Colico/Personalità legate a Colico

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Campioni legati a Colico[modifica]

Romano Sgheiz[modifica]

Romano Sgheiz (Colico, 28 giugno 1937) è un canottiere colichese.

Un prodotto della scuola lecchese di canottaggio, quella della Moto Guzzi, nel 1955 partecipa ai campionati italiani di iole.

Nel 1956 apre la stagione con il terzo posto ai campionati europei di Bled, quindi con Trincavelli, Vanzin, Alberto Winkler e Stefanoni vince le Olimpiadi a Melbourne nel "quattro con" e con lo stesso equipaggio l'anno successivo si aggiudica gli Europei a Daisburg.

Nel 1958 conferma l’oro continentale vincendo ancora a Poznam, quindi cambia barca e passa all'otto e nel '59 agli Europei di Vichy è quarto.

Seconda Olimpiade nel 1960 a Roma, stavolta nel "quattro con", dove è bronzo, quindi torna all’oro nel 1961 agli Europei di Praga con l’otto.

Nel 1962 è quarto ai mondiali di Lucerna con l’otto, poi torna al "quattro senza" e si aggiudica l’oro ai Giochi del Mediterraneo a Napoli ed è argento agli Europei di Copenaghen.

Partecipa alla terza Olimpiade della sua carriera a Tokio nel 1964 dove con il "quattro senza" è quinto, quindi con la stessa barca arriva al bronzo ai successivi Europei ad Amsterdam.

Chiude la carriera nel 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico dove giunge quarto con il "quattro con".

Negli anni della sua lunga attività è stato ben dieci volte campione italiano: ininterrottamente dal ‘56 al ‘64 e nel 1968.


Santi, beati e servi di Dio legati a Colico[modifica]

Maria Laura Mainetti[modifica]

Suor Maria Laura Mainetti, all'anagrafe Teresina Elsa Mainetti (Colico, 20 agosto 1939 – Chiavenna, 6 giugno 2000), è stata una religiosa italiana appartenuta all'Ordine delle Suore di Sant'Andrea che fu proclamata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica.

Infanzia[modifica]

Decima figlia di Stefano Mainetti e Marcellina Gusmeroli, originari della Valtellina, rimase orfana della madre pochi giorni dopo essere nata. Venne quindi accudita prima dalla sorella Romilde e poi dalla seconda moglie del padre. Inoltre anche suor Maria Amelia, amica della defunta madre, si preoccupò della sua istruzione, facendole proseguire gli studi a Parma presso le suore della sua congregazione, le Figlie della Croce. Dopo le scuole medie frequentò l'Istituto magistrale, terminato in seguito a Roma nel 1960.

La vocazione e i voti[modifica]

Croce posta nel luogo dell'assassinio di suor Maria Laura Mainetti a Chiavenna.La ragazza interpretò le parole "devi fare qualcosa di bello per gli altri", dette a lei da un sacerdote durante una confessione, come il progetto che Dio aveva per lei e nel 1957 disse alla propria famiglia di voler diventare suora. Il 22 agosto iniziò presso le Figlie della Croce di Roma il postulato, il 15 agosto 1959 prese i primi voti cambiando il proprio nome in Maria Laura e nel 1960 professò i voti perpetui a La Puye.

Iniziò quindi l'opera di educatrice in diverse scuole elementari della Figlie della Croce a Vasto (1960-1962), Roma (1962-1963 e 1969-1973), Parma (1979-1984) e infine Chiavenna (1963-1969 e dal 1984). Nel 1987 divenne responsabile della sua comunità.

L'omicidio e la canonizzazione[modifica]

La sera del 6 giugno 2000 uscì, verso le ore 22.00, dal convento per aiutare una ragazza che le aveva telefonato dicendole di essere stata violentata e rimasta incinta. Tuttavia era solo una scusa inventata dalla ragazza, Ambra Gianasso, diciassettenne, per poter incontrare la religiosa in un luogo isolato, il parco delle Marmitte dei Giganti, frequentato di sera da tossicomani e prostitute, e poterla così offrire, insieme alle amiche Veronica Pietrobelli e Milena De Giambattista (rispettivamente 17 e 16 anni), come sacrificio a Satana. Secondo quanto confessarono le ragazze, la vittima inizialmente designata sarebbe stato il parroco del paese, successivamente scartato per la sua corporatura che avrebbe reso difficile l'omicidio, per cui la scelta venne spostata sulla Mainetti, di esile corporatura e giudicata quindi più facilmente assassinabile.

Le tre ragazze accompagnarono la religiosa lungo un viottolo poco illuminato, la colpirono inizialmente con una mattonella e finirono per ucciderla con 19 coltellate; le giovani confessarono, durante gli interrogatori nel corso delle indagini, che, mentre veniva colpita ormai inginocchiata al suolo, suor Maria Laura chiese a Dio di perdonare le ragazze. Le indagini sull'omicidio esclusero la partecipazione diretta o indiretta di un quarto uomo, che avrebbe potuto suggestionare le ragazze, mentre vennero rinvenuti quaderni delle ragazze con scritte sataniche e risultò che, nei mesi precedenti, queste avevano compiuto un giuramento di sangue che le avrebbe legate fra loro indissolubilmente.

Il 25 ottobre 2005 l'allora vescovo della diocesi di Como Alessandro Maggiolini aprì il Processo Diocesano per la beatificazione di suor Maria Laura,conclusosi il 30 maggio 2006. Successivamente nel 2008 la Santa Sede ha approvato la richiesta per l'inizio del processo di beatificazione.


Politici legati a Colico[modifica]

Achille Polti[modifica]

Achille Polti (Livorno, 23 ottobre 1825 – Colico, 11 novembre 1899) è stato un politico colichese. Fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislatura del Regno d'Italia.

Alpinisti legati a Colico[modifica]

Roberto Osio[modifica]

Roberto Osio (Bellano, 16 ottobre 1929 – Colico, 4 febbraio 2002) è stato un alpinista colichese. Considerato uno dei più forti alpinisti lombardi, ha ricoperto nella sua carriera alpinistica importanti cariche, sia nei famosi "Ragni" di Lecco, di cui fu presidente dal 1979 al 1991, sia nel Club Alpino Accademico Italiano, sezione del Club Alpino Italiano a cui sono ammessi alpinisti dilettanti che hanno compiuto scalate di una certa rilevanza nei cinque anni precedenti; al CAAI fu ammesso nel 1954 e ne ricoprì la presidenza dal 1978 al 1990.

Attività alpinistica[modifica]

Osio è stato protagonista di importanti ascensioni, soprattutto nelle Alpi occidentali e nelle Dolomiti, come la Via Comici allo Spigolo Giallo, la parete Nord-Ovest del Badile, la Via Boga al Torrione Est del Monte di Zucco, la parete Nord della Sfinge, la Via Bonatti sulla parete Est del Capucin e la seconda ripetizione italiana della Via Cassin alla Walker, sulla parete Nord della Grandes Jorasses.

Oltre alle ripetizioni di scalate particolarmente impegnative, Osio aprì anche alcune vie di rilievo, come la cresta Sud del Pizzo Torrone occidentale e la parete Nord-Ovest del Sass Pordoi.

L'impegno istituzionale[modifica]

Strenuo difensore e propugnatore dell'alpinismo dilettantistico, da presidente del CAAI promosse e contribuì a formare il movimento internazionale per la difesa dell'ambiente alpino Mountain Wilderness.

Altro settore in cui Osio era particolarmente impegnato era quello dell'agricoltura di montagna, per la cui difesa e valorizzazione si impegnò anche ricoprendo cariche istituzionali in alcune Comunità montane.

Roberto Osio è deceduto a Colico all'età di 72 anni vittima di un incidente nella sua piccola azienda zootecnica: il trattore che stava riparando si è improvvisamente messo in moto e lo ha travolto.


Artisti legati a Colico[modifica]

Riccardo Ricas Castagnedi[modifica]

Riccardo Ricas Castagnedi (Colico, 25 aprile 1912 – Genova, 4 aprile 1999) è stato un pittore colichese. Dal 1984 al 1988 è stato anche presidente del Touring Club Italiano.

Lo pseudonimo d'arte "Ricas" (poi registrato ufficialmente all'anagrafe) deriva dalle prime lettere del nome e del cognome: RIccardo CAStagnedi.


Vescovi legati a Colico[modifica]

Silvio Cesare Bonicelli[modifica]

Silvio Cesare Bonicelli (Bergamo, 31 marzo 1932 – Bergamo, 6 marzo 2009) è stato un vescovo cattolico italiano.

Laureato in Giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, tra il 1956 e il 1958 prestò servizio militare come ufficiale di complemento del 5º Reggimento Alpini di stanza a Bassano del Grappa. L'esperienza alpina lo segnò profondamente, al punto che - una volta consacrato vescovo - scelse come proprio motto episcopale proprio il motto del 5º Reggimento Alpini: Nec videar dum sim (non per sembrare, ma per essere).

Fu ordinato presbitero il 16 giugno 1962.

Si laureò in Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana.

Entrato nello Scautismo nel 1949, visse con impegno anche questo tipo di apostolato, curando in particolare la formazione dei Capi e seguendo di persona molteplici Campi scuola nazionali a Colico/Val Codera.

Eletto vescovo di San Severo il 2 settembre 1991, fu consacrato il 19 ottobre dello stesso anno per l'imposizione delle mani dell'arcivescovo Andrea Mariano Magrassi, coconsacranti l'arcivescovo Gaetano Bonicelli (suo cugino) ed il vescovo Angelo Paravisi. Nel 1993 a San Severo per sua volontà venne fondato l'Epicentro giovanile (tuttora esistente), un luogo di aggregazione per poter svolgere al suo interno attività di diverso genere mirate alla promozione umana, sociale e religiosa del giovane e in particolare alla prevenzione delle diverse devianze giovanili.

Il 13 dicembre 1996 papa Giovanni Paolo II lo nominò 69º vescovo di Parma.

Fu membro della Commissione episcopale per i problemi sociali ed il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, nonché delegato regionale per i problemi sociali e del lavoro.

Il 4 dicembre 2005 aprì le celebrazioni per il Giubileo della cattedrale di Parma in occasione del IX centenario dalla consacrazione da parte di Papa Pasquale II nel 1106.

Il 31 marzo 2007, al compimento dei 75 anni, rassegnò le dimissioni dall'incarico; il 19 gennaio 2008 annunciò la nomina del suo successore: Enrico Solmi. Fino all'ingresso di quest'ultimo, il 30 marzo 2008, resse la diocesi in qualità di amministratore apostolico.

Il 6 marzo 2009 morì nella casa paterna di Bergamo; il rito esequiale si tenne il 10 marzo nella cattedrale di Parma e fu presieduto dall'arcivescovo-abate di Modena-Nonantola Benito Cocchi.

Riposa nel cimitero della Villetta di Parma.

Il comune di Parma ha espresso, sin da primi giorni successivi alla morte del vescovo, la decisa intenzione di dedicare a monsignor Bonicelli una struttura sanitaria o scolastica ora in costruzione


Scout legati a Colico[modifica]

Giulio Cesare Uccellini[modifica]

Giulio Cesare Uccellini, detto Kelly o Tigre (Milano, 11 marzo 1904 – Milano, 23 marzo 1957), è stata una figura di primo piano nello scautismo cattolico e nella Resistenza in Lombardia dall'inizio dell'epoca fascista fino a dopo la Seconda guerra mondiale.

Giulio Cesare Uccellini conobbe lo scautismo intorno al 1917, quando, nonostante l'opposizione del padre, entrò nel gruppo ASCI Milano II. Spinto da un forte senso civico e religioso rinunciò alla carriera professionale nella Banca d'Italia e alla creazione di una famiglia per dedicare la sua vita allo scautismo e ai suoi ragazzi. Il suo impegno continuò anche dopo il 1928, quando le Leggi Fascistissime dichiararono illegale il movimento scout.

Le Aquile randagie[modifica]

Quando nel 1927 fu imposto all'ASCI di apporre sulle proprie insegne lo stemma dell'ONB Uccellini si rifiutò, e di nuovo rifiutò di consegnare le insegne quando nel 1928 lo scautismo venne definitivamente soppresso.

Uccellini, soprannominato "Kelly", non accettò la fine dello scautismo, e con alcuni ragazzi continuò a mantenere vivo clandestinamente il suo gruppo, al quale diede il nome di "Aquile randagie". Continuò a portare avanti le sue idee di libertà e non-violenza, proponendo ai ragazzi un modello di capo gioioso e coraggioso, capace di continuare nel suo impegno anche dopo che la polizia fascista lo aveva picchiato fino a procuragli dei seri danni all'udito.

Il suo gruppo, che nel frattempo aveva accolto anche nuovi ragazzi e scout appartenenti agli altri gruppi ormai disciolti, seguitò le attività di nascosto, con campi estivi annuali e partecipando anche ai jamboree mondiali. A quello di Vogelensang (Olanda), il 9 agosto 1937 Uccellini incontrò Robert Baden-Powell, fondatore del movimento, il quale rimase colpito dalla storia delle Aquile randagie ed esortò Kelly a proseguire nella sua impresa.

La sua fede in Dio e la sua fiducia nello scautismo lo spinsero nel 1936 a un gesto che viene così raccontato da Mario Sica nel suo Storia dello scautismo in Italia:

« Nel 1936, dopo la guerra di Etiopia - forse il momento più buio - egli si recò a Lourdes a chiedere la grazia della rinascita dello scautismo in Italia, facendo voto di condurvi in ringraziamento un pellegrinaggio di Scout italiani. Risorto finalmente lo scautismo, nel 1954 oltre 400 Scout guidati da Uccellini si accamparono a Lourdes; a notte fonda "Kelly" tornò solo, in segreto, a inginocchiarsi nella Grotta, sciogliendo il voto di diciotto anni prima. »

Durante il "Jamboree della Pace", svoltosi a Moisson (Francia) nel 1947, ricevette il soprannome di Bad Boy da J.S. Wilson, all'epoca direttore del Bureau Mondiale dello Scautismo.

La guerra[modifica]

Durante la seconda guerra mondiale, e specialmente in seguito all'8 settembre 1943, Uccellini, insieme agli altri capi delle Aquile randagie, cercò dei modi per aiutare le persone ricercate dai fascisti. Partecipò quindi alla nascita di O.S.C.A.R. (Organizzazione scautistica cattolica di aiuto ai ricercati[2]). Come membro di questa organizzazione partecipò all'espatrio in Svizzera di 75 prigionieri africani evasi, anche se l'azione più eclatante forse fu la liberazione di un bambino ebreo dall'ospedale in cui era tenuto prigioniero dei tedeschi in attesa di essere inviato a un Campo di sterminio.

Il Dopoguerra[modifica]

Kelly morì il 23 marzo 1957, a 53 anni, per un tumore allo stomaco. Lasciò scritto di essere sepolto in uniforme, con al cuore il giglio scout e al collo il fazzolettone di Gilwell e i quattro tizzoni da D.C.C. internazionale, a testimonianza del suo attaccamento a un movimento al quale aveva dedicato la sua vita.

Onorificenze e riconoscimenti[modifica]

In quello stesso anno gli viene conferita alla memoria la medaglia d'oro della provincia di Milano per il merito educativo.

A lui è dedicato il Campo base di Colico, in località Montecchio Sud, sul lago di Como, sede di numerosi campi ASCI, AGI e poi AGESCI per capi, assistenti ecclesiastici, rover ed esploratori.


Andrea Ghetti[modifica]

Don Andrea Ghetti, detto Baden (Milano, 11 marzo 1912 – Tours, 5 agosto 1980), è stato un presbitero ed educatore italiano, noto soprattutto per le sue attività legate allo scautismo clandestino e alla Resistenza in Lombardia dall'inizio dell'epoca fascista fino a dopo la seconda guerra mondiale.

Impegno giovanile negli scout e nella resistenza[modifica]

In seguito ad un incontro estivo con un reparto di esploratori pistoiesi, nel 1927 entra nel reparto del gruppo scout ASCI Milano 11, iniziando assieme al fratello minore Vittorio una lunga avventura scout che segnerà la loro vita. Dopo aver pronunciato la sua Promessa scout in aprile, il 6 maggio 1928 assiste all'auto-scioglimento dell'ASCI, imposto dal regime fascista. Tuttavia, già domenica 20 maggio ritorna a svolgere attività scout e dall'autunno 1929 farà parte del gruppo clandestino delle Aquile randagie fondato da Giulio Cesare Uccellini fino alla fine della seconda guerra mondiale, aiutando tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 numerosi ebrei, perseguitati politici e militari alleati a rifugiarsi in Svizzera tramite l'O.S.C.A.R. (Opera Scautistica Cattolica Aiuto Ricercati).

Nel frattempo, dopo la laurea in filosofia a indirizzo psicologico all'Università Cattolica di Milano, discussa il 30 ottobre 1935 rifiutandosi di indossare l'obbligatoria camicia nera fascista, l'8 novembre entrò nel Seminario Lombardo di Roma. Il 26 marzo 1939 celebrò la sua prima messa nella chiesa di S. Maria Incoronata, sua parrocchia natale; divenne poi insegnante a Lecco e quindi a Milano di storia, filosofia e religione.

Nel 1942 conobbe insieme a Uccellini la zona di Montecchio Sud, vicino a Colico, sul lago di Como, che dopo la guerra sarebbe diventata la prima e principale base scout d'Italia. Nel 1945 fu nominato Assistente Ecclesiastico regionale dell'ASCI Lombarda: in questo ruolo, con l'assenso dell'arcivescovo di Milano, cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, promosse la rinascita dello scautismo cattolico in Lombardia assieme ad Uccellini ed al fratello. Il suo ruolo nello sviluppo del metodo fu paragonabile a quello di responsabili nazionali come Osvaldo Monass, Salvatore Salvatori e Fausto Catani; lanciò fra l'altro la rivista R-S Servire, per i rover e i capi.

Dopoguerra e attività di solidarietà[modifica]

Mons. Ghetti fu molto attivo nel campo della carità e del servizio. Nell'estate 1949 ideò e realizzò con i rover la Freccia Rossa della Bontà dall'Italia alla Norvegia per raccogliere fondi a favore dei mutilatini di don Gnocchi.

Il 18 novembre 1951 progettò il primo intervento di rover a favore delle popolazioni colpite dall'alluvione del Polesine. Il 21 novembre 1956 partì, a capo di una delegazione della diocesi, per aiutare i profughi della rivolta ungherese.

Il 10 ottobre 1963 partì per il Vajont, dove coordinò i soccorsi della diocesi. A partire dagli anni settanta sostenne l'opera di Fratel Ettore in favore dei "barboni" di Milano.

Impegno pastorale ed editoriale[modifica]

Il 4 ottobre 1959 fu nominato parroco della chiesa di S. Maria del Suffragio, dove rimase fino alla morte. Anche in conseguenza di ciò, nel gennaio 1960 lasciò la carica di Assistente Ecclesiastico Regionale dell'ASCI lombarda continuando ad essere l'Assistente Ecclesiastico del Gruppo Scout Milano 1°, che si insediò nella sua parrocchia.

Nell'aprile 1960, su richiesta dell'arcivescovo, cardinal Giovanni Battista Montini, assunse l'incarico di direttore responsabile de Il Segno, neonato bollettino mensile della diocesi, che mantenne fino alla morte.

Nel 1974, preoccupato dai rischi educativi connessi alla unificazione dell'Associazione Scouts Cattolici Italiani (ASCI) e dell'Associazione Guide Italiane (AGI) nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), partecipò alla fondazione del Centro Studi ed Esperienze Scout Baden-Powell. Al contrario di molti altri critici, rimase però nell'AGESCI, con il "suo" gruppo Milano 1°.

[modifica]

Il 5 agosto 1980, durante la route del clan "La Rocchetta", muore in un incidente automobilistico.

Le spoglie di monsignor Andrea Ghetti riposano nella cappellina del Comitato Regionale Lombardo dell'AGESCI, in via Burigozzo 11 a Milano. Gli amici hanno creato una fondazione per tramandarne la memoria e il pensiero.

Riconoscimenti[modifica]

Il 7 dicembre 1980 gli viene conferito dal sindaco Carlo Tognoli l'Ambrogino d'oro (massima riconoscenza del Comune di Milano) alla memoria. Lo stesso riconoscimento va al fratello minore Vittorio.