Essenza trascendente della santità/Conclusione
Conclusione
[modifica | modifica sorgente]Le affermazioni di Maimonide sulla natura della santità devono essere interpretate alla luce della sua posizione che, secondo la Torah, niente viene presentato su un piatto d'argento. Yeshayahu Leibowitz era solito proclamare cha l'ebraismo non è una religione che "concede" bensì una religione che "esige". Almeno in questo, egli sembra riflettere fedelmente una prospettiva maimonidea. Al posto di quella che ho chiamato la concezione "ontologica" della santità, secondo cui la santità è un "dono" concesso da Dio, Maimonide ha proposto una concezione di santità che concede poco, ma esige molto. Lo ha fatto in un modo sfumato e sottile, senza richiamare l'attenzione al carattere insolito delle sue concezioni. Gli ebrei trovavano consolatorio leggere Levitico 11:45, "Siate dunque santi" come affermazione di un carattere speciale della loro natura "divina", data da Dio. Maimonide interpreta tale versetto come un imperativo — come una sfida agli ebrei affinché agiscano in una maniera consona alla nazione che aveva ricevuto la Torah. Il compito della Torah non è quello di rendere Israele confortevole col reale, ma di mettere il reale in discussione così da farlo avvicinare sempre più all'ideale.