La Conoscenza del Che/Capitolo 1
CAPITOLO 1: Introduzione e problemi
[modifica | modifica sorgente]Questo capitolo è un'introduzione generale allo studio di ricerca. In quanto tale, contiene un breve profilo dell'approccio psicobiografico della ricerca, come anche la teoria della Psicologia Individuale di Alfred Adler (1929). Vengono evidenziati gli aspetti più rilevanti della vita di Ernesto "Che" Guevara. A questo fa seguito un profilo e una descrizione del problema di ricerca. Infine, viene fornita una panoramica di tutti i Capitoli che compongono questo mio trattato.
Contesto della ricerca
[modifica | modifica sorgente]Il valore dello studiare la vita umana è stato riconosciuto e sostenuto da molti studiosi (Alexander, 1988; Carlson, 1988; Runyan, 1984). Più specificamente, gli studi psicobiografici hanno un valore significativo per l'elaborazione e la verifica di teorie relative allo sviluppo umano (Alexander, 1988). Indagando a fondo l'intera vita di un individuo, i risultati dovrebbero confermare o confutare una caratteristica della teoria (McLeod, 1994). Roberts (2002) ha sostenuto che uno studio sulla storia biografica fornisce informazioni che formano una base realistica per le concezioni dei processi sottostanti e quindi serve allo scopo di verificare le ipotesi, illuminare l'organizzazione e riorientare i campi stagnanti; in parole povere, crea l'opportunità di rivalutare le opinioni sul soggetto.
Panoramica dell'approccio psicobiografico
[modifica | modifica sorgente]La ricerca qui proposta è uno studio psicobiografico, che è essenzialmente fondato sulla ricerca casistica. Secondo McAdams (1994), una psicobiografia è lo studio di un'intera vita, dalla nascita alla morte, con l'obiettivo di discernere, scoprire o formulare la storia centrale dell'intera vita, intesa nel contesto della teoria psicologica. La psicobiografia si occupa in gran parte dello studio di "vite finite" (Carlson, 1988) di individui importanti, enigmatici o famosi. La teoria psicologica viene utilizzata per tracciare processi comportamentali e modelli di sviluppo umano nel tempo (McAdams, 1994). I risultati possono quindi essere generalizzati alle teorie utilizzate, operazione nota come generalizzazione analitica (Yin, 1994). Il ricercatore presenta così una narrazione che ritrae fedelmente una storia di vita unica coinvolgente, accattivante e comprensibile che si articola con la teoria psicologica. Questa ricostruzione e interpretazione scientifica di un soggetto biografico rappresenta una sintesi efficace di psicologia e biografia (Fouché & van Niekerk, 2005a). Fornisce inoltre potenti spunti su come gli individui conducono la propria vita e le relazioni sociali in risposta allo status socio-culturale ed economico (Roberts, 2002).
Sebbene sia stata considerata un'area di studio trascurata dall'attuale ricerca psicologica, c'è stato un recente aumento nell'uso della psicobiografia per comprendere le vite umane (Fouché & van Niekerk, 2005a). Runyan (1984) ha notato la mancanza di studi psicobiografici condotti nelle istituzioni accademiche di tutto il mondo. Una ragione di ciò potrebbero essere le critiche alla presunta mancanza di generalizzabilità e di metodologia soggettiva impiegata nella approccio (Roberts, 2002).
Panoramica del quadro psicologico teorico
[modifica | modifica sorgente]La Psicologia Individuale di Adler (1929) è olistica e sottolinea l'unicità di ogni persona e l'unità della personalità, sostenendo che le persone possono essere intese solo come esseri integrati e completi che si sforzano verso obiettivi autodeterminati e organizzano la loro vita di conseguenza. Adler ha sottolineato l'importanza delle esperienze sociali dell'infanzia, sostenendo che tutti gli individui sperimentino l'inferiorità fin dalla loro prima dipendenza dagli adulti (Meyer, Moore & Viljoen, 2003). Questa percezione di inferiorità persiste per tutta la vita come fonte naturale di creatività, la cui costruzione individuale costituisce l'individualità (Adler, 1929).
Nei primi cinque anni di vita, i bambini imparano ad affrontare un ambiente imprevedibile testando vari mezzi per farci fronte. Da questa esperienza, sviluppano il progetto di vita prototipo per far fronte a difficoltà reali o immaginarie nella vita, nonché una logica privata, che è un'appercezione soggettiva di sé, degli altri e del mondo (Dinkmeyer, Pew & Dinkmeyer, 1979). In quanto creatori e creazioni della loro vita, i bambini sviluppano un'immagine immaginaria di cosa significhi essere al sicuro, superiori, e avere un senso di appartenenza (Dinkmeyer et al., 1979). Questo obiettivo fittizio o guida ideale di sé determina la scelta creativa di ciò che è accettato come verità, come comportarsi e come interpretare eventi ed esperienze (Corey, 2005). L'attualizzazione di questo obiettivo fittizio inconscio diventa il tema centrale unificante dello stile di vita di una persona, che fornisce un sentimento di appartenenza e scopo, nonché una superiorità autodefinita (Meyer et al., 2003).
Anche se l'obiettivo può essere fittizio, Adler (1958) credeva che gli individui si comportassero "come se" fosse raggiungibile; tali individui hanno una notevole libertà di determinare i propri destini. Adler (1929) affermava che il comportamento di un individuo è diretto da questo impegno e questo comportamento fornirà l'immagine di un piano di vita e obiettivo integrati. Ogni comportamento è considerato intenzionale e quindi la continuità nel comportamento può essere notata nei temi che attraversano tutta una vita (Adler, 1958). A causa della relazione tra il fittizio obiettivo flessibile di guida e lo stile di vita, Dinkmeyer et al. (1979) hanno indicato che un osservatore può dedurre il piano di vita e la finzione di guida dallo stile di vita dell'individuo.
Lo stile di vita è l'espressione visibile della personalità. La continuità nel comportamento riflette l'orientamento basilare di una persona verso la vita che si è sviluppato da un piano di vita e da una logica privata alimentata da obiettivi immaginari autodeterminati sviluppati durante l'infanzia (Dinkmeyer et al., 1979). Questo stile di vita è influenzato dalla percezione soggettiva della persona data dalla dotazione genetica e dalla situazione ambientale (Fouché, 1999).
Adler considerava la lotta per la superiorità come la motivazione umana complessiva che si manifesta come lotta per il potere e l'interesse sociale (Meyer et al., 2003). L'obiettivo della superiorità per ogni individuo è personale e unico, dipende dal significato individuale dato alla vita (Ansbacher & Ansbacher, 1956) ed è raggiunto attraverso la compensazione. Gli individui compensano l'inferiorità sviluppando una particolare funzione in misura straordinariamente elevata (Meyer et al., 2003) per comportarsi in linea con il loro obiettivo immaginario. La conseguente lotta per il potere è correlata alla crescita personale e non alla superiorità sugli altri (Meyer et al., 2003). L'interesse sociale si riferisce al desiderio innato di far parte e servire la comunità umana (Meyer et al., 2003). Sebbene l'interesse sociale sia intrinseco, deve essere sviluppato consapevolmente cercando di ottenere un significato in un modo che contribuisca all'intera umanità (Adler, 1958). Adler (1958) non ha utilizzato componenti strutturali o delineato fasi di sviluppo, ma ha visto lo stile di vita individuale come un'espressione creativa della lotta per la superiorità e della ricerca di un significato mentre si affrontano i compiti professionali, sociali e sessuali della vita.
Adler (1958) ha anche riconosciuto l'importanza dell'ordine di nascita nella famiglia di origine nel contribuire a una coerenza unica nel pensiero, nella percezione, nel sentimento e nell'agire (Corey, 2005). Adler (1958) affermava che i primogeniti vengono detronizzati quando arrivano i fratelli e di solito reagiscono con rabbia o lottano contro la rinuncia alla potente posizione di figlio unico.
Il dinamismo della teoria adleriana non può essere sfasata poiché l'unità della personalità richiede l'influenza integrata di vari fattori sulla persona in un qualsiasi momento. La teoria adleriana fornisce una prospettiva dinamica che migliora la psicobiografia, in contrasto con una visione psicodiagnostica statica della patologia dell'individuo.
La vita di Ernesto "Che" Guevara
[modifica | modifica sorgente]La parola "che" è il familiare diminutivo di "tu" in Argentina, come in "Ehi, tu!" Era un termine affettuoso che divenne il suo nome semi-ufficiale e quello che usava per una firma, sempre con la "c" minuscola (Sierra, 2009). In questo mio studio lo userò al maiuscolo, seguendo l'uso ormai comune dell'appellativo.
Ernesto Guevara de la Serna nacque il 14 giugno 1928 nella città di Rosario, in Argentina. Era il primogenito dei suoi genitori Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna y Llosa. Guevara sviluppò l'asma all'età di quattro anni e questi attacchi lo tormentarono per il resto della sua vita. A causa di tale asma, non iniziò la scuola fino all'età di nove anni — fino a quel momento sua madre lo istruì a casa, insegnandogli a leggere e scrivere (Anderson, 1997). Guevara aveva quattro fratelli più piccoli e cioè: Celia (nata nel 1929); Roberto (nato nel 1932); Ana Maria (nata nel 1934) e Juan-Martin (nato nel 1943) (Anderson, 1997).
Secondo Anderson (1997), Guevara veniva descritto come avente una personalità ferocemente competitiva da bambino e impegnato in molti comportamenti di ricerca d'attenzione. Fu dopo aver assistito all'agonia e alla morte di sua nonna che abbandonò l'idea di studiare ingegneria e iniziò a studiare medicina. Da studente, Guevara trascorreva tra le 12 e le 14 ore al giorno a studiare, con l'obiettivo di terminare presto i suoi studi. A dicembre del suo primo anno aveva completato tutte le materie necessarie per i primi tre anni.
Il 29 dicembre 1950 iniziò con l'amico Alberto Granado una lunga tournée in diversi paesi dell'America Latina. Partirono dalla città di Cordoba su una moto che battezzarono "Powerful II". Durante questo viaggio visitarono e lavorarono presso le comunità lebbrose di Huambo e San Pablo. Guevara poi tornò in Argentina per terminare i suoi studi (Hunt, 2008).
Nell'agosto 1952 tornò a Buenos Aires e poco dopo il suo ritorno ricevette la laurea in medicina presso l'Università di Buenos Aires (Anderson, 1997). Nel luglio 1953 Guevara partì per la Bolivia da Buenos Aires. Poco più di un anno prima c'era stata una rivoluzione nazionalista in Bolivia. Il suo amico, Carlos Ferrer, asseriva che la maturità politica di Guevara fosse avvenuta in Bolivia. Si interessò vivamente alla discussione sul clima politico della regione e questa fu la sua prima genuina esperienza del mondo complesso e contraddittorio della politica. Poco tempo dopo, decise di partire per il Perù, dove ebbe il suo primo contatto con i cubani, incontrando due sopravvissuti in esilio dell'Assalto di Moncada avvenuto a Santiago de Cuba. Fu allora che apprese dell'incredibile storia di Fidel Castro e del suo tentativo di rovesciare il regime di Fulgencio Batista prendendo d'assalto una guarnigione militare (Hunt, 2008).
Nel dicembre 1953, Guevara si recò in Guatemala dove avrebbe vissuto il suo vero rito politico di passaggio. Le sue giornate furono piene di politica, di ricerca infruttuosa di un lavoro come medico, di perenne lotta contro la malattia e l'inizio della sua relazione con la peruviana Hilda Gadea, che sarebbe diventata la sua prima moglie. Lì contattò gli esuli latinoamericani e incontrò altri cubani che erano stati coinvolti in azioni rivoluzionarie, intensificando il suo coinvolgimento politico (Hunt, 2008).
Gran parte della vita di Guevara in Guatemala ruotava attorno a Hilda; si prendeva cura di lui, gli prestava libri e parlava senza sosta con lui di psicoanalisi, dell'Unione Sovietica, della rivoluzione boliviana e degli eventi quotidiani in Guatemala. Hilda rimase incinta di Guevara e, considerandola cosa onorevole da fare, la sposò il 18 agosto 1955 in Messico (Anderson, 1997). L'estate successiva nacque la sua prima figlia, Hilda Beatriz Guevara Gadea. Fu in questo periodo che Guevara incontrò Fidel Castro e scoprì il percorso che alla fine lo avrebbe portato alla ribalta. L'influenza di Fidel su Guevara crebbe lentamente e fu durante questo periodo che decise di assumere un ruolo attivo nell'imminente lotta armata a Cuba (Hunt, 2008).
Nel giugno 1956, insieme a diversi cubani, tra cui Fidel Castro, Guevara fu arrestato dalla polizia messicana al ranch di Santa Rosa a Chalco per il suo coinvolgimento nella lotta rivoluzionaria cubana. Il 31 luglio 1956 Guevara fu rilasciato dopo aver scontato più di un mese di carcere. Dopo la loro detenzione e il successivo rilascio, Fidel Castro e i suoi compagni ripresero i preparativi per rovesciare Batista (Hunt, 2008).
Nel novembre 1956 Guevara si recò a Cuba come parte di un gruppo guidato da Fidel Castro. Nelle truppe ribelli Guevara era stato nominato tenente, era membro dello staff delle forze ribelli e gli era stato assegnato l'incarico di capo dei servizi medico-sanitari. Il 5 giugno 1957 Guevara fu nominato comandante della quarta colonna dell'Esercito Ribelle. L'Esercito Ribelle combattè diverse battaglie contro la dittatura nelle montagne della Sierra Maestra. Nonostante avesse meno uomini e meno armi, Guevara guidò con successo una colonna di invasione dalla Sierra Maestra per aiutare ulteriormente gli sforzi bellici nella parte centrale di Cuba (Hunt, 2008).
Nell'ottobre 1958 Guevara e i membri della sua colonna percorsero l'ultimo tratto dell'invasione, per portare a termine la missione loro affidata da Fidel Castro. Nel dicembre 1958, come parte dell'ultima offensiva ribelle, i guerriglieri assaltarono Santa Clara sotto il comando di Guevara. Il capodanno del 1959 vide la caduta definitiva del regime di Batista. Per il suo contributo alla liberazione nazionale, Guevara fu dichiarato cittadino cubano di nascita. La rivoluzione cubana entrò in una fase più pacifica dopo la caduta del regime di Batista (Hunt, 2008).
Dopo la rivoluzione, Guevara iniziò gradualmente a impegnarsi nel consolidamento del nuovo governo cubano e nelle sue politiche. All'insaputa della sua prima moglie, Guevara si trasferì a convivere con Aleida March. Fu solo quando Guevara chiese il divorzio, che Hilda seppe di questa nuova relazione. Guevara e Aleida ebbero quattro figli: Aleida, Camilo, Celia ed Ernesto. Venne sempre più coinvolto nella politica quotidiana con l'obiettivo di favorire l'instaurazione di legami commerciali, culturali e diplomatici di Cuba con diversi paesi (Hunt, 2008).
La decisione di Guevara di unirsi ai gruppi ribelli in Congo fu presa alcuni mesi prima che arrivasse effettivamente lì. Nell'aprile 1965 con un mutato aspetto personale e un passaporto falso, Guevara lasciò Cuba per il Congo per contribuire alla lotta rivoluzionaria. Appena arrivato, contrasse una febbre tropicale acuta che danneggiò ancora di più la sua fragile salute. A causa del clima, soffriva di attacchi d'asma costanti e di perdita di peso corporeo. Guevara stava gradualmente perdendo l'autocontrollo e aveva frequenti scoppi d'ira. Il suo stato d'animo era anche influenzato dalla sua salute, che peggiorava di giorno in giorno. Aveva anche un problema con il morale basso che stava colpendo il campo cubano. In ottobre era ovvio che i cubani se ne sarebbero andati, ma Guevara era fermamente convinto di voler rimanere in Comngo e aiutare la lotta (Hunt, 2008).
Nel luglio 1966 Guevara tornò segretamente a Cuba e si preparò a partire più tardi per la Bolivia con l'obiettivo di sviluppare lì la lotta rivoluzionaria. Il 23 ottobre con un altro passaporto falso si diresse in Bolivia (Hunt, 2008). Mentre era impegnato nella lotta in loco, Guevara venne ferito a una gamba. Fu catturato e portato immediatamente in una piccola scuola a La Higuera, dove fu tenuto prigioniero per quasi 24 ore (Hunt, 2008). Il 9 ottobre 1967 nella scuola di La Higuera i soldati eseguirono l'ordine di uccidere Ernesto "Che" Guevara: venne giustiziato sommariamente e mutilato delle mani nella scuola del villaggio. Il suo cadavere, dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande, fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel mausoleo di Santa Clara di Cuba. (Anderson, 1997).
Il problema della ricerca
[modifica | modifica sorgente]Lo scopo principale di questo mio studio è esplorare e descrivere lo sviluppo psicologico di Ernesto "Che" Guevara in termini di teoria della Psicologia Individuale di Alfred Adler. Non è scopo di questo studio generalizzare i risultati rispetto a una popolazione più ampia. Piuttosto, questo studio mira a generalizzare i risultati della ricerca alla teoria. Secondo Robert Yin (1994), questo processo di generalizzazione è noto come generalizzazione analitica, per cui il caso di studio non rappresenta un "campione" poiché l'obiettivo del ricercatore è espandere e generalizzare alla teoria e non enumerare le frequenze. Runyan (1988) ha affermato che l'utilizzo di una teoria dello sviluppo psicologico fornisce una migliore comprensione del relativo contesto culturale e storico di un soggetto e consente la generazione di nuove interpretazioni e spiegazioni del singolo caso o persona.
Panoramica del Trattato
[modifica | modifica sorgente]Questo trattato si compone di sei capitoli, il primo dei quali è questa introduzione. La vita di Ernesto Guevara è discussa nel secondo capitolo. Il capitolo tre discute la psicologia individuale di Alfred Adler. Il capitolo quattro tratta della metodologia di ricerca impiegata nel presente studio, mentre i risultati di questa ricerca sono discussi nel capitolo cinque. Il capitolo sei, che conclude lo studio, discute le conclusioni, i contributi e i limiti dello studio. Inoltre, offre suggerimenti per future ricerche nel campo.
Le ultime lettere di Guevara, insieme ad altre informazioni specifiche, vengono presentate in appendice.
Sommario del Capitolo
[modifica | modifica sorgente]Questo studio è una psicobiografia di Ernesto Che Guevara. Lo studio si avvale di un metodo di ricerca psicobiografica qualitativa, che mira a descrivere lo sviluppo psicologico di Guevara in relazione alla teoria della Psicologia Individuale di Alfred Adler.