestiva galleria curvilinea.


Forte Fuentes[modifica]

Entrata del Forte

Tra il 1603 ed il 1606, il conte di Fuentes, governatore di Milano, fece costruire sul Montecchio una fortezza a scopo di difendere il confine settentrionale del Ducato di Milano da francesi e Grigioni svizzeri, che all'epoca occupavano la Valtellina e la Valchiavenna. La piana del forte era allungata, con opere a corno nelle estremità, mentre l'andamento irregolare delle mura, che uscivano e rientravano come cunei, consentiva una migliore difesa della bastionata. Il forte si sviluppava su diversi livelli: in alto, ancora visibile, il palazzo del governatore, che però, a causa dell'insalubrità dell'aria, risiedeva a Gravedona; ai livelli più bassi i quartieri del soldati. In tutto il forte poteva ospitare 300 uomini. L'ubicazione del forte consentiva di dominare tutta la pianura sottostante, che da allora venne appunto chiamata Pian di Spagna, ma soprattutto permetteva di controllare le strade per la Valtellina e per il passo dello Stelvio, per la Valchiavenna e per il passo dello Spluga, ed, infine, per Como e Milano. Ancora oggi la zona viene indicata come Trivio di Fuentes. A completare il progetto difensivo spagnolo furono inoltre costruiti due fortilizi, uno sopra Sorico, l'altro detto Fortino d'Adda a Gera Lario e rivolto verso la Valchiavenna. Il forte era inoltre collegato ad una serie di avamposti preesistenti, noti con il generico nome di Torrette.

Ciò che rimane del cortile interno

Nonostante il Forte di Fuentes nel corso del XVII e XVIII secolo fosse una delle principali fortificazioni della Lombardia, la sua vita non ebbe eventi militari degni di nota: solo nel 1706, durante la Guerra di successione spagnola, il Forte venne assediato per la prima volta dagli austriaci che lo espugnarono solo dopo tre settimane. Nel 1714 in Lombardia al dominio spagnolo si sostituì quello austriaco: il Forte di Fuentes si trovò così coinvolto in due altri assedi, nel 1733, da parte di spagnoli e Piemontesi, durante la Guerra di successione polacca, e nel 1746 da parte degli spagnoli, durante la Guerra di successione austriaca. Nel 1782, in seguito alla riforma voluta dell'imperatore Giuseppe II d'Austria, la fortezza venne dismessa e venduta a privati. Nel 1796, per volere di Napoleone, venne completamente smantellata ed in seguito abbandonata. Dell'antica fortezza oggi rimangono in piedi solo alcuni ruderi, in parte sommersi dalla vegetazione, ricchi tuttavia ancora di fascino ed interesse. L'affresco staccato dalla chiesetta del forte, una Santa Barbara, patrona degli artiglieri, opera non particolarmente pregevole, ma di notevole importanza storica, è ora posta nel mezzo della navata laterale sinistra della chiesa parrocchiale di San Giorgio, nel centro di Colico.


Torri[modifica]

Torrette[modifica]

Essendo stata nei secoli passati crocevia di importanti vie di comunicazioni, tutta l'area di Colico fu munita fin dall'età medievale di numerose fortificazioni, ancora prima della costruzione del Forte di Fuentes. Sul Montecchio settentrionale sono ancora visibili due torrette di guardia, che costituivano il cosiddetto Castello di Colico, di epoca comunale, ma largamente rimaneggiate, a controllo delle strade provenienti dalla Valtellina. Più importante sotto il profilo strategico della Torre di Fontanedo, che faceva parte di una più complessa opera di fortificazioni edificata nel corso del XIV secolo dai Visconti. Dalla torre era possibile dominare tutto l'Alto Lago, l'entroterra di Colico e la zona dell'attuale lago di Novate Mezzola. A difesa dell'antica strada che collegava il Lago di Como con la Valtellina, nel territorio di Curcio, troviamo un'altra torre di vedetta, probabilmente collegata al Forte Fuentes e oggi trasformata in abitazione agricola e chiamata la Torretta di Curcio. Sempre del sistema difensivo del Forte doveva far parte il cosiddetto Fortino d'Adda, o Stallone, che sorge fuori dai confini comunali, nel territorio di Gera Lario. Doveva servire come punto protetto per le attività di sorveglianza e come magazzino. Molto singolare la sua struttura che presenta feritoie per il tiro delle armi da fuoco e un ponte in muratura che raccorda l'ingresso principale al piano. Attualmente è usato come magazzino. Un'ultima fortificazione è posta nel territorio di Olgiasca. Si tratta in questo caso di una casaforte, che dalla cima del colle controlla l'abitato sottostante. È nota come il Castello di Mirabello e dovrebbe essere stata edificata prima della metà del 1500.


Roccoli[modifica]

Vere e proprie architetture arboree, provviste di reti poste verticalmente, che attorniano una sorta di torre in pietra dalla quale si dirigeva la caccia, i roccoli sono stati per lungo tempo formidabili armi di cattura degli uccelli migratori con un riscontro economico per un territorio, come quello di Colico, posto sulla rotta degli stormi, che, con l'avvicinarsi della brutta stagione, migrano verso sud. Dei moltissimi roccoli attivi fino a una quarantina di anni fa, risultano ancora ben conservati quello in località Piona e quello posto lungo la strada che sale al Forte di Fuentes.


Ville[modifica]

Villa Malpensata[modifica]

La villa sorge in posizione isolata, sulla sponda del lago, in località Olgiasca. L'impianto ottocentesco, che incorpora una precedente struttura, è molto semplice. La facciata principale è quella rivolta verso il lago. Attualmente proprietà del Priorato di Piona, è al momento sede della Comunità Il Gabbiano.


Villa Osio[modifica]

La villa si trova alla fine di Via Lungolario Polti e fa da confine per il lido. Originariamente Villa Stampa e attualmente non accessibile al pubblico, fu edificata a fine Ottocento nell'area del Montecchio Sud. La famiglia Stampa, originaria di Gravedona, aveva infatti molti possedimenti nella zona e decise di costruire una villa in riva al lago. La villa divenne nota quando, all'inizio del XX secolo, il dott. Stampa, il proprietario, divenne medico condotto di Colico. Egli usciva col calesse per effettuare le visite e non poteva muoversi nei periodi di grandi piogge, perché le ruote del calesse affondavano nel fango.