Storia dei papi del Novecento/Giovanni Paolo II
A poco più di un mese e mezzo dalla fine del conclave, i cardinali si riunirono nuovamente per eleggere il vescovo di Roma. Dopo giorni di attesa, alla fine la scelta cadde su Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła; Wadowice, 18 maggio 1920 – Città del Vaticano, 2 aprile 2005), cinquantottenne arcivescovo di Cracovia, primo papa slavo e primo pontefice non italiano dai tempi di Adriano VI (1522-1523). Durante il suo lungo pontificato, inferiore per lunghezza solo a quelli di Pietro e Pio IX, la figura del papa ha assunto un ruolo mediatico di portata globale, dando grande visibilità sociale all'operato della Chiesa cattolica.[1]
Le origini
[modifica | modifica sorgente]Karol Wojtyła nacque a Wadowice nel 1920. All'età di nove anni perse la madre, e pochi anni dopo anche il fratello maggiore, medico. Nel 1938 si trasferì con il padre, ex ufficiale dell'esercito, a Cracovia per studiare nell'università locale. Negli anni giovanili si interessò al teatro e scrisse poesie e alcuni drammi.[2]
Durante la seconda guerra mondiale lavorò come operaio, e in questo contesto avvertì la vocazione sacerdotale. Dopo la morte del padre, nel 1942 entrò nel seminario clandestino retto dall'arcivescovo di Cracovia Adam Stefan Sapieha. Ordinato sacerdote nel 1946, fu mandato a Roma per proseguire gli studi.[2] Scrisse la tesi di dottorato su san Giovanni della Croce, e nel 1954 concluse un secondo dottorato in filosofia, con una tesi sull'etica del filosofo Max Scheler. Negli stessi anni divenne docente di etica all'università di Lublino.[3]
Nel 1958 fu nominato arcivescovo ausiliare di Cracovia, e nel 1962 fu tra i più giovani partecipanti al concilio Vaticano II. Nel 1963 divenne arcivescovo di Cracovia, e fu creato cardinale il 26 giugno 1967. Con l'inasprirsi del regime comunista in Polonia, Wojtyła svolse una intensa attività pastorale e diventò uno dei più influenti vescovi polacchi, compiendo anche vari viaggi a Roma e nel resto del mondo.[3] Nel 1974 Paolo VI gli affidò la relazione in base al sinodo dei vescovi sull'evangelizzazione,[4] e nel 1976 fu scelto come predicatore per gli esercizi della Quaresima in Vaticano.[2] Alla morte di papa Montini nel 1978, partecipò al conclave che elesse Giovanni Paolo I. Dopo poco più di un mese e mezzo, nel secondo conclave di quell'anno a seguito della prematura scomparsa del nuovo pontefice, fu scelto come 264º successore di Pietro.
L'elezione
[modifica | modifica sorgente]Il secondo conclave del 1978, secondo quanto emerso dai racconti di alcuni cardinali, vide una netta divisione tra due candidati particolarmente forti quali il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, votato dalla parte dell'ala conservatrice, e il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, molto vicino a Giovanni Paolo I e sostenuto dall'ala più riformista del Collegio cardinalizio.[5] Sembra che nei primi ballottaggi Benelli sia arrivato a nove voti dall'elezione, ma Wojtyła, in parte grazie al supporto ottenuto da cardinali come Franz König e altri che avevano precedentemente appoggiato Siri, venne eletto con grande stupore di tutto il mondo.[6]
Pare che in un primo momento Wojtyła fosse orientato ad assumere il nome di Stanislao I in onore del santo patrono della Polonia: tuttavia, poiché i cardinali gli fecero notare che era un nome che non rientrava nella tradizione romana, Wojtyła scelse Giovanni Paolo II, in ricordo del predecessore e per tener viva la sua memoria.[7]
Alle 18:18 del 16 ottobre, dopo l'ottavo scrutinio, dal comignolo della Sistina si levò la fumata bianca. Poco meno di mezz'ora dopo, alle 18:45, il cardinale protodiacono Pericle Felici problamò l'habemus papam. Pochi minuti più tardi il nuovo papa si presentò alla folla riunita in piazza San Pietro, affacciandosi dalla loggia che sovrasta l'ingresso della basilica di San Pietro. Nel suo breve discorso si definì come «il nuovo Papa chiamato di un paese lontano» e superò subito le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo:
frase rimasta famosa e che suscitò l'applauso dei presenti. Al termine impartì la benedizione Urbi et Orbi che fu trasmessa in mondovisione. Il giorno seguente il nuovo pontefice celebrò la messa insieme al Collegio cardinalizio nella Cappella Sistina e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero petrino.
I primi gesti
[modifica | modifica sorgente]Sull'onda del processo di rinnovamento ecclesiastico avviato dal concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II fece a meno - come i suoi predecessori - di parte della simbologia e del cerimoniale tradizionale al fine di rendere il suo pontificato meno simile a un vero e proprio regno.
Il suo stemma, come quello dei predecessori, fu sormontato della tiara (o triregno), un copricapo extra-liturgico adottato dai papi, sia negli stemmi sia nelle apparizioni pubbliche, nella forma attuale, dall'inizio del XIV secolo e visto spesso come un simbolo di potere terreno e di ricchezza. Egli tuttavia non la indossò mai, sostituendola con la mitria.
Il suo pontificato è stato caratterizzato da un'intensa attività pastorale che lo ha portato in ogni parte del mondo. Ha operato per la difesa della pace e per migliorare le relazioni con le altre religioni, in primo luogo con anglicani e ortodossi. Nei confronti degli ebrei, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Israele e ha chiesto perdono per le mancanze e i peccati dei cristiani verso i "fratelli maggiori" nel corso dei secoli.
Wojtyła ha avuto anche una grande attenzione ai temi sociali. Ha scritto due encicliche sulle distorsioni delle dottrine capitaliste e comuniste: la Laborem Exercens (14 settembre 1981) e la Centesimus Annus (1º maggio 1991), nel centenario della Rerum Novarum di papa Leone XIII.
Ha richiesto più volte a tutti gli Stati di rispettare la libertà religiosa dei propri cittadini, il suo primo pronunciamento in tale senso è stata una lettera al segretario delle Nazioni Unite Kurt Waldheim il 2 dicembre 1978 in occasione del trentesimo anniversario della firma della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948.
Gli anni ottanta
[modifica | modifica sorgente]Nel 1982 ha elevato l'Opus Dei al rango di prelatura personale.[8] Nel 1983 promulgò la nuova versione del Codice di diritto canonico, riformando l'edizione del 1917 promulgata da Benedetto XV. Il 2 dicembre 1984 confermò la prassi del sacramento della confessione condannando la pratica della confessione comunitaria.
Con la costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 stabilì l'organizzazione della Curia Romana e i compiti dei vari dicasteri. Nel 1989 respinse le richieste di 163 teologi e teologhe riunite nel documento chiamato Dichiarazione di Colonia, in cui si affermava che non sarebbe dovuta obbedienza alla Santa Sede su alcune particolari questioni di fede (soprattutto riguardo ai temi della Humanae Vitae) e che sarebbe necessaria una consultazione popolare per l'elezione dei vescovi.
L'attentato
[modifica | modifica sorgente]Il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in piazza San Pietro, pochi minuti dopo che era entrato nella piazza per un'udienza generale, colpendolo all'addome. Wojtyła fu presto soccorso e sopravvisse. Dopo l'attentato fu sottoposto a un intervento di 5 ore e 30 minuti.[9]
Due anni dopo, nel Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione è rimasta privata. Il papa disse poi dell'incontro: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui». Ağca venne in seguito condannato all'ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a capo di Stato estero. Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia: estradato dall'Italia, fu quindi condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia), nel quale stava scontando la pena di dieci anni di reclusione per l'assassinio del giornalista Abdu Ipekci, avvenuto nel 1979.
Ali Ağca ha ripetutamente cambiato versione sui preparativi dell'attentato, a volte suggerendo di aver avuto aiuti dall'interno del Vaticano. I documenti analizzati dalla commissione Mitrokhin dimostrerebbero che l'attentato fu progettato dal KGB in collaborazione con la polizia della Germania Orientale (Stasi) e con l'appoggio di un gruppo terroristico bulgaro a Roma, che a sua volta si sarebbe rivolto a un gruppo turco di estrema destra, i Lupi grigi. Una relazione di minoranza della stessa commissione negò questa tesi; tuttavia, altri documenti scoperti negli archivi sovietici e resi pubblici nel marzo 2005 sostengono la tesi che l'attentato sia stato commissionato dall'Unione Sovietica.[10]
Le motivazioni che avrebbero portato l'URSS a preparare l'attentato non sono state chiarite; probabilmente, l'Unione Sovietica temeva l'influenza che un papa polacco poteva avere sulla stabilità dei suoi paesi satelliti dell'Europa Orientale, in special modo la Polonia. Un'altra ipotesi (non necessariamente contraddittoria alla prima) è quella del coinvolgimento della mafia nell'attentato, suffragata dal memoriale del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara sulle dichiarazioni rese a Paolo Borsellino. Calcara racconta di essere stato incaricato dall'imprenditore mafioso e massone Michele Lucchese (che aveva contatti in Vaticano tramite il monsignor Paul Marcinkus) di prelevare da Piazza San Pietro, 20 minuti dopo l'attentato, un turco armato da un mafioso bulgaro, Antonov. Assieme al turco e altri due mafiosi, si sarebbe recato a Paderno Dugnano, a casa di Lucchese, dove il turco sarebbe stato ucciso e seppellito.[11]
Tutte queste informazioni vanno considerate alla stregua di ipotesi, perché non sono state comprovate le circostanze e le motivazioni dell'attentato. Un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede analizza l'attentato, mettendolo in relazione con l'ultimo dei segreti di Fatima.[12] L'attentato è avvenuto nel giorno della ricorrenza della prima apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e Giovanni Paolo II, convinto che fosse stata la mano della Madonna a deviare quel colpo e a salvargli la vita, volle che il bossolo del proiettile fosse incastonato nella corona della statua della Vergine a Fatima.
Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fatima: un uomo tentò di colpire il papa con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L'uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del concilio Vaticano II e definiva il papa un "agente di Mosca". Fu condannato a sei anni di prigione ed espulso dal Portogallo.
L'Anno Santo del 1983 e l'istituzione delle GMG
[modifica | modifica sorgente]Per il 1983-1984 indisse il Giubileo straordinario della Redenzione, nel 1950º anniversario della data convenzionale della morte e resurrezione di Cristo (33). In calendario indisse tra i vari appuntamenti il Giubileo dei giovani che ebbe il suo culmine il 15 aprile 1984, Domenica delle Palme: quel giorno 300 000 giovani affollarono piazza San Pietro.
Approfittando della concomitanza con l'Anno internazionale della Gioventù indetta dall'ONU, il papa diede appuntamento ai giovani per l'anno successivo: l'incontro a Roma del 31 marzo 1985 segnò l'istituzione delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG).
Fu così deciso di continuare a organizzare questo genere di eventi ogni due anni in una città del mondo scelta dal papa: le prime due furono Buenos Aires (1987) e Santiago de Compostela (1989). Con il passare degli anni le GMG divennero incontri dall'importanza sempre maggiore, a prescindere dal numero effettivo di partecipanti. In particolare la GMG del 1995, svoltasi a Manila alla presenza di 4 o 5 milioni di persone, è considerato il più grande raduno umano della storia.
Gli anni novanta e l'inizio del XXI secolo
[modifica | modifica sorgente]Il 15 agosto 1990 nella costituzione apostolica Ex corde ecclesiae stabilì alcune regole per le Università cattoliche, tra cui il requisito per i docenti dell'approvazione del proprio vescovo. Il 22 ottobre 1993 confermò la regola del celibato sacerdotale nella Chiesa latina.
Con il motu proprio Ad tuendam fidem del 1998 chiarì il significato della «professione di fede del 1989», che stabilisce la necessità per i teologi cattolici di aderire alle «verità» proclamate dal magistero «in modo definitivo» anche quando queste non siano stabilite come dogma. Sempre nello stesso anno, con il motu proprio Apostolos suos del 21 maggio chiarì i limiti delle Conferenze episcopali.
Alla mezzanotte del 24 dicembre 1999 il papa diede avvio al Giubileo del 2000. Nel corso di quell'anno, vi furono alcuni gesti significativi, tra cui la preghiera di perdono per gli errori commessi dalla Chiesa nei secoli passati, come l'Inquisizione, le azioni contro gli ebrei, quelle contro l'amore e la pace, i peccati che hanno leso la dignità della donna. Nel marzo, in visita a Gerusalemme, Giovanni Paolo II sostò in preghiera al Muro del Pianto. In agosto la Giornata Mondiale della Gioventù richiamò a Roma 2 milioni di persone.
Il pontefice ribadì ripetutamente la dignità dell'uomo e il diritto alla vita, come fondamento di tutte le posizioni assunte in tema di morale. Ogni individuo è «unico e irripetibile» ed ogni persona in quanto è a «immagine e somiglianza di Dio» ha una dignità che non è acquisita con meriti, ma è data fin dalla nascita. Il diritto naturale secondo Tommaso d'Aquino discende dal diritto divino, da un volere del creatore che ha imposto tali leggi alla natura creata. La vita è un diritto in quanto dono di Dio, il Solo che può darla e toglierla. Il diritto alla vita è per il pontefice il fondamento di ogni altro diritto: della persona, e dell'esistenza di una giustizia e di un sistema di diritti a suo riguardo.
I problemi di salute
[modifica | modifica sorgente]Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di papa Pio IX (1846), Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre quindici anni sul seggio papale, un attentato e un gran numero di traumi fisici, la sua salute cominciò a declinare. Nell'estate del 1992 gli fu rimosso un tumore benigno al colon, nel 1993 si slogò una spalla scivolando al termine di un'udienza e nel 1994 si ruppe il femore destro a seguito di una caduta nel bagno del suo appartamento privato. Fu sottoposto a un intervento di artroprotesi all'anca, che gli permise di tornare a camminare seppur con l'uso del bastone. Nel corso della benedizione natalizia del 1995 fu costretto a interrompere il suo discorso per un malore. La stampa allora parlò di una recidiva del tumore asportatogli tre anni prima, ma solo dopo si seppe che si trattava di un attacco di appendicite acuta, curato efficacemente attraverso una terapia medica fino all'intervento programmato di appendicectomia al quale il papa fu sottoposto nell'ottobre del 1996.
Il papa inoltre si ammalò di Parkinson. I primi sintomi si manifestarono alla fine del 1991 con un lieve tremore della mano sinistra, progredendo nel tempo e rendendo sempre più difficoltosi i movimenti e la pronuncia delle parole.[13] Con l'avanzare dell'età comparvero anche problemi osteoarticolari, tra cui un'artrosi acuta al ginocchio destro, che, a partire dal 2002, rese sempre più difficoltoso camminare e stare in piedi a lungo. Fu costretto per questo a utilizzare prima una pedana mobile e poi una sedia a rotelle. Nonostante questi disagi, continuò a girare il mondo. Disse di accettare la volontà di Dio che lo faceva papa e così rimase determinato a mantenere la carica fino alla morte, o finché non fosse diventato mentalmente inabile in maniera irreversibile.[14][15]
La morte
[modifica | modifica sorgente]Il 1º febbraio 2005 fu ricoverato all'Ospedale Gemelli di Roma fino al 10 febbraio; successivamente fu costretto a saltare gran parte degli impegni previsti per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 27 marzo, giorno di Pasqua, apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Il cardinale Angelo Sodano lesse il messaggio Urbi et Orbi, e il papa benedì la folla con la mano. Tentò di parlare, ma non vi riuscì.
Il 30 marzo il papa apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo, e tentò inutilmente di parlare. Fu l'ultima volta che si mostrò in pubblico. Morì il 2 aprile 2005 all'età di 84 anni alle ore 21:37 dopo due giorni dal peggioramento del suo stato di salute a causa di un'infezione dell'apparato urinario. L'annuncio della morte venne dato dal portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls. Un "amen" sarebbe stata l'ultima parola pronunciata dal pontefice.[16]
Da quella sera e fino al giorno delle esequie, più di 3 milioni di pellegrini confluirono a Roma per rendere omaggio alla salma del papa.[17] I funerali ebbero luogo sei giorni dopo, venerdì 8 aprile 2005, celebrati dal cardinale Joseph Ratzinger in piazza San Pietro, con la partecipazione di un altissimo numero di capi di Stato e di governo (più di 200 delegazioni ufficiali) oltre ai rappresentanti di tutte le religioni. Molti applausi e grida "Santo subito" accompagnarono l'omelia del cardinal Ratzinger.[18]
Il 28 aprile successivo alla morte, papa Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l'inizio della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma. Postulatore della causa è stato monsignor Slawomir Oder.
Il 14 gennaio 2011 Benedetto XVI ha promulgato il decreto che attribuisce un miracolo all'intercessione di papa Wojtyła. La cerimonia di beatificazione ha avuto luogo in piazza San Pietro il 1º maggio 2011 ed è stata presieduta dal suo successore, Benedetto XVI.[19][20] In seguito all'attribuzione di un secondo miracolo Giovanni Paolo II è stato canonizzato, insieme a Giovanni XXIII, da papa Francesco il 27 aprile 2014.[21]
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ D. Menozzi, I papi del '900, Firenze 2000, p. 95.
- ↑ 2,0 2,1 2,2 D. Menozzi, I papi del '900, Firenze 2000, p. 96.
- ↑ 3,0 3,1 J.W. O'Malley, A History of the Popes: From Peter to the Present, Sheed & Ward, 2011, p. 316.
- ↑ G. Zizola, I papi del XX secolo, Roma 1995, p. 82.
- ↑ D. Menozzi, I papi del '900, Firenze 2000, p. 95.
- ↑ J.W. O'Malley, A History of the Popes: From Peter to the Present, Sheed & Ward, 2011, p. 314.
- ↑ Udienza generale del mercoledì, 22 agosto 1979.
- ↑ Documentazione sull'erezione dell'Opus Dei come prelatura personale
- ↑ Al capezzale dei papi e dei re, Accademia Romana di Chirurgia
- ↑ Stasi Files Implicate KGB in Pope Shooting, DW-World.de
- ↑ Lettere e memoriali di Vincenzo Calcara (parte 2)
- ↑ Il messaggio di Fatima, Congregazione per la dottrina della fede
- ↑ L'Osservatore Romano.
- ↑ «Il Papa è morente». «No, è forte e lucido», "Corriere della Sera"
- ↑ Quando Wojtyla voleva dimettersi, "Famiglia Cristiana"
- ↑ Si è spento serenamente. "Amen" l'ultima parola, Repubblica, 3 aprile 2005.
- ↑ cfr. Papa Wojtyla santo: i «miracoli» sotto la lente del Vaticano, Il Messaggero, 2 aprile 2012.
- ↑ Papa, preghiere e applausi per l'ultimo addio, Corriere della Sera, 8 aprile 2005.
- ↑ Wojtyla: sarà beatificato il primo maggio. L'annuncio del Vaticano, ANSA, 14 gennaio 2011.
- ↑ Wojtyla beatificato il primo maggio 2011. Papa firma decreto che riconosce il miracolo, Repubblica, 14 gennaio 2011.
- ↑ Concistoro per il voto sulle cause di canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Sala Stampa della Santa Sede, 30 settembre 2013.