Essenza trascendente della santità/Tempi santi

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Indice del libro
Gerusalemme, Galleria Beit Habad: Mosaico dell'artista Yael Portugheis. La scritta ebraica riporta il versetto di Genesi 2:2 : "וַיִּשְׁבֹּת בַּיּוֹם הַשְּׁבִיעִי מִכָּל מְלַאכְתּוֹ אֲשֶׁר עָשָׂה" — e nel settimo giorno si riposò da tutta l'opera che aveva fatto"
Gerusalemme, Galleria Beit Habad: Mosaico dell'artista Yael Portugheis. La scritta ebraica riporta il versetto di Genesi 2:2 : "וַיִּשְׁבֹּת בַּיּוֹם הַשְּׁבִיעִי מִכָּל מְלַאכְתּוֹ אֲשֶׁר עָשָׂה" — e nel settimo giorno si riposò da tutta l'opera che aveva fatto"

Tempi santi: lo Shabbat[modifica]

Il giorno più santo di tutti i giorni santi ebraici è lo Shabbat (שבת). I testi classici ebraici potrebbero non distinguere la santità dello shabbat da quella degli altri tempi santi, ma di certo considerano le profanazioni dello shabbat come violazioni più gravi di quanto non lo siano le profanazioni di altri tempi santi.[1] In un senso importante la santità dello shabbat differisce da quella di tutte le altre festività: cade ogni settimo giorno; la sua ricorrenza è una funzione diretta, per così dire, della creazione di Dio. Tuttavia, la ricorrenza di altri giorni santi (incluso anche il Giorno dell'Espiazione) dipendeva originalmente dal riconoscimento di una luna nuova da parte del Sanhedrin a Gerusalemme e dipende oggi da un calendario istituito dagli esseri umani. Dio crea lo Shabbat; Israele crea le festività.

Se possiamo dimostrare che per Maimonide la santità dello shabbat non è ontologica, allora non dobbiamo proporre una pari argomentazione per gli altri tempi santi; ne conseguirà a fortiori.[2] Maimonide dedica un intero capitolo della Guida allo shabbat; conclude la sua discussione sulla creazione. Guida ii.31 (p. 359) si apre con:

« Forse ti è già divenuto chiaro qual è la causa per cui la Legge stabilisce lo Shabbat così fermamente... Viene terzo dopo l'esistenza della divinità e la negazione del dualismo.[3] Poiché la proibizione dell'adorazione di qualsiasi cosa eccetto Lui mira solo all'affermazione della fede nella Sua unità. Tu sai da ciò che ho detto che le opinioni non durano a meno che siano accompagnate da azioni che le rafforzino, le facciano conoscere generalmente, e le perpetuino tra la moltitudine. Per questa ragione veniamo comandati dalla Legge to esaltare questo giorno, affinché il principio della creazione del mondo venga stabilita nel tempo e conosciuta universalmente nel mondo tramite il fatto che tutta la gente si astenga dal lavorare nello stesso unico giorno. »

Maimonide spiega qui che c'è una gerarchia di importanza nelle credenze ebraiche: prima per importanza è l'esistenza di Dio; seconda è l'unità di Dio e la Sua incorporeità;[4] terza è la creazione del mondo.[5] Poi fa notare che anche se uno impara le opinioni vere, tali opinioni saranno dimenticate o corrotte a meno che non vengano "accompagnate dalle azioni che le rafforzino, che le facciano conoscere generalmente e le perpetuino tra la moltitudine". Tale è lo scopo dello shabbat: rafforzare, far conoscere a tutti e perpetuare tra la moltitudine il riconoscimento che il mondo fu creato da Dio.[6]

Il carattere didattico dello shabbat è reso chiaro in un testo precedente di Maimonide, la sua perorazione conclusiva a MT "Leggi dello Shabbat", 30:15:

« L'osservanza dello Shabbat e l'astensione dall'idolatria sono ciascuno equivalente alla somma totale di tutti gli altri comandamenti della Torah.[7] Inoltre, lo Shabbat è un segn o eterno tra il Santo, che Egli sia benedetto, e noi stessi. Di conseguenza, se uno trasgredisce qualsiasi altro comandamento, costui è un ebreo malvagio, ma se uno dissacra pubblicamente lo Shabbat, costui è come fosse un idolatra; entrambi vengono considerati come Gentili in tutti i rispetti. »

Agli ebrei viene comandato di esaltare il giorno dello shabbat, non a causa di qualcosa di intrinseco ad esso, non perché sia di per sé distinto ontologicamente dagli altri giorni della settimana, ma affinché essi non dimentichino importanti verità filosofiche e religiose.[8] Non si potrebbe chiedere un'affermazione più chiara del carattere non-ontologico della santità dello shabbat.[9]

Note[modifica]

  1. Tale punto viene fatto succintamente dallo stesso Maimonide in MT "Leggi del Riposo nello Shabbat", 1:1-4, "Leggi del Riposo al Dieci di Tishrei", 1:1-2, e "Leggi del Riposo durante una Festività", 1:1-4. Violazioni dello Shabbat sono punite più severamente delle violazioni del Giorno dell'Espiazione (Yom Kippur), e le violazioni del Giorno dell'Espizione sono punite più severamente delle violazioni delle tre festività di pellegrinaggio.
  2. L'idea che lo shabbat sia in qualche modo ontologico distinto dagli altri giorni della settimana (più correttamente: che lo shabbat sia distinto dai giorni della settimana, poiché esso stesso non è uno dei giorni della settimana) divenne un soggetto del pensiero cabbalistico. Sull'argomento, si veda Idel, "Sabbath". A p. 82, per esempio, Idel afferma che Moses Cordovero "concepisce il Sabbath non solo come un momento nel tempo propizio per la rivelazione del santo, ma come un'entità, che consiste di santità e luce, che discende ad un certo punto sul mondo materiale e viene percepito da coloro che preparano se stessi e le loro possessioni in modo da contenere la presenza del Sabbath." Come spiega (p. 88): "È la loro [cioè dei cabbalisti] credenza in un'ontologia che relaziona momenti speciali del tempo a ipostasi divine che sottende alla possibilità dell'esperienza [del sabbath]". Si veda inoltre la discussione di Idel sul carattere teurgico del sabbath nel pensiero cabbalistico, nello stesso articolo (p. 76). Secondo Idel, il carattere ontologico e teurgico del sabbath riflette "la creazione di una metafisica forte, di un reame soprannaturale che governa il mondo inferiore continuamente e secondo alcune leggi riconoscibili, [che] influenzò drammaticamente le forme di esperienza che popolano la letteratura cabbalistica" (p. 89).
  3. Il primo dei Tredici Principi di Maimonide insegna l'esistenza di Dio, il secondo l'unità di Dio, il terzo l'incorporeità di Dio, e il quarto la creazione. La creazione è quindi terza dopo "l'esistenza della divinità". Alternativamente, la prima affermazione nel Decalogo insegna l'esistenza di Dio, il secondo proibisce l'idolatria, il terzo proibisce pronunciare il nome di Dio invano e il quarto insegna sullo Shabbat, che lo fa venire come terzo dopo l'esistenza della divinità e la negazione del dualismo. Tale interpretazione implica che si intenda l'esistenza della divinità e la negazione del dualismo come fossero il messaggio della prima affermazione del Decalogo, che è certamente un'interpretazione accettabile di Maimonide. Su questo si veda Seth Kadish, Kavvana: Directing the Heart in Jewish Prayer, Aronson, 1997, passim.
  4. Considerazioni che, secondo Maimonide, si implicano vicendevolmente: se Dio è uno, Dio non può essere corporeo, e se Dio è incorporeo, Dio deve essere uno. Si veda MT Leggi delle Fondamenta della Torah, 1:7.
  5. Sull'importanza della creazione per Maimonide, si veda Guida ii.25. Nel seguito del passo qui citato, scrive: "la fede in una vera opinione — cioè la creazione del mondo nel tempo che, di primo acchito e con la minima speculazione, dimostra che la divinità esiste" (Guida ii.31; p. 360).
  6. Questo punto viene ripetuto alla fine di Guida iii.32.
  7. Si veda la nota nr. 24.
  8. Lo shabbat serve anche a ricordare agli ebrei dell'Esodo dall'Egitto e dar loro un riposo settimanale, questioni che Maimonide discute nel resto di Guida ii.31.
  9. La natura sorprendente delle affermazioni di Maimonide diventa chiara se esaminiamo un commento fatto da Joseph Dan, nel contesto di una discussione di certe opinioni cabbalistiche riguardo ai tempi santi: "Se l'universo è eterno, il concetto di un "giorno santo" perde significato. Shabbat non può essere il settimo giorno dopo la creazione e Rosh Hashanah non può essere il giorno in cui cominciò la creazione. La divisione dell'anno in settimane e mesi diventa arbitraria, poiché non esiste un punto d'inizio significativo. Dato che gran parte della halachah si basa su tempi sacri specifici, l'adozione del concetto di un mondo increato è intrinsecamente anarchico e antinomianistico." Il risultato della visione maimonidea dei tempi sacri non è che il cosmo è increato ma, piuttosto, che non è veramente importante che lo shabbat sia in effetti il settimo giorno dopo la creazione o che Rosh Hashanah segni realmente il giorno in cui iniziò la creazione. Chiunque abbia raggiunto la maturità di ebreo pensante e che creda che lo shabbat e Rosh Hashanah segnino veramente l'anniversario settimanale e annuale della creazione avrà difficoltà a non considerare la visione maimonidea come " intrinsecamente anarchica e antinomianistica" (anche se poi sarebbero comunque in errore). Si veda Dan, "Nachmanides", 413. Per un ulteriore contesto dello shabbat nella Kabbalah, cfr. Ginsburg, "Sabbath" e, più recentemente, Hallamish, "Sabbath". Per una discussione che evidenzia le differenze radicali tra la visione di Maimonide e quella cabbalistica riguardo allo shabbat (e, secondo il suo autore, le differenze radicali tra il pensiero maimonideo e quello rabbinico sullo shabbat), si veda Tishby, Wisdom of the Zohar, iii.1216-18 e 1261.